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Autore: La neve di aprile    16/12/2012    3 recensioni
[Hang in glove - missing moment] "Tutto è relativo in questo mondo.”
“Non il mio albero di Natale, Izzy!”
“Soprattutto il tuo albero di Natale. Anche il Natale è relativo se ci pensi, non è che l’ennesima scusa per fare festa e sfondarsi di alcol in compagnia, no?”
“Veramente no, da che mondo è mondo Natale è il giorno del ricongiungimento, della famiglia e del perdono. Chiedi a chi ti pare e vedrai che è questa l’opinione comune.”
“Chiedi un po' alle oche e ai tacchini la loro opinione sul Natale!"
[Missing moments della long-fic "Hand in Glove".]
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Hand in glove'
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Disclaimers



Roxanne © La neve di aprile.
Questa fanfiction è il tributo di una fan e non rivendica alcun diritto sull’opera citata, né persegue finalità lucrative. 



Non si ritiene infranto alcun copyright o altro diritto depositato.




L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell’autrice (La neve di aprile).

Nota dell'autrice: quanto seguirà in questa raccolta è da inquadrarsi nel contesto più ampio e generale di Hand in Glove.


 

 




Relatività

Los Angeles - Natale 1989

 
 
 

"Storto, è ancora storto.”
 
La voce di Izzy sfuma assieme disappunto e divertimento, fumosa di troppe sigarette; Roxanne lo guarda inarcando le sopracciglia, tutt'altro che convinta.
 
"Sei tu che sei storto, semmai. In testa.”
 
Si fissano in cagnesco, lei in bilico sul bracciolo di una poltrona sfondata e lui fermo sulla soglia dell'appartamento con una cassa di bottiglie di birra tra le braccia. Il vetro, assieme ai braccialetti che gli cingono i polsi, tintinna dolcemente ad ogni suo passo.

“Smettila di fare l’antipatica, è proprio storto!”

Il chitarrista le va vicino con cautela, cingendole i fianchi morbidi e tirandola giù dal bracciolo, accogliendola nel sicuro bozzolo delle sue braccia scoperte.
Un gridolino – la mera apparenza di una protesta – e poi il mugolio di una risata soffocata da un bacio.
È una sequenza famigliare di borbottii quella che lei sciorina sulle sue labbra, posando i piedi a terra e trovando porto sicuro nel tepore del suo abbraccio.
 
“Guarda un po’ e dimmi se quel fottuto albero non è storto.”
“Non è storto.”
“Non l’hai neppure guardato!”
“Non ho bisogno di guardarlo per sapere che è perfettamente dritto e che sei tu che rompi le palle tanto per il gusto di farlo!”
“Ma guardalo almeno!”
 
Roxanne da ostinatamente le spalle al piccolo abete spennato che hanno incastrato in un angolo, poco poco – ma proprio poco, quel che basta a diventare una questione di principio – storto e per metà decorato con gingilli di plastica scolorata e lucine intermittenti.
Ha la fronte crucciata e un broncio talmente adorabile sulle labbra che Izzy, pur fronteggiandola in silenzio, combatte con l'impulso di mandare al diavolo ogni sua ragione e convincerla tra le lenzuole ancora sfatte del loro letto a capitolare.
Una resa meravigliosa, la resa d'amore, tanto quando lo scontro d'orgoglio sa essere ingiusto e inflessibile persino alla vigilia di Natale.
Natale a Los Angeles perde ogni traccia d’infantile innocenza, del resto, e si sporca del rossetto delle spogliarelliste su Sunset Boulvard. Puzza di traffico e miserie così abiette che neppure lo scintillio delle luminarie nelle vetrine riescono a nascondere.
Natale a Los Angeles è una parentesi minuta dalla consistenza febbrile di un sogno poco prima del risveglio; aria tiepida e sole oltre il profilo dei grattaceli, birra a fiumi e la promessa di risate, la compagnia di un gruppo sgangherato e la certezza di una solitudine scacciata dal calore di amicizia, e amore.
Natale a Los Angeles sono gli occhi pallidi di Izzy, il suo sorriso sghembo e la carezza ruvida delle sue dita impacciata che segue il rilievo delle vertebre percorrendole la schiena con una carezza languida inseguita da un brivido.
 
“È dritto, proprio non capisco come tu faccia a non vederlo!”
“Dritto è un concetto relativo.”
“Relativa è la tua intelligenza, forse, non il mio alberello.”
"Tutto è relativo in questo mondo.”
“Non il mio albero di Natale, Izzy!”
“Soprattutto il tuo albero di Natale. Anche il Natale è relativo se ci pensi, non è che l’ennesima scusa per fare festa e sfondarsi di alcol in compagnia, no?”
“Veramente no, da che mondo è mondo Natale è il giorno del ricongiungimento, della famiglia e del perdono. Chiedi a chi ti pare e vedrai che è questa l’opinione comune.”
“Chiedi un po' alle oche e ai tacchini la loro opinione sul Natale!1"
 
Una risata, uno schiaffetto leggero al petto di lui e lo scalpiccio di passi nudi che si allontanano frettolosi da un improvviso desiderio.
 
“Forse è il caso che tu la smetta di blaterare stupidaggini animaliste e ti dia una mossa con quella birra, Stevie ha detto che saranno qui tra poco.”
“E quindi?” ride Izzy indolente, cercando appoggio contro lo stipite della porta.
 
Ha negli occhi la bruciante consapevolezza di un potere che non ha bisogno di titoli per essere esercitato, l’attrazione magnetica di una ventina d’anni indossati senza troppo interesse e il fascino sfacciato di chi non è bello eppure ha trovato qualcuno a cui piacere. Per cui valga la pena piacere.
Roxanne freme, e quel fremito si riverbera nel basso ventre di entrambi accompagnandosi al sospiro stizzito di lei.
 
“E quindi io non ho nessuna intenzione di dire a Slash che non può mangiare i suoi maledetti involtini primavera perché tu non hai fatto l’unica cosa che ti ho chiesto di fare e hai passato il pomeriggio a fumare e lamentarti del mio bellissimo alberello.”
“Bellissimo è una parola grossa, adesso… non esagerare, al più è carino. Potrebbe essere addirittura bellino se lo raddrizzassi, comunque.”
“Izzy.”
“Roxy.”
“Izzy.”
“Guarda che lo dico per te! Ti basterebbe un niente, un colpettino lì a sinistra e via, passa la paura!”
“Izzy.”
“Ho capito, la birra.”
“Bravo.”
 
Roxanne aspetta che la porta si chiuda dietro i passi del suo ragazzo per voltarsi e fronteggiare la sua creatura.
Effettivamente è vero, l’ha notato anche lei: l’albero pende leggermente verso destra e il suo tentativo di compensare caricandolo di addobbi sul lato opposto – come se ne possedesse abbastanza, poi, per riuscire davvero a imbrogliare – non è riuscito come ha sperato. Pende, irrimediabilmente.
Si guarda furtiva alle spalle, controllando la porta socchiusa e scandagliando mentalmente i sette piani di gradini che la speravano da Izzy e l’ultima cassa di birra che doveva trascinare un gradino dopo l’altro, prima di chinarsi e fare quello che avrebbe dovuto fare sin dal principio.
Strattona i sostegni dell’albero con gesti spicci – un pelo scocciati – per sbloccare quello che si era incastrato, e sfuggendo ad una pioggia di aghi sintetici si pulisce le mani in fretta.
Del resto, si dice più tardi nel sorridere ad Izzy e sfilargli dalle braccia la cassa per permettergli di riprendere fiato, tante cose sono relative.
Il suo orgoglio, decisamente, non è una di queste.
 
 
 
 

 
 



1 “Tutto è relativo in questo mondo. Chiedi un po' alle oche e ai tacchini la loro opinione sul Natale." - Peter Willforth
   
 
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