Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: Medea00    16/12/2012    5 recensioni
“Dovresti smetterla, Sebastian.” Il tono di voce della ragazza era fermo, ma trapelava una vena di sincero affetto e preoccupazione. “Questa storia non ti sta portando da nessuna parte.”
“Questo lo dici tu.”
Non avrebbe mai dovuto risponderle a tono; così facendo, sua sorella lo prese come un’invito a parlarne e si sedette sul letto ad una piazza e mezzo proprio di fronte a lui. Con la coda dell’occhio la vide sospirare, portandosi dietro l’orecchio un ciuffo dei suoi capelli biondi.
“Mi spieghi che cos’ha di tanto speciale?”
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Shottina breve breve e un po' angstosa, ma a fin di bene, per la mia Simo che oggi è diventata una vecchiaccia. Auguri e scusa il ritardo! E adesso vado a finire L&C.









“Mi puoi dire cos’è successo?”
Era sempre piuttosto difficile parlare a cuore aperto con la propria sorella. Elise Smythe manteneva costantemente quel sorriso di circostanza che non riusciva a farti capire se ti stesse ascoltando o se fosse più interessata al tuo taglio di capelli in quel giorno, giusto per avere qualcosa di più carino da guardare.
Sebastian continuava a tenere le mani incollate alla tastiera del computer, scrivendo chissà cosa con pazienza e attenzione.
“Quella tastiera non si ucciderà da sola sai”, lo rabbonì incrociando le sue esili braccia al petto minuto e privo di grandi curve, così come il resto del suo corpo. I suoi occhi grandi e chiari, comunque, rappresentavano la maggior parte del suo aspetto: in un certo senso, si poteva dire che lei e suo fratello si assomigliavano. Avevano lo stesso sguardo fiero e la stessa tonalità delle iridi; tuttavia, il taglio era diverso, così come il modo con cui i loro visi si scioglievano in un sorriso, fatto di per sè piuttosto raro.
Sebastian si limitò a chiudere con forza il suo computer portatile, senza degnarla nemmeno di uno sguardo.
“Oh, ok. Dunque stavolta è stato lui o il suo ragazzo?”
Si fermò di scatto dall’alzarsi in piedi e andare via, trattenendo a stento un sospiro o un gemito di frustrata rassegnazione. Per quel motivo era difficile parlare a cuore aperto con sua sorella. Come faceva a farlo, se il suo era stato improvvisamente frantumato?
“Dovresti smetterla, Sebastian.” Il tono di voce della ragazza era fermo, ma trapelava una vena di sincero affetto e preoccupazione. “Questa storia non ti sta portando da nessuna parte.”
“Questo lo dici tu.”
Non avrebbe mai dovuto risponderle a tono; così facendo, sua sorella lo prese come un’invito a parlarne e si sedette sul letto ad una piazza e mezzo proprio di fronte a lui. Con la coda dell’occhio la vide sospirare, portandosi dietro l’orecchio un ciuffo dei suoi capelli biondi.
“Mi spieghi che cos’ha di tanto speciale?”
Ci sarebbero stati tanti modi per rispondere a quella domanda; tante versioni per interpretare quella frase. Sebastian non accolse nessuna di quelle e restò zitto, le mani intrecciate tra di loro e il volto immobile.
“Che cos’ha che gli altri ottomila ragazzi che ti sei fatto non hanno?” Incalzò lei. Sembrava irritata, forse, più dal fatto di vedere suo fratello ridotto in quello stato che per la situazione in sè.
“Andiamo, non puoi davvero dirmi che lo fai solo per l’ebrezza di essere l’altro.”
“Non c’è nessuna ebrezza.”
Si passò una mano sulla fronte, come per ricacciare indietro chissà quale sentimento opprimente.
“Pensi davvero che sia eccitante, Elise? Essere l’altro?”
“Di solito dicono così.”
“Di solito sono scene che vedi nei film o in qualche tuo libro stupido. Sì, è vero. Per un momento, all’inizio forse, è entusiasmante. Tutta la faccenda degli sguardi nascosti e del non essere scoperto dagli altri. Ma non è mai stato bello. Non è mai stato gratificante.”
Era come vedere le immagini di quel pomeriggio davanti ai suoi occhi, ripetendosi in un seguire di fotogrammi, pensieri, azioni. Frustrazioni, che aumentavano con il crescere delle sue parole.
“Credi veramente che fare l’amante sia bello? Sia figo, forse? Ti abbassa al livello di qualcuno che non è degno nemmeno di ricevere un minimo di fiducia. Ti rende la ruota di scorta. Perchè non ha importanza tutto quello che fai, o tutto quello che dici, o i momenti che passi insieme a lui che ti sembrano assolutamente perfetti. Lui non ti ama. Non ti amerà mai. E quando lo vedi andarsene via perchè il suo stupido ragazzo lo ha chiamato al telefono con qualche suo stupido problema, tu ti senti soltanto un cretino. E vuoto.
No Elise. Fare l’amante non è figo. E’ sporco. E’ inutile.”
Era un ruolo che non gli stava più addosso.
Perchè lui voleva Blaine. E non solo a livello fisico, o sessuale. Voleva svegliarsi la mattina sapendo di essere stato il suo primo pensiero e l’ultimo della scorsa notte; voleva leggere i suoi messaggi allegri e spensierati, che gli raccontavano anche le cose più insignificanti, di quanto fosse bello il sole, o di quanto odiasse la lezione di scienze.
Si era stancato di essere l’altro. Non era l’altro. Perchè per lui Blaine era tutto.
Ed era una cosa che non riusciva più a contenere.
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Medea00