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Autore: spacciokebab    16/12/2012    44 recensioni
Una ragazza senza nessuno a parte il suo migliore amico.
Una ragazza distrutta, ferita, umiliata e non abbastanza forte da superare quello che le accadde durate in giorno peggiore -o se volete migliore- della sua vita.
Una notizia tremenda giunse alle orecchie di questa ragazza. Riuscirà a superare tutto questo dolore? A rialzarsi? O preferirà raggiungere la madre morta?
Sta a voi scoprirlo.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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-“Vado.” Urlai facendo rimbombare la mia voce nell salotto deserto.
-“Dove credi di andare?” urlò mio padre dal piano superiore.
-“Dove voglio” esordii io.
Lo sentii scendere frettolosamente le scale, chiusi la porta sbattendola prima che lui potesse raggiungere l’entrata,
sicuramente voleva sgridarmi per i pessimi voti ma non avevo intenzione di peggiorare la giornata più di quanto orribile avevo previsto che fosse.

“Hai chiuso con me”
Erano state quelle le parole che avevo urlato in faccia al mio migliore amico qualche giorno prima,
dopo essere venuta a conoscenza che il motivo per il quale da due settimane mi evitava spudoratamente era una fidanzata.
Esatto, una fidanzata, ma non una qualunque.
Una ragazza che a mio parere poteva anche scomparire dalla faccia della terra, io avrei solo provato liberazione, che odiavo più di qualunque cosa al mondo.
 Tutta la scuola sapeva dei nostri continui litigi, avevamo caratteri e comportamenti completamente diversi, per non parlare dell’aspetto fisico.
Lei bionda, capelli sempre perfetti, occhi azzurri, vestiti firmati, tacchi, permalosa e perennemente sicura di sè. Io mora, occhi verdi, sportiva ed eccentrica.
Tutti continuavano a ripetere sempre la stessa frase “Due facce della stessa medaglia”
Il suo comportamento nei miei confronti si poteva definire solo in un modo: bullismo.
Avrebbe fatto di tutto, anche rinunciare alla propria vita per rovinare la mia, perché?
Perché avevo fatto lo stupido errore di fidanzarmi con il ragazzo che le piaceva.
Una storia insulsa, durata circa due settimane che poteva costarmi il mio migliore amico.
La bionda questa volta aveva superato il limite del sopportabile, poteva rovesciarmi il pranzo addosso,
o perfino il frappè congelato in testa, poteva deridermi davanti a tutti, urlarmi contro, sputarmi in faccia ma no, non avrei mai potuto
sopportare l’umiliazione di vedere la persona più importante nella mai vita portatami via da lei, mai.


Mi avviai verso l’autobus che mi avrebbe portato a scuola, indossavo un vestito nero e rosso che si stringeva leggermente poco più
sotto del seno per poi dare un effetto liscio e leggero alla parte inferiore che si concludeva poco prima delle ginocchia, degli stivaletti con il tacco anche essi neri.
Salì a bordo salutando un cenno il conducente, mi sedetti in un posto vuoto.
Dopo pochi minuti arrivammo a scuola, fui la prima a scendere, il calore estivo mi assalì, sentivo centinaia di occhi puntati su di me,
probabilmente per il fatto di aver indossato un vestito. Non mi ero mai presentata con un abito davanti a quelli che usualmente si definiscono “amici”.
Volevo solo dare l’idea di aver voltato pagina, di essere una nuova ragazza, sola ma forte e soprattutto di non aver più bisogno del mio migliore amico.
La giornata passò velocemente.
Quando suonò la campanella che ci avvisava della conclusione delle lezioni buttai tutti i libri nella borsa e mi diressi a casa.
Passai per il parco deserto, improvvisamente mi fermai, divenne tutto così famigliare e un ricordo sfiorò i miei pensieri.


*Undici anni prima*
Il sole splendeva alto, un venticello fresco e molto piacevole faceva ondeggiare i ciliegi ormai in fiore.
-“Aiooo” urlai dal dolore, trovandomi sdraiata a causa del tremendo ruzzolone che avevo fatto cadendo dall’altalena.
Il mio vestito preferito era stato riempito dal marrone del terreno duro che sentivo sotto le ginocchia doloranti, mi alzai.
Volevo piangere ma fin da piccola nella mia mente passava continuamente un unico pensiero
“Se piangi sei debole, se sei debole nessuno ti vorrà mai con sé.”
Fu’ uno dei, probabilmente sbagliati, consigli di mio padre.
Cercai di sistemare l’abito originariamente di un rosa pesca quasi come i petali dei fiori che volteggiavano nell’aria.
Alzai gli occhi e notai intorno a me tanti bambini felici che ridevano con le proprie mamme, io non avevo mai avuto
l’occasione di stringere la mano della mia mamma, di essere felice con lei, di abbracciarla.
Lei morì in seguito alla mia nascita, mio padre mi fece pesare questo avvenimento sin da piccina.
Abbassai lo sguardo e diedi un calcio ad un sassolino, mi morsi il labbro per trattenere le lacrime di cui volevo da tempo liberarmi.
Una mano calda mi sfiorò il viso, alzai il capo e incontrai due occhi profondi quanto l’oceano.
-“Ehi, va tutto bene?”
-“Sì” dissi scansandomi.
Il ragazzino biondo dinanzi a me continuava imperterrito a scrutare la mia espressione.
-“Ciao sono Niall, Niall Horan.” si presentò.
Non risposi.
-“Guarda! Il ginocchio ti sta sanguinando.” Esordì lui.
-“Non fa niente.”
-“La mia sorellona è brava a far passare il dolore, guarda!”
continuò il biondo mostrandomi una ferita sulla sua spalla coperta da un grande cerotto bianco
“Adesso non fa più male!”
Lo guardai perplessa.
-“Dai vieni, la dobbiamo disinfettare subito!” disse sicuro stringendo la sua piccola mano nella mia.
*fine flash back*


Strinsi la gonna del vestito nel pugno della mia mano destra mordendomi il labbro inferiore.
Mi sedetti su una panchina osservando i petali di ciliegio che ondeggiavano nell’aria,
mi avvicinai alle altalene completamente nuove.
Mi sedetti su una di esse osservando il cielo.

Erano passati ben undici anni dal loro primo incontro, erano cresciuti insieme, conoscevano pregi e difetti l’una dell’altro
e si sostenevano a vicenda come due fratelli.
Ormai i due ragazzi avevano raggiunto i 17 anni ed erano diventati l’uno per l’altra un pezzo fondamentale
che completava il puzzle della loro vita.



 

Come avrei potuto sopportare la mia vita senza di lui?
Come avrei potuto scordare i suoi occhi?
Cosa avrei fatto senza i suoi abbracci?
Cancellare i ricordi, i sorrisi, gli incoraggiamenti, la sua voce.
Chiusi gli occhi.


*inizio flash back*
Eravamo seduti sul divano rosso di casa Horan, avevo la testa appoggiata alla sua spalla mentre lui era
intento a giocare alla play station quando dissi spontaneamente:
-“Non sono niente”
Bloccò  improvvisamente il gioco, prese il mio viso tra le mani e con gli occhi fissi nei miei ormai privi di sentimento esordì:
-“Cosa? La luna paragonata a te è nulla. Sei bellissima vestita delle tue imperfezioni,
non ti deve passare nemmeno per la mente, tu sei tutto, capito? Tutto.”

Strinse le sue mani nelle mie. “Scapperemo da qui te lo prometto e ricordati che io ci sarò sempre, non ti abbandonerò mai.”
-“Promesso?”
-“Promesso.” Disse sicuro schioccando un bacio dolce sulla mia fronte.
*fine flash back*
 
-“Ci sarò sempre, non ti abbandonerò mai… promesso” dissi con un filo di voce mentre delle lacrime rigavano il mio viso,
mi rialzai abbandonando l’altalena.
-“MENTIVI! MI HAI SEMPRE MENTITO, TU NON CI SEI ADESSO. NON CI SEI!”
Urlai contro il cielo stringendo i pugni e abbassando il capo così da cercar di coprire le lacrime
che non avevano intenzione di fermare la loro corsa sulle mie guance.
“Non ci sei …” sospirai.

Sentii un vuoto nello stomaco, improvvisamente il freddo si impadronì di me,
il mio cuore urlava di dolore, la mia mente non faceva altro che piangere,
mi venne inaspettatamente voglia di vomitare ma non liquidi solo sentimenti.
Un velo nero oscurò i miei occhi, non vedevo più nulla.
Il vuoto nel mio stomaco si allagò ed arrivò alla mente, mi sentii completamente vuota,
sentii una fitta di dolore più forte poi tutto scomparve. Ero spenta, insulsa, insignificante, ero nulla.
Mi toccai il petto con la mano destra che tremava.
“Non sono niente.” Ripetei.

Qualcuno mi abbracciò.

“Io non sono niente, aveva ragione mio padre, ha sempre avuto ragione, non valgo nulla. Non merito di vivere.”
Continuavo a ripetere ad alta voce con i pugni ancora stetti e le braccia immobili lungo il mio corpo.
“Qualcuno mi uccida, vi prego non posso vivere senza lui, vi prego.”
Urlai con le lacrime che scorrevano sul mio volto.
-“Sono qui adesso.” disse facendo incontrare i nostri sguardi.
Due occhi color oceano che mi parvero fari, dissolsero le tenebre.
Sentivo il suo corpo attaccato al mio, il suo odore invase la mia mente. Lo riconobbi, era Niall.
-“Vattene, torna da lei. Non ho bisogno di te.”

Non avevo voglia di sentirgli dire che lui e quella bionda erano felici insieme e che io se gli avessi voluto 
veramente bene l’avrei accettato, che avrei dovuto approvare la loro relazione perché io non avrei mai potuto fare una cosa del genere.
Non volevo sentire uscire dalle sue labbra “La amo”, non ce l’avrei fatta.

Con un gesto fugace della mano mi asciugai velocemente le lacrime,
presi in fretta la borsa adagiata al suolo, stavo per allontanarmi quando lui mi bloccò per
il polso costringendomi a girarmi verso di lui e guardarlo negli occhi.
-“Io si. Ho bisogno di te più di quanto puoi immaginare, ogni cosa che faccio, che vedo, che penso… mi ricorda te.”
Mi cinse i fianchi.
“ho sbagliato, pensavo che la bionda mi piacesse, ma non avrà mai i tuoi stessi occhi, io…” si interruppe, sentivo il suo petto attaccato al mio.
“penso di amarti.”  Concluse.
Sgranai gli occhi, non potevo crederci, non era reale.
-“Ti ho detto che non ho bisogno di te, io non ti amo.” Gli urlai con un filo di voce in faccia.
-“Neanche se faccio così?” si avvicinò lentamente al mio orecchio e morse dolcemente il mio lobo, io ero immobilizzata.
-“No.” Dissi ferma, mentii.
-“Uhmm, neanche così” disse con voce sensuale baciandomi il collo più e più volte provocando piccoli brividi su tutta la mia schiena.
-“Non sento nulla.” Esordii io, mentii nuovamente.
-“Proprio nulla?” chiese lui facendo incontrare i nostri sguardi, appoggiai una mano sul suo petto.
-“No… nulla..” dissi a bassa voce.
Sentivo il suo respiro sulle mie labbra e le sue mani intrecciate poco sopra il mio fondo schiena che cercavano di
avvicinare ancora di più i nostri corpi spingendomi verso di lui.

-“Neanche così?” disse a bassa voce osservando le mie labbra tremolanti.
Le accarezzo con le dita poi si avvicinò piano piano, prima sfiorandole poi adagiando sopra le sue dolcemente.

Combaciavano perfettamente.

Si allontanò nuovamente lasciandomi senza respiro, cercò l’accesso con la lingua che non gli negai.



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Buttai la borsa a terra e legai le mie braccia attorno al suo collo stringendo i suoi capelli morbidi tra le dita.  
Gli elefanti si fecero strada nel mio stomaco, la mente era invasa dal suo profumo.
Non riuscivo a staccarmi, non volevo lasciarlo ma mi dovetti allontanare per recuperare aria.

-“Dimmi che non sto sognando.” Dissi con un filo di voce ancora pericolosamente vicina alle sue labbra.
-“Penso di no.” esordì lui guardandomi negli occhi.
-“Baciami e non ti fermare, ti prego” chiesi quasi implorandolo e tuffandomi sulle sue labbra.


Non avevo dubbi, lei era la ragazza perfetta per me.
Mi sembrò persino di sentire i suoi pensieri tanto che la sentivo vicina  a me.
Mi resi conto di aspettare quel bacio da troppo tempo, di amare quella donna che stringevo forte nelle mie braccia
da un tempo che mi parve infinito, che provavo quel sentimento così forte dalla prima volta che strinsi la mia mano nella sua, in quel parco, undici anni prima.


 

-Spazio autrice-
Ehi bebiesss!
Come va? c:
Che ne pensate? Io sono abbastanza soddisfatta, se avete qualche consiglio,
suggerimenti, qualche cosa che non vi è piaciuto
o il contrario, lasciatemi una recensione qui sotto :D
 Ciao belle. 

 

 
 
 
 
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