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Autore: CriC97    16/12/2012    5 recensioni
Salve a tutti, questa è la mia prima fanfic quindi siate clementi.
E' ambientata nell'episodio 9x09 e parla della mia coppia preferita: Callie e Arizona.
L'ho scritta pensando a come Arizona si fosse sentita dopo la sfuriata di Callie e poi ho immaginato una continuazione. Spero di avervi incuriosito, e se decidete di leggerla un piccolo commento è sempre gradito, di qualsiasi tipo.
Il titolo è provvisorio :)
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nona stagione
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Quelle parole, le sue parole, mi avevano ferito. 
Come un automa mi ero abbassata per infilarmi le ballerine. Una al piede e una alla protesi. Si, alla protesi, perché da cinque mesi avevo un pezzo di ferro attaccato a quello che restava della mia gamba dopo l’incidente aereo e nonostante fossi io a dover vivere senza un arto, mia moglie mi rinfacciava di avere portato anche lei a questa vita e che “ fossero cinque mesi che non faceva sesso ”. 
Ero diventata per lei solo un’oggetto? 
Voleva da me solo sesso ormai?
 Poteva benissimo andare a letto con qualcun’altra, non mi importava.
 Forse non lo faceva perché aveva paura che la gente lo scoprisse e la giudicasse come “ la donna che tradisce la storpia ”. 
Ammetto che nell’ultimo periodo non ero stata esattamente una moglie modello, o almeno una persona con la quale si poteva convivere, ma ne stavo venendo fuori, stavo uscendo da quel mostro che ero diventata. Lei però non era al mio fianco. C’era la sua persona, ma la sua mente, la sua anima e forse anche il suo cuore non erano più con me da tempo. La stavo perdendo, poco alla volta Calliope mi stava lasciando andare. 
 
Era stato un tragitto in macchina molto silenzioso e nell’aria c’era una tensione incredibile. Sentivo il suo sguardo addosso ogni volta che ci fermavamo ad uno stop o un semaforo. Credo si aspettasse una risposta alla sua sfuriata, che però non arrivò mai. Arrivate in chiesa per il matrimonio della Bailey, ci eravamo accomodate nella stanza per le damigelle insieme a Meredith, tutte e tre vestite di rosso come richiesto dalla sposa. Miranda sarebbe dovuta arrivare a momenti, ma dopo un’ora dall’orario prestabilito per la funzione, di lei non c’era nessuna traccia. Fu allora che Calliope ci raccontò che Miranda era nervosa per la discussione che avevano avuto il giorno prima, e di come Callie avesse scherzato raccontandole come può essere difficile il matrimonio, rivolgendo uno sguardo veloce a me, facendomi capire quello che a parole non riusciva a dire. 
Avevo rovinato veramente l’unica cosa bella che mi fosse successa nella vita, oltre alla mia piccola Sofia, con la mia stupida paura per quello che pensavano gli altri?
Stavo per ribattere quando Ben, avendo sentito tutta la discussione,  chiese maggiori spiegazioni a Calliope, cercando di capire se quella che oggi sarebbe dovuta diventare la sua sposa, se la fosse svignata abbandonandolo all’altare. Il momento di silenzio che seguì fu più che sufficiente come spiegazione.
Ben se ne andò via, così come fecero tutti gli altri ospiti che poco alla volta abbandonarono la chiesa, lasciando finalmente sole me e Calliope. 
Quello era il mio momento, quello che avrei usato per chiarire le cose tra di noi una volta per tutte.
“ Callio… ”non riuscì a finire di pronunciare il suo nome che la sua voce sovrastò la mia
“ Andiamo ” furono le sue ultime parole.
Quando arrivammo a casa, entrò nell’appartamento  per mettere a letto Sofia e augurarle la buona notte, per poi uscire dalla sua cameretta e dirigersi verso la porta. Con un appena sussurrato " buonanotte " si congedò, chiudendo la porta alle sue spalle.
 Quella notte Morfeo non passò a trovarmi. Il letto troppo grande e freddo mi faceva mancare Calliope, così decisi di prendere la situazione in mano. Mi vestì velocemente ed uscì di casa attraversando il pianerottolo che mi separava dall’appartamento del defunto migliore amico di mia moglie, sicura di trovarla li dentro. Bussai così forte che per un attimo ebbi paura di buttare giù la porta, ma poco mi importava.  Non passarono neanche dieci secondi che la porta si aprì, permettendomi di vedere il profilo di Callie nell’oscurità. Entrai come una furia nell’appartamento e non le diedi neanche il tempo di capire cosa stava succedendo, che partì con la mia raffica di parole:
“ Tu oggi hai dato libero sfogo ai tuoi pensieri, ora è il mio turno.
Io ti detesto per avermi tagliato quel giorno la gamba quando qualche ora prima mi avevi assicurato che non l’avresti fatto, anche se questo avrebbe comportato la mia morte. Quando mi sono svegliata in quella stanza di ospedale e ho capito di non poter più vivere la stessa vita di prima, ti ho odiato. 
I giorni passavano e non ero ancora riuscita a capacitarmi del tuo gesto, ma avevo cominciato ad andare avanti, a costruirmi una protesi e a tornare a camminare da sola. ” 
Glielo dissi senza staccare i miei occhi da quelle pozze marroni che erano in grado di farmi perdere la concentrazione in un  attimo, ma volevo che capisse dove volevo andare a parare così continuai:
“ Ho imparato a convivere con questo aggeggio, e sono tornata a lavorare. Ogni giorno passavo per i corridoi dell’ospedale con la costante paura che qualcuno mi chiedesse cosa  fosse successo alla gamba, perché sapevo che le mie difese sarebbero crollate e sarei tornata a dover ricominciare da capo.  Ho ricominciato ad operare e devo ammettere che non pensavo ci sarei riuscita, ma Karev mi ha dato una mano ad ogni intervento e ho superato anche quella difficile prova. Ogni giorno, da quando ho ricominciato a vivere, mi svegliavo la mattina e l’unico pensiero che mi faceva alzare dal letto era:  anche oggi andrò avanti, per me, per Sofia e per Calliope ”
A quelle parole una scintilla si accese nel suo sguardo, quella scintilla che dal giorno dell’incidente le avevo visto poche volte negli occhi e che solo oggi riuscì a catalogare come: speranza. 
Un leggero sorriso comparì sulle sue labbra e portò il mio cuore a perdere un battito, per poi accelerare velocemente. Mi ritrovai anch’io a sorridere dolcemente alla donna più bella del mondo, che con un semplice sorriso riusciva a farmi provare brividi in tutto il corpo, ma il mio discorso non era ancora arrivato alla fine così proseguì:
“ Tu e Sofia mi avete spinto ad andare avanti, ed è quello che ho fatto e che sto ancora facendo. 
Calliope so di essere cambiata e so di aver portato anche te a cambiare, ma non voglio lasciare che il nostro matrimonio finisca senza combattere per tenerlo in piedi. Ti ho ferita, lo vedo da come i tuoi occhi perdono luce quando parli di me, da come tutte le notti piangi nel sonno e la mattina fai finta che non sia successo nulla. Ti ho ferita e non c’è giorno in cui non me ne penta. Vorrei cancellare il passato, ma non è possibile. Vorrei  riuscire a lasciarti andare, ma so che non sopravvivrei  senza di te. Vorrei provare, allora, a ricominciare, se me ne darai la possibilità. Vorrei dimostrarti che anche se non sono la stessa Arizona di prima, quello che provo per te è rimasto sempre lo stesso. Ti amo Calliope Iphegenia Torres, più della mia stessa vita e lo so che è una frase da film, ma darei veramente la mia vita per salvare la tua se fosse necessario. Non voglio rinunciare a te, voglio combattere e riuscire a conquistarti di nuovo, ma devi lasciarmelo fare. Sei disposta, Calliope, a ricominciare la nostra vita insieme? A provarci almeno? ”
Terminai il mio discorso con le lacrime che bagnavano il volto di entrambe. Mai avevamo staccato lo sguardo l’una dall’altra e sono sicura che Calliope avesse capito che nulla, nel mio discorso, era finto. Feci un passo verso di lei, cercando di diminuire quella distanza abissale tra di noi, accorgendomi solo allora del fatto che lei fosse ancora accanto alla porta ed io in mezzo all’appartamento. L’avevo osservata tutto il tempo, dandomi mentalmente della stupida quando avevo realizzato cosa stavo perdendo. Quel passo fu abbastanza, averla a qualche metro da me senza poterla toccare era troppo, non riuscivo più a resistere così scattai:
“ Credo di non riuscire ad aspettare una risposta… ” e sotto il suo sguardo confuso, mi avvicinai a lei azzerando la distanza che ci separava e posando le mie labbra sulle sue in un bacio che sapeva di sale, amore e casa. Fu solo una sfiorarsi, ritrovarsi ma mi andava bene.
Lentamente mi allontanai quel tanto che bastava per tornare a guardarla, restando accecata dalla sua bellezza, illuminata dalla leggera luce della lampada lasciata accesa in cucina. 
Appoggiai una mano sulla sua guancia, rimuovendo quelle scie luccicanti che le rigavano il volto, ed invitandola silenziosamente a rispondere alla domanda.
Prese un lungo respiro, rilassò i muscoli e chiuse gli occhi, non permettendomi così di vedere quello che succedeva all’interno della sua mente.
“ Ho passato cinque mesi d’inferno. Il mio migliore amico è morto e mia moglie ha passato tutto il tempo ad urlarmi contro perché le avevo salvato la vita, anche se per farlo avevo dovuto amputarle una gamba. Ho sopportato con molta fatica i tuoi insulti e i tuoi atteggiamenti, perché pensavo che finalmente saresti riuscita a uscire dalla crisi e a riprendere le redini della tua vita, ma non mi ero accorta che le tue parole mi lasciavano indifferente esternamente, quando poi dentro lentamente mi laceravano il cuore come migliaia di coltelli. Pensare anche solo di ricominciare un rapporto che mi ha spezzato il cuore così tante volte è veramente impensabile e sarebbe incredibilmente stupido da parte mia. Diventerebbe una forma di masochismo e io non voglio più soffrire Arizona… ”
A quelle parole, il mondo intorno a me crollò improvvisamente, e  mi sentì persa. 
Calliope mi stava lasciando, stava dando un taglio alla nostra storia e io non potevo fare più niente.
 Abbassai lentamente la mano dal suo volto, e quando lei percepì il mio movimento, appoggiò la sua ed aprendo lentamente gli occhi continuò:
“ Non voglio più soffrire, Arizona, ma sono certa che lasciarti mi ucciderebbe. Non so se ce la faremo, sarà una strada tutta in salita, ma voglio crederci, voglio provare a crede che questa volta non ci saranno ostacoli in grado di dividerci. Ti amo, Arizona Robbins, e sono pronta a dimostrartelo ogni giorno della mia vita ”
A quelle parole non riuscì più a contenermi, con entrambe le mani avvicinai il suo volto al mio e la bacia veramente. Sentirla rispondere al bacio con la stessa intensità poi, scatenò in me un’ondata di emozioni che mi portarono a condurla lentamente verso la porta facendola aderire al muro e permettendomi così di poter sentire il suo corpo premuto contro il mio dopo tanto tempo. Quando ci staccammo per riprendere fiato, le afferrai la mano e la riportai a casa nostra, l’unico posto dove volevo che restasse per sempre. 
Quella notte, fu la nostra notte, solo mia e di Calliope. Ci ritrovammo, dopo esserci perse per un sacco di tempo, troppo a parere mio.
Quando la mattina dopo mi svegliai, un sorriso gigantesco comparì sulle mie labbra ripensando alla notte trascorsa, e la stessa cosa successe a  Callie qualche minuto dopo, quando anche lei aprì lentamente gli occhi. Passammo molto tempo a guardarci senza dire niente, poi  mi feci coraggio e le chiesi:
“ Riuscirai mai a perdonarmi? ”
“ Ci vorrà tempo ”
“ Il resto della vita va bene? ”


Ringrazio moltissimo xena85, terry_love e arizona giggia lane per i loro consigli e per avermi fatto notare che mancavano alcuni dialoghi.
Grazie a chiunque sia arrivato a leggere queste mie parole, perché ha passato del tempo a scoprire cosa la mia mente pazza ha creato.
Bacio,
kikibest.
 
 
  
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