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Autore: MarsLove    17/12/2012    2 recensioni
Andromeda è triste a per aver perso il suo amore. Ha sempre saputo che prima o poi avrebbe dovuto lasciare Ted, ma nonostante ciò non è ancora pronta. Il ragazzo, però, la stupirà, la porterà via dalle sofferenze. Ma la scelta è solo sua, sarà in grado di voltare le spalle alla sua famiglia per l'ultima volta?
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Black, Narcissa Malfoy, Ted Tonks | Coppie: Ted/Andromeda
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Fuga d’amore

 

Villa Black,
27 dicembre 1971

Caro Ted,
non hai idea di quanto mi dispiaccia scriverti queste parole però, in fondo, sapevamo tutti e due che sarebbe arrivato questo momento. Non ci possiamo più vedere, mia madre ha trovato un marito degno della nobile famiglia Black, anche se al momento non so ancora chi sia. Ma so una cosa, non sei tu.
Magari riusciremo ancora a vederci… No, che dico, la mia famiglia è riuscita a tenerci lontani tutte le estati, ora ci penserà il mio nuovo marito.
Perciò, a malincuore, ti scrivo addio.
Non rispondere a questa lettera, temo mia madre controlli la mia posta.
Perdonami.

Per sempre tua Andromeda

 
Ted rilesse la lettera che Andromeda gli aveva mandato quella mattina. Sapeva che sarebbe successo, ne aveva parlato con la ragazza più e più volte, ma le parole, si sa, volano e quelle erano volate velocemente, cancellate dai bei momenti trascorsi insieme. Invece, ora, ritrovava tutti i loro discorsi in quella breve lettera e, ancora, non riusciva a crederci. Aveva aggiunto alle già presenti sbavature di inchiostro alcune lacrime e ora si leggeva a malapena la calligrafia di Andromeda.
Asciugandosi il volto si alzò dalla scrivania stringendo la lettera nella mano. Sapeva ciò che doveva fare ma la domanda era: ci sarebbe riuscito?
 
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Era sera tardi. Andromeda stava leggendo un romanzo distesa sul letto. Quando rilesse per la sesta volta la stessa riga senza capirne il senso più delle precedenti cinque si decise a chiudere il libro. Le lacrime trattenute per tutto il giorno davanti alla sua famiglia ripresero a sgorgarle dagli occhi chiusi. Si concentrò per mantenere il respiro regolare ed evitare singhiozzi troppo rumorosi che attirassero l’attenzione della famiglia. Rimase in silenzio per un po’, poi sentì un rumore provenire dalla finestra. Assomigliava al bussare di un gufo contro il vetro ma lei non aspettava posta da nessuno, le uniche due persone con cui teneva una stretta corrispondenza erano Sirius e Ted, ma il cugino era venuto a farle visita nel pomeriggio con la famiglia e a Ted aveva espressamente chiesto di non risponderle. Tuttavia il rumore continuava, così si alzò dal letto per aprire la finestra e lasciar entrare il gufo. Si stupì non poco nel notare che il davanzale era vuoto, non c’era traccia del gufo. Eppure il ticchettio continuava. Aprì i vetri e si sporse per dare un’occhiata al giardino. Un sassolino le sfiorò la guancia e atterrò sul tappeto della camera.
“Andromeda! Sono io!”
Era stato solo un sussurro ma Andromeda aveva riconosciuto la voce, ne era sicura. Solo non riusciva a capire da dove venisse.
“Ted? Dove sei?”
“Sono qui sotto, vicino al salice!”
Andromeda socchiuse gli occhi aguzzando la vista e guardò nella direzione indicata. Finalmente riuscì a vedere l’ombra di un ragazzo che si nascondeva nel buio della notte. Istintivamente sorrise, poi si rese conto di dove fossero. Anche se assomigliava ad un castello, Villa Black non era Hogwarts e le persone che li avrebbero potuti vedere non erano gli studenti ma i suoi genitori e le sue sorelle.
“Che ci fai qui? Devi andartene subito, potrebbero farti del male, lo sai!”
Il suo sussurro questa volta aveva una nota di isterismo che non passò inosservata al ragazzo.
“Volevo solo dirti che ti amo, che farei di tutto per te. Sono venuto a portarti via, via da questa casa, via da questa prigionia. Se vuoi potremo essere liberi insieme!”
Il cuore di Andromeda batteva a mille. Voleva stare con quel ragazzo, voleva essere libera, ma aveva paura. Era sicura che non sarebbe durato, che i suoi genitori l’avrebbero trovata, che Bellatrix l’avrebbe trovata. Poi pensò a Sirius, il suo cuginetto undicenne che aveva avuto il coraggio di fare la sua scelta e di essere smistato a Grifondoro contro il volere della famiglia. Si diede della fifona mentalmente, un bambino era riuscito a fare ciò che lei, ormai maggiorenne, non riusciva a fare. Spinta da quest’improvvisa adrenalina si riaffacciò alla finestra e sussurrò: “Aspettami lì, arrivo subito”. Più che vedere sentì il sorriso di Ted.
Velocemente andò all’armadio e prese qualche camicia e alcune gonne, poi tolse il lenzuolo dal letto e ci mise dentro anche della biancheria. Dal comodino tolse alcune lettere e le aggiunse ai vestiti, poi chiuse il lenzuolo con un nodo, se lo caricò in spalla e si voltò a guardare la sua stanza per l’ultima volta. Una lacrima silenziosa le rigò la guancia ma lei non ci fece caso.
Uscì piano e socchiuse la porta, poi percorse a passi felpati il corridoio fino alle scale che portavano al pian terreno.
“Didy”
Si fermò e si girò spaventata.
“Cissy”
Si morse il labbro, un po’ per la paura che la sorella chiamasse i genitori, un po’ per il senso di colpa nel non averla salutata. La guardò negli occhi e non vide rabbia, vide lo stesso dolore che, era sicura, era riflesso nei suoi occhi. Senza pensarci lasciò cadere il bagaglio e la abbracciò piangendo.
“Scusami… non posso stare qui, lo sai. Lui per me è come Lucius per te, è tutto, lo capisci?”
Sentì la sorella che annuiva in silenzio, sicuramente stava trattenendo le lacrime. Sorrise, tipico di Narcissa voler essere sempre impeccabile, non mostrare mai le proprie emozioni a costo di risultare fredda agli occhi degli altri. Ma Andromeda la conosceva e sapeva quanto sensibile fosse realmente.
Narcissa sciolse l’abbraccio.
“Vai” disse semplicemente.
Andromeda le sorrise e le diede un bacio.
“Ti voglio bene, sorellina!”
Poi riprese il lenzuolo, si voltò e raggiunse il portone di casa col cuore più leggero, felice da aver salutato Narcissa. Avrebbe voluto abbracciare anche Bellatrix, ma era sicura che lei non avrebbe capito, così le mandò un bacio nella mente.
Raggiunse il salice di corsa e trovò Ted, sorridente, ad aspettarla. Si abbracciarono poi, senza una parola, uscirono dal cancello diretti verso la loro felicità.
   
 
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