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Autore: Kiki87    18/12/2012    4 recensioni
Kurtbastian Week di Dicembre
1) Playing In The Snow: una visita alla Dalton, nuovi incontri, vecchie conoscenze e una battaglia a palle di neve.
2) Mistletoe: una festa a casa di Rachel, un vischio traditore e una (non sperata) sorpresa.
3) Christmas Presents Beneath The Tree: è il primo Natale di Kurt e Sebastian nella loro casa. Aspettative e realtà a confronto.
4) Christmas Morning: un Natale amaro se lo si dovesse passare soli a NYC dopo una rottura ma se non fosse così solitario?
5) Santa Claus and The Reindeer: Babbo Natale arriva davvero in tutte le case, perché tutte le famiglie sono uguali, vero?
6) Family Fun: sei lettere per sei motivi per cui "apprezzare" il Natale secondo Sebastian Smythe.
7) Crossovers During The Holidays: ritorno nell'Upper East Side dopo un anno. Solita Gossip Girl ma solito Kurtbastian?
Genere: Comico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kurt Hummel, Sebastian Smythe
Note: AU, Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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1 Ben ritrovati a coloro che mi hanno seguito nella Kurtbastian Oktoberfest e un saluto a chi ancora non ho avuto il piacere di incontrare su queste pagine.
Anche in questo periodo natalizio mi sono cimentata nell'ideare qualche raccontino su questa meravigliosa ma, ahinoi, coppia non canon. Al solito, la mia prima reazione a parte un attacco di fluff per le tracce, è stata un po' scettica perché il mio timore era quello di ideare delle trame troppo smielate o banali per come immagino la collisione/fusione trai personaggi. Evidentemente qualcosa deve prima suscitarmi perplessità (therentgirl è pregata di non ridere) prima di piacermi, come è stato con Sebastian stesso. Quindi non mi dilungo oltre e vi auguro una buona settimana precedente le festività e un buon Natale Kurtbastian per i fan.
Un'ultima annotazione: a parte gli avvertimenti per ogni singola storia, devo avvisarvi che le ho progettate quasi tutte verso la fine di Novembre, o inizi Dicembre, ragion per cui non sarà poco frequente un discostarsi dalla trama originale.
Buona lettura!
 
Merry Kurtbastian Christmas
 
 
 
 
Jingle bell, jingle bell, jingle bell rock 
Jingle bells swing and jingle bells ring 
Snowing and blowing up bushels of fun 
Now the jingle hop has begun 

Jingle bell, jingle bell, jingle bell rock 
Jingle bells chime in jingle bell time 
Dancing and prancing in Jingle Bell Square 
In the frosty air. 

(Bobby Helmes)


PLAYING IN THE SNOW
I'm giving you the permission
   
 
Non avrebbe immaginato che rivedere la Dalton potesse emozionarlo fino a quel punto: era sceso dalla scalinata esattamente come la prima volta che ne aveva varcato la soglia, mentre i ricordi divenivano persino più vividi. E dolorosi. Ma aveva sentito che quel passo era legittimo ed opportuno dopo la visita al McKinley per quanto, come avevano ripetuto lui e Rachel a più riprese, non sembrasse più essere la loro casa.
La sola accoglienza dei vecchi compagni, tuttavia, era stata sufficiente a dirsi che non poteva ignorare che una parte di sé era rimasta ancorata a quei luoghi: laddove al McKinley non si era più sentito protetto dai suoi amici e dalle persone che costituivano una seconda famiglia; la Dalton si era subito distinta per la rigida osservanza delle regole e del rispetto delle diversità. Dopotutto, persino alla primissima visita non aveva potuto che restare emozionato e commosso di fronte a simile calore tanto sincero da metterlo persino a disagio, accrescendo il senso di colpa per gli scopi della sua intrusione.
In quello stesso edificio era sorta la sua passione per Blaine ed era giunta a compimento, fino al suo primo vero bacio d’amore. Tornarvi a distanza di tempo, quando lui e Blaine non si appartenevano più, era un modo di chiudere il cerchio.
Il tour con Nick e Jeff era culminato nella sala delle prove nella quale, un sorriso nostalgico e lo scintillio commosso dello sguardo, incontrò altri Warblers che si alzarono dalle loro sedie e dai divani o dalla comoda postazione di fronte al camino, per stringerlo. Nuovi abbracci, nuove parole di nostalgia, qualche dispiacere per la fine della sua storia con Blaine e si era nuovamente seduto tra loro constatando, ancora una volta, come fosse particolare stare in quella sala senza indossare l’uniforme prevista. Un po’ come guardare quella realtà dall’esterno malgrado vi fosse uno spirito di coesione e di appartenenza tra i membri del Glee Club che sembrava sopperire le differenze.
Lo avevano anche informato circa i cambiamenti avvenuti nell'organizzazione interna del coro: era stato non poco sorpreso nel constatare che Sebastian aveva cambiato realmente condotta da quel loro colloquio al Lime Bean, dopo la – per fortuna sfiorata - tragedia che si era abbattuta sulla famiglia Karofsky.
“Sebastian non è più il capitano?” aveva chiesto in tono incredulo ed era stato in quel momento che la poltrona di fronte al fuoco, che nessuno aveva osservato fino a quel momento, era stata voltata e Kurt scrutò con le sopracciglia inarcate il giovane che vi stava seduto.
Aveva un portamento tronfio, un sorrisetto suadente ed allusivo mentre lo scrutava con espressione sicura di sé – evidentemente, pensò Kurt con fastidio, aveva origliato l'intera conversazione – e teneva in grembo un gatto dal pelo bianco e vaporoso che accarezzava indolentemente. Vi era qualcosa del tutto particolare nel suo scrutarlo: un evidente compiacimento nonché una certa alterigia che ne faceva curvare le labbra in un sorrisetto supponente ed arrogante per quanto apparisse pacato e quasi statico, tanto da non averne minimamente colto la presenza fino a quando non era stato lui, a quella maniera teatrale, a palesarsi.
Ma fu un'altra voce ad attrarre l'attenzione di Kurt che, con un movimento della coda dell'occhio, notò l'alta figura che si stagliava sulla soglia della sala: era cambiato dall'ultima volta che lo aveva visto. Soltanto un accorgimento dei capelli più morbidi e lunghi che aveva modellato con attenzione: aveva le mani conficcate nelle tasche dei pantaloni della divisa, incurante di star così sgualcendo il blazer mentre copriva la stanza in ampie falcate. Lo sguardo rivolto proprio a lui, il viso inclinato di un lato e il sorriso beffardo.
“Sono lieto che tu ti preoccupi tanto per me, Kurt, ma non credevo che ti avremmo rivisto”.  Commentò in tono pacato, un lieve stringersi nelle spalle ma lo stesso sorrisetto che ne faceva sfolgorare le iridi smeraldine mentre lo scrutava dalla sua posizione, evidentemente divertito.
Kurt non ebbe modo di formulare una risposta per un lieve schiarirsi della voce ed entrambi, così come gli altri Warblers, si volsero ad osservare il giovane seduto sulla poltrona.
“Kurt Hummel” lo indicò con un cenno del mento, continuando ad accarezzare svogliatamente il suo micio. “Lascia che mi presenti, sono Hunter Clarington, il nuovo Capitano degli Usignoli, quello che li ha condotti alla vittoria delle Provinciali” soggiunse.
Kurt spiò di sottecchi le espressioni di Sebastian – il suo stringere il pugno lungo il fianco e il corrugamento della fronte – e non lo sorprese che apparisse così poco entusiasta di colui che lo aveva messo in ombra. Tuttavia, anche Nick e Jeff si erano scambiati uno sguardo tutt'altro che sereno.
“Le mie congratulazioni, mi dispiace essermi perso la performance ma sono sicuro che abbiate reso onore alla vostra fama ben meritata” aveva commentato in tono ossequioso ma era a Nick e Jeff e ai suoi vecchi amici che aveva rivolto un sincero sorriso.
Hunter inarcò le sopracciglia, vagamente divertito.
“Accetterò i tuoi elogi più che comprensibili ma sarò esplicito: qui non sei il benvenuto” aveva continuato a sorridere, un sorriso persino più suadente ad increspargli le labbra e il solo suono udibile, nel silenzio imbarazzato che ne seguì, furono le fusa del gatto.
“Perché no?” aveva chiesto Jeff, la voce più alta per l'indignazione. “... lui è nostro amico!” alla sua frase così spontanea e diretta seguirono molti cenni di approvazione che fecero ulteriormente sorridere Kurt nell'osservarli con uno scintillio commosso.
Hunter non parve minimamente toccato da simile dimostrazione d'affetto e Sebastian continuava a scrutarli tutti con il viso inclinato di un lato e le mani affondate nelle tasche dei pantaloni.
“Vi ha portato via l'Usignolo Blaine che adesso è dalla parte dei perdenti”.
“Usignolo che si è rifiutato di tornare e sottostare alla tua guida, a quanto ne so” aveva replicato con un sorriso velenoso e, era una sua impressione?, gli parve che un sorrisetto increspasse persino le labbra di Sebastian mentre Hunter inarcava le sopracciglia.
Lasciò cadere il gatto sul pavimento e si mise in piedi: si avvicinò a Kurt fino a fermarsi di fronte a lui, un atteggiamento arrogante e compiaciuto che ne rendeva i lineamenti persino più marcati, così la piega delle labbra e quell'inarcata provocatoria delle sopracciglia.
“Sei piuttosto... strafottente per chi ha fallito clamorosamente l'ingresso all'unica università alla quale aveva fatto domanda. Vuoi ricordarmi il numero con cui ti sei esibito?”.
Kurt aveva sentito le guance arrossarsi ma aveva stretto gli occhi in due fessure mentre Hunter continuava a sorridergli con fare divertito e soddisfatto di sé. Quest’ultimo cercò lo sguardo di Sebastian ma questi aveva il proprio diretto a Kurt.
Sorrise Kurt, un sorriso serafico.
“Certo e magari tu mi suggerirai un altro numero: uno che parli di qualche curiosa frustrazione sessuale[1]”. Se possibile il silenzio era divenuto persino più intenso ma Hunter non sembrò minimamente imbarazzato, al contrario inarcò le sopracciglia, una risatina roca.
Si volse a guardare Sebastian pur continuando a rivolgersi a Kurt.
“Ora capisco cosa intendeva sulla tua falsa innocenza”.
Quel commento fece inarcare le sopracciglia di Kurt che, ignorando la mano di Hunter che si era appoggiata sulla sua spalla stringendola appena, aveva gettato lo sguardo in direzione di Sebastian. Quest'ultimo si strinse nelle spalle ed incrociò le braccia al petto, un'occhiata di blando interesse.
“Oh, e così ti ha parlato di me” aveva domandato in tono quasi divertito.
E poi cosa voleva dire con “falsa innocenza”?
“No, non ho parlato di te più del necessario perché sapesse di Blaine e progettasse di rubargli il trofeo e di convincerlo a tornare alla Dalton” aveva ignorato lo sguardo ammonitore di Hunter ma aveva continuato a scrutare Kurt, un vago sorriso ironico.
“E no, non l'ho fatto con piacere quindi togliti quel sorrisetto compiaciuto, Miss Hummel”.
Era stato nuovamente Hunter a schiarirsi la gola, evidentemente poco propenso ad esser nuovamente un elemento scenico, completamente escluso dagli scambi di cortesia tra i due ragazzi. Si era scostato da Kurt per tornare a sedersi sulla sua poltrona e così il micio fece un balzo per accomodarsi nuovamente sul suo grembo.
“Perché tu e Sebastian non continuate la vostra discussione fuori di qua e così tutti voi che evidentemente siete lieti di rivedere il vostro amichetto?”. Con lo sguardo aveva abbracciato il resto della sala, prima di voltarsi nuovamente verso il fuoco.
Era appena stato congedato, constatò Kurt che appoggiò la mano sul braccio di Jeff notandone l'espressione incupita prima di sorridere.
“Hunter ha ragione: non vorrei essere ulteriormente sottoposto alla vista delle sue folte sopracciglia o del suo ghigno da Joker che neanche il fondotinta mal distribuito riesce ad attenuare”. Fu la sua ultima scoccata prima di stringersi nelle spalle e scuotere il capo.
“Torna a trovarci, Hummel... ” gli giunse la voce di Hunter seppur non si fosse voltato in sua direzione e fosse così costretto a fissare lo schienale della sua poltrona.
“... quando deciderai di ricordare come si sta davvero su un palco: non perderti le Regionali, vinceremo anche quelle”.
Kurt strinse i pugni lungo i fianchi, le sopracciglia aggrottate: sapeva che non sarebbe valsa la pena rovinare il suo ritorno alla Dalton per le sue manie di protagonismo, tanto più che egli era l'ultimo arrivato e, a quanto aveva capito, non sembrava incarnare assolutamente i valori che aveva conosciuto ed apprezzato in quell'Accademia.
“E' molto probabile, se il numero di apertura non sarà il tuo” volse appena lo sguardo a Sebastian che non si era mosso dalla sua postazione, il viso inclinato di un lato nel seguirne l'uscita.
“Se continuerai a parlargli di me, digli che preferivo la tua leadership, buona giornata” si era voltato ed aveva seguito gli altri ragazzi fuori dalla sala.
Risalirono la scalinata e Kurt ascoltò i commenti di disapprovazione degli altri ragazzi con un sorriso.
“Non lasciate che Hunter cambi ciò che vi rende così perfetti: voi siete una squadra unita, qualunque cosa lui possa dire”.
“E tu sarai sempre nostro amico” aveva ribattuto Nick rivolgendogli un sorriso più ampio che indusse Kurt a cingerlo in un abbraccio prima di osservarli nuovamente tutti.
“E' stato bello rivedervi ma devo sbrigarmi: tra due ore ho il volo per New York e devo ancora finire le valigie”. Notò come sembrassero tutti essersi rabbuiati e si promise che sarebbe dovuto tornare a far loro visita e intrattenersi più a lungo, soprattutto senza sgradite presenze come quella del nuovo Capitano.
“Tornerai a trovarci, vero, Kurt? E se arriviamo alle Nazionali-”.
“Sarò lì per voi”. Concluse la frase al posto di Jeff, beandosi dei sorrisi che apparvero nuovamente sui loro volti prima che Nick facesse cenno con il mento all'uscita.
“Andiamo, accompagniamolo fuori”.
“Ma che bel quadretto” si volsero ad osservare Sebastian, fermo qualche scalino più in basso, le braccia incrociate al petto e lo sguardo baluginante in direzione di Kurt che aveva sospirato prima di allacciare il cappotto per uscire.
“Sì, Sebastian ti ho fatto un complimento ma soltanto perché Hunter è persino più viscido di te”.  Immaginava fosse quello il motivo per cui si fosse preso la briga di seguirlo, ma lo scrutò appena mentre insinuava i guanti.
“Non metterci troppa passione nei complimenti, Miss Hummel, non vorrei rischiare di arrossire”.
Un vago sorriso increspò le labbra di Kurt mentre uscivano e contemplavano il grande parco dell'Accademia. Kurt aveva amato quello spazio verde nel quale soleva passeggiare, soprattutto ai tempi della sua passione segreta per Blaine, quando quel luogo gli permetteva di rilassarsi e di riflettere in solitudine. Era tutto sormontato dalla neve e notò come Jeff gettasse un'occhiata di desiderio in direzione di un bel cumulo: non attese l'opinione di Nick ma ci si gettò letteralmente, seguito dall'altro che lo stava ammonendo circa la possibilità di raffreddarsi ma desistette quando, come bambini, Thad e gli altri lo seguirono.
Kurt li scrutò con un sorriso più dolce mentre cercava le chiavi dell'auto del padre, pronto a lasciare Westerville ma si riscosse alla voce di Sebastian, alle proprie spalle.
“Verrai davvero a vederci trionfare?”.
“Verrò per vedere i miei amici” replicò, il sorriso ancora dolce nello scrutare gli ex compagni di corso mentre Jeff, beatamente steso sulla neve, muoveva braccia e gambe a formare la figura di un angelo.
“Questo non mi include nella lista? E' davvero poco gentile, soprattutto dopo avermi detto quanto ti piacesse che io fossi il Capitano”. Aveva sottolineato e non aveva bisogno di voltarsi a scrutarlo per immaginare il sorrisetto che gli increspava le labbra in quel momento.
Si strinse nelle spalle con fare pacato.
“Stavo solo facendo un paragone e-” si volse in sua direzione per poi restare immobile e sconvolto quando una palla di neve lo colpì sul colletto del cappotto per poi colare lungo lo stesso, lasciandolo letteralmente senza fiato.
Il gelo improvviso che si era abbattuto sul collo scoperto – non aveva avuto tempo di avvolgerlo nella sciarpa – e la macchia umida sul tessuto scuro.
Un ghigno trionfante sul viso di Sebastian mentre Kurt – gli occhi ridotti a due fessure – si scrollava di dosso, con espressione stizzita, quei rimasugli di neve.
“Ne hai dimenticata un po' qua” commentò Sebastian, indicandone il collo mentre il ghigno si accentuava.
“D'accordo” commentò Kurt con la stessa intonazione composta. Si tolse i guanti e li adagiò nelle tasche del soprabito prima di chinarsi a sua volta a raccogliere un piccolo cumulo di neve che – malgrado i brividi di freddo e il tremore delle dita affusolate – modellò in una palla.
“Non oserai” commentò Sebastian, stringendosi nuovamente nelle spalle.
“Non sottovalutarmi”.
E così iniziò quella personale sfida.
Persino gli altri interruppero i loro giochi e inseguimenti nel denotare quello scambio di lanci tra Kurt e Sebastian: gli strilli isterici del controtenore quando Sebastian infieriva nuovamente sul suo cappotto o sui capelli, seguiti dagli appostamenti strategici e dal seguirsi e nascondersi dietro agli alberi.
Un cambiamento non poco curioso dagli scorsi Natali quando duettava con Blaine in qualche canzone dallo sfondo romantico o quando immaginava di trascorrere con lui quella ricorrenza, ma qualcosa di assolutamente nuovo e non per questo meno vissuto.
“Allora, Miss Hummel, devo ancora infierire o ti arrendi?”.
Kurt, riparatosi dietro l'albero, sollevò gli occhi al cielo malgrado il sorriso divertito: raccolse un altro cumulo di neve per crearne qualche altra arma ma non riuscì a muovere ad avanzare da quel nascondiglio perché scivolò. Sgranò gli occhi in quel secondo necessario a rendersi conto di star per cadere: Sebastian si sporse istintivamente in avanti per cingerne la vita fin quando non caddero entrambi distesi, e Kurt gemette all'impatto duro.
Ma fu una sensazione momentanea.
L'attimo dopo, quando schiuse gli occhi, fu un altro tipo di sorpresa a paralizzargli il respiro: Sebastian giaceva su di sé.
Aveva gli occhi a sua volta sgranati nei propri, le labbra schiuse e riusciva a percepire il suo profumo avvolgerlo intensamente, tanto da procurargli quell'istintivo socchiudere gli occhi, ad inspirare un momento come quello. Il suo respiro era caldo e ne faceva intirizzire la pelle, sentiva il cuore scalpitare furiosamente a quel contatto.
“Almeno l'atterraggio è stato morbido” fu il commento di Sebastian e Kurt sembrò ritrovare abbastanza lucidità da comprenderne l'implicazione mentre l'altro, per nulla imbarazzato, sorrideva suadente, respirando sul suo viso.
“Mi stai schiacciando, pervertito”. Lo aveva aspramente rimproverato, ma egli non sembrò oltraggiato. Rise ma quando si chinò al suo orecchio, Kurt sentì un brivido serpeggiare lungo la spina dorsale. Schiuse le labbra confuso e un insolito calore affluì al viso malgrado la temperatura tutt'altro che clemente.
“Ti sei fatto male?” gli chiese e Kurt scosse il capo, improvvisamente incapace di proferire parola: era il primo contatto più... intimo che aveva con qualcuno dopo la rottura con Blaine ma persino da prima della partenza per New York. E non avrebbe dovuto provare quell'emozione. Non con Sebastian.
Schiuse le labbra per dire qualcosa ma non ne uscì nulla: indugiava nello sguardo di Sebastian e non riusciva a non soffermarsi sui puntini scuri che ne punteggiavano la pelle diafana.
Nei. Piccole imperfezioni che, al suo posto, avrebbe nascosto con vigore come difetti estetici, come cercava di fare giorno per giorno con le efelidi sotto l'occhio. Ma sembravano quasi tratti di lui, qualcosa di unico.
Se anche Sebastian avesse notato l'indugiare di Kurt, non sembrò prestarvi troppa attenzione o non lo fece notare. C'era qualcosa di curioso nel suo modo di osservarlo a propria volta.
C'erano frasi non dette, pensieri celati dall'altro. C'era la curiosità su come dovesse vivere quell'anno scolastico senza concedersi quelle schermaglie che lo avevano reso un temibile rivale per il McKinley, c’era la curiosità su quanto avesse raccontato ad Hunter di sé e in quali termini, con quale attenzione, c’era la constatazione che avesse preferito battibeccare con lui che rivolgersi al suo Capitano; c'era quel continuare a scrutarsi, quasi aspettandosi fosse l'altro a trovare una spiegazione per quel momento particolare che stavano vivendo.
C'era tutto questo e probabilmente quanto non sarebbero stati disposti ad ammettere ma quando Sebastian sembrò voler coprire la distanza, Kurt scoprì di non riuscire ad impedirglielo. La sua mano era protesa, domandandosi come sarebbe stato tratteggiare quei puntini che aveva osservato così minuziosamente o quale fosse l'esatta gradazione azzurrina negli occhi apparentemente smeraldini dell'altro.
Lo vide chinarsi ma non lo fermò.
Attese, le labbra schiuse e uno scalpitio incessante.
“Kurt! Sebastian! Vi siete fatti male?”.
Le voci degli amici giungevano lontane ed indistinte, probabilmente provenienti da un'altra realtà o almeno fu quella la percezione che ne ebbe Kurt. Ma fu sufficiente a spezzare quel momento che non avrebbe saputo comunque spiegare con normali parole.
Boccheggiò e fissò nuovamente Sebastian come se lo vedesse soltanto in quel momento.
Arrossì prima di improvvisare la sua espressione più stizzita.
“Ti dispiacerebbe alzarti? Se non lo avessi notato, mi stai schiacciando”.
Sebastian non si fece attendere: l'incanto era stato infranto o, come avrebbe continuato a ripetersi Kurt quella sera, era stato soltanto frutto della sua immaginazione, probabilmente un bisogno inconscio di ricevere simili attenzioni.
“Non mi sembrava ti fosse dispiaciuto negli ultimi tre minuti” aveva sottolineato, facendolo arrossire mentre il sorriso si estendeva agli occhi, rendendone l'espressione persino più sorniona e sicura di sé. “... e, poi, credimi, me ne sono accorto”. Gettò un'occhiata ben poco celata al di sotto della propria cintura e Kurt emise un verso stridulo prima di levarselo di dosso e, accettata la mano protesa da Nick, rimettersi in piedi per poi scrollarsi.
La nuca pulsava leggermente laddove aveva urtato il suolo, ma non se n'era accorto pochi istanti prima quando aveva Sebastian su di sé. Riformulò mentalmente la frase.
Quando accidentalmente Sebastian era caduto su di sé e poco accidentalmente vi aveva indugiato.
“E' tardi... devo andare”.
Non si guardò alle spalle, salutò nuovamente i ragazzi con la promessa di restare in contatto, ed ignorò lo sguardo di Sebastian che sembrava perforargli la schiena.
Soltanto quando fu al sicuro nell'abitacolo dell'auto del padre, riuscì a rilasciare il respiro.
Si lasciò alle spalle Westerville, vecchi ricordi e la possibilità di inciderne nuovi.
O almeno era ciò che sperava.
 
~
 
Pattinare a Central Park sembrava qualcosa di incredibilmente newyorchese: sicuramente un modo piacevole di naturalizzarsi, se così la si poteva poi definire una simile iniziativa.
Faceva persino più freddo, o quella era una sua percezione: osservò il proprio respiro condensarsi in una nuvola, lo sguardo volto a Rachel e Brody che, già muniti di pattini, sembravano incoraggiarsi vicendevolmente a muovere i primi passi.
Sorrise divertito alla caduta di Brody e osservò Rachel porgergli la mano per poi cadere a sua volta, coronando il tutto con sorrisi stucchevoli e uno scambio di sguardi che già alludevano ad una particolare sintonia. Non aveva sbagliato: fin da quando aveva scorto quell'aitante giovane alla porta del loft – quando ancora cercavano di renderlo esteticamente accettabile pitturandolo - aveva potuto facilmente indovinare il tipo di legame che vi fosse tra loro.
“Non cadono affatto come noi” aveva commentato una voce alle sue spalle e Kurt aveva sollevato gli occhi al cielo. Si era voltato in sua direzione, le braccia incrociate al petto mentre cercava di trattenere il sorriso che, impudico e traditore, voleva solcarne le labbra.
“Sei in ritardo”. Lo accusò, a mo' di saluto.
“Ti sono mancato”. Lo rimbeccò, un vago sorriso sulle labbra.
“Non ho detto questo”. Rimarcò in tono altezzoso.
“Lo hai pensato”. Il sorriso persino più esteso e lo scintillio dello sguardo.
“Speri di sentirmelo dire o ne hai bisogno?” non aveva atteso risposta, si era seduto sulla panchina e aveva insinuato i pattini mentre egli si chinava al suo orecchio, restando dietro di lui.
“La parte del conquistatore senza cuore non ti si addice” sussurrò sulla pelle sensibile del collo che non poté che intirizzirsi a quel contatto.
Rise Kurt e si rimise in piedi, osservandolo.
“Hai intenzione di farmi attendere ancora per molto? O ammetti di non saper pattinare?”.
“Non sono io quello che sembrava avere un attacco epilettico per non sbilanciarsi”. Aveva ribattuto, vagamente piccato.
“Non sono io quello che si è sporto ad evitare la caduta dell'altro, fallendo miseramente”.
“Oh, ma io non ho affatto fallito, anzi”. Non ci voleva molta fantasia a comprendere il significato implicito. Rise del vederlo arrossire ma Kurt scosse il capo ed entrò in pista senza più attenderlo ma non occorse molto perché Sebastian lo seguisse.
Non sembrò esser cambiato nulla: non potevano lanciarsi addosso della neve ma presero a seguirsi sulla pista da ghiaccio e Sebastian non si fece remore a nascondersi occasionalmente dietro Brody o urtare Rachel nella sua fuga, suscitandone urla isteriche (sul fatto che questo fosse stato casuale, Kurt aveva dei legittimi dubbi), ma la serata era trascorsa piacevolmente.
Con la stessa leggerezza eppure lo stesso contatto reciproco tra i loro sguardi o lo scrutarsi in silenzio, cercando di non esser visti.
Fino a quando Kurt non gli aveva proposto di dormire sul divano del loft e un Sebastian sogghignante aveva accettato, alludendo a come sarebbe facilmente sgattaiolato nella sua camera, quando Kurt stesso lo avesse supplicato.
Gli aveva porto coperte e cuscino per sistemare il divano letto e gli aveva augurato la buonanotte ma era stato allora che Sebastian lo aveva trattenuto, inducendolo ad adagiarsi contro la porta della sua camera.
“Buonanotte”.
Si era chinato verso il suo orecchio e Kurt ne aveva inspirato nuovamente quel profumo suggestivo, lo aveva sentito sollevargli il mento e aveva trattenuto il fiato quando i loro sguardi non si erano intrecciati.
“Stavi per baciarmi quel giorno”. Si sentì dire: una frase tutt'altro che programmata eppure era stata naturalmente proferita quando i loro sguardi si erano fusi a quella maniera del tutto intima e particolare.
“Stavi per non respingermi”. Fu la replica di Sebastian, il sorriso compiaciuto ma lo scintillio dello sguardo che ne fece scalpitare furiosamente il cuore.
“Cosa te lo fa credere?” Domandò, sorprendendosi di come sembrasse perfettamente sapere a cosa stesse pensando, cosa stesse provando.
“Mi stavi guardando esattamente così”.
“Così come?”. Aveva chiesto, quasi timoroso di saperne la risposta e sentirla così esplicita ed evidente sulle sue labbra.
“Come se avessi paura di desiderarlo così intensamente”. Sussurrò nuovamente, un respiro caldo sulle sue labbra e Kurt fremette, consapevole che se non vi fosse stata la parete, alle proprie spalle, sarebbe stato incapace di sorreggere quelle emozioni.
Emise un verso di emozione e di sorpresa.
“Sebastian”.
“Non dire nulla”.
Malgrado sembrasse un imperativo, suonò come una sussurrata preghiera ma Kurt trattenne il fiato e il suo cuore scalpitò furiosamente: era un momento di suggestiva sospensione quello in cui ne vide le palpebre celarne lo sguardo, ne sentì il respiro sulle labbra, percepì la pressione delle sue braccia intorno alla propria vita.
Un istante semplice eppure intenso quello in cui la sua mano ne sfiorò la guancia: morbida e vellutata, la pelle calda e profumata, ne disegnò i nei prima di socchiudere gli occhi e percepire il contatto tra le loro labbra.
La pressione del braccio di Sebastian divenne persino più intensa, ne cinse il collo con le braccia affusolate perché adesso che riusciva a sentirlo realmente così vicino, non avrebbe voluto lasciarlo andare in alcun modo. Indugiò anche quando quella prima pressione cessò. Sentì il respiro di Sebastian intrecciarsi al proprio, le loro fronti si sfiorarono.
Schiuse gli occhi un solo istante prima che Sebastian ne artigliasse la guancia.
“Non ho finito” commentò suadente ma sembrò anche quella un'accorata preghiera, quasi timorosi che la consapevolezza li avrebbe privati di quel momento.
Sorrise, Kurt, sulle sue labbra, si prestò a quel tocco più esigente, ne cinse più strettamente il collo e insinuò le dita tra i capelli più lunghi e morbidi sotto il proprio tocco.
Indugiarono ancora una volta così vicini.
“Non mi ero fatto male” si sentì dire, riferendosi a quella domanda che gli aveva posto quando gli era caduto addosso nel giardino della Dalton.
“Ma avevo paura”. Aggiunse.
“Ora non più?”.
“Più che mai”. Rispose, un vago sorriso.
“Ma... ”. Indugiò a scrutarlo con le sopracciglia inarcate.
“Ti sto dando il permesso di baciarmi di nuovo”. Precisò con sguardo sornione che lo fece sogghignare.
“L'avevo detto che sarei entrato in quella camera prima del previsto”.
Rise sulle sue labbra, ne schiaffeggiò il braccio ma lo cinse nuovamente a carpirne il respiro e, quando Sebastian lasciò indugiare le labbra sul suo viso, sospirò e socchiuse gli occhi.
 
 
“Verrò a vedervi vincere” gli sussurrò quando l'altoparlante annunciò il volo di Sebastian e questi sorrise ironicamente, trattenendo la borsa sportiva per la fascia a tracollo.
“Verrai a vedere i tuoi amici?” lo canzonò, ricordando la sua promessa e Kurt rise.
Scosse appena il capo.
“I miei amici, un Capitano insopportabile e... ”.
“Un esemplare unico e deleterio di giovane gay meravigliosamente affascinante ed irresistibilmente sexy?”. Domandò con sorriso tronfio, sciorinando quella manfrina quasi senza prendere fiato. Quasi la conoscesse a memoria, il che non era del tutto escludibile a priori.
“... quello che spero si consideri il mio ragazzo”.
Un sorriso increspò le labbra di Sebastian, si chinò a carpirne un bacio, ne sfiorò appena la guancia e si ritrasse.
L'altoparlante fece l'ultimo annuncio e Sebastian indicò l’imbarco: Kurt annuì, incoraggiandolo.
“Chiamami quando arrivi”.
Annuì, indietreggiò con un sorriso e si volse.
Sospirò, Kurt, indugiando con lo sguardo sulla nuca fin quando non scomparve per imbarcarsi con gli altri viaggiatori.
Stava per uscire dall'aeroporto quando sentì il trillo del telefono.
Sorrise a lungo, stringendoselo al petto.
[Da Sebastian]
Ti avverto: il tuo ragazzo non tollererà un'assenza ingiustificata.
 
 
Eccoci qui al finale della prima one-shot che, se non ricordo male, è stata la terz’ultima in ordine di scrittura visto ho cambiato idea sulla trama stessa ma questa mi ha soddisfatta, specialmente la new entry di Hunter (forse non dovevo dirlo °^°).
Al solito commenti e punti di vista sono sempre ben accolti, saluto la mia Blaine che purtroppo ha il pc fuori uso e già mi manca da impazzire ed ovviamente la Sebastian del mio Kurt ♥.
Non mi resta che darvi appuntamento a domani, il tema sarà “Mistletoe” il che dovrebbe già dirla a lunga ;)
Buon proseguimento di giornata.
Kiki (soso ouioui nonnon)87

 

 

 



[1] Immagino di non dovervi dire esplicitamente di cosa tratti la perfomance personale di Hunter durante le provinciali. J

   
 
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