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Autore: Lady R Of Rage    18/12/2012    15 recensioni
Quando uscì dal bagno, incontrò una raggiante Sadie.
-Ciao, Katie!- cinguettò la ragazza. –Dove sei stata?-
-Avevo un po’ di mal di stomaco.- si affrettò a rispondere Katie. –Ero al bagno, ma ora sto meglio.-
-Ehi, Katie, ti ricordi di quella volta che stavamo a casa di Millie White per quel pijama party, e tu ti sei sentita male, e anche io; allora siamo andate al bagno insieme, ma poi tu hai intasato lo scarico e…-
Katie la ascoltava a malapena. Quei problemi di digestione appartenevano al passato.
Uscendo, Katie scaraventò il suo tramezzino al tonno nel secchio della spazzatura.
-Perché lo butti, Katie?- domandò Sadie. –Non ti piace?-
-Non ho fame.- rispose allegramente Katie. –Allora, dove andiamo?-

Quando Katie si guarda allo specchio, non è contenta di ciò che vede.
Si vede grassa e brutta. Deve essere per questo che Justin non la guarda...
Inutile lamentarsi; meglio cercare una soluzione.
E la soluzione di Katie ha un nome ben preciso: dieta.
[AU | One-shot | Dedicata a Carrotbitchess]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Katie, Sadie
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale
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Anorexia
 
Avvertenza: i personaggi qui trattati non mi appartengono. Sono di proprietà della Teletoon.
Tutti gli eventi qui trattati sono frutto della fantasia. Qualunque somiglianza con personaggi, luoghi o eventi realmente accaduti è puramente casuale.
 
Dedicato a CarrotBitchess, e a tutte le ragazze con problemi di peso.

 
Don’t hide yourself in regret
Just love yourself and you’re set
(Lady Gaga, Born This Way)


Katie passeggiava per i corridoi della scuola, con le cuffie dell’Ipod infilate nelle orecchie.
Indossava una maglietta rosa e dei pantaloncini dello stesso colore. Le labbra erano tinte di rossetto glitterato.
Canticchiava tra sé e sé una canzone d’amore. L’amore profondo, fiabesco, il solo amore che conoscesse e che considerasse degno di essere chiamato tale.
-Ehi, Katie!-
La ragazza si voltò. Di fronte a lei c’era Justin, il ragazzo più affascinante della sua classe, con la schiena muscolosa appoggiata alla parete degli armadietti.
Beh, veramente Justin era il secondo ragazzo più affascinante della sua classe. Il primo era Alejandro – o Aleficandro, come era solito chiamarlo la sua migliore amica, Sadie – ma già da tempo la ragazza aveva capito che l’affascinante latino rappresentava per lei un passo più lungo della gamba. E in più, quello sembrava interessato a un’altra ragazza.
Justin, comunque le andava più che bene. Non era sensuale e provocante come Alejandro, ma rimaneva comunque quello che era: un modello muscoloso, abbronzato e sexy. Molto sexy.
Katie si tolse le cuffie dalle orecchie e sorrise di rimando al ragazzo.
-C-ciao Justin…- balbettò timidamente.
-Come va?-
-Piuttosto bene.- rispose Justin. –E tu?-
-Benissimo…- rispose stupidamente Katie.
Si stava di nuovo comportando come una bambinetta scema. Non riusciva nemmeno ad articolare una frase con un minimo di senso. Le succedeva sempre, quando Justin era nei paraggi.
“Avanti, sciocchina” si disse “chiedigli di uscire.”
-Oggi io, Sadie e altri ragazzi andiamo a mangiare una pizza al Crimson Club. Ti va di unirti?-
Che sollievo, l’aveva fatto. E si sentiva libera, ma allo stesso tempo ansiosa. Come avrebbe risposto Justin?
Il modello raccolse da terra il proprio zaino, e rivolse un sorriso di pietà a Katie.
-Mi dispiace tanto, ma oggi ho gli allenamenti. Magari un’altra volta, ok?-
E detto questo, se ne andò, lasciando Katie ferma in mezzo al corridoio, in silenzio.
“Bugiardo, bugiardo.” pensò Katie. “Oggi non hai gli allenamenti, lo so per certo. Oggi c’è il doposcuola.”
Katie si appoggiò tristemente al suo armadietto. Era già l’ennesima volta che Justin rifiutava di uscire con lei, e ancora non sapeva spiegarsi il perché. Spesso cercava di consolarsi dicendosi che Justin non usciva con nessun’altra delle ragazze, oltre che con lei, ma quei discorsi la facevano solo stare peggio.
Lei voleva che Justin  la guardasse. Lo desiderava con tutto il cuore. Ma il fascinoso ragazzo sembrava non sapere nemmeno come si chiamasse.
-Ciao, Katie!-
Sadie, la sua migliore amica, avanzava festosamente nella sua direzione, salutandola con la mano.
Indossava lo stesso completo che indossava lei, e anche la borsa era la stessa.
-Come sei carina, oggi, Katie. Quella maglietta ti sta benissimo.-
Era un loro vecchio rituale farsi i complimenti a vicenda, nonostante indossassero le stesse identiche cose.
In circostanze normali, Katie avrebbe risposto “no, sta meglio a te”, ma in quel momento non era proprio dell’umore giusto. Si limitò a emettere un sospiro rassegnato,.
Sadie, vedendone l’espressione, le cinse le spalle col braccio cicciottello.
-Tutto bene, Migliore Amica?-
-No.- rispose Katie. – Justin non mi guarda nemmeno. Non gli piaccio.-
Sadie sorrise alla ragazza sospirante. – Mi dispiace tanto. È assurdo che non ti guardi. Sei pure più carina di me.-
-No, tu sei più carina, Sadie.- rispose Katie.
-No, tu lo sei.-
-No, tu.-
Avrebbero potuto andare avanti all’infinito, ma nella mente di Katie era apparso, fugace, un pensiero sbagliato.
“E se lei fosse veramente più carina di me?”
 
Dopo le prime tre ore di scuola, venne l’agognata ricreazione. Sadie si avvicinò al banco di Katie dondolando sulle gambe grassocce, ma l’amica non la guardò nemmeno.
Corse fuori dalla classe, e si lanciò nel bagno delle ragazze, fermandosi soltanto di fronte a uno specchio.
Là, Katie cominciò a esaminare febbrilmente il proprio corpo. Ogni secondo che passava, scopriva rivelazioni sempre più inquietanti, terribili novità si affacciavano a lei.
Vide curve che non aveva mai visto. Dune e onde a profusione in punti che non aveva mai considerato prima di allora. Vide, per la prima volta, il suo viso rotondetto e la sua pancia sporgente.
Katie rimase paralizzata di fronte allo specchio. Era troppo spaventata da quella visione atroce anche per mettersi a piangere.
Si infilò dentro uno dei bagni delle ragazze, e chiuse la porta da dentro.
Per la prima volta tutto era chiaro. Justin aveva buone ragioni per non guardarla. Era così grassa…
“Animo, animo” si disse Katie. “A tutto c’è un rimedio”.
E il rimedio di Katie aveva un nome ben preciso: dieta.
 
Quando uscì dal bagno, incontrò una raggiante Sadie.
-Ciao, Katie!- cinguettò la ragazza. –Dove sei stata?-
-Avevo un po’ di mal di stomaco.- si affrettò a rispondere Katie. –Ero al bagno, ma ora sto meglio.-
-Ehi, Katie, ti ricordi di quella volta che stavamo a casa di Millie White per quel pijama party, e tu ti sei sentita male, e anche io; allora siamo andate al bagno insieme, ma poi tu hai intasato lo scarico e…-
Katie la ascoltava a malapena. Quei problemi di digestione appartenevano al passato.
Uscendo, Katie scaraventò il suo tramezzino al tonno nel secchio della spazzatura.
-Perché lo butti, Katie?- domandò Sadie. –Non ti piace?-
-Non ho fame.- rispose allegramente Katie. –Allora, dove andiamo?-
 
Dopo quella prima rinuncia, Katie si sentiva incredibilmente fiera di sé stessa. Se ci riusciva una volta, poteva riuscirci altre volte ancora.
Alla mensa, prese soltanto un’insalata semplice. Senza condimenti.
Tutti i suoi compagni di tavolo, Sadie compresa, la guardavano. Lei ne godette. Era certa che quegli sguardi silenziosi significassero ammirazione e desiderio di prendere esempio.
La stessa scena si ripeté a cena: Katie mangiò soltanto una mela verde.
A colazione, prese una tazza di caffè e un biscotto integrale.
Quanto al panino che aveva portato per merenda, finì nello stomaco di Owen, al quale Katie lo offrì tra moine e cerimonie.
Sadie guardava il comportamento dell’amica con gli occhi sgranati. Non aveva mai visto Katie comportarsi così.
-Katie, è il secondo panino che butti via. Non credo che ti farà bene continuare per questa strada.-
-Cosa ne sai tu?- aveva risposto seccamente Katie. –Sono a dieta. Mi servirà per il futuro. Questi panini sono soltanto immondizia, che mi renderà grassa e infelice. Io ho bisogno di questa dieta, capisci?
E… - aggiunse con un pizzico di malignità – Penso che farebbe bene anche a te.-
Sadie rimase di sasso: mai Katie aveva fatto accenno al suo peso.
Lei sapeva di non essere esattamente un fuscello, ma era felice così e non si faceva mai problemi di cibo o di peso forma. Del resto, non era necessario essere magri e perfetti per piacere agli altri e trovare l’amore: Leshawna, per esempio, aveva un sacco di amici pur essendo paffutella, e Owen era felicemente fidanzato con Izzy, che probabilmente pesava un decimo di lui. Mentre Blaineley e Heather, che pure erano magre e prorompenti, erano anche acide, malevole e piene di sé.
Semplicemente, Sadie non riusciva a spiegarsi il comportamento dell’amica di sempre.
Non trovò parole adatte a replicare alla frecciatina. Rimase là, in silenzio, mentre Katie si dirigeva verso i bagni tastandosi il bacino.
 
Da quel giorno, la vita di Katie diventò una spirale discendente.
Ogni giorno, appena alzata dal letto, correva in bagno e si posizionava sulla bilancia per controllare i progressi della sua dieta. Per ogni chilo o anche solo etto che perdeva, erano grida di gioia.
Colazione, pranzo, cena e merenda diventarono delle tappe facoltative. Katie si cibava solo con frutta e verdura, in quantità irrisorie. Una mela per pranzo, una banana per cena. Per colazione voleva solo una tazza di latte o caffè. E per quanto riguarda le merende, invece… Katie non sembrava nemmeno sapere il significato di quella parola.
Quando non studiava, Katie andava in palestra. Correva sul tapis-roulant e pedalava senza sosta sulla cyclette, per tempi che a volte sfioravano l’ora e mezzo. Quando tornava a casa era sempre sudata e traballante, ma fiera. Si sentiva come un condottiero che completava un’importante battaglia.
Il giorno in cui tutto ebbe inizio, Katie pesava quarantanove chili e mezzo. Presto quel nove si trasformò in un sei, poi in un quattro, in un due, e infine in un allettante, rotondo zero.
Ma ancora non le bastava, e così prese l’abitudine di smettere di mangiare a colazione, facendo sparire il cibo nelle falde della camicia da notte, per poi gettarlo nel gabinetto senza tanti complimenti. I genitori, a quel punto, credevano davvero che lei mangiasse.
L’ago della bilancia scendeva sempre di più. Trentanove chili, trentasette, trentatré, e infine trenta.
Trenta chili di perfezione.
 
Ormai tutti i suoi compagni di classe si erano accorti di quanto magra fosse. Alcuni sembravano indifferenti, altri erano in parte preoccupati, altri ancora erano addirittura spaventati.
Ma la più spaventata di tutti era Sadie.
Vedeva l’amica di una vita assottigliarsi a vista d’occhio di fronte a lei, come una saponetta bagnata. Cominciavano a sporgere le prime ossa: le costole, i gomiti, e poi gli zigomi.
Sadie non riusciva a capacitarsi che quello scheletro deambulante e insicuro di sé fosse quella stessa Katie con cui, un tempo, era solita vedersi al parco ingozzandosi di patatine.
Un giorno, Sadie decise di parlarne con alcune delle sue amiche più care.
-Non capisco proprio cosa stia succedendo.- balbettò. –Katie non mangia più, e pensa soltanto a dimagrire. Mi fa paura.-
Bridgette le appoggiò solidalmente una mano sulla spalla: - Su col morale, Sadie.- disse.
-Sono certa che Katie sa quello che fa.-
-Stai scherzando, spero.- la voce di Gwen era acida, tagliente.
-Hai notato quanto è diventata magra? Sembra uno zombie. È orribile, semplicemente orribile. Bisognerebbe proprio che qualcuno le metta la testa a posto, altrimenti…-
Quel vuoto lasciato da Gwen dopo le sue parole apparve a Sadie più inquietante che mai. La ragazza si mise a piangere, con il debole conforto dell’abbraccio di Sierra e delle pacche sulla schiena datele da Lindsay.
-Stai tranquilla, dolcezza.- disse Leshawna.
-Sono sicura che, un giorno o l’altro, Katie capirà che sta esagerando.
 
Ma Leshawna si sbagliava. I giorni passavano, e Katie non dava segno di migliorare.
Alla base di questo vi era soprattutto una terrificante realtà: Justin continuava a ignorarla.
Katie aveva più volte tentato di invitare il modello a uscire, dopo aver cominciato la sua orribile dieta, ma quest’ultimo sembrava non accorgersi dei cambiamenti della ragazza.
Dopo ogni rifiuto, Katie tornava a guardarsi allo specchio, concludendo che l’unico modo per avere Justin era continuare a dimagrire.
Non bastava, no, non bastava.
 
Alla fine, Sadie afferrò il coraggio a due mani e prese da parte l’amica del cuore.
-Katie, devi finirla con questa stupida dieta. Ti stai rovinando, non lo vedi? Praticamente non ti reggi in piedi. Apri gli occhi, Katie, ti prego!-
Katie la squadrò con un’espressione di odio viscerale dipinta sul viso scarno.
-No, Sadie. Tu devi aprire gli occhi.-
Sadie ammutolì. Il tono della ragazza era freddo e tagliente, come la lama di un coltello.
-Hai visto come sono diventata? Peso ventisei chili. Ventisei, capisci? Sono perfetta. Sono pura, magra, bellissima. E se continuo per questa strada, finalmente Justin si interesserà a me.-
-Justin non c’entra, Katie. Stai diventando uno scheletro. Ti si vedono persino le ossa della faccia. Questa non è una dieta, è un massacro. Sei sottopeso, Katie, non te ne accorgi? Devi mangiare di più.-
A questo punto, Katie fece una cosa che nessuno si sarebbe mai aspettato: vibrò uno schiaffo a Sadie.
-Tu devi soltanto tacere. Vuoi che diventi brutta, non è così? Brutta e grassa, proprio come te. Sei una palla di ciccia, una schifosa sfera di lardo grasso; e vuoi persino che io diventi come te? Puoi scordartelo.
Resta pure grassa e mostruosa, se credi.
Ma voglio che tu sappia una cosa: non voglio mai più avere a che fare con te.-
Sadie si massaggiò il viso rosso per la botta. Le lacrime cominciarono ad accumularsi negli occhi color nocciola.
-Ma… Katie…-
Katie non rispose. Si voltò, e si diresse a passi lenti verso la porta della classe.
Sadie si sentì morire. Lei aveva sempre avuto Katie su cui contare. Ogni momento della giornata, ogni giorno dell’anno, Katie era sempre stata l’altra metà della sua mela.
Le gambe le cedettero. Si accasciò a sedere accanto alla finestra dell’aula, con la testa nascosta tra le braccia. Prese a singhiozzare convulsamente, incurante del muco che le colava lungo le narici.
Alcune delle sue amiche si riunirono in crocchio attorno a lei, con l’intento di consolarla, ma lei le mandò via frettolosamente. Beth le offrì un fazzoletto, che rifiutò.
In quel momento, Sadie voleva solo che la sua vita terminasse.
 
Suonò la campanella, incominciò la quarta ora di lezione. Sadie tornò a sedersi sul suo banco. Si era lavata il viso e non piangeva più, ma aveva ancora gli occhi rossi. Katie non la guardava.
Entrò la professoressa di scienze, e dopo aver fatto l’appello scorse il registro per scegliere chi interrogare.
-Katherine Mills, alla lavagna.-
Katie si alzò. Era talmente magra da sembrare quasi trasparente.
Anche la professoressa parve sorpresa dalla sua magrezza, ma non batté ciglio, e domandò a Katie di ripeterle la fotosintesi clorofilliana.
E poi accadde.
Katie aprì la bocca per parlare, e improvvisamente il viso le si fece verde. La ragazza portò le due mani alla bocca, emettendo un verso rasposo, poi si chinò sul secchio delle cartacce.
Una scia verdognola di vomito le uscì dalla bocca come un fiume in piena.
Katie si appoggiò al muro della classe, come se non si reggesse in piedi. Poi le gambe cedettero come giunchi spezzati. Katie rotolò per terra.
Era svenuta.
 
Subito tutti i compagni, Sadie per prima, corsero intorno a lei. Persino Eva sembrava preoccupata.
Sadie afferrò la mano della compagna, implorandola di non andarsene via. Un fiume di pianto le percorreva il viso paffutello.
La professoressa ordinò agli alunni di sgombrare, per agevolare la respirazione di Katie. Noah si incaricò di chiamare l’ambulanza.
Era il caos. Courtney stava abbracciata a Duncan, con in viso un espressione di puro terrore. Ezekiel si era nascosto sotto un banco. DJ fu accompagnato da Alejandro ai bagni, perché non si sentiva bene.
E Justin… Justin era sparito.
Sadie fu riaccompagnata a casa dai genitori di Trent. Durante il viaggio la ragazza non proferì parola.
Si sentiva mutilata, incompleta. E colpevole.
 
Katie si risvegliò in una stanza tutta bianca. Era sdraiata su un letto, e un cavo sottile le usciva dal braccio scarno.
Accanto al letto, su una sedia di legno, sedeva sua madre.
Fu lei a raccontarle l’accaduto. Il luogo dove si trovava era un ospedale, dove secondo i dottori avrebbe dovuto trascorrere come minimo tre mesi.
A Katie, quella prigionia parve un incubo divenuto realtà. Anche se non poteva negarlo: se lo era andato a cercare.
 
Nelle ore successive, giunsero in visita i parenti: il padre, i nonni, la zia Phyllis, la cugina Jenny, e altri ancora, che contribuirono a farla sentire meno sola.
Il giorno seguente, il conforto si fece maggiore: vennero in visita i suoi amici.
Furono tutti molto gentili con lei, persino Blaineley. Le raccontarono le novità del giorno: Owen aveva ruttato in faccia alla professoressa di latino, Trent si era offerto volontario alle interrogazioni di filosofia per impedire a Gwen, impreparata, di rischiare un’ insufficienza, e durante la partita di volley a educazione fisica Eva aveva tirato una pallonata poderosa proprio in faccia ad Alejandro, causandogli un livido violaceo.
Katie ascoltò i racconti in silenzio. La facevano sentire bene, le dicevano che, nonostante tutto, era ancora una di loro.
Poi si fece avanti Justin. Il ragazzo sembrava triste, pensieroso. Offrì a Katie un pacco regalo e le dedicò un grande abbraccio.
-Mi dispiace tanto, Katie.- disse – Penso che forse fosse anche un po’ colpa mia. Non avrei dovuto trattarti così, buttarti via come uno straccio sporco. Mi potrai mai perdonare?-
Due pomelli rossi si disegnarono sulle guance scarne di Katie. La ragazza afferrò i fianchi del modello, e lo strinse forte a sé come un peluche.
-Ehi, Katie, calmati.- disse Justin – Ho detto che “forse” era colpa mia.
Non importava. Era troppo bello per essere vero.
Anche se, nonostante tutto, Katie non poté fare a meno di pensare a quanto fosse stato alto il prezzo per quella soddisfazione.
A sera, i compagni se ne andarono, lasciando Katie da sola sul suo letto.
Era in qualche modo felice. Il pacco di Justin conteneva un grazioso portachiavi rosa.
Sembrava davvero che tutto andasse bene, ma in realtà c’era qualcosa che stonava in quella visita.
Sadie, oh, Sadie non era venuta.
 
La mattina dopo, Katie fu svegliata da delle carezze delicate sulla guancia. Aprì gli occhi. Un sorriso si dipinse sulla sua bocca screpolata.
Sadie era davanti a lei. Era sorridente, più bella e paffuta che mai. Teneva nella mano una piccola busta chiusa con lo scotch, che le porse con un gesto fluido.
Katie, ancora troppo raggiante per parlare, aprì il pacchetto. Dentro c’era un piccolo ciondolo argentato.
Raffigurava un cuore, grande e ricurvo, e su di esso erano state incise con il laser queste parole:
“Tu sei bella come sei”.
-Oooh… Sadie…- balbettò Katie –Ma è bellissimo!-
Sadie glielo infilò intorno al collo, sorridendo.
-Serve per insegnarti che tu sei veramente bella come sei, e non hai bisogno di diete o digiuni per essere un’amica speciale.-
Katie non sapeva cosa dire. Era troppo commossa per articolare un testo concreto.
Poi, d’impulso, Sadie afferrò per le spalle Katie, e la strinse in un abbraccio intenso.
Katie scoppiò in lacrime. Affondò il viso nella spalla di Sadie, tra le carezze tenere di quest’ultima.
-Aiutami, Sadie.- articolò tra i singhiozzi. –Aiutami. Voglio tornare come ero prima. Rivoglio la mia vita, i miei amici, il mio corpo… Ma soprattutto rivoglio la mia MAPLV.-
Sadie rimase in silenzio. Per un terribile attimo, Katie credette che stesse per andarsene.
Invece, Sadie le circondò la spalla magrissima con un braccio bianco e grassoccio.
-Non ho mai smesso di volerti bene, Katie.- disse.
Sadie la abbracciò nuovamente. E in quel momento, Katie si rese conto veramente di quanto fosse stata sciocca a buttarsi via in quel modo.
Perché le amiche, quelle vere, valgono più di ogni chilo perso.

 
Angolo Autrice
Ciao!
Questa è la mia prima OS, quindi non uccidetemi.
Ho deciso di parlare dell’anoressia, per ricordare a tutti voi che non è importante per una persona il suo aspetto o il suo peso, quanto piuttosto la sua personalità e le sue amicizie.
Dedico questa storia a tutte le ragazze che hanno problemi con il proprio corpo, e in special modo alla mia migliore amica, per insegnare loro ad amarsi come sono, qualunque sia il loro peso.
Il cognome di Katie deriva da quello della sua doppiatrice americana, Stephenie Anne Mills.
La pallonata in faccia ad Alejandro è un retaggio della mia natura sadica.
A presto
Mitica, Will.i.am, Apl.de.ap, Taboo e Fergie
Ps: vi piacciono i Black Eyed Peas?
  
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