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Autore: maccioccafrancesca    19/12/2012    8 recensioni
[Simon Baker]
La castana si girò verso l’attore, per poterlo guardare meglio. < Non ordina nulla?>
< Non so, lei che mi consiglia?>
< La cioccolata calda è ottima.>
< Eppure la sua l’ha lasciata lì a freddare.>
< Sto parlando con lei.>
< E io con lei.>
< Le piace sottolineare le ovvietà?>
< Mi piace sottolineare le cose piacevoli.>
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di cominciare a leggere dovreste sapere una cosuccia, ovvero che questa storia fa parte di una raccolta di shot natalizie appartenente al gruppo Daydreamers. In fondo alla pagina troverete i link alle altre storie della raccolta, però ancora non sono state pubblicate tutte, quindi ogni volta aggiornerò la storia aggiungendo i vari link. 
Detto questo, vi auguro una buona lettura!
Spero che la storia vi piaccia!
 
 
 
The Daydreamers' Carol
One Night By Chance
 
 
 
24 Dicembre 2008 - 23.25 - New York
< Mi scusi, posso sedermi?>
< Sì, prego.>
La donna spostò la borsa dallo sgabello accanto al suo, così che l’uomo potesse sedersi. Non lo guardò nemmeno, si limitò a fargli posto.
Riprese a girare la sua cioccolata calda, assaporandone appieno il profumo delizioso.
< E’ qui da molto?>
La castana alzò lo sguardo sullo sconosciuto. Aveva dei bellissimi capelli dorati, dei riccioli ribelli gli cadevano disordinati sulla fronte. La stava fissando insistentemente attraverso un bel paio di occhi azzurri. Le palpebre un po’ cadenti gli davano un’aria interessante. Forse anche triste. Ma accostati al sorriso perfetto che sfoggiava sembravano ridere anche loro. Quel viso le era familiare.
< Mi ricorda molto una persona.>
< Ah sì?>
< E’ un attore, per caso?>
< Mi ha scoperto.>
< Ah, ecco spiegato. Dove l’ho già vista?>
< E’ appena andata in onda una serie televisiva in cui sono il protagonista, forse lì.>
< Probabilmente.>
< Non mi ha risposto.>
< Scusi?>
< Non mi ha detto da quanto tempo è qui.>
< Perché le interessa?>
< E’ un suo vizio non rispondere alle domande?>
< Forse. Ma ora risponda lei a me.>
< Sono un tipo curioso.>
< E io sono qui da mezz’ora. Contento?>
< Molto, grazie.>
< Di nulla.>
< Come mai qui?>
< E’ in vena di domande.>
< Gliel’ho detto, sono curioso.>
< Perché dovrei dirglielo?>
< Perché non ha nient’altro da fare.>
< Chi glielo dice?>
< Intuito.>
< Prima me lo dica lei.>
< Cosa?>
< Perché è qui.>
< Poi lei mi risponderà?>
< Posso pensarci.>
< Bene. Ho appena divorziato, mia moglie si è portata i nostri figli in Australia e io avevo voglia di venire qui.>
< Mi dispiace.> La castana si girò verso l’attore, per poterlo guardare meglio. < Non ordina nulla?>
< Non so, lei che mi consiglia?>
< La cioccolata calda è ottima.>
< Eppure la sua l’ha lasciata lì a freddare.>
< Sto parlando con lei.>
< E io con lei.>
< Le piace sottolineare le ovvietà?>
< Mi piace sottolineare le cose piacevoli.>
< Sono piacevole.>
< Perspicace.>
< Vuole sapere se lei è piacevole?>
< Lei me lo vuole dire?>
< Non le ho risposto alla domanda.>
< No, non lo ha fatto.>
< Vuole che lo faccia?>
< Sì.>
< Sono qui per pensare e prepararmi alla giornata di domani.>
< Fa il pieno di vita reale?>
< Mi scusi?>
< I sorrisi, le belle storie. Domani sarà tutta una farsa, non è così?>
< In un certo senso. È così anche per lei?>
< No. Ma ho intuito, gliel’ho detto. Quanti anni ha?>
< Nessuno le ha mai detto che è maleducato chiedere l’età ad una signora?>
< Forse. Ma lei me lo dica.>
< Ha intuito, me lo dica lei quanti anni ho.>
< Secondo me non supera i 35.>
< Ne ho 34.>
< Sembra più giovane, però.>
< E’ un complimento?>
< Sì.>
< Sembro più giovane e sono piacevole. Sono la donna ideale!>
< Potrebbe esserlo. È sposata?>
< No. Non mi interessa il matrimonio.>
< Perché no?>
< Perché è solo un pretesto. Se ci si vuole amare per sempre non serve giurarselo di fronte a nessuno.>
< Cinica.>
< Realista.>
< E lei ce l’ha un uomo che amerà per il resto della sua vita?>
< No, è difficile trovarne uno.>
< Ne troverà uno, ne sono certo.>
< Posso farle una domanda?>
< Certo che può, ma poi sta a me decidere se risponderle o meno.>
< Pensa che vorrà risposarsi, un giorno? O perlomeno trovare un’altra donna?>
< Sì, anche se mi dispiace.>
< Perché?>
< Volevo che la mia famiglia rimanesse sempre unita. Ho fallito. Mi fa sentire in colpa crearmi un’altra famiglia.>
< Lei non ha fallito.>
< E lei come lo sa?>
< Non sembra un uomo che fallisce.>
< E lei non sembra una donna che odia il matrimonio.>
< Touchè.>
< Che lavoro fa?>
< Lavoro in banca.>
< Ma avrebbe voluto fare un altro lavoro, vero?>
< Sì.>
< Qualcosa che ha a che fare con la grafica, per esempio?>
< Come fa a saperlo?>
< Cosa non le è chiaro della parola “intuito”?>
< Lei ha sempre voluto fare l’attore?>
< Un tempo miravo a diventare un campione olimpico.>
< Addirittura?>
< Ho vinto molti premi, che crede?>
< Non ne dubitavo.>
< Mi prende in giro?>
< Forse.>
Il cellulare dell’uomo squillò, facendo sobbalzare entrambi. Tutto il locale si riempì delle note di “Let It Snow”, rendendolo per un attimo più vivo.
L’attore rispose alla chiamata e cominciò a parlottare piano, intanto la donna si guardò intorno. Quel posto si ostinava a rimanere uguale. Perfino il barbone seduto al tavolo alle loro spalle era sempre lui. In fin dei conti erano diventati compagni di viaggio, quei due. Certamente aveva passato più tempo con quel senzatetto che con molta altra gente.
< Com’è possibile che scoccino anche oggi? A quest’ora!>
< Lavoro?>
< Già.>
< Deve andare?>
< Mi dispiace…>
< E di cosa?>
< Stavamo parlando.>
< Il lavoro è più importante di una sconosciuta qualunque, signor attore.>
< Il lavoro è una gran scocciatura, alle volte.>
< Sì, lo è. Soprattutto quando mancano pochi minuti a Natale.>
< Vuole la verità?>
< Sì.>
< Non è lavoro. E’ la mia ex moglie che mi ha chiamato. Vuole che vada da lei. Sa… i figli mi reclamano.>
< Non deve giustificarsi.>
< No, non devo.>
L’attore si alzò dallo sgabello, indossò cappotto, sciarpa e cappello di lana e si avviò all’uscita del locale.
< Addio, mister intuito.>
< Arrivederci, Charlie.>
< Cosa?>
Ma l’uomo era già uscito.
 
 
 
24 Dicembre 1999 - 23.38 - New York
< E’ libero questo posto?>
< Prego.>
La giovane ragazza si sedette sullo sgabello imbottito e poggiò i gomiti sul bancone, attendendo che qualcuno venisse a servirla.
Il ragazzo al suo fianco, forse un po’ meno ragazzo di lei ma comunque piuttosto giovane, le lanciò una rapida occhiata. Non avrà avuto più di venticinque anni. I lunghi capelli castani le incorniciavano il viso pallido, gli occhi scuri erano contornati da delle sottili occhiaie bluastre, la bocca sottile socchiusa, le labbra appena screpolate dal freddo. Era molto bella, a modo suo.
< Cosa ci fa una ragazza come te in un bar, la vigilia di Natale?>
Lei si girò a guardarlo, scrutandolo da sotto le lunghe ciglia.
< Passo il tempo.>
< Perché non farlo a casa, con qualcuno magari?> Chiese ancora, nonostante la risposta piuttosto secca della ragazza.
< Potrei farti la stessa domanda.> 
< Se vuoi te lo dico, ma poi tu mi devi rispondere.>
< Va bene, ti ascolto.> Si girò appena verso il ragazzo, che la imitò prontamente, e poggiò il mento sul dorso della mano, per stare più comoda.
< Mi sono trasferito da poco qui a New York, per lavoro. Sto girando un film; è una piccola parte, in realtà, ma spero mi possa aprire nuove porte.>
< Sei un attore, dunque.>
< Ci provo.>
< Posso averti già visto da qualche parte?>
< Ho girato qualche spot, ma sono andati in onda solo in Australia.>
< Vieni da lì?>
< Sì.>
< Comunque non mi hai risposto alla tua domanda: perché qui, tutto solo, a parlare con una sconosciuta?>
Lui sorrise. Aveva un bel sorriso.
< Ci credi se ti dico che, di preciso, non lo so?!>
< Forse.>
< In realtà, ecco… sono sposato da poco più di un anno e da qualche mese sono diventato padre per la seconda volta…>
< Cavolo, complimenti.>
< Ma…>
< Ma?>
< Ma Rebecca, mia moglie, per ora è rimasta in Australia, arriverà tra qualche mese. Credo che non sia un buon periodo per noi.>
< Credi?>
< Non ne sono sicuro, magari è solo una mia impressione. Magari va tutto bene.>
< E quindi sei qui per schiarirti le idee?>
< Sono qui perché non mi andava di stare a casa da solo. È triste.>
< E questo è allegro?!> Chiese retorica, indicandosi intorno.
A parte loro, nel bar c’era solo un senzatetto e un uomo ubriaco. Non era proprio il massimo.
< Questo è meglio. Tocca a te, però. Perché sei qui?>
< Ci credi se ti dico che non lo so?> Lo scimmiottò.
< No, quindi sputa il rospo.>
< Non so spiegartelo. Ci vengo spesso, la sera, prima di qualche festa importante o di qualche ricorrenza. Serve a ricordarmi cosa è reale.>
< Credo di non capirti.>
< Vediamo… prendi ad esempio il giorno di Natale! Domani ci sarà il classico pranzo con i parenti, no? Ecco, quello è il tipo di occasione in cui si perde la percezione con il reale. Tutti si vestono di sorrisi smaglianti e ricordano insieme le cose belle. Ma non è vero. È solo un’apparenza. Nessuno vorrebbe vedere dei musi lunghi a Natale.>
< E quindi vieni qui per…?> La incalzò.
< Non so. Credo sia per prepararmi a quello che mi aspetterà il giorno dopo. Sì, lo so che è strano! Non guardarmi in quel modo!>
< Non ti sto guardando in nessun modo.>
< Non lo dico mai a nessuno che vengo qui, gli altri non potrebbero capire.>
< A me l’hai detto.>
< Ma tu sei uno sconosciuto; e comunque mi stai prendendo per una pazza, quindi …!>
< Non è vero!>
< Ah no?>
< No. Penso che sei molto più normale di tante altre persone.>
< Immagino le tue conoscenze, allora!>
Si mise a ridere e lui la seguì.
< Io sono Charlie, comunque.> Si presentò lei.
< Simon. Hai un nome interessante.>
< Tu no.>
< Grazie.>
< Però è un bel nome.>
< Menomale.>
< Cosa pensi che farai una volta uscito da qui, Simon?>
< Andrò a casa?>
< Non intendevo quello.>
< Lo so. Credo che lascerò che i mesi passino. Mi impegnerò nel mio lavoro e farò di tutto perché la mia famiglia resti tale. E tu, Charlie?>
< Forse troverò un lavoro. Mi piacerebbe fare la grafica pubblicitaria, ma sono certa che alla fine mi ritroverò a fare la commessa in un market, o qualcosa del genere.>
< Perché?>
< Perché non è possibile, non è reale.>
< E a te piace il reale.>
< Già…> Charlie fissò l’uomo di fronte a lei per un interminabile secondo. < Simon?>
< Sì?>
< Pensi che ti rivedrò, un giorno?>
< Sì, su un maxischermo!> 
< Sei presuntuoso.>
< Sono speranzoso, è diverso. Dovresti esserlo anche tu.>
< Ci proverò…> 
< … Ci dobbiamo salutare, vero?>
< Credo di sì… Ma è stato bello parlare con te.>
< Anche parlare con te.>
< Addio, Simon.>
< Charlie?>
< Cosa?>
< E’ mezzanotte.>
< Allora auguri, sconosciuto.>
< Auguri anche a te, sconosciuta.>
 
 
 
25 Dicembre 2008 - 00.01 - New York
Charlie uscì di corsa dal bar. Non era preparata al freddo pungente della notte.
Simon era pochi passi avanti.
< Sei tu, vero?>
< Forse.>
< Certo che sei tu. Come ho fatto…?!>
< E’ passato molto tempo.>
< Sì, ma…!>
< Charlie?>
< Sì?>
< Buon Natale, sconosciuta.>
< … Buon Natale anche a te, sconosciuto.>
 
 
 
 
 
Note: 
Eccoci qui! Devo dire che mi sono divertita un sacco a cimentarmi in questo stile di scrittura: dovete sapere che in genere sono molto prolissa e più che sui dialoghi mi soffermo sulle descrizioni e sulle sensazioni. Invece oggi ho voluto provare a scrivere in forma dialogica. Non so come sia uscita, ma almeno mi son divertita!
E poi mi sono impegnata tantissimo a seminare partcolari importanti qui e là. Ma so che nessuno li avrà colti, sono l'unica che fa caso a certe cavolate! xD
Per esempio mi è piaciuto sottolinerare le differenze tra il primo e il secondo incontro: il darsi del "tu" contrapposto alla formalità del "lei", il presentarsi con nome e cognome contrapposto alla riservatezza del rimanere anonimi, le speranze per un futuro migliore contrapposte alla realtà delle cose, le piccole abitudini che con il tempo non sono cambiate e le allusioni di Simon al loro primo incontro.
Ero un po' indecisa su come chiudere, ma alla fine ho deciso di lasciare un finale aperto, credo che dia più veridicità alla storia! 
Per il resto ci tengo a sottolineare che Simon e Rebecca sono ancora sposati e che li ritengo una coppia bellissima, nonché una delle poche che resiste da più di vent'anni! Ma per obblighi di trama il buon Simon mi serviva divorziato, quindi perdonatemi!
Bon, credo di dover dire ancora poco. Ringrazio tutte le ragazze del gruppo, dalla prima all'ultima. Grazie per esserci sempre!
 
Ecco i link alle altre storie:
La storia di Cocchi!
La storia di LaNonnina!
La storia di Aine Walsh!
La storia di Ireth_Mezzelfa!
Io vi auguro un buon Natale, un buon Capodanno e una buona Epifania. Anzi, vi auguro un buon tutto, che serve!
Fatemi sapere che ne pensate della storia!
Un bacio enorme!
Fra.
  
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