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Autore: Onlyna    20/12/2012    3 recensioni
Quella sera però, con tutta la sua famiglia a una qualche cena di rappresentanza, ha deciso di prendere a piene mani il suo poco coraggio e provare ad avvicinarsi al ragazzo; è nel salone, davanti alla televisione che trasmette la replica degli ultimi sanguinosi Hunger Games, quando il senza-voce entra nella stanza con un vassoio tra le mani.
Hunger Games!AU.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La fic è stata scritta per la Christmas Exchange del #thegays per Paola. :)

 

 

 

And your eyes... irresistible.

 

Louis sa che non dovrebbe importargli nulla dei senza-voce che lavorano in casa sua, ma ce n'è uno, quello che crede di aver capito provenga dal Distretto 4, che non riesce proprio ad ignorare: lo segue con gli occhi ogni volta che fa il suo ingresso in una stanza, quando serve il pranzo per lui e la sua famiglia nel salone, e ogni volta prova l'inconfessabile voglia di parlargli, di essere gentile, di essergli un po' più vicino.
Il suo senza-voce ha i capelli scuri, ricci, e la pelle di porcellana; ha delle labbra bellissime, piene e rosee, che rimangono sempre e soltanto chiuse, e più di una volta si è chiesto come potesse essere la sua voce, prima che gliela portassero via per sempre. Ma la cosa che l'ha colpito di più, dal primo momento, sono stati i suoi occhi: enormi e verdi, magnetici, il sinistro leggermente strabico; sono meravigliosi, l'hanno stregato e da mesi popolano i suoi sogni.
È impossibile per lui ignorare questa ossessione, ma non può parlarne con nessuno perché quel ragazzo è un ribelle, ha provato a scappare dal suo Distretto ed è stato punito, e ha paura di quello che potrebbe succedere a lui se dicesse qualcosa riguardo la sua attrazione a qualcuno. Non si è neppure confidato con Stan, il suo migliore amico di tutta la vita, l'unica persona che sa tutti i suoi segreti; questa è una cosa grossa, sbagliata, e oltre al terrore per un suo eventuale tradimento ha paura del suo giudizio.
Quella sera però, con tutta la sua famiglia a una qualche cena di rappresentanza, ha deciso di prendere a piene mani il suo poco coraggio e provare ad avvicinarsi al ragazzo; è nel salone, davanti alla televisione che trasmette la replica degli ultimi sanguinosi Hunger Games, quando il senza-voce entra nella stanza con un vassoio tra le mani. Ha gli occhi bassi mentre appoggia il suo carico sul tavolo e comincia a distribuire il cibo sul piatto del padrone di casa, e Louis sbuffa senza accorgersene, attirando su di sé l'attenzione del giovane; per un attimo le sue iridi azzurre incrociano quelle del senza-voce, ma il ragazzo si affretta a distogliere lo sguardo nel timore di una punizione.
Dispone le posate sui tovaglioli, chiedendosi perché Louis non sia con il resto della sua famiglia, e non può fare a meno di sobbalzare quando sente una mano appoggiarsi alla sua spalla; si ritrae all'istante, istintivamente, guardando verso il volto del padrone di casa con la paura negli occhi, ma il sorriso che piega le labbra del ragazzo è dolce, quasi timido, e in qualche modo fa sparire gran parte del suo timore. Solleva appena le sopracciglia, in una silenziosa richiesta di ordini, e come sempre si trova a chiedersi perché abbia tentato di scappare dal Distretto, perché si sia fatto prendere, perché abbia lasciato che la sua voce, l'unica cosa preziosa che possedeva, venisse portata via da quegli uomini nel laboratorio; gli effetti della sua ribellione sono pesanti, insopportabili a volte, e senza che se ne renda conto i suoi occhi si riempiono di lacrime.
Louis si affretta a togliere la mano dalla spalla del ragazzo, temendo di essere la causa di quel pianto, ma il senza-voce scuote appena il capo, come per rassicurarlo, come se potesse leggere nella sua mente; sarebbe un gran vantaggio per Louis, se avesse davvero quel potere, non avrebbe bisogno di esporsi con le parole.
– Ceni con me, questa sera? – domanda con un tremolio fastidioso nella voce, guardando come il ragazzo sgrana gli occhi e socchiude appena le labbra, preso in contropiede dalla sua richiesta; Louis non riesce ad evitare di incantarsi come ogni volta davanti alle sue iridi, e il suo smarrimento deve essere evidente all'altro ragazzo, perché la sua bocca si piega in un piccolo sorriso, per la prima volta da quando è stato mandato a lavorare a casa dei Tomlinson. Dopo aver soppesato le sue possibilità per qualche minuto, e temendo che rifiutare possa costargli una punizione, Harry annuisce; non può fare a meno di arrossire quando le labbra dell'altro si tirano in un sorriso ampio e felice, non abituato da anni ad essere la causa di espressioni simili, e abbassa il viso imbarazzato.

 
 
Mangiano piano, Louis preso a raccontare aneddoti e sciocchezze al ragazzo per vedere i suoi occhi illuminarsi divertiti e Harry impegnato a godersi la gentilezza del padrone di casa: è la prima volta, da quando ha tentato di scappare dal suo Distretto, che una persona lo tratta come un essere umano e non uno schiavo, ed è deciso ad assaporare quel momento fino in fondo.
– Non so ancora come ti chiami, – mormora Louis ad un tratto, dopo aver finito di cenare, come rendendosene conto solo in quel momento; Harry si irrigidisce all'affermazione, ma il ragazzo scuote appena il capo e si alza in piedi, – sai scrivere?
L'unica risposta che riceve, e che lo fa ridere di cuore, è un sopracciglio sollevato e un'espressione offesa da parte del senza-voce; gli dice di aspettare, mentre corre nella sua stanza per prendere una penna e il blocchetto per gli appunti completamente bianco che in teoria avrebbe dovuto utilizzare a scuola, e quando torna in sala da pranzo trova il ragazzo impegnato ad osservare con nostalgia una fotografia che ritrae Louis e Stan al mare, di qualche anno prima.
– Vieni dal Distretto 4, vero? – chiede avvicinandosi al ragazzo, guardando come le sue iridi verdi si siano spente davanti alla distesa d'acqua nella foto; il senza-voce annuisce, senza voltarsi. – Ti manca?

È una domanda stupida, sanno entrambi che il suo sguardo parla per lui, ma il giovane annuisce comunque, tirando le labbra in un sorriso triste: gli manca tutto, perfino quello stato di schiavitù in cui era costretto con tutti gli altri, gli manca la sua famiglia, i suoi amici, il suono delle onde provocate dalle barche nel lago, durante la pesca.
– Raccontami di casa tua, – propone Louis, porgendogli la penna e il blocchetto per gli appunti ed accennando col capo al divano; il senza-voce annuisce ancora una volta, scribacchiando per prima cosa il proprio nome, in fretta e con una grafia tondeggiante, quasi infantile. Louis sorride, quando il ragazzo glielo fa leggere. – Raccontami di casa tua, Harry.

 

 

 

  

 

 

 

 

Bene, so che fa un po' schifo e magari non incontra le aspettative, ma è la prima volta che provo a scrivere qualcosa nell'AU di Hunger Games e le mie conoscenze del fandom non sono proprio perfette; ho letto i libri, sì, e credo che a conti fatti avrei potuto fare di meglio, ma questa cosa l'ho scritta nel giro di mezza giornata e sinceramente non me la sentivo di modificare troppo la prima versione. Spero che non faccia troppa pietà, nel caso mi scuso con chiunque abbia letto e con Paola, che probabilmente si aspettava qualcosa di molto migliore e decisamente più approfondito. Un bacione, e buone feste a tutti.

   
 
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