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Autore: mikaru99    20/12/2012    2 recensioni
La vicenda si svolge alla fine dello scontro tra Sasuke e Itachi, quando quest’ultimo viene imprigionato in un’altra dimensione…
Sasuke va in cerca del fratello e incontrerà un strana ragazza…che farà scoprire a lui, ma anche sé stessa l’importanza di essere fratelli…
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Itachi, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Naruto Shippuuden
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“Fratellone!!”
Quella voce apparteneva a un bambino dai folti capelli neri e dagli occhi grandi d’ossidiana, ora riempiti di lacrime, mete correva in direzione del fratello maggiore.
“Sasuke?” disse quest’ultimo sorpreso.
“posso venire in missione con te?” chiese il bambino facendo gli occhi da cucciolo ai quali, ne era sicuro, suo fratello non avrebbe resistito.
Ma, ahimè…si sbagliava!
Dopo aver sospirato internamente, Itachi l’aveva guardato con un misto di dolcezza e fermezza.
“No, sei ancora troppo piccolo” poi notò le lacrime che lottavano per solcare il viso diafano dell’adorato fratellino e gli accarezzo la esta sorridendo.
“Ma tra qualche anno potrai venire con me in ogni missione…è una promessa!”
“Ma…”
La voce di Sasuke suonava come rotta e lamentosa. Itachi ebbe un tuffo al cuore.
“Ma tra qualche anno, saremo grandi e non…non giocheremo più insieme”
Kami…
Possibile che ogni volta, ogni santissima volta, deve tirare in ballo il fatto che tra qualche anno non giocheremo più assieme?!
E poi?
Si può sapere chi gli ha detto che quando saremo più grandi cambierà qualcosa nel nostro rapporto!?
La risposta venne da sé.
Shisui…
Faresti meglio a dire le tue preghiere…perché la Morte non tarderà a bussare alla tua porta.
Il suo sguardo venne di nuovo rapito dagli occhi del fratello… come una calamita.
“Ma…fratellone!” ora stava piangendo apertamente “E se ti perdi…come farai senza tornare a casa…e io che faccio senza di te?”
Il cuore di Itachi fece una capriola.
Si limitò a dare un colpo sulla fronte del fratello con indice e medio, come suo solito.
“Tranquillo…non succederà nulla!” disse rassicurante
“Poi, se mai mi dovessi perdere…so che tu riuscirai sempre a trovarmi e ha riportarmi da te”
Quelle parole erano state dette per dare importanza al fratello, ma Itachi non sapeva quanto, in seguito, si sarebbero mostrate veritiere.
In tanto aveva ottenuto il suo scopo.
“Vero!” esclamò Sasuke, orgoglioso del fatto che il fratello contasse su di lui.
Poi con ciò che ha un bambino potesse sembrare una grande solennità promise:
“Tranquillo fratellone…che se ti perdi, ti trovo io!”
 
I colpi risuonavano secchi nel territorio circostante.
Itachi Uchiha aveva appena messo il fratello con le spalle a muro e ora avanzava lentamente, ma inesorabilmente, verso di lui.
“Quegli occhi…li voglio…mi appartengono”
Ansimava e trascinava ogni passo verso il fratello che lo fissava terrorizzato.
“Stupido, pensi davvero che io possa farti del male?”
Sasuke era annichilito dal panico.
Era la fine!
La paura e la stanchezza gli avevano impedito di vedere oltre.
Percepì solo il leggero colpo delle dita di Itachi sulla sua fronte e una frase…
Quella che sarebbe stata l’ultima frase.
“Mi dispiace Sasuke” la voce di suo fratello “Non ci sarà una prossima volta”
Poi più niente.
Il silenzio assoluto faceva da testimone mentre Itachi Uchiha sprofondava tra le braccia della Morte.



“Watashi narini sodateta negai…”
Itachi sussultò.
Si guardò intorno senza vedere nulla.
C’erano solo alberi….tanti alberi…tutti uguali…
“...kirei na hana o sakasou tte…”
Ma come era possibile?
Lui…
Lui era morto!
Doveva essere morto!
“Yume ga kanawanai nara…”
E quella voce?
La sentiva davvero?
Era reale?
“…akirameru nara…”
Senza sapere dove andare inizio a correre, facendosi largo tra i cespugli.
Corse ancora, e ancora.
“Hitotsubu no tane maide okou…”
Non riuscì più a rendersi conto di quanto si era allontanato né di dove stesse andando.
Si ritrovò davanti un grande cespuglio di felce.
Lo scansò di lato con la mano.
C'era un lago.
La situazione si faceva sempre più strana e surreale.
Itachi aguzzò lo sguardo; vide, attraverso una spessa coltre di nebbia provocata dall'umidità ancora più accentuata a causa della presenza del lago, le rive paludose, l'acqua verdognola e dall'aspetto lievemente putrido.
“Ima wa tou mei na...kaze non naka…”
Il suo cuore scattò fino alla gola, lo sentiva battere nei pressi del pomo d'Adamo.
C'era davvero una donna. 
Era nel lago, la vedeva chiaramente.
Di spalle, la schiena coperta da una cascata di liscissimi capelli candidi e attaccate alle spalle aveva delle lunghissime ali nere da angelo.
L'acqua stagnante le arrivava fino ai fianchi.
Era lei che cantava.
E aveva una voce bellissima.
In quel momento si sentì quasi incapace di rispondere agli avvertimenti di cautela e prudenza che gli mandava tramite impulsi il suo cervello.
Era come se il corpo fosse divenuto autonomo dai suoi comandi. Fece per uscire allo scoperto.
“...shizuka ni nemuritai no…”
Quasi sobbalzò.
Di nuovo, per la terza volta.
No, non era morto.
Per qualche scherzo crudele del destino era ancora in vita.
E qui sorgevano un sacco di domande?
Cosa diamine era successo?
Perché non era morrto?
Che diamine era quel posto?
Come ci era arrivato?
E, soprattutto, perché si trovava lì?
Ma non si preoccupò troppo di trovare subito una risposta alle sue domande.
Se c’era una virtù nel giovane Uchiha questa era sicuramente la pazienza nel saper attendere il momento propizio per ogni evento, in ogni situazione.
Eppure, in quel momento, la tentazione di andare, divenne desiderio viscerale.
Il suo corpo si mosse da solo.
Corse nell'oscurità, schivò alberi e cespugli.
Arrivò, dopo qualche minuto, davanti la grande felce.
La scansò con un braccio.
Guardò il lago.
“…tsubasa wo daite…”
La ragazza dai capelli candidi era lì, nell'acqua verdognola, di spalle.
Si muoveva con lenti e aggraziati gesti, mediante i quali sollevava schizzi d'acqua.
“Takusareta unmei no yukue sagasou…”
La vide accarezzarsi la lunghissima chioma, raccoglierla tra le mani e gettarla da un lato, sopra il petto.
Ora, riusciva a osservare anche la sua schiena, coperta da una buccia di pelle di porcellana.
Era nuda.
La voce sembrava quella di una divinità.
Sublime, incantevole, come sapeva sarebbe stato il suo viso, anche se non lo aveva mai visto.
Qualcosa gli diceva che era bella come un angelo.
Per l'ennesima volta, le gambe si mossero autonomamente.
Uscì allo scoperto e si avvicinò alla riva.
Immerse i piedi nell'acqua, che ora gli arrivava alle caviglie. Percepì il fondo fangoso e viscido e dovette prestare attenzione a non scivolare.
La donna si voltò di scatto.
Itachi rimase immobile.
Le sue supposizioni erano azzeccate.
Ciò che catturò la sua attenzione, furono due grandi occhi, espressivi, insolitamente dorati.
Quel particolare gli provocò un misto d'incanto a timore.
Erano inquietanti e spettacolari al contempo.
C'erano un paio di sopracciglia fine, scure, di una rara forma arcuata.
Un naso delicato, a punta.
E le labbra carnose, nere, in contrasto col colorito compatto di porcellana.
L'acqua le arrivava fin sopra la vita, ma bastò per fargli intravedere, tra i capelli candidi, un ventre piatto e i contorni di un seno tondo e pieno.
Era bella, senza ombra di dubbio.
Aveva il regale aspetto di una creatura mitologica.
Si fissarono.
Aveva smesso di cantare.
Itachi faceva fatica a sostenere quell'intenso sguardo preziosamente dorato, ossessivo, maniacale.
Senza preavviso, la donna si voltò nella direzione opposta.
Gli diede le spalle.
Fece due passi avanti; ora l'acqua le arrivava al seno e i lunghi capelli candidi danzavano nel lago come un'alga incolta.
“Hitohira no mai chiru hane…”riprese a cinguettare, voltandosi di nuovo verso di lui.
L’Uchiha fece qualche passo avanti a sua volta.
Si fermò, con l'acqua alla vita.
Lei sorrise.
Fece altri due passi verso il largo.
...Aisaretai soba te ni ite hoshii…”
Itachi la imitò.
Aveva perso del tutto la ragione; avvertiva un senso di vuoto nella testa, come a segnalare l'assenza del suo organo cerebrale.
L'acqua del lago era fatiscente, fredda al punto da cominciare a non sentire più le gambe.
Ma questo non lo fermò.
Accelerò il passo, fino a raggiungerla, con l'acqua al petto.
Si guardarono.
Lei aveva smesso di cantare ad alta voce e adesso gli soffiava parole incomprensibili sul viso, a circa dieci centimetri di distanza.
Lui fissava le labbra scure e carnose muoversi, dando vita a una specie di danza ipnotica.
In quel momento ebbe l'istinto di morderle.
La guardò negli occhi: erano gli occhi più grandi che lui avesse mai visto.
Brillavano di una strana luce.
Aldilà dell'oro, vedeva qualcosa splendere, qualcosa di soprannaturale.
Ancora non era del tutto sicuro se quella che stava vivendo fosse la realtà.
Innanzi tutto, perché non credeva potesse esistere un essere così incantevole.
E poi perché la sensazione che lo pervadeva in ogni centimetro delle sue membra era un torpore, molto simile a uno stato di trance.
Alzò una mano, lentamente.
Le sfiorò il mento.
Lei sorrise.
Itachi si sentì risucchiare.
In pochi secondi, si rese conto di essere sul fondo del lago, trascinato sempre più giù.
Si dimenò attraverso la densa acqua fangosa, cercò di spingersi verso la superficie, ma quella forza continuava a risucchiarlo.
Gli mancava il respiro.
Annaspò.
E, lentamente affondò….
Prima di perdere conoscenza e, ne era sicuro, la vita, udì di nuovo quella sublime voce.
“Dakedo…Ashita ga mistukaranai…”
  
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