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Autore: fragility    20/12/2012    4 recensioni
Sono in guerra con me stessa. A cosa serve vivere se ovunque c’è gente che ti critica, che è pronta a criticare ogni tuo fottuto errore?
Disordini alimentari, bullismo, depressione, autolesionismo.
Mi faccio schifo.
Mi faccio schifo ed è colpa loro. Forse anche loro si farebbero schifo, se sapessero.
Ma non possono sapere. Non possono, loro e la loro perfetta, fottuta vita.
Mi faccio schifo.
[ ATTENZIONE! Temi forti nei limiti del rating. Se non ti piace, non leggere. ]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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ATTENZIONE! Questa fanfiction non è stata scritta a scopo di lucro e non è intenzione delle autrici recare offesa a nessuno. Questo scritto non presenta comportamenti da imitare; vuole semplicemente essere una denuncia nei confronti dei problemi adolescenziali quali disordini alimentari, bullismo, droga e autolesionismo. Presenta quindi temi e argomenti forti trattati nei limiti del rating. Nel caso non vi piacesse il genere, vi prego, non leggete.


Scars


CAPITOLO I


I tried to be perfect, but nothing was worth it.
I don’t believe it makes me real
.

 

 

 

13 dicembre.

Caro Diario,
tu dovresti aiutarmi.
L’ho letto a scuola, su un libro.
Diceva che tenere un diario aiuta, è come avere un migliore amico con cui parlare.
Tu dovresti essere utile, quindi, a colmare i vuoti provocati dalla solitudine.
Perché ho più cicatrici che amici, sai?
E quelli che ho li invidio. Tutti.
Vorrei essere come loro, che mangiano e digeriscono senza problemi. Io no. Mangio, mi sento in colpa e vomito. Tutto.
Dalla prima all’ultima cosa che ho ingerito.
Sei grassa, mi dicono tutti i giorni. Sei grassa, e dopo un po’ inizio a crederci anche io.

 

 

 

 

*

 

 

 

 

14 dicembre.

Caro Diario,
non so ancora che nome darti. Sembra che io stia parlando con un animale domestico.
Non sarebbe brutto adottare un cane, mi farebbe compagnia in momenti come questi, quando sono sola in casa.
In un certo senso io abito da sola, dato che mia madre non c’è mai.
Lavora, forse. Non lo so neanche io.
Mentre lei non c’era, mio fratello stava per morire di overdose di una qualche droga, una di quelle pesanti, e lei nemmeno se ne accorgeva.
È rinchiuso in un centro di disintossicazione, ora. Lontano da qui.
Meglio.

Cambiando argomento, oggi ho comprato un nuovo album. Who you are di Jessie J.
Finora è l’unico album che mi trasporta nel mio mondo, il solo che mi fa provare emozioni che non ho più ragione di provare.
Sono in guerra con me stessa. A cosa serve vivere se ovunque  c’è gente che ti critica, che è pronta a criticare ogni tuo fottuto errore, ogni tua fottuta debolezza, ogni tua fottuta azione?
Disordini alimentari, bullismo, depressione, autolesionismo.
Mi faccio schifo.
Mi faccio schifo ed è colpa loro. Forse anche loro si farebbero schifo, se sapessero.
Ma non possono sapere. Non possono, loro e la loro perfetta, fottuta vita.
Mi faccio schifo.

 

 

 

 

*

 

 

 

 

15 dicembre.

Caro Diario,
oggi la mia giornata è cominciata bene, perché il mio primo commento davanti allo specchio del bagno è stato “Mi disprezzo. Mi faccio schifo. Sono grassa”.
Basta. La dovrei smettere, lo so. Ma non ci riesco. È più forte di me.
Poi l’ho visto, a scuola.
Ho visto Niall con una specie di Barbie e mi sono sentita affogare nelle mie lacrime.
Ho visto Niall con un’altra, con una persona che io non sarò mai, e ho pianto.
Barbie è bella. Ha i capelli lunghi e biondi e setosi. Ha delle labbra carnose, di quelle che ti viene voglia di baciare. È bella, Barbie, e io non lo sarò mai quanto lei.
Come fa Niall a stare con lei? Potrei chiederglielo, ma credo di sapere già il perché.
Basta guardarmi.
Guardami, Niall, e scegli tra lei e me.
Non è difficile. Non avresti paura di ferirmi, vero?




Gliel’ho detto.
Eravamo in punizione tutti e due, mi sono fatta coraggio e gliel’ho detto.
Mi sono seduta accanto a lui, ho chiuso gli occhi per un attimo e quando li ho aperti l’ho visto lì, di fronte a me. Sorrideva.
I suoi occhi mi hanno dato coraggio, così ho tirato su la manica della felpa e gliele ho fatte vedere.
Le cicatrici.
Ognuna di esse mi ricorda qualcosa.
Mamma. Niall. Mio fratello. E ancora Niall e la Barbie.
« Ti capisco », mi ha detto. Ha smesso di sorridere.
Per un attimo ci ho creduto veramente. Che sciocca.
Vorrei che fosse vero, Niall, quanto vorrei che lo fosse. Ma tu non puoi capire, nessuno può.
« Davvero? », gli ho chiesto. Povera, stupida Joey. Certo che no.
« Sì, e non devi vergognarti » ah no, Niall? E cosa dovrei fare, andarne fiera?
Ed è quell’attimo, quell’attimo in cui vorrei dirgli che sono a causa sua. Tutte, dalla prima all’ultima. Ma non sarebbe giusto.




Lo ammetto. Quella per Niall non è una semplice cotta. Non potrebbe esserlo.
Nonostante non mi abbia capita, io lo amo.
Lui è gentile, dolce, sensibile, romantico, bello, sa ascoltare. È perfetto.
Dimenticavo il punto più importante: lo amo.




Niall è uscito dal bagno dei maschi, dopo l’ora di fisica.
Io ero lì. Mi ha notata, mi ha sorriso e mi ha fatto l’occhiolino.
Il tuo segreto è al sicuro”, sembravano dirmi i suoi occhi. Io non ci credo.
Mi ha salutata, e io sarei voluta morire all’istante.
Solo lui riesce a provocare in me un aumento del battito cardiaco superiore alla norma e riuscirebbe a farmi venire un infarto.
Perché ne sono convinta ora più che mai. Lo amo.
Lo amo.

 

 

 

 

*

 

 

 

 

16 dicembre.

Caro Diario,
i suoi occhi.
Sono azzurri, sai? Sembrano un cielo che non tramonta mai.
Mi ha salutata. Di sfuggita, ma l’ha fatto in mensa, davanti a tutti.
Se fossi stata di ghiaccio, mi sarei sciolta.

Barbie me l’ha fatta pagare, per quel saluto.
Sono uscita da scuola e mi stavo dirigendo verso casa, quando la bionda mi ha bloccata, un ghigno stampato sulla sua bella faccia.
« Ciao, sfigata », mi saluta « cos’è, vai a casa a mangiare? Puoi farne benissimo a meno. Sei grassa, e in Africa muoiono di fame. Vergognati ».
Intorno a noi si è formato un gruppetto di ragazze. Qualcuna urlava « Dai, picchiala! ». Tutte acclamavano la rissa.
Non ce la potevo fare.
Barbie era soddisfatta « Tuo fratello spaccia ancora droga, Joey? Oppure ti ha abbandonato, anche lui, come tuo padre? ».
Non piangere, mi dicevo. Non piangere, sii forte. È facile dirlo.
«Io—» ho tentato di dire, ma lei ha continuato « E tua madre, fa ancora la puttana, sfigata? ».
Poi mi ha picchiata.
Barbie non è una di quelle ragazzine pelle e ossa che tirano pugni che paiono carezze. Barbie fa boxe, sa difendersi e non è per niente anoressica.
Credo che i lividi che mi ha lasciato mi rimarranno impressi sulla pelle ancora per un bel po’.

  
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