ATTENZIONE! Questa fanfiction
non è stata scritta a scopo di lucro e non è
intenzione delle autrici recare
offesa a nessuno. Questo scritto non presenta comportamenti da imitare;
vuole
semplicemente essere una denuncia nei confronti dei problemi
adolescenziali
quali disordini alimentari, bullismo, droga e autolesionismo. Presenta
quindi temi
e argomenti forti trattati nei limiti del rating. Nel caso non vi
piacesse il
genere, vi prego, non leggete.
CAPITOLO I
I
tried to be perfect, but nothing was worth it.
I don’t believe it makes me real.
13
dicembre.
Caro
Diario,
tu dovresti
aiutarmi.
L’ho letto a scuola, su un libro.
Diceva che tenere un diario aiuta, è come avere un migliore
amico con cui
parlare.
Tu dovresti essere utile, quindi, a colmare i vuoti provocati dalla
solitudine.
Perché ho più cicatrici che amici, sai?
E quelli che ho li invidio. Tutti.
Vorrei essere come loro, che mangiano e digeriscono senza problemi. Io
no.
Mangio, mi sento in colpa e vomito. Tutto.
Dalla prima all’ultima cosa che ho ingerito.
Sei grassa, mi dicono tutti i
giorni.
Sei grassa, e dopo un po’
inizio a
crederci anche io.
*
14 dicembre.
Caro
Diario,
non so
ancora che nome darti. Sembra che io stia parlando con un animale
domestico.
Non sarebbe brutto adottare un cane, mi farebbe compagnia in momenti
come
questi, quando sono sola in casa.
In un certo senso io abito da sola, dato che mia madre non
c’è mai.
Lavora, forse. Non lo so neanche io.
Mentre lei non c’era, mio fratello stava per morire di
overdose di una qualche
droga, una di quelle pesanti, e lei nemmeno se ne accorgeva.
È rinchiuso in un centro di disintossicazione, ora. Lontano
da qui.
Meglio.
Cambiando argomento, oggi ho comprato un nuovo album. Who
you are di Jessie J.
Finora è l’unico album che mi trasporta nel mio
mondo, il solo che mi fa
provare emozioni che non ho più ragione di provare.
Sono in guerra con me stessa. A cosa serve vivere se ovunque c’è
gente che ti critica, che è pronta a criticare
ogni tuo fottuto errore, ogni tua fottuta debolezza, ogni tua fottuta
azione?
Disordini alimentari, bullismo,
depressione, autolesionismo.
Mi faccio schifo.
Mi faccio schifo ed è colpa loro. Forse anche loro si
farebbero schifo, se
sapessero.
Ma non possono sapere. Non possono, loro e la loro perfetta, fottuta
vita.
Mi faccio schifo.
*
15 dicembre.
Caro
Diario,
oggi la mia
giornata è cominciata bene, perché il mio primo
commento davanti allo specchio
del bagno è stato “Mi disprezzo. Mi faccio schifo.
Sono grassa”.
Basta. La dovrei smettere, lo so. Ma
non ci riesco. È più forte di me.
Poi l’ho visto, a scuola.
Ho visto Niall con una specie di Barbie e mi sono sentita affogare
nelle mie
lacrime.
Ho visto Niall con un’altra, con una persona che io non
sarò mai, e ho pianto.
Barbie è bella. Ha i capelli lunghi e biondi e setosi. Ha
delle labbra carnose,
di quelle che ti viene voglia di baciare. È bella, Barbie, e
io non lo sarò mai
quanto lei.
Come fa Niall a stare con lei? Potrei chiederglielo, ma credo di sapere
già il
perché.
Basta guardarmi.
Guardami, Niall, e scegli tra lei e
me.
Non è difficile. Non avresti paura di ferirmi, vero?
Gliel’ho detto.
Eravamo in punizione tutti e due, mi sono fatta coraggio e
gliel’ho detto.
Mi sono seduta accanto a lui, ho chiuso gli occhi per un attimo e
quando li ho
aperti l’ho visto lì, di fronte a me. Sorrideva.
I suoi occhi mi hanno dato coraggio, così ho tirato su la
manica della felpa e
gliele ho fatte vedere.
Le cicatrici.
Ognuna di esse mi ricorda qualcosa.
Mamma. Niall. Mio fratello. E ancora Niall e la Barbie.
« Ti capisco », mi ha detto. Ha smesso di sorridere.
Per un attimo ci ho creduto veramente. Che sciocca.
Vorrei che fosse vero, Niall, quanto vorrei che lo fosse. Ma tu non
puoi
capire, nessuno può.
« Davvero? », gli ho chiesto. Povera, stupida Joey.
Certo che no.
« Sì, e non devi vergognarti » ah no,
Niall? E cosa dovrei fare, andarne fiera?
Ed è quell’attimo, quell’attimo in cui
vorrei dirgli che sono a causa sua.
Tutte, dalla prima all’ultima. Ma non sarebbe giusto.
Lo ammetto. Quella per Niall non è una semplice cotta. Non
potrebbe esserlo.
Nonostante non mi abbia capita, io lo amo.
Lui è gentile, dolce, sensibile, romantico, bello, sa
ascoltare. È perfetto.
Dimenticavo il punto più importante: lo amo.
Niall è uscito dal bagno dei maschi, dopo l’ora di
fisica.
Io ero lì. Mi ha notata, mi ha sorriso e mi ha fatto
l’occhiolino.
“Il tuo segreto è al
sicuro”,
sembravano dirmi i suoi occhi. Io non ci credo.
Mi ha salutata, e io sarei voluta morire all’istante.
Solo lui riesce a provocare in me un aumento del battito cardiaco
superiore
alla norma e riuscirebbe a farmi venire un infarto.
Perché ne sono convinta ora più che mai. Lo amo.
Lo amo.
*
16 dicembre.
Caro Diario,
i suoi
occhi.
Sono
azzurri, sai? Sembrano un cielo che non tramonta mai.
Mi ha
salutata. Di
sfuggita, ma l’ha
fatto in mensa, davanti a tutti.
Se
fossi stata di ghiaccio, mi sarei sciolta.
Barbie
me l’ha fatta pagare, per quel saluto.
Sono
uscita da scuola e mi stavo dirigendo verso casa, quando la bionda mi
ha
bloccata, un ghigno stampato sulla sua bella faccia.
«
Ciao, sfigata », mi saluta «
cos’è, vai a casa a mangiare? Puoi farne
benissimo a meno. Sei grassa, e in Africa muoiono di fame. Vergognati
».
Intorno
a noi si è formato un gruppetto di ragazze. Qualcuna urlava
« Dai,
picchiala! ». Tutte acclamavano la rissa.
Non
ce la potevo fare.
Barbie
era soddisfatta « Tuo fratello spaccia ancora droga, Joey?
Oppure ti ha
abbandonato, anche lui, come tuo
padre? ».
Non
piangere, mi
dicevo. Non
piangere, sii
forte. È facile dirlo.
«Io—»
ho tentato di dire, ma lei ha continuato « E tua madre, fa
ancora la
puttana, sfigata?
».
Poi
mi ha picchiata.
Barbie
non è una di quelle ragazzine pelle e ossa che tirano pugni
che paiono
carezze. Barbie fa boxe, sa difendersi e non è per niente
anoressica.
Credo
che i lividi che mi ha lasciato mi rimarranno impressi sulla pelle
ancora
per un bel po’.