Fanfic su artisti musicali > Blink-182
Segui la storia  |       
Autore: shapeshifter    21/12/2012    1 recensioni
Well, questa storia è nata ascoltando la preview (e sottolineo la preview e non l'intera canzone) di Pretty Little Girl - per l'appunto - , canzone dell'EP appena uscito.
Solo successivamente si è scoperto che fosse dedicata a Jennifer, ma a me non importa perché ormai ho tutta la mia storia che ci calza a pennello /o/
Perciò niente, spero che vi possa piacere. La storia è ambientata nel 1995, Tom DeLonge non è ancora quel Tom e c'è una certa ragazza, questa Pretty Little Girl che imparerete a conoscere... buona lettura!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Un po' tutti
Note: Lime, Nonsense, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ringrazio questa band dal cuore, continua fonte d’ispirazione

n/a: questa fan fiction l’ho scritta e pensata prima che uscisse la canzone completa e che si scoprisse che fosse dedicata a Jennifer, perciò ci ho costruito su questa mia storia. A sentirla tutta alla fine sembra reggere ugualmente per come mi son immaginata le cose io. Grazie a questa band per la continua fonte d’ispirazione

 

 

 

 

1.

Ormai ero una donna fatta e cresciuta. Avevo trentasei anni, due figli, una marea di responsabilità ma tutto sommato una famiglia felice.

Spesso cercavo di sovraccaricarmi di lavoro per non guardarmi intorno e rendermi conto di quanto la mia vita fosse dominata dai blink-182. Mio figlio era un loro fan sfegatato e non poteva fare a meno di condividere la sua passione con tutti noi. Aveva quattordici anni in fondo, la trovavo una cosa piuttosto normale.

Ciò che non sapeva era che anche io un tempo, tanto tempo fa ormai, ero fan come lui. E ciò che io non sapevo era che quel giorno mi avrebbe portata a ricordi che credevo di aver seppellito.

Era l’undici dicembre, lo ricorderò sempre. Matt tornò a casa da scuola prima del solito, aveva fretta di catapultarsi davanti al pc: presto ci sarebbe stato lo streaming di tutte le canzoni del nuovo EP dei blink.

Mi preparai psicologicamente a dovermele sorbire tutte e deglutii al pensiero di dover risentire quella voce senza non poter avere nemmeno una reazione.

Scese dopo un po’ in preda alla felicità con il suo computer portatile e mi chiese di ascoltarle. Finsi di essere impegnata a lavorare e scontento ritornò di sopra. Poco dopo mi inviò un link su facebook e scrisse “ se proprio devi lavorare a pc almeno mettiti una buona colonna sonora… “.

Sotto un link mi indirizzava su youtube e cliccai esitando un po’.

Le canzoni mi parvero tutte molto belle, quella Boxing Day ormai già l’avevo imparata a memoria dato che era uscita da ben ventiquattr’ore e già la sapevamo tutti in casa.

La traccia successiva mi lascio basita.

Pretty little girl, s’intitolava. Già a quel punto m’allarmai un po’.

Partì e per me fu come catapultarmi nell’estate del 1995.

 

Te lo dissi dal primo istante “ Se mi spezzerai il cuore io ti farò cambiare idea, Thomas DeLonge. E lo farò ancora e ancora. Gioca pure la tua parte e io farò la mia.”

Ero una giovane adolescente amante del punk-rock. Mi piaceva scatenarmi in mezzo alla folla, tingermi i capelli, andare sullo skate. Mi piaceva essere me e nessuno me l’avrebbe impedito.

Vivevo al lato della strada più periferica di Poway, con mia zia Caroline e a volte la presenza di mia madre.

La mia vita era tutt’altro che perfetta ma tutto sommato ero felice.

Frequentavo la Poway High School e a quei tempi quasi tutti nei dintorni e fino a San Diego conoscevano due ragazzi: Mark Hoppus e Tom DeLonge.

Provavo una sorta di ammirazione nei loro confronti, erano sempre stati pronti a mettersi nei guai in città e a farci fare quattro risate mentre suonavano nelle feste organizzate dai nostri amici ventunenni. Purtroppo non li conoscevo di persona, ero sempre tra quelle del pubblico che aveva piacere a vederli in azione sul palco e anche fuori.

Nell’aprile del ‘95 vidi Tom passare con un ciuffo biondo platino e questo nuovo piercing al naso.

In quel momento il mio cervello andò in fumo e capii fino a che punto ero arrivata a considerare ‘ fico ‘ quel ragazzo. Proprio mentre avevo i primi pensieri confusi su di lui si girò e guardandomi alzò il pollice sorridendo, aggiungendo “ Bella maglietta! “.

Quando voltò l’angolo assieme ai suoi amici mi guardai e vidi che era una di quelle comprate a casa Hoppus, dove la sorella vendeva il merchandising nel garage.

Quella sera non riuscii a passare la serata tranquilla: continuavo ad essere assillata dall’idea di ritrovarmelo davanti o mi ritrovavo a fantasticare su di lui in maniera insensata.

Tornai a casa e la situazione non migliorò: la mia camera era tappezzata di poster e tra questi molti capeggiavano con un “blink” gigante. Pure gli sticker di quel coniglietto si misero ad assillarmi.

 

L’indomani mattina sembrò che tutto mi fosse passato. Pensai si fosse trattata di una veloce sbandata, come spesso capita a qualsiasi persona con un passante. Mi vestii svogliatamente e con la mia maglietta dei Descendents mi avviai verso la scuola, senza fare colazione come al solito.

Passai al café vicino a casa e mi presi una ciambella, dopodiché filai per arrivare in tempo in classe.

Incontrai la mia amica Jane agli armadietti.

Lei era più carina, gentile e popolare di me. Eravamo amiche fin dalla tenera età e anche se alla fine maturando eravamo cambiate, il nostro rapporto era rimasto immutato. Lei non capiva tutta la mia passione per i concerti “movimentati” e quel tipo di musica, ma non si lamentava.

Hey Jos

“ Ciao ”

Eravamo entrambe poco cordiali di mattina, due zombie pronti a trasformarsi in feroci iene se avessi osato parlare più del dovuto. Nonostante questo avevo bisogno di raccontarle della sera prima. Mentre passeggiavamo per i corridoi, andando in classe, le spiegai l’accaduto e alla fine del racconto mi prese un po’ in giro, ma tutto sommato fu felice per me.

“ Puoi dire di essere una vip finalmente! ”

“ Con tutto quello che spendo dovrei già essere miliardaria e vippissima. Eppure non vogliono una vip che si chiami Josephine..

“ Arriverà il tuo momento..

Suonò la campanella e la discussione finì lì. La mattinata si concluse in fretta, a pranzo ci ritrovammo al Sombrero come al solito, e lei aveva già ordinato. Divorò due porzioni intere e gigantesche. La guardai con invidia e morsi la mia mela.

“ Quando la finirai con questa storia? ”, mi chiese quando finì di rimpinzarsi.

“ Che cosa? ”

“ Con le mele, le carote, le bevande energetiche.. devo continuare l’elenco?

“A mezzogiorno non ho fame.”

«E neanche alla sera, e neanche al mattino», mi suggerì il cervello. Ormai era da parecchio tempo che saltavo i pasti, un po’ per svogliatezza e un po’ perché mi era nata questa fissazione del peso forma.

Mi alzai per andare al cestino e mentre cercavo di farmi largo tra la folla sbattei contro qualcuno. Qualcuno con la q maiuscola.

“ Ma tu sei la ragazza di ieri sera! . La voce fu inconfondibile. Alzai lo sguardo a dir poco spalancando gli occhi e per poco non mi venne un collasso.

“ Tom, smettila di rimorchiare le ragazze a caso ”, il suo amico, Mark Hoppus, s’intrufolò nella conversazione.

“ Ma te lo giuro, l’ho incrociata ieri sera, è una nostra fan!

Mark mi guardò scettico, poi notò la mia maglietta e un gran sorriso spuntò sul suo volto. Tom non capì immediatamente ma quando osservò meglio ci arrivò anche lui e mi guardò esterrefatto.

“ E non solo..

Ma parla?

A quel punto mi convenne sbloccarmi da quella sorta di mutismo misto a idolatria.

“ Oh, ehm, sìsì, scusate.. I-io sono davvero vostra fan.

Non mi venne nient’altro di furbo d’aggiungere e buttai il torsolo mordicchiato della mia mela.

“ Vieni al Sombrero e mangi una mela?

Feci spallucce e dopo averli salutati timidamente ritornai da Jane e le raccontai tutto.

“ O hai un gran culo o ti sta pedinando.

“ Me la starà mandando buona stavolta... ”, alzai la testa verso il cielo.

Purtroppo, anche se sarei rimasta volentieri a vedere dove si sarebbero seduti e che cosa avrebbero mangiato, dovetti scappare a casa velocemente e salutare la mia amica.

Mi rinchiusi in camera mia, lì dove nessuno poteva disturbarmi, dove le urla di mia madre non potevano arrivare e dove potevo avere il coraggio di essere me stessa senza sentirmi scomoda.

Lo specchio mi accusava di essere troppo grassa, perciò in quella stanza non ce n’era nemmeno uno. Aveva le pareti bianche che nemmeno si vedevano perché erano  tappezzate di poster, sticker, cosparse di scritte e di impronte. Il soffitto era colorato di tante pennellate di colore diverso e c’era una scritta sola “ What a crazy world ”. L’avevo dipinto quando avevo tredici anni, molte estati prima, quando mia madre era ancora in sé. Buffo che proprio lei mi avesse suggerito quella frase.

Nel vortice dei miei pensieri sentii mia zia urlare il mio nome, scesi le scale per salutarla.

“ Ciao ”

Sei andata a salutare tua madre oggi?

Non era una domanda ma un’affermazione e così presi tutta la forza di volontà che avevo in corpo e mi avviai verso la fatidica stanza.

Entrai dopo aver bussato svariate volte.

Maddy... Devi sentire questa!

Era così ogni pomeriggio, da tre anni ormai. Mia madre mi scambiava per una sua amica, la sua datrice di lavoro, sua sorella o sua madre addirittura. Solo in rari momenti di lucidità si rendeva conto che ero io, Josephine. L’Alzheimer l’aveva colpita all’improvviso e in poco tempo se l’era portata via quasi del tutto

Ogni giorno speravo fosse il giorno in cui sarebbe morta. Era una cosa bruttissima solamente da immaginare per una figlia, ma mi ero arresa alla triste realtà che solo così avrebbe trovato pace lei, e anche noi.

Rimasi ad ascoltarla fino alle quattro, poi mi allontanai e iniziai a fare i miei compiti. Al di fuori della scuola e dei concerti, esclusa qualche uscita serale occasionale, la mia vita era piuttosto triste a vederla con altri occhi, eppure io non la trovavo così squallida e mi accontentavo di ciò che avevo.

La mia routine sarebbe stata stravolta pochi mesi dopo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Shapespace: here we are! Una nuova storia, nuovi personaggi, sempre i blink-182 e sempre io. Come detto nell’introduzione, la storia è nata ascoltando la preview di Pretty Little Girl. Sì, devo smetterla con i viaggi mentali, avete ragione anche voi, ma non ho resistito. Alla fine la canzone sembra sempre più azzeccata ogni volta che la riascolto completa, perciò ho deciso di continuare. Se devo paragonarla a quella di Skye e Mark direi che è più originale, ecco. Colpi di scena, scene più spinte, tante belle cose insomma uwu Ma non voglio aggiungere di più prima di spoilerare tutto :o

Spero che vi sia piaciuto questo primo capitolo e che leggiate volentieri anche questa long – anche perché presa benissimo da questa storia ho già scritto sette capitoli – c:

Per quanto riguarda i capitoli ho deciso di non dargli nome, sinceramente ci mettevo più a scegliere quello che a scrivere, looool~

~A presto!~

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Blink-182 / Vai alla pagina dell'autore: shapeshifter