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Autore: sopra_al_rumore    21/12/2012    1 recensioni
E' solo che, quando mi prese per i polsi e mi avvicinò a lui, mi sentì più viva che mai.
Non vedevo scintille attorno a noi.
Il colpo di fulmine lo avevo già preso anni prima per poi farlo dissolvere nel nulla poco dopo.
Forse è stato che mi ha fatto prendere fuoco senza che me ne accorgessi.
Grazie.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'odio ha fatto sesso con l'amore, uno vive l'altro muore. (Skacko & Blema - Scusami se - Prod. Dj Andry)
 

"Ed ora cosa fai? Ci sei ricascata?" mi disse il mio cervello mentre camminavo in cerca di lui.
Una storia finita prima di nascere, uno di quei colpi di fulmine che non durano più di quattro mesi.
"Se una persona ti è piaciuta sin dal primo momento, ti piacerà per sempre..." 
Questa probabilmente era la frase che più odiavo, conoscevo i miei limiti, i miei voleri e il mio passato,
ero sicura delle mie scelte e di come ero andata avanti. Una semplice cotta, così la chiamavo solitamente.
Poche persone ne erano a conoscenza, e quelle stesse poche persone hanno cancellato in fretta la mia strana volontà così come feci io.

-Sei delusa, al mondo potrebbe sembrare una cosa banale ma si vede quanto tu ci tenga. Mi dispiace amica mia...-
-Tranquilla Cherì, mi rimetterò presto...vado a fare un giro per la scuola...-
ma quale passeggiata, sapevo cosa volevo in quel momento.
Dimenticare. Volevo dimenticare quello stronzo di Harold che mi ha cancellata dalla sua vita in un batter d'occhio,
volevo dimenticare colui che in passato aveva cercato di salvarmi per poi abbandonarmi all'inferno.

Avevo bisogno di Jordan.
Il fatto che non lo sopportassi, il fatto che quel ragazzo mi mettesse in subbuglio lo stomaco ogni qualvolta incontrassi i suoi occhi nonostante non mi piacesse più,
in quel momento di atroce delusione era l'unica cosa che cercassi. Uno spiraglio per sentirmi viva. Il mio corpo era un macchina malridotta finita nelle mani sbagliate,
ma a me stessa non potevo mentire, vedere Jordan mi faceva sempre uno strano effetto che andava dal fastidio al timore, eppure in quel momento era la giusta adrenalina che mi serviva per riprendermi. 

-Non è possibile, ti trovo sempre davanti, sei un ossessione...- dissi di getto, d'abitudine, mentre presa dai miei pensieri mi scontrai proprio con colui che stavo cercando.
Come se mi avesse letto nel pensiero mi chiese di Harold, così senza neppure salutarmi, così com'era solito a fare. Cosa dovevo rispondergli?
"Sai, Harold è una gran delusione, tu sei un gran maschilista ma non credo che arriveresti ad essere tanto viscido come lui..." ma se gli avessi risposto così non avrei fatto altro che dargli la conferma che cercava da quando mi aveva conosciuto: dimostrarsi migliore di Harold.

-Guarda che parlare di lui non mi fa più effetto...-
-Allora non ti cambia nulla se vado a parlargli!-
mi sfidò con le parole e con lo sguardo appoggiandosi alla metà del muretto.
-Fai pure, ma ti avviso, non c'è più divertimento...- risposi tranquilla. Era quello che mi piaceva dell'amicizia tra me e Jordan, la costante sfida su qualunque cosa.
-Allora vado...- i suoi occhi si chiusero in un sorriso malefico e quando fece per muoversi lo bloccai istintivamente.
Non volevo che andasse da Harold, m'importava di lui, tanto da morire, tanto da stare male, tanto da non poterlo spiegare.
Volevo illudere Jordan e così facendo indurlo a parlarmi di altro che non fosse Harold, ma quel gesto mi contraddì.
-Guarda che ti faccio male...- dissi avvicinandomi e obbligandolo a toccare il muro con le spalle.
Mi trattenne per i polsi.
Dio quanto bruciava quella presa stretta.
Dio quanto bruciavano tutti quei segreti.
Dio quanto mi sentivo a mio agio in quel momento anche se avrei voluto sussurrargli: ''Non stringere così forte..."
-Ti piace un altro?- mi chiese ridendo meschinamente come era solito fare.
-Si..- mentii spudoratamente.
-Frequenta questa scuola?-
-No...-
-Chi è?-
-Pensi davvero che te lo dirò?-
-Pensi davvero che io crederò alle tue parole...?-
lo guardai perplessa -Si legge nei tuoi occhi che ami ancora Harold...- Spalancai gli occhi e lui continuò -...quando lo vedi, insomma, quando lo guardi, come lo cerchi con gli occhi quando non c'è...-
Restai in silenzio, poi continuò riportandomi alla realtà: -Quindi, ora vado da lui, prova a dirmi ancora che non t'importa di Harold...-
-Non m'importa...-

Si divincolò ma non rimasi inerme nel guardarlo andare via, non rimasi immobile permettendogli di ridicolizzarmi solo a causa della mia cocciutaggine e delle nostre continue sfide.
-Jordan...ti faccio male, lo giuro!-
Cercai invano di spingerlo nuovamente contro il muretto, lui cercò invano di trattenermi nuovamente.

Qualcuno arrivò alle nostre spalle e scambiò la scena per qualcosa di diverso da un litigio.
-Tay...- mi chiamò la donna anziana nonché mia professoressa, scandalizzata dalla visione sotto i suoi occhi,.
Jordan era un suo vecchio alunno, uno di quelli che non aveva mai sopportato.
Con occhi severi si ricompose guardandoci senza pietà, nella sua voce udivo quel filo di indignazione riguardo me e Jordan -Hai visto Johnny Smith?- 
-Chi?-
risposi senza sembrare scortese, in quel momento aveva interrotto ciò per cui avevo deciso di andare a fare un giro. -No professoressa, non so nemmeno chi sia...-
Non sarei comunque riuscita a far mente locale su questo Johnny Smith, Jordan in quel momento con le sue sfide del cazzo mi stava distraendo dalla delusione che mi ero appena presa da Harold.

Jordan guardò la professoressa con risentimento, anche da parte sua non c'era feeling con quella donna, io rimasì in silenzio sperando che non iniziassero a litigare com'erano soliti a fare anni prima.
La professoressa non riuscì a reggere i nostri sguardi e subito dopo riprese la sua strada imboccando le scale che salivano al piano superiore della scuola.
Jordan sparì senza neppure farmi un cenno, intraprese la strada che portava allo stesso piano sul quale ci trovavamo,
mentre io scioccata dalla scena decisi di scendere la rampa di scale dietro le mie spalle e andare a schiarirmi le idee in bagno.

Certo lo ricordo ancora bene quel 22 febbraio, il giorno in cui conobbi Jordan anni prima, quand'ero solo una bambina ma con le idee chiare come son sempre stata.
Ricordo ancora bene che quel giorno tornai a casa sembrando una quattordicenne sotto effetto di droghe, ma non ero drogata, mi ero presa la mia prima cotta.
Harold lo amavo già, ma da molto prima, con lui avevo saltato la parte "cotta", cuore che batte in modo esagerato, gambe che tremano e occhi sognanti, con lui ero direttamente scoppiata ad amare.
Invece Jordan a sua insaputa mi aveva insegnato l'arte dell'adolescenza vissuta, quella della quale non ci si scorda facilmente,
quella in cui m'imbatto ogni qualvolta che incontro i suoi occhi.
Ma c'è un unico problema, io Jordan non lo amo, probabilmente non l'amerò mai e non è nemmeno una cosa che voglio indurre me stessa a fare eppure ogni volta che Harold mi delude
è Jordan che cerco per distrarmi e aiutarmi a non impazzire nell'agonia che Harold si renda nuovamente conto che io esisto ed ho un cuore e dei sentimenti come tutti quelli che lo circondano.

Che strana e contorta storia vi starete dicendo,
ma dopo tutto, come direbbe Oscar Wilde: le donne non si comprendono, si amano.





 

  
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