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Autore: dierrevi    21/12/2012    8 recensioni
«Sempre meglio, comunque, di quel che è successo due anni dopo» disse la Sprite, anch'essa in tono ilare.
«Merlino, Pomona, suoni inquietante» disse Vitious. «Nell'ottantacinque, dici?»
«Esatto» continuò la Sprite. «Aveva cambiato di nuovo tecnica, ma i risultati non sono cambiati poi molto...»

Metti il primo weekend dell'anno scolastico, di un anno particolare, il 1993. Aggiungi tre insegnanti che si rilassano al pub dopo una faticosa prima settimana di lezione. Arricchisci con un episodio su cui spettegolare e condisci con un bel po' di aneddoti. Di chi parleranno mai?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Filius Vitious, Minerva McGranitt, Pomona Sprite, Sibilla Cooman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Il Gramo e i suoi colleghi



“Ci scusi, professoressa, abbiamo appena avuto la prima ora di Divinazione, e stavamo leggendo le foglie di tè e...”
“Ah, certo,” esclamò la professoressa McGranitt accigliata. “Non c'è bisogno di aggiungere altro, signorina Granger. Ditemi, chi di voi morirà quest'anno?” 
Tutti la fissarono.
“Io,” disse Harry alla fine.
“Capisco,” commentò la professoressa McGranitt guardando con i suoi occhi piccoli e lucenti. “Allora è bene che tu sappia, Potter, che Sibilla Cooman ha predetto la morte di uno studente all'anno da quando è arrivata in questa scuola. Nessuno è ancora morto. Vedere presagi di morte dappertutto è il suo modo preferito di dare il benvenuto a una nuova classe. Se non fosse che non ho l'abitudine di parlar male dei miei colleghi…”

[HP3 - Cap 6, pp. 93-94]



«Cosa vi porto, signori professori?» chiese Madama Rosmerta.
Il professor Vitious chiese un succo di lamponi con una spruzzata di seltz.
«Professoressa Sprite, il suo solito Earl Grey?»
«Me lo faresti con un goccio di whisky incendiario, tesoro?» rispose la professoressa Sprite. «Oggi ho proprio voglia di rilassarmi.»
«Un goccio di whisky e due chiodi di garofano, allora. E lei, professoressa McGranitt?»
«Uhm... Ma sì, anch'io ho voglia di rilassarmi, Rosmerta» rispose la professoressa McGranitt, e si concesse un bicchiere di vino di ortiche. Madama Rosmerta si allontanò per preparare l'ordine, e i tre insegnanti si appoggiarono agli schienali delle sedie.
La “libera uscita” al termine della prima settimana di lezioni era diventata una piccola tradizione dei tre colleghi. Al di fuori dei fine settimana concessi agli allievi, I Tre Manici di Scopa era un ottimo posto per poter chiacchierare tranquillamente, al termine di una settimana impegnativa, quale era sempre la prima settimana di lezioni. Parlavano dei nuovi allievi e dell'impressione che avevano dato di sé, dei cambiamenti dei ragazzi da un anno all'altro, o anche dell'ultimo articolo di cronaca sul Profeta, e c'era sempre qualche aneddoto da raccontarsi. Fu il professor Vitious a chiedere: «Minerva, ma è vero quel che mormorano i ragazzi? Che quest'anno Sibilla ha puntato proprio...»
«Harry Potter. Sì, è vero, Filius» rispose la professoressa McGranitt, con tono di sopportazione.
«Come se quel ragazzo avesse bisogno di altri problemi. Un tiro del genere Sibilla poteva risparmiarselo» intervenne Pomona Sprite.
«Sono d'accordo.»
«Certo, dopo quel che ha già passato quel ragazzo, al confronto le gufate di Sibilla non saranno poi così terribili» commentò Vitious, cercando di sdrammatizzare.
«Ma dico, di tutti i ragazzi che aveva in classe, proprio con Potter doveva prendersela? E poi è la solita storia ogni anno. Che vizio antipatico, il suo» gli rispose la Sprite.
«Antipatico, senz'altro. Ma lo sai com'è fatta: lei sembra crederci davvero, a quel che prevede» replicò Vitious, accomodante.
«Comunque, sembra che Potter non si sia impressionato più di tanto, fortunatamente. A differenza di qualche suo compagno» precisò la McGranitt.
«Purtroppo è sempre così» sospirò la Sprite. «Quando escono dalla prima lezione di Divinazione, bisogna sempre riacciuffarli e riportare la loro attenzione alle cose serie.»
«O peggio, consolare le vittime sconvolte. Me la ricordo bene la sua prima lezione, io: un'ora di lezione persa in lacrime e singhiozzi, povera ragazzina» le fece eco Vitious.
«Me la ricordo anch'io. La piccola Nocella Beery. La più mite della sua classe...»

2 settembre 1980
Era tutto pronto. Quasi non riusciva a crederci, ma era lì, al centro della sua aula. La sua nuova aula, in cima a una delle torri più alte della scuola. Prego: la Sua Aula, in cima alla Torre Più Alta della Scuola. La Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Quale traguardo per una strega. Ah, chi l'avrebbe mai detto...
No, no no no. Assolutamente no. Certo che l'avrebbe detto. L'aveva detto. Era assolutamente certa di aver visto tutto questo già da tempo. D'altronde lei era la pronipote di Cassandra Cooman, e buon sangue non mente, oh no. Sapeva che il destino aveva in serbo per lei questo traguardo.
Sentiva già i rumori dei suoi primi allievi mentre salivano le scale; tra poco si sarebbero affacciati dalla botola, e lei avrebbe iniziato a formare le loro giovani menti alla nobilissima, delicata (e anche molto glamour) arte della Divinazione.
La sua prima lezione stava per cominciare. Aveva pensato a lungo a come iniziare il suo corso, al programma da seguire, al giusto metodo per trasmettere i segreti della Vista; alla fine, la soluzione più semplice era anche la migliore: la Vista stessa avrebbe scelto quale via sarebbe stata la più adatta. Certo, fra una rosa di tecniche accessibili a chi ancora era digiuno della necessaria esperienza. Si potevano già scartare Rabdomanzia, Radioestesia, Sciomanzia, Sticomanzia, Chirognomia, Lampadomanzia, Cartomanzia e Taromanzia, Ciclomanzia, Cleidomanzia, Cleromanzia, Oniromanzia, Idromanzia, Pegomanzia, Lecanomanzia[1]. Ma ci si sarebbe tornati su in futuro.
Era meglio anche escludere Giromanzia, Odontomanzia, Onicomanzia, Ovomanzia, Tiromanzia, Xilomanzia, Sideromanzia, Botanomanzia, Dafnomanzia, Capnomanzia e Scapulomanzia[2]: tutta roba veramente, veramente noiosa.
Era stato più laborioso scegliere con quale tecnica effettuare la divinazione, anche dopo aver scartato Assinomanzia, Podomanzia, Omfalomanzia, Engastrimanzia, Ofiomanzia e Scatomanzia[3], discipline assolutamente ri-vol-tan-ti.
Alla fine, il sortilegio aveva sentenziato: Tasseomanzia. Una vera fortuna: era la sua tecnica preferita. Era proprio contenta di iniziare così.
Aveva speso un certo tempo per predisporre la sua aula nella maniera più adatta a favorire l'emergere della Seconda Vista nei propri allievi. Le tendine alle finestre creavano la giusta luce soffusa e calda. Qualche pezzetto di legno di sandalo e una manciata di aromi tra le braci del camino per rendere l'atmosfera più rilassante. Ovviamente, una lezione di Divinazione non poteva certo svolgersi su quei rigidi banchi scolastici, magari con lei in piedi a una lavagna a enumerare formule e movimenti. Oh, assolutamente no! Molto meglio i bassi tavolini che aveva scelto personalmente. Gli allievi avrebbero seguito la lezione in piccoli gruppi, creando quel senso di raccoglimento necessario a una buona concentrazione. Gli eleganti scaffali che aveva disposto lungo le pareti completavano il quadro, ricordando che quella era comunque un'aula di Divinazione, un luogo di studio e apprendimento. Erano ancora piuttosto disadorni, occupati solo in parte da alcuni dei più basilari strumenti per la divinazione, tra cui l'incantevole servizio da té, ma intendeva migliorare le dotazioni dell'aula con il procedere del corso. Questa sì che era un'aula per la Divinazione, non come quel bugigattolo stretto e spoglio in cui si era rintanato, anni prima, l'ultimo dei suoi predecessori. Che ad Hogwarts la materia fosse stata così trascurata era davvero uno scandalo, si disse.
I suoi primi allievi erano appena entrati: era l'ora di iniziare.
«Benvenuti!» disse, rivolgendosi agli studenti ammassati attorno alla botola.
«Benvenuti nell'aula di Divinazione, dove vi introdurrò alla conoscenza della Vista e dell'arte di interpretarla.»
L'esordio non parve suscitare particolare entusiasmi, ma era meglio così, si disse. Sarebbe stata una delusione, per coloro che si fossero dimostrati troppo entusiasti, dover magari scoprire di non possedere il dono della Vista. Continuò quindi senza scomporsi.
«Sarete sicuramente ansiosi di provare anche voi a compilare il vostro oroscopo, o di indagare la sfera di cristallo. Verrà anche quel momento, ma per ora inizieremo con qualcosa di facile che ci metta a nostro agio. Venite a prendere una tazza di té.»
I ragazzi presero le tazze dallo scaffale e si avvicinarono al camino, dove lei le riempì con la grande teiera che aveva pronta. Era una rara miscela di Darjeeling dalla particolare fermentazione, le foglie strappate in pezzetti minuti e irregolari. Era considerata la miscela migliore per la tasseomanzia[4], e lei voleva favorire in ogni modo l'emergere anche solo della minima potenzialità nei suoi allievi. Certo, la quantità necessaria ad ogni lezione aveva un costo ragguardevole, ma era sicura che sul contratto ci fosse qualcosa riguardo al rimborso delle spese per i materiali didattici.

«Ti dico che è un gufo.»
«A me sembra un orso.»
La lezione era iniziata senza intoppi, e gli studenti studiavano interessati le proprie foglie di té. A un tavolino una biondina e una ragazzina castana con due lunghe trecce stavano discutendo sulla tazza di una delle due.
«Ti dico che è un gufo!» insisteva la biondina.
«Se non è un orso, al massimo è una pecora» ribatteva l'altra.
«Fatemi vedere, care», intervenne lei per dirimere la questione.
«Se non lo guardate dalla stessa angolazione non avrete mai una lettura concorde, mie care» le redarguì. Poi prese la tazza e la esaminò.
«No, questa non era una pecora, e neanche un orso» disse rivolgendosi alla mora. «Questa è la Foresta: un periodo di incertezze da attraversare. Di chi è la tazza?»
«Mia» fece la biondina.
«E tu dicevi di vedere un gufo» disse, facendosi ruotare la tazza davanti agli occhiali.
«Dunque... una freccia rivolta verso l'alto: un'occasione da cogliere, e poi...» Dietro le spesse lenti i suoi occhi si spalancarono.
«Oh, no! No no no no, no davvero... Ma purtroppo, purtroppo... Oh, Merlino, povera piccina!»
Le due ragazzine, e non solo loro, la fissarono con occhi grandi come piatti.
«Cosa vede, professoressa?» chiese la mora.
La professoressa Cooman posò con circospezione la tazza sul tavolino, poi si portò una mano al petto e fissò la biondina con uno sguardo affranto.
«Povera cara, quello non era il Gufo. Era la Civetta! Cattivo presagio, pessimo presagio.»
La classe intera pendeva dalle sue labbra. L'allieva la guardava con il labbro tremolante e un'espressione prossima al pianto, mentre la sua compagna continuava a spostare lo sguardo dall'insegnante all'amica. Sibilla Cooman raccolse nella propria espressione tutta la commiserazione di cui poteva far mostra, trasse un profondo respiro, e poi, esalando, soffiò:
«La Civetta può voler dire Morte!»
Il silenzio di ghiaccio fu rotto un secondo dopo dal pianto disperato della biondina.



«Un inizio col botto, non c'è che dire» commentò il professor Vitious.
«E il seguito non è stato da meno» gli fece eco la Sprite.
«Vi ricordate chi è stato il fortunato dell'anno dopo?» chiese la McGranitt. «Li hai avuti tu, subito dopo di lei, Pomona?»
«Mi pare che si chiamasse Digby Stalk. Se non ricordo male, aveva rovesciato il piatto che stava leggendo, e Sibilla ha letto la sua predizione nel disegno che si era formato a terra.»
«Era sempre tasseomanzia?» chiese ancora la McGranitt.
«Alomanzia[5]» rispose l'altra.
«He he he, allora lo credo che gli è toccato quel bel responso!» ridacchiò Vitious.
«Filius, che razza di battute!» lo redarguì bonariamente la vice-preside.
«He he, ma dico» rispose lui, in tono allegro. «Almeno su certe superstizioni si potrà scherzare, no?»
«Povera Sibilla, non la prendiamo per niente sul serio» disse la Sprite, cercando di non sembrare troppo sarcastica.
«E mica solo noi» aggiunse subito Vitious. «Sentite cosa è capitato l'anno dopo...»


5 settembre 1983
«L'astragalomanzia[6] è una forma di divinazione molto antica, una delle più antiche in assoluto» spiegò Sibilla alla sua nuova classe. «Rientra nella famiglia dei Sortilegi, detta anche Cleromanzia.»
Quell'anno la sorte aveva suggerito gli astragali, e lei voleva assicurarsi che i suoi studenti non prendessero sotto gamba una così antica forma di divinazione solo perché sembrava presentarsi in maniera dimessa e poco trascendentale.
«Le forme cleromantiche richiedono che l'indovino ponga una interpellanza alla sorte, e il sortilegio darà la sua risposta alla domanda. Perciò è importante che vi esercitiate anche a porre le domande nel modo corretto, in modo da poter interpretare la risposta nel modo migliore».
Diede le indicazioni basilari, poi si mosse fra i tavoli mentre gli allievi iniziavano a lanciare i dadi e sfogliavano le pagine dedicate all'argomento.

«Va tutto bene qui, ragazzi?» chiese avvicinandosi a un tavolino a cui sedevano due studenti.
«Oh, benissimo, professoressa» rispose uno dei due in tono allegro.
Uhm, quello non sembrava l'atteggiamento giusto, di attenta concentrazione, necessario per compiere al meglio la pratica divinatoria.
«Oh? Nessun problema dite?» chiese scettica. «Riuscite ad avere un responso? C'è qualcosa che non è chiaro? Vedo che lanciate piuttosto rapidamente.»
«Sì sì, otteniamo sempre una risposta chiarissima. Vero Dyfed?» disse lo stesso studente, rivolgendosi al compagno.
«Sì, chiarissima» fece l'altro in tono dimesso.
«Va tutto bene?» chiese Sibilla, notando l'aria abbattuta del ragazzo.
«Oh, è solo stato un po' sfortunato» intervenne il primo, battendo una mano sulla spalla del compagno.
«Ha perso cinque falci. Ma sopravviverà» disse gaio, rivolto a Sibilla.
«Cinque falci? Come ha detto?...» fece lei. Ma il ragazzo si era già rivolto al compagno:
«Dai, Dyfed, prova ancora. Niente falce in palio, stavolta».
«Umpf!» fece Dyfed.
«Otterrò un risultato migliore, stavolta?» chiese, rivolto a nessuno in particolare, poi lanciò i dati. Gli astragali rotolarono sul tavolino e diedero 1-1-1.
«E sei! Dyfed, la tua sfortuna è qualcosa di patologico, davvero!»
Dyfed sbuffò sonoramente e alzò gli occhi al cielo.
«Avrò una vita ricca, lunga e felice?» chiese lanciando nuovamente i dadi.
E di nuovo i dadi rotolarono e diedero 1-1-1.
«E sette!» proclamò ilare il suo compagno.
Sibilla Cooman si portò la mano alla bocca.
«Sette Colpi del Cane!» esclamò angosciata.
I due ragazzi la fissarono incuriositi.
«Come ha detto, scusi, professoressa?»
«Sette Colpi del Cane. E dopo una domanda del genere, per di più! Mio caro ragazzo,» disse, prendendo Dyfed per le spalle, «il Colpo del Cane è il risultato più sfavorevole. Ottenerlo per sette volte di fila, sette! è una circostanza molto nefasta. Ma ottenerlo con una tale interpellanza! Devi essere forte, ragazzo mio. Povero ragazzo! La sorte è maligna: questo è un gravissimo presagio di morte!»



«Sospetto che, in tutto ciò, Sibilla non abbia preso il minimo provvedimento rispetto al fatto che due suoi allievi giocassero d'azzardo in classe» commentò la McGranitt con ironia.
«Tecnicamente, si potrebbe affermare che stessero seguendo le sue indicazioni: entrambi mettevano una moneta da una falce sul tavolino, poi chiedevano:”Vincerò io questa falce?” e lanciavano i dadi. La sorte rispondeva sempre molto chiaramente» spiegò Vitious. «Ineccepibile, non trovate?»
I tre insegnanti si permisero una risatina.
«Mi pare che un provvedimento l'abbia preso, no?» disse la Sprite.
«Decisamente, una minaccia di morte non mi pare un provvedimento appropriato» replicò la McGranitt.
«He he. Avanti, Minerva» ridacchiò Vitious. «Chissà cosa diresti tu se a lezione trovassi due studenti a fare scommesse sulla tua materia.»
«Oh, non dire sciocchezze, Filius!» protestò lei, sorridendo, però, mentre lo diceva.
«Sempre meglio, comunque, di quel che è successo due anni dopo» disse la Sprite, anch'essa in tono ilare.
«Merlino, Pomona, suoni inquietante» disse Vitious. «Nell'ottantacinque, dici?»
«Esatto» continuò la Sprite. «Aveva cambiato di nuovo tecnica, ma i risultati non sono cambiati poi molto...»


3 settembre 1985
È cosa nota e risaputa che per un insegnante i primi anni siano i più difficili. Glielo avevano detto in molti, e lei era assolutamente d'accordo. Certo, i suoi inizi si erano rivelati forse un po' più difficili del dovuto, ma era il prezzo che chi scrutava la sorte sapeva di dover accettare. Non era colpa dei suoi allievi se la Divinazione non era un'arte per tutti, ma era suo dovere di insegnante far sì che tutti loro ricevessero un'occasione, e che potessero avere l'opportunità di far emergere la Vista in sé stessi.
Era un compito ingrato, il suo. I suoi colleghi di Incantesimi o Trasfigurazione non si sarebbero certo sognati di insegnare ad allievi Babbani, mentre lei ogni anno accoglieva classi intere di studenti che erano assolutamente privi del dono della Vista. Ma, nonostante questo, lei avrebbe fatto il proprio lavoro.
E se, di tanto in tanto, si permetteva un bicchierino di Sherry per rinfrancare lo spirito (di rado e con moderazione, beninteso), la cosa era certamente scusabile.
Quell'anno, comunque, era certa di aver trovato la tecnica giusta per cominciare nel migliore dei modi, e ora era pronta ad accogliere i nuovi allievi con una sorpresa che non avrebbe mancato di scatenare in loro il fascino per lo studio. Niente dadi tentatori o noiosi piatti di sale. Qualche simpatico animaletto che catturasse la loro attenzione, ecco l'idea!
Va detto che alcune delle tecniche a cui aveva pensato erano davvero impraticabili, come l'Apantomanzia, l'Ippomanzia o la Geranomanzia. Ittiomanzia e Mirmomanzia erano tremendamente noiose, e di certo non avrebbe scelto la (bleah!) Miomanzia![7]
Convincere il Preside non era stato affatto difficile. Anzi, l'idea gli era piaciuta subito, e Rubeus Hagrid le aveva procurato bestiole in quantità sufficiente ad allestire un piccolo serraglio.
Quando la nuova classe ebbe preso posto lei si presentò, poi aprì la grossa gabbia e ne fece uscire gli occupanti.
«Cominceremo con un esercizio di Ailuromanzia[8]. State tranquilli, non è nulla di complicato. La divinazione è un'arte che richiede una grande attenzione e pazienza. Attenzione ai dettagli e pazienza. Questo esercizio servirà a darvene un assaggio: ailuromanzia significa “divinazione del comportamento dei gatti”. Ora voglio che vi dividiate a coppie e scegliate un gatto per ogni coppia.»
Molti allievi la guardarono un po' perplessi. Gli oggetti della lezione, intanto, avevano iniziato a sciamare dalla gabbia e ad esplorare il nuovo ambiente; la maggior parte di loro, molto gattescamente, non degnò della minima attenzione alcuno degli umani nell'aula.
«Dovete attirare il gatto prescelto sul vostro tavolino. In questi due cesti di fianco a me ci sono degli strumenti per aiutarvi. Potete usare una piccola manciata di croccantini magici, o il suono di uno di questi bubboli. Quando il gatto è salito sul vostro tavolino dovete carezzargli le zampe anteriori tre volte, poi osservare quel che fa nei due minuti successivi. Confrontate la vostra osservazione con le spiegazioni delle pagine 27 e 28 di Svelare il Futuro
Seduti a un tavolino, Edwin Diggle e Norbert Niffler osservarono la variegata fauna esplorare la stanza attorno a loro.
«Ci pensi tu, per favore?» chiese Norbert al compagno.
Edwin andò a prendere una manciata di croccantini, li piazzò al centro del tavolino, poi ne lanciò uno al gatto più vicino, che aveva iniziato a guardarlo speranzoso. L'animale sgranocchiò il dono, poi si avvicinò e, con calma, salì sul tavolino per fare colazione.
Edwin fu sorpreso di vedere Norbert fissare il felino con fastidio.
«Che c'è? Puzza?» chiese.
«Io odio i gatti» sibilò Norbert.
«Ma come, tu non eri quello che ama gli animali?»
«Io amo i cani. A casa ho una famiglia di alani, e se danno la caccia ai gatti non ho nulla in contrario.»
«Wow! Ne hanno mai catturato qualcuno?» chiese Edwin, incuriosito.
«Credo che ogni tanto acchiappino qualcosa, perché li vedo meno affamati» ghignò Norbert in risposta.
Edwin si ricordò che dovevano accarezzare le zampe anteriori del gatto, prima che quello se ne andasse sentendosi ignorato. Viste le ultime scoperte, ci pensò lui senza chiedere al compagno se voleva farlo.
«Ma li hai mai visti catturare un gatto?» chiese poi, per tornare in argomento.
«Qualche volta li inseguono» raccontò Norbert. «Una volta ne hanno fatto scappare uno su un albero, ma si era rifugiato su un ramo basso, e Bue è quasi riuscito ad afferrarlo. Il gatto allora è sceso e se l'è filata, non so come ha fatto.»
Edwin alzò le sopracciglia.
«Bue?»
«Gli alani sono cani molto grossi» spiegò Norbert.
La conversazione orbitò sugli alani ancora per qualche frase, finché Edwin non si ricordò dell'ospite che ancora occupava il tavolino.
«Però, questo sì che è grattarsi!» constatò.
Il gatto stava dando fondo a tutte le sue energie per grattarsi un punto dietro la nuca. Non risparmiò alcun tipo di contorsione o attorcigliamento, e il quaderno che Edwin aveva aperto sul tavolino a inizio lezione si coprì in breve di ciuffi di pelo.
«Carino...» commentò freddamente Norbert. «E su questo bisognerà fare un predizio- Gattodimmerda!» esclamò d'improvviso, colpendo l'animale con una sberla.
Il gatto schizzò giù dal tavolino con un miagolio, e andò a rifugiarsi su uno scaffale a qualche metro di distanza, dove si fermò a leccarsi una zampa con nonchalance tipicamente gattesca.
«Che succede qui? Cos'è questo chiasso?» chiese la professoressa accorrendo immediatamente.
«Devo toglierle tre punti per la parolaccia. E altri cinque per aver picchiato un gatto. Ma cosa le salta in mente?» esclamò.
«In effetti» si aggiunse Edwin «per un po' di pelo io non...»
«Altro che pelo! Quello stupido gatto ha pisciato sul mio libro!» sbottò Norbert indicando la propria copia di Svelare il Futuro, aperta alla pagina indicata dalla professoressa, inequivocabilmente macchiata da “qualcosa” di liquido. L'odore che iniziava a diffondersi avvalorava la sua versione dei fatti.
Il felino in questione, dallo scaffale, fissava la scena con aria che si sarebbe potuta definire compiaciuta.
«Ottimo! Ottimo!» il commento della professoressa sorprese tutti i presenti.
«Il futuro prossimo le sorride radioso, non è davvero il caso di lamentarsi. Controlli il suo libro, controlli!» lo esortò.
«Mi presti il tuo?» chiese Norbert al compagno. Questi gli passò il proprio volume, trattenendo una risatina.
Mentre Norbert cominciava a cercare la pagina, la professoressa si dedicò a Edwin.
«Avete osservato altre azioni del vostro gatto?» gli chiese.
Edwin le rispose giulivo:
«Be', si è grattato fino a riempirmi il quaderno di pelo, ma direi che non mi posso lamen-» ma si interruppe vedendo la professoressa sbiancare e portarsi una mano alla bocca.
Lei afferrò teatralmente uno dei ciuffi di pelo grigio e se lo rigirò lentamente tra le dita.
«Oh, cielo, povero ragazzo. Oh, Merlino, che sfortuna...» mormorava tra sé.
«Professoressa?...» chiese il ragazzo.
«Caro ragazzo, questo è un pessimo segno. Il Gatto che Abbandona il Pelo è un presagio dei più nefasti!»
Trasse un profondo respiro ed esclamò:
«Un presagio di morte!»
Norbert abbassò il libro e fissò l'amico. Attorno a loro si era fatto silenzio assoluto.
«Pare che sia andata peggio a te» disse calmo.
Edwin sbatté il palmo della mano sul tavolo e si rivolse al compagno di tavolino:
«Fammi capire: un gatto mi lascia del pelo sul quaderno e io dovrei morire, neanche fossi allergico. A TE un gatto ha pisciato sul libro e dovresti esserne contento!?» disse, mostrando di essersi impressionato ben meno del minimo prevedibile.
«Lo trovo molto ingiusto!» sentenziò poi con aria offesa, rivolto alla professoressa.
«E anche abbastanza schifoso» aggiunse Norbert altrettanto indignato, ma molto, molto più disgustato.
Mentre l'intera classe lottava per non scoppiare a ridere, la povera Sibilla non sapeva più se il suo batticuore era dovuto alla terribile predizione della sorte, o all'incredibile sprezzo che i due ragazzi mostravano per la sua nobile Arte.



I tre docenti ridevano di gusto attorno al tavolo.
«Santo cielo, che cosa disgustosa, quel ragazzo avrà dovuto gettare il libro, temo» disse la McGranitt dopo aver calmato le risa.
«Credo sia stato inevitabile. Temo che Severus non gli abbia lasciato scelta» aggiunse Vitious.
«Severus!? Vuoi dire che la loro lezione successiva è stata Pozioni? Oh, povero ragazzo! Se ne sarà sentite dire di tutti i colori» commentò la Sprite.
«E non solo lui. Severus e Sibilla hanno avuto una tale discussione che per un mese hanno persino evitato di incrociarsi nei corridoi. Vi ricordate?» raccontò la McGranitt.
«Oh, ecco a cos'era dovuto. Non avevo mai capito perché avessero litigato. A parte il fatto che sono due personalità inconciliabili» disse la professoressa Sprite. «E dire che Sibilla si sforza tanto di variare il programma con cui inizia l'anno. Che bel risultato.»
«Sì, bisogna ammettere che la buona volontà ce la mette».
«Ma, comunque, non perde quel suo vizio di veder morti in ogni nuova classe. L'anno dopo è stata la stessa cosa...»


4 settembre 1986
Tre tazze.
Tre tazze del costosissimo servizio che aveva comprato solo sei anni prima, specificamente create per la divinazione. E con quegli adorabili disegni rosa che le ricordavano così tanto le tazze che aveva visto nella vecchia casa della sua bis-bis-nonna Cassandra.
Tre tazze in meno di mezz'ora. Tutte uccise dalla stessa persona. Quella ragazzina dai capelli di un colore improbabile stava compiendo una strage!
«Nynphadora, vero? Nymphadora, mia cara...»
«Tonks. Mi chiami Tonks, professoressa, per favore.»
«Tonks, certo». L'avrebbe chiamata anche 'Fior-di-loto' pur di farla smettere.
«Tonks, forse è meglio se lasci perdere la parte del bere il tè. Va benissimo se leggete tutte e due la tazza della tua compagna, non ti preoccupare.»
«Mi scusi, professoressa. Non faccio apposta, mi creda...»
«Ma certo, cara, ma certo! Solo, lascia che sia la tua compagna a versare il tè e filtrare i fondi, va bene?»
«Va bene professoressa.»
Sibilla sospirò di sollievo e tornò a muoversi tra i tavolini per controllare il lavoro degli studenti.
«Va tutto bene qui? Qualche problema, Basil?»
«Non riesco a distinguere bene questa forma, professoressa» disse Basil, porgendo la tazza.
«Fammi vedere, caro» rispose lei, e fece per prendere la tazza, quando...
CRASH!
“Non di nuovo, Merlino...”
«Mi scusi professoressa!...»
Sibilla si impose uno stato di calma.
«Tonks, non ti avevo detto di lasciar fare alla tua compagna?» disse, simulando tranquillità meglio che poteva, mentre si dirigeva di nuovo al tavolino incriminato.
«L'ho fatto, professoressa, davvero! Ma poi l'ho urtata con il gomito...»
La compagna annuiva, più rassegnata che infastidita.
«Tonks, ti prego, fa attenzione. E muoviti meno che puoi, d'accordo?»
«D'accordo, professoressa. Mi scusi...» rispose la ragazzina, annuendo convinta.
“E speriamo che sia finita” si disse Sibilla, riprendendo a girare per l'aula.
Era decisamente il caso di procurare delle tazze sostitutive per quegli allievi che dimostrassero così poco rispetto per la nobile porcellana.
«Professoressa, professoressa!» la richiamò Basil, dal suo tavolino. «La mia tazza...»
«Oh, sì» fece lei, tornando verso di lui. «Dunque, fammi vedere» disse, allungando la mano.
CRASH!
Sibilla incassò la testa fra le spalle, come colpita fisicamente. Ritirò la mano e si voltò.
«Tonks?»
«Mi spiace, mi spiace, mi spiace professoressa. Sono scivolata...»
“Rilassati, Sibilla. Rilassati! Pensa agli aromi del fuoco, Sibilla. Li senti gli aromi del fuoco? Rilassati” si disse la donna.
«Tonks, come puoi aver fatto, questa volta?» chiese, tornando di nuovo verso la ragazzina. I suoi capelli rosa erano passati al rosso fuoco, così come il viso.
«Non ho fatto apposta, davvero! Mi stavo sporgendo per leggere la tazza senza toccarla, ma sono scivolata e ho urtato il braccio di Marthia...»
Sibilla si mise una mano sul viso:
«Tonks, rimani seduta, per favore».
Era più una supplica che un ordine. Con un gesto della bacchetta, mandò i nuovi cocci ad aggiungersi al mucchietto dei loro predecessori, radunati in un angolo. Si trovò a pensare che stava diventando dolorosamente pratica di quel tipo di incantesimi, che fino ad allora aveva trascurato serenamente. Voltò nuovamente le spalle alla ragazzina dai capelli cangianti e cercò di tornare ad uno stato sereno e positivo. Senza troppo successo.
«Professoressa!»
Basil continuava a volere il suo consulto sulla tazza. A quest'ora avrebbe almeno potuto chiedere un'opinione ai suoi compagni di tavolino.
«Un secondo soltanto, Basil» gli rispose, mentre si fermava da un altra allieva a metà strada fra lui e Tonks. Chiarì i dubbi della ragazzina e si avvicinò nuovamente allo smanioso Basil. Allungò nuovamente la mano per prendere la tazza, e nuovamente...
CRASH! «Accidenti! Professoressa, mi perdoni, davvero io...»
Non disse nulla, non fece nulla. Piantò lì di nuovo il povero Basil, si voltò e si avviò verso quel tavolino.
«Tonks. Decisamente non è il caso che tu prosegua. Per favore, raccogli le tue cose e aspetta fuori dall'aula la fine della lezione, d'accordo? E, ti prego, fai attenzione mentre esci. D'accordo?»
I capelli di Tonks virarono verso il grigio topo, mentre l'allieva assumeva un'espressione contrita.
«D'accordo, professoressa. Mi scusi...»
Sibilla spazzò via i nuovi cocci e si appellò a una visione di tisane fumanti, cercando di ritrovare la propria pace interiore. Fu ostacolata, in questo, dal trovarsi nuovamente davanti agli occhi il piccolo Basil, con un'espressione implorante al punto da sembrare dolorosa, e rafforzò il proprio tentativo con la trasformazione della tisana in un thé generosamente arricchito di gin. Si ripromise di realizzare la cosa quanto prima.
Confortata dalla prospettiva, riuscì finalmente a prendere la tazza dalle mani del ragazzo e si stava disponendo alla lettura quando si udì nuovamente:
CRASH!
Al rumore dello schianto, Sibilla strinse istintivamente la tazza tra le mani.
«Tonks! Ti avevo detto di USCIRE!» esclamò, prima ancora di voltarsi.
«Stavo uscendo! Mi sono impigliata con la borsa! Mi dispiace!» rispose la voce di una Tonks chiaramente prossima al panico.
Sibilla stava per avviarsi di nuovo verso il tavolino della ragazza, quando si ricordò della tazza che aveva in mano. Le gettò un'occhiata di traverso.
«La Falce. Mi spiace, è un cattivo segno» disse freddamente a Basil. «Temo, tesoro, che avrai vita breve.» E senza tante cerimonie gli restituì la tazza, andando ad occuparsi dei frammenti delle sue preziose, amate porcellane.



«Con tutti i guai che si creava intorno, avrei detto che la 'prescelta' di quell'anno sarebbe stata proprio Nynphadora Tonks. E invece non è stato affatto così» confidò la professoressa Sprite.
«Invece se l'è presa con il povero Basil Shunpike, poverino. Sempre Tassorosso, comunque» completò la frase per lei il professor Vitious.
«Un po' una lagna, quel ragazzo,» riprese la Sprite, «ma tanto discreto. Avrebbe preferito sparire che causare problemi a chicchessia».
«Credo che Sibilla abbia apertamente implorato il Preside di trasferire Tonks ad un altro corso» intervenne la professoressa McGranitt, «e visto che lei non aveva niente in contrario, Silente l'ha accontentata, in via eccezionale.»
«Quella ragazza era un condensato di buona volontà. Ma che disastri riusciva a combinare...» rammentò Vitious.
«Ricordo che al sesto anno mi disse che voleva tentare il corso per Auror. L'ha poi fatto davvero, Pomona?» chiese la McGranitt.
«L'ha fatto, sì!» rispose la Sprite. «E sta anche andando bene. Finora ha passato tutte le prove. Se continua così, si diplomerà entro un anno».
«Mi pare» aggiunse Vitious, pensieroso, «che ce ne sia stata anche un'altra, che ha cambiato corso dopo la prima lezione...»


5 settembre 1988
Cominciava a pensare che sul suo corso gravasse una maledizione. Una maledizione vera, non come quelle sciocche dicerie sulla cattedra di Difesa contro le Arti Oscure. Era davvero frustrante vedere che la sorte si accaniva sulle sue nuove classi: sembrava che ogni anno il fato reclamasse una sua vittima. Non c'era modo di evitarlo, la sorte imperscrutabile (ma non per lei) a volte trovava il modo di parlare con voce chiara, inequivocabile. Prendiamo quel che era appena successo, proprio lì, nella sua aula, con i nuovi allievi che iniziavano il suo corso. Il sortilegio le aveva consigliato di cambiare nuovamente tecnica, e la scelta della sorte era caduta, questa volta, sulla Catoptromanzia.[9] Sicuro, la Vista l'aveva avvertita delle complicazioni che sarebbero derivate dall'uso degli specchi cabalistici[10] (costosi, tremendamente costosi), ma, trattandosi di principianti, non era necessario ricorrere a tanto. C'erano ottime usanze continentali che potevano andare benissimo (escludendo la scuola franca, beninteso. L'aveva sempre pensato, che i francesi fossero dei barbari[11]). La maniera ungherese sembrava fatta apposta per il suo caso: dei begli specchi da mano, con le cornici in argento lavorato, acqua di sorgente in cui immergerli, un cero in mano e una stanza buia. Un'atmosfera davvero magica.
Certo, gli specchi avevano avuto comunque un certo costo; ma era riuscita a convincere il Preside che, affrontando la tecnica dal lato più semplice, avrebbe potuto evitare di dover ricorrere, più avanti, ai ben più costosi specchi cabalistici. Era stata una bella vittoria ottenere gli specchi d'argento. Un evento a cui brindare. Un brindisi per ogni specchio. E ce n'erano venti, felicità!
Ma non divaghiamo. Dicevamo che era riuscita ad accogliere i suoi nuovi allievi con un'atmosfera davvero magica.
Eppure, un fulmine a ciel sereno aveva guastato tutto. Proprio quando nella stanza le energie si erano finalmente quietate, creando quell'atmosfera perfetta, che apriva le menti e avvicinava i ragazzi al loro occhio interiore; quel silenzio così denso, così vivo, con la concentrazione palpabile, spezzato così malamente da quell'orribile rumore. Il fragore di cristallo schiantato, il cozzo dell'argento che si scontrava con il pavimento, lo sciaguattìo dell'acqua rovesciata, così fredda, che si spargeva sui presenti, e che aveva schizzato anche lei, così fredda, compromettendo dolorosamente il delicato equilibrio mentale che aveva raggiunto.
Certo, il vero shock lo aveva avuto quando si era resa conto dell'accaduto. Un presagio funesto, funestissimo. L'acqua versata ovunque, ma, quel che era peggio, lo specchio! Non semplicemente caduto, no. E neanche semplicemente rotto. No, era frantumato, e contorto. Quale orribile visione! E l'allieva che lo reggeva, povera piccola! Era stata una scena davvero penosa doverle spiegare il significato di ciò che era successo.
Ma non c'erano scuse che tenessero, non era questione di volerlo o non volerlo. Non contava nulla se lei, l'insegnante, sembrava furiosa in quel momento. Non avrebbe certo permesso a manifestazioni così rozze e primordiali di interferire con la Vista, sapeva controllarsi, lei. No, quando uno specchio sfugge così dalle mani che lo reggono, c'è un solo presagio possibile.
Povera piccina.
Meglio berci su.



«Sicuro che la piccola ha cambiato corso,» commentò la McGranitt, «Sibilla quella volta ha davvero esagerato: la poveretta è uscita dall'aula in lacrime!»
«E' una cosa di poco conto, visto come vanno poi a finire le sue predizioni» disse Pomona Sprite, «ma mi secca un po' che prenda di mira i Tassorosso ben più spesso degli altri. Anche questa qui era dei miei.»
«Se è per questo, negli ultimi anni ha cambiato gusti. Le piacciono un po' di più i Grifondoro» puntualizzò la McGranitt.
«Sì, direi che è vero» ammise subito la Sprite. «Però, di' la verità: due anni fa hai quasi sperato che avesse ragione, vero?»
Minerva McGranitt alzò per un attimo gli occhi al cielo. «Non tentarmi, Pomona... » disse in tono scherzoso. «Comunque aveva sbagliato mira, seppure di poco...»


3 settembre 1991

Cominciava a sentirsi veramente frustrata. A dispetto dei suoi tentativi di cambiare tecnica divinatoria e iniziare l'anno in maniera efficace, la maledizione della prima lezione aveva sempre colpito comunque. Ormai aveva iniziato ad aspettarselo, ma ogni volta era così speranzosa, così desiderosa di vedere le cose andare bene, che rimaneva comunque sconvolta. E in più, dopo la strage di tazze di tre anni prima, era anche restia a riproporre quella che era la sua tecnica preferita. Quella e l'Oinomanzia[12]. Ma l'oinomanzia non si poteva certo praticare con gli studenti del terzo anno. Neanche del settimo, quanto a questo. Non era una cosa da lezione. Era più un fatto privato, da praticare di tanto in tanto, giusto per tenersi in esercizio.
La tecnica di quest'anno, comunque, poteva essere interessante. Una forma di Acumanzia[13] abbastanza semplice, fra le varie possibili, praticata con tredici lunghi aghi, smussati per sicurezza. I ragazzi sembravano mostrarsi interessati. Ogni tanto si udiva nell'aula il rumore degli aghi lasciati cadere a mazzo sui tavolini per iniziare la lettura, e la maggior parte delle teste era china sugli aghi e sui libri per i responsi. Bene.
Diede un'occhiata, allungando il collo, verso i tavolini più lontani. Le due ragazzine a destra stavano provando a lanciare gli aghi nel modo giusto. A sinistra tre ragazzi, i due ai lati con le capigliature rosse e il terzo, molto riccio, seduto tra loro. Anche loro erano chini sul tavolo, con il libro aperto davanti. Bene. Sibilla iniziò a muoversi tra i tavoli, per seguire i primi approcci degli studenti.

«Mosso,» sbuffò George, «tocca a te, Lee.»
«Ora ti mostro io come si fa» bisbigliò Lee Jordan, iniziando delicatamente ad estrarre un ago dal mucchio. «E uno...» e ripose un ago davanti a sé. «E due... E... Acc! Mosso. Prego, Fred.»
«Al lavoro!» sussurrò Fred, attaccando il mucchietto di aghi.
In breve tempo ne estrasse sei, e la partita fu matematicamente sua.
«Tocca a te lanciare, Lee.»
«Però, questa materia non è male per niente, no?» chiese George.
«La Cooman è davvero strana come dicono, comunque» commentò Fred.
«Ma è vero che ha predetto la morte a un sacco di studenti?» chiese Lee in un soffio.
«Pare che ne trovi almeno uno ogni anno.»
«E l'anno scorso un Serpeverde ci stava restando davvero» raccontarono i gemelli, sempre bisbigliando.
«Ma allora ci azzecca!»
«Veramente non era quello che aveva indicato lei. Lei aveva puntato un Tassorosso, credo Pokeby. Invece, il giorno dopo, uno della nuova classe dei Serpeverde per poco non schiattava a lezione. Stavano provando a leggere il futuro con la cera fusa[14]: la lasciavi colare nell'acqua fredda e guardavi che forme venivano fuori.»
«Oh, una cosa rischiosissima...»
«No, a meno che tu non ti beva la coppa d'acqua in cui hai versato la cera. Gliene è andato di traverso un pezzo e l'hanno salvato appena in tempo.»
«Cielo, che imbecille...»
«Dai, Lee, lancia.»
Lee lanciò il fascio di aghi, rigorosamente secondo le istruzioni della professoressa, e quelli si allargarono sul tavolino.
«Dunque, vediamo» disse, iniziando a studiare il groviglio. Stava per allungare la mano e iniziare, quando Fred gli diede due colpetti sotto il tavolo. Non servivano parole: “insegnante in arrivo”. Alzarono tutti e tre lo sguardo e rivolsero a Sibilla un trio di sorrisi innocenti.
«Va tutto bene, ragazzi? Qualche problema con la lettura?» chiese lei.
«Tutto bene, professoressa» risposero i gemelli in coro. Con il professor Piton, o con la professoressa McGranitt, questo genere di risposte non funzionava più. Ma Sibilla non li conosceva ancora, e non sospettò nulla. Si rivolse a Lee:
«Sei tu che stai leggendo? Cosa vedi?» gli chiese.
Lee deglutì a vuoto, prese il libro (fortunosamente aperto alla pagina giusta) e cercò di provare a decifrare il fascio di aghi:
«Dunque... tre aghi affiancati... “vita sociale piuttosto brillante”...»
Sibilla annuì per incoraggiarlo.
«Qui sopra, invece... mi sembrano altri tre aghi che... convergono senza toccarsi... “il vostro comportamento creerà malumori”... Oh, strano davvero.»
«Impossibile, professoressa. Lee è il ragazzo più tranquillo che abbia mai conosciuto!» intervenne George a difesa del compagno calunniato dagli aghi.
«E poi...» continuava Lee nel frattempo. «Ah, qui è tutto un groviglio!»
«Fammi vedere, caro» disse Sibilla abbassamdosi a studiare gli aghi.
«Uhm... questi tre sopra, disposti così, indicano periodo problematico per la salute. Dovrai riguardarti ragazzo, sta arrivando l'autunno. E questi sotto... NO!»
Gli allievi dei tavoli vicini si voltarono a guardare, sorpresi.
Nella testa di Sibilla si formò chiaramente il pensiero “Ecco, di nuovo”.
«Oh, santo cielo, santo cielo! Chi ha lanciato questi aghi?»
«I-io» rispose Lee.
Sibilla si coprì gli occhi con una mano e trasse un profondo respiro.
«Oh, povero giovane, la sorte ti è nemica! Merlino, non fatemi dire altro.»
Tutti quanti si erano azzittiti e guardavano verso il tavolino del trio. La tensione nell'aria era palpabile. Fred e Lee deglutirono, a disagio. George si arrischiò a chiedere:
«Professoressa, cosa succederà a Lee?»
«Due aghi incrociati ortogonalmente, esattamente al centro» spiegò lei, con la pena nella voce. «Un innegabile presagio di morte!»
«Oooooh!» fecero in coro George e Fred.
«Oh, Merlino, è meglio che mi sieda. Mi dispiace, mio caro, mi dispiace davvero.»
Rivolse a Lee uno sguardo di profonda commiserazione e barcollò verso la sua poltrona, al di là dell'aula.

Questa era l'ultima volta, pensava, davvero l'ultima volta che iniziava l'anno con una nuova tecnica. D'ora in avanti solo tasseomanzia. Niente più dadi tentatori, gatti insolenti, fragili specchi e complicanze varie. Se proprio era destino che la sorte si accanisse ogni anno sulle sue nuove classi, almeno che lo facesse con una tecnica piacevole e rilassante.

Al tavolino, intanto, Lee Jordan fissava il mucchietto di aghi con un certo fastidio. Non aveva più nessuna voglia di giocare a shangai. Per il resto della vita, intendeva.
«Tranquillo, vecchio» disse George passandogli un braccio sulle spalle. «Vedrai che non ti succederà niente: ci siamo noi con te!»
«Sì! Non ti lasceremo un secondo, vedrai!» aggiunse Fred, ripetendo lo stesso gesto.
«Grazie ragazzi» sospirò Lee guardando a destra e a sinistra. «Adesso sì che mi sento tranquillo...»



«E quest'anno è toccato a Potter» concluse la professoressa McGranitt.
«E' ora di parlarne col Preside, Minerva. Uno all'anno, ogni anno. Basta!» le disse la Sprite.
«In realtà, glielo accenno ogni anno, ma lui ci passa sempre sopra» replicò la McGranitt. «E' con lei che dovremmo parlare, non trovate?»
«Possiamo anche provarci» fece l'altra, a sua volta. «Ma lo sai anche tu. Non c'è peggior sordo...»
«Certo, hai ragione. Ma potremmo provare a farle notare che la sua materia non ci fa una bella figura. Tutte quelle predizioni a vuoto...»
«Questo potrebbe essere un argomento vincente per chiudere la storia.»
«A proposito di chiudere, signore mie» intervenne Vitious. «Dobbiamo avviarci o resteremo chiusi fuori. E' quasi ora di cena.»
«Oh, cielo! Questi pomeriggi sono sempre così fugaci. E' davvero ora di avviarsi.» La professoressa Sprite si alzò e recuperò il mantello, imitata dai suoi due colleghi.
«Arrivederci, Rosmerta.»
«Buonasera, Rosmerta.»
«Buonasera a voi, arrivederci!»
La porta si chiuse con il suo solito tintinnio, e i tre insegnanti si avviarono nel tramonto, chiacchierando, verso il castello.




Note
[1] Rispettivamente: divinazione dei bastoni, divinazione col pendolino o altri strumenti, divinazione degli spiriti, divinazione delle frasi estratte a sorte, divinazione dei palmi delle mani, divinazione della luce, divinazione delle carte e dei Tarocchi, divinazione delle ruote, divinazione delle chiavi, divinazione delle estrazioni a sorte, divinazione dei sogni, divinazione dell'acqua, delle acque di sorgente, dei bacini d'acqua. Torna alla storia
[2] Rispettivamente: divinazione delle vertigini, divinazione dei denti, divinazione delle unghie, divinazione delle uova, divinazione del formaggio, divinazione del legno bruciato, della paglia bruciata, delle piante bruciate, di corone di alloro bruciate, divinazione del fumo, divinazione delle scapole di bovini e caprini. Torna alla storia
[3] Rispettivamente: divinazione delle asce, divinazione dei piedi, divinazione del cordone ombelicale, interpretazione dei suoni provenienti dal ventre dell'indovino o di una persona ispirata, divinazione dei serpenti, divinazione delle feci (solitamente animali). Torna alla storia
[4] Divinazione delle foglie di té. Ma forse l'avevate già capito. Potreste essere portati per la materia, mai pensato di seguire un corso? Torna alla storia
[5] Divinazione del sale. Si poteva praticare in diversi altri modi: gettando il sale nel fuoco e interpretando gli scoppiettii, oppure interpretando eventi fortuiti come il sale dimenticato, la saliera rovesciata; in particolare, era ritenuto un cattivo presagio se un commensale si addormentava prima che le saliere fossero sparecchiate. Probabilmente da questa pratica ha avuto origine la nota superstizione secondo la quale rovesciare il sale porterebbe sfortuna. Torna alla storia
[6] Divinazione dei dadi. Per praticarla, anticamente si utilizzavano quattro dadi a quattro facce ricavati dagli astragali, ossia da una particolare vertebra di animale. Ogni faccia possedeva un proprio valore (1, 3, 4 o 6). Nell'europa medioevale i dadi si ridussero a tre. Torna alla storia
[7] Rispettivamente: divinazione dell'avvistamento di animali, divinazione dei movimenti dei cavalli e divinazione del volo delle gru; divinazione dei pesci e divinazione delle formiche; divinazione dei topi/roditori. Torna alla storia
[8] Se invece di distrarti e venir subito qui ogni volta, prestassi attenzione alla lezione sarebbe meglio. Torna in aula e ascolta la prof: sta per spiegarti tutto. Torna alla storia
[9] Divinazione mediante gli specchi. Torna alla storia
[10] Sono sette globi dei sette metalli che corrispondono ai sette pianeti: ferro= Marte; argento= Luna; ferro dorato= Sole; stagno= Giove; vetro pieno di mercurio= Mercurio; rame= Venere; piombo= Saturno. Sono congiunti da una catenella di rame e di zinco. Torna alla storia
[11] Gli antichi Franchi, per dirne una, predicevano il futuro osservando uno specchio nero posto in una stanza illuminata da una candela fatta con grasso di impiccato. Torna alla storia
[12] Divinazione del vino. Che lei comunque preferisce praticare con lo Sherry. Torna alla storia
[13] Divinazione degli aghi. Più in generale, si potevano usare anche altri oggetti che avessero forma allungata, come bastoncini od ossicini. Torna alla storia
[14] Tecnica generalmente nota come Ceromanzia. Torna alla storia



Angolo dell'autore
Scritta per il MISSING MOMENT QUEST II, indetto a Firenze attorno a metà ottobre.
Al quale partecipano anche (in rigoroso ordine alfabetico): Charme, con Kreacher è a Hogwarts. E Kreacher non vuole. Ma Pix sì!, Elos, con Un'occasione da non perdere, ferao, con How to train your nephew, Iurin, con Lealtà in dubbio, lady hawke, con Una mano lava l'altra, Laelia, con Il momento della verità, e Rowena, con Chiken flambé.
Fateci un giro, mi raccomando!

  
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