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Autore: Edelvais    22/12/2012    3 recensioni
Improvvisamente una strana voglia s'impossessò di lei, spostando i suoi pensieri e le sue preoccupazioni in secondo piano; sapeva di non riuscire a farne a meno, doveva averle a tutti i costi. "Merda", pensò riconoscendo di non avere né la forza né la volontà di alzarsi da quel comodissimo divano. Poi una lampadina le si accese nel cervello, e gridò a gran voce: «Puck! Vieni subito qui!»
Prendete una Quinn incinta e un Puck della prima stagione, aggiungeteci le voglie da donna incinta e... Puff! Ecco qui la mia fic! Buona lettura :).
[One shot; Quinn/Puck; Prima stagione.]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray | Coppie: Puck/Quinn
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Di voglie, ormoni e fragole








Quinn se ne stava comoda sul divano di casa Puckerman, le lunghe gambe distese e la testa appoggiata su un morbido cuscino, mentre leggeva una rivista di Gossip. Con una mano sfogliava svogliatamente le pagine, e con l'altra accarezzava dolcemente la pancia, già parecchio evidente.
I suoi occhi verdi scorrevano rapidi tra le righe, ma la sua mente era altrove. Ultimamente i suoi pensieri erano sempre rivolti a tutto ciò che le stava succedendo: la gravidanza, il litigio con i suoi genitori, la gravidanza, Finn, la gravidanza, Puck… Improvvisamente sentì il suo viso avvampare, come se una semplice scintilla avesse provocato il più grande degli incendi, e si sorprese a mordersi nervosamente il labbro.
Noah Puckerman, l'origine di tutti i suoi problemi, il ragazzo che sosteneva di amarla ma di non volersi staccare dal sé stesso bisognoso anche del calore di altre; la sua nemesi, il suo chiodo fisso. Eppure non riusciva a capacitarsi del fatto di credere di ricambiare quel sentimento così astruso e al contempo appagante.
Quando stava con lui si sentiva… completa. Nonostante delle volte si ritrovasse ad odiarlo per ciò che aveva combinato grazie alla sua infinita impulsività e leggerezza nell'affrontare le cose, doveva ammetterlo almeno a sé stessa: con lui accanto era convinta di essere al sicuro, e tutti i suoi problemi svanivano come polvere nel vento.
Inoltre una cosa che amava di lui era la sua capacità di avere sempre la risposta pronta alle sue frecciatine, ed entrambi si divertivano a confrontarsi in dialoghi poco amichevoli.
Gettò la rivista sul tavolino di fianco al divano, e prese ad osservare con una cura e un affetto materni il suo pancione. Sorrise, pensando a quando aveva detto ironicamente al compagno: "anche se dovesse nascere con la cresta, non ammetterò mai che è tua figlia", e a come erano finiti per lanciarsi il cibo addosso, ridendo e scherzando come una vera coppia.
Improvvisamente una strana voglia s'impossessò di lei, spostando i suoi pensieri e le sue preoccupazioni in secondo piano; sapeva di non riuscire a farne a meno, doveva averle a tutti i costi. Merda, pensò riconoscendo di non avere né la forza né la volontà di alzarsi da quel comodissimo divano. Poi una lampadina le si accese nel cervello, e gridò a gran voce: «Puck! Vieni subito qui!»
In un lasso di tempo che pareva mezzo secondo, il ragazzo si era catapultato nel salotto, con un rotolo di carta igienica in mano e i pantaloni sbottonati. Era palese il suo luogo di provenienza.
«Cosa c'è?! Stai male?! Ti si sono rotte le acque?! La bambina è già fuori?!» Disse con una velocità impressionante. La sua espressione trasudava di preoccupazione, che però si spense non appena vide un sorriso divertito illuminare il volto di Quinn.
«No, idiota!» Esclamò cercando invano di trattenere una risata. «Ho una voglia matta di fragole.»
Puck emise un sonoro sospiro. «E mi hai fatto correre qui dal bagno per questo?» Poi aggrottò la fronte, perplesso. «Fragole? Ma se siamo a Febbraio!»
«Non mi importa in che mese siamo, e nemmeno se ancora i supermercati non le vendono! Voglio delle dannatissime fragole! Subito!» Lo aggredì, irritata.
«Ma non saprei nemmeno dove andarle a comprare!» Protestò il ragazzo.
«Cercale, inventale, ma fai qualcosa!» Sbraitò di nuovo.
«Ehi ehi calma! Adesso vado! Cercherò di fare il possibile, ma non ti assicuro niente.»
«Oh certo, se vuoi che tua figlia abbia una voglia a forma di fragola stampata in faccia fai pure con calma.» Replicò sarcastica.
Puck sbuffò. «Okay okay, avrai le tue fottutissime fragole.»
«Così va meglio.» Sorrise soddisfatta.
Il ragazzo stava per varcare la soglia di casa quando la voce di Quinn lo bloccò.
«Ah, Puck», cominciò divertita. «Prima di andare, tirati su la cerniera dei pantaloni.»
«Divertente! Soprattutto quando si viene chiamati a lasciare all'istante un lavoro importante per delle stupide fragole.» Borbottò uscendo dall'abitazione.

«Lei e le sue maledettissime fragole!» Salì in macchina continuando a lamentarsi e a mugugnare imprecazioni. Inserì la chiave e partì, impaziente di trovare i frutti tanto ambiti da Quinn e di tornarsene a casa.
Percorsi alcuni chilometri, si ritrovò davanti ad un supermercato; vi entrò di corsa e cominciò la ricerca.
Dopo alcuni minuti passati ad osservare ogni scaffale del reparto ortofrutticolo, gli si avvicinò una commessa. «Mi scusi signore, sta cercando qualcosa?»
«Si, vorrei delle fragole.»
Quella scoppiò a ridere, suscitando l'irritazione del ragazzo.
«Mi dispiace deluderla, ma siamo solo agli inizi di Febbraio, ancora devono maturare. Non le avremo prima della fine del mese.»
Puck sbuffò. «D'accordo, grazie lo stesso.»
Uscì dal supermarket per montare di nuovo in macchina, deciso a trovare quelle fragole.
Mentre guidava s'immaginava Beth, sua figlia, con una voglia sulla faccia a forma del frutto, sproporzionata al suo piccolo visino da neonata. Accelerò mentre cercava di cacciare questi pensieri dalla mente per poi fermarsi in un altro supermercato. Ma anche qui nulla. Nemmeno l'ombra di una fragola.
Proseguì per alcuni chilometri, visitando ogni singolo negozio alimentare, e quando ormai fu sul punto di arrendersi, intravide al lato della strada un baracchino di fruttivendoli stranieri.
Parcheggiò e si avvicinò al proprietario, dall'inconfondibile accento italiano.
«Mi scusi, avete delle fragole da vendermi?» Incrociò le dita, disperato.
Un uomo piuttosto anziano annuì sorridendo e indicandogli una piccola cassetta con un piccolissimo numero di quei frutti.
«Non sono ancora del tutto mature», disse dimostrandosi capace di un inglese coi fiocchi. «ma sono le prime che abbiamo colto, direttamente dall'Italia!»
Puck aveva già smesso di ascoltare l'uomo da quando aveva visto le fragole nella cassetta.
Porse al proprietario una banconota da dieci dollari, e s'impossessò finalmente di quei maledettissimi frutti, che tanto lo avevano fatto penare.
«Non la ringrazierò mai abbastanza! Tenga il resto!» Esclamò correndo con la busta di fragole in mano verso l'automobile, felice come un bambino il giorno di Natale.
«Finalmente!» Si gongolò appoggiando il sacchetto nel sedile posteriore. «Stai tranquilla Beth, non avrai nessuna voglia di fragola sulla faccia!»
Ripartì, questa volta in direzione casa Puckerman, e si accorse solo in quel momento che era già sera.
Caspita, aveva viaggiato tutto il giorno solo per trovare un paio di fragole?
Quando arrivò fece il più presto possibile parcheggiando la macchina alla meno peggio e catapultandosi in casa, reggendo trionfante il sacchetto tra le mani.
«Ce l'ho fatta!» Gridò. «È stata dura perché queste stronzette di solito maturano verso fine mese, ma niente è impossibile per un Puckerman!»
Quinn intanto lo stava fissando con un sopracciglio inarcato e un espressione scocciata dipinta sul viso.
«Sei arrivato, finalmente! Sai che ore sono?! Sei partito alle tre e ritorni alle sei? Tre ore solo per trovare delle fragole? E non dirmi che c'era traffico, perché non ti credo.»
«Non le avevano da nessuna parte, sono riuscito a trovarle in un baracchino di fruttivendoli italiani.»
«Be', comunque ora non le voglio più.»
Puck sgranò gli occhi, indeciso se tirarle addosso la busta costringendola a mangiarle una ad una, o gridarle contro quanta fatica avesse impiegato per questo suo capriccio.
«Come?!»
«Non mi vanno più. La voglia è passata…» Quinn fece spallucce, ritornando a leggere la sua rivista.
«Come sarebbe a dire la voglia è passata?!»
«Quello che ho detto, genio.»
«E tutta la fatica che ho fatto?! Buttata nel cesso?!»
La bionda sospirò. «Devi sapere, Puck, che le donne incinta hanno queste voglie improvvise, ma dopo qualche minuto se ne vanno. Puff, sparite!» Spiegò ironicamente come se stesse parlando con un bambino.
Il ragazzo gettò la busta di fragole ai piedi del divano dov'era Quinn, esausto. Non aveva le forze per arrabbiarsi con lei, quella giornata intera di ricerche gliele aveva prosciugate tutte.
Si diresse al piano superiore, sbadigliando, ma una voce lo richiamò al salotto.
Un grande terrore lo assalì: Quinn aveva un'altra voglia. No, no, questa volta non l'avrebbe accontentata!
«Puck!»
Cosa c'è ancora? Pensò sbuffando. Si voltò e ritornò dov'era prima, fissando la ragazza con occhi imploranti.
«Questa volta scordati che ti vada a cercare qualche altro frutto introvabile!»
«Veramente avevo voglia di un'altra cosa…»
«Sentiamo.» Disse sperando di non dover ripetere la storia di poco prima.
«Un bacio.» Ecco, l'aveva detto. Un sorrisetto malizioso le si dipinse sulle labbra.
Puck rimase sorpreso dalla richiesta, ma al contempo felice. Felice di non ritrovarsi a vagare per la città alla ricerca di qualche cibo assurdo ma, soprattutto, di sapere di aver fatto finalmente centro su Quinn.
«Sarei un maleducato se te lo negassi.» Rispose ridendo e avvicinandosi alla ragazza, appoggiando dolcemente le labbra sulle sue.
Per una volta, in quella giornata, non maledì le voglie da donna incinta.








Nota dell'autrice

Ecco a voi il risultato di un'idea concepita durante una soporifera lezione di fisica... Una Quinn/Puck nata dalla mia mente malsana ulteriormente condizionata dagli effetti collaterali di due ore di termodinamica. Spero vi sia piaciuta, fatemi sapere cosa ne pensate!
Grazie per aver letto, alla prossima! ^^


Ed.





   
 
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