Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: AbsynthFairy    22/12/2012    1 recensioni
Non avendo più nessun'altra alternativa, il Principe Doumeki si rivolge al misterioso Lord Kimihiro per ricevere aiuto e si ritrova sempre più coinvolto con il lord e dal sovrannaturale. Serie di one-shots collegate fra loro.
{ traduzione della fanfiction Supernatural Entanglements di flacedice }
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kimihiro Watanuki , Shizuka Dômeki
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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  • Note alla traduzione

i. il titolo di per sé è stupendo: in inglese infatti entanglement vuol dire sia relazione che complicazioni. ahw.

ii. questa fanfic è una delle più famose (se non la più famosa) del fandom inglese. fondamentalmente non è altro che una raccolta di one-shot divise a loro volta in parti che raccontano l'evolversi della storia fra Principe Doumeki e Lord Kimihiro. nonostante sia AU, rispecchia i personaggi originali al 100%, e quando sembra che non li rispecchi (ad esempio per Watanuki) vengono sempre date motivazioni credibili e sostenibili. come noterete, lo stile dell'autrice è inconfondibile: enorme fantasia, caratterizzazione plausibile e dettagliata, lenta scoperta e realizzazione dei sentimenti e, soprattutto, un'enorme cura dei dettagli. non è stato facile tradurre questa prima one-shot, in quanto gran parte del lessico utilizzato per le descrizioni non mi è famigliare, ma ho fatto del mio meglio.

iii. Potete trovare qui l'originale. 



 

Le relazioni sovrannaturali

i. Pallido come la porcellana

 

La carrozza si fermò davanti alla villa bianca, le sue ruote che sferzavano la fanghiglia lasciata dalla neve la notte prima. Il lacché saltò giù dal suo posto e ne aprì la porta, in modo tale che il passeggero potesse scendere.

Le luci delle lanterne su entrambi i lati delle scale anteriori illuminarono brevemente l'interno della carrozza. Un lampo di ricami dorati contraddiceva l'aspetto umile della carrozza. Il ricamo riccamente decorato fu presto oscurato, comunque, dal corpo del passeggero che stava uscendo.

Per un momento, l'uomo semplicemente rimase fermo sul vialetto, ignorando la fanghiglia in cui aveva messo i piedi e il movimento del lacché che chiudeva la porta dietro di lui. Lasciò che il suo sguardo vagasse sull'edificio davanti a sé, come se esso avesse potuto fornire qualche indizio sull'uomo che doveva incontrare.

Per gli standard del tempo la villa era abbastanza modesta, tuttavia impressionante. Esso formava un'H robusta, con l'edificio principale che formava la sbarra nell'ala annidata fra l'ala est e l'ala ovest. L'entrata, sporgente in avanti dal corpo principale dell'edificio, ne era il punto focale. Le due ali si estendevano per creare un arco riparato attorno a essa, racchiudendola parzialmente. Una facciata si spezzava in cinque pareti. Ai visitatori il simbolismo non sfuggiva affatto.

L'intera struttura poggiava su fondamenta di pietra che supportavano tre piani. Nove gruppi di finestre di vetro e diamante davano sull'esterno dai due livelli superiori. Il piano terra, interrotto dall'entrata, ne aveva soltanto cinque. Ventitré in totale. Cinque e ventitré: entrambi numeri importanti per coloro i quali seguivano le antiche superstizioni. Ciononostante, la loro presenza non voleva necessariamente significare qualcosa – le tradizioni erano presenti nell'architettura del paese anche se le loro pratiche erano state dimenticate. Tranne che per la scelta peculiare della pietra bianca e delle tegole nere, ad una persona qualsiasi sarebbe sembrata una dimora normale, se non addirittura spoglia.

Le uniche cose che suggerivano che l'edificio era fuori dal normale erano le strane aggiunte che avrebbero potuto essere considerate semplici decorazioni, se non vi si fosse prestata maggior attenzione.

Su ogni angolo dell'edificio – sulle cime del tetto rivestito di tegole, sui davanzali di ogni finestra e nell'incrocio tra i muri e le fondamenta – si aggrappavano una moltitudine di draghi scolpiti nella pietra. I loro occhi erano rivolti verso l'esterno, le loro bocche che mostravano i denti in un'aperta minaccia contro ogni intruso. E nonostante potessero essere scambiati per decorazioni eccentriche – certe cose erano state popolari in passato, dopotutto – l'entrata suggeriva che, in fondo, vi era qualcosa di più.

Una coppia di unicorni era in piedi in fondo alle scale, piazzata su entrambi i lati. I loro occhi di pietra sembravano fissare dentro e fuori al tempo stesso, mentre i loro sguardi erano abbassati, puntati con sfida su chiunque le salisse. Il visitatore riconobbe immediatamente i simboli gemelli di purezza e protezione. Notò che il proprietario della villa aveva addirittura fatto lo sforzo di sistemare le due beste nell'allineamento adatto a scacciare il male. La qualità delle statue suggeriva che fossero state realizzate su commissione e l'uomo era pronto a scommettere che fossero perfino state costruite nel modo tradizionale.

Il suo sguardo passò alle scale. Erano nove. E scolpito davanti a ciascun gradino vi era un violento serpente, la sua forma attorcigliata sinuosamente tra i gradini rettangolari. Nove scalini per una zona protetta. Nove serpenti per divorare gli spiriti maligni che osavano entrare.

Le protezioni terminavano in cima alle scale. Due lune crescenti erano sistemate sulle cassette delle lettere di pietra che terminavano il passamano. Una terza era incastonata nel pannello di legno di fronte alla porta anteriore. Esse formavano una composizione triangolare che occupava l'intero spazio del cortile chiuso in cima alle scale. Osservando più attentamente, ulteriori motivi oscuri diventavano più evidenti nella decorazione del giardino stesso.

E soprattutto, centrato nello spazio fra l'arco che si apriva davanti alla porta e la finestra al terzo piano, vi era un grande rilievo di pietra. Non coinvolgeva nessun unicorno, serpente o luna. Sembrava invece uno strano sole stilizzato con i raggi sporgenti che assomigliavano a fiamme, luce e fumo. L'uomo impiegò un po' di tempo per capire che alcune delle incisioni decorative erano di fatto dei testi.

Era forse la cosa più strana che avesse mai visto.

I suoi occhi scivolarono sulla finestra sopra il sigillo arcano. Era disposto a scommettere che si trattasse della camera da letto del padrone di casa.

Il visitatore ritornò a guardare i draghi che facevano la guardia agli angoli dell'edificio. Ora che li stava cercando, riusciva a vedere che i simboli della protezione sopra l'entrata erano ripetuti in caratteri piccoli sotto gli artigli del drago. L'intero edificio era una gigantesca protezione contro gli spiriti maligni.

La rivelazione fu accolta con un senso di sottile soddisfazione. Come sospettava, l'edificio rifletteva infatti ciò che aveva sentito sul suo proprietario.

Lord Kimihiro, come era chiamato, per la società per bene era un enigma.

L'ultimo Lord Watanuki aveva improvvisamente fatto ritorno nella residenza ancestrale all'incirca trent'anni prima. Non fu data alcuna spiegazione sull'assenza della famiglia e la società fu lasciata libera di chiacchierare sulle possibilità. Nonostante lo scandaloso mormorio, il lord e la lady fecero ritorno in società con appena un singhiozzo. Mantennero un profilo discreto, non partecipando mai a feste sontuose e ospitando nella loro tenuta modesti incontri. Gradualmente, senza alcun alito di vento ad alimentare le fiamme, i pettegolezzi si spensero e la presenza della famiglia venne semplicemente vista come un'altra delle basi eccentriche della società.

Tuttavia, dopo appena dieci anni dal loro ritorno, in uno strano incidente morirono sia il lord che la lady, lasciando il loro figlio come erede della tenuta.

Non si sapeva molto dell'uomo. Anche da bambino non era stato visto frequentemente – secondo l'opinione popolare era stato all'estero a ricevere un'educazione classica. Inusuale per una persona così giovane, ma per quale altra ragione si vedeva così raramente? Anche dopo la morte dei suoi genitori, le sue escursioni oltre i confini della sua tenuta erano rare e distanti l'una dall'altra. E nessuno sembrava ricordarsi molto riguardo il giovane, tranne che era educato e tranquillo.

Questa percezione cambiò, tuttavia, dopo che il lord partecipò ad una festa tenuta da Lady Kashi all'incirca sette anni prima. I dettagli dell'incidente non erano sicuri, e sicuramente esagerati in quanto discussi frequentemente, ma il lord aveva avuto apparentemente un qualche tipo di crisi durante la serata. Dopo quell'avvenimento, non partecipò a nessuna festa e non ricevette alcun visitatore. In società, la malattia era considerata un marchio e l'uomo era diventato in un certo senso un reietto della società.

Lord Kimihiro. Era strano che il suo primo nome venisse usato riferendosi a lui. Usare il nome era un insulto. Una persona doveva essere ricordata per la sua discendenza di sangue, non per il nome. Ma in qualche maniera quell'etichetta venne fissata sull'uomo. In tutti i pettegolezzi che lo riguardavano, non veniva mai chiamato con il titolo appropriato.

Tuttavia, per uno come il visitatore, il comunissimo gossip era soltanto una parte delle informazioni a lui disponibili. Più notizie erano giunte con pazienza e domande giuste. E sebbene risultò vero che Lord Kimihiro non avesse affatto lasciato casa sua spesso da quel giorno, non era rimasto senza ricevere visite. Uno stabile gocciolio di persone giungeva alla villa a orari strani. Persone con problemi che richiedevano servigi da parte di un uomo che, si diceva, avesse poteri inusuali.

Era stato un problema simile a portare l'uomo lì in quella notte d'inverno.

Se la situazione non fosse stata così seria, non avrebbe mai cercato la strana villa e il suo ancor più strano proprietario. Ma aveva esaurito qualsiasi altra possibilità e, nonostante lo scetticismo, era disposto a provare.

Mio Signore?

L'uomo distolse lo sguardo dalla casa e lo posò sul lacché. La maggior parte dei suoi servi sapeva che non doveva interrompere il suo padrone quando era assorto. Quest'uomo, tuttavia, era stato assunto da poco e non aveva ancora familiarità con le abitudini del suo Signore. Probabilmente aveva pensato che il lord si fosse perso nei propri pensieri e avesse dimenticato cosa dovesse fare.

Al lord non importava molto che cosa pensasse il lacché, ma era d'accordo sul fatto che fosse ora di entrare. “Aspetta qui.” E con quell'ordine conciso si avvicinò alle scale.

Studiò gli unicorni mentre li superava, gli occhi di pietra che ricambiavano il suo sguardo. Passò illeso fra loro e non sentì nulla mentre saliva le scale e i serpenti guardiani. Neppure quando raggiunse la protezione delle tre lune crescenti sentì il mormorio di qualcosa di sovrannaturale.

Ma dopotutto non se l'era aspettato. Il lord non credeva veramente che Lord Kimihiro era ciò che i pettegolezzi dicevano che fosse. Al massimo avrebbe ricevuto qualche consiglio intelligente, nulla di natura mistica o magica. In tutti i suoi anni di Custode della Barriera Sud non aveva mai avuto neppure un assaggio del sovrannaturale. E non credeva che vi sarebbe andato incontro ora.

Certe cose erano per i creduloni e i disperati. Lo aveva imparato molto tempo fa.

Vi era un'altra ricca decorazione sulla porta fra l'arco della luna crescente. Un altro drago, la sua lingua d'ottone pendeva per essere usata come batacchio. Il lord la studiò per un secondo, impassibile, prima di sollevarla per farla sbattere sulla porta.

Nonostante la tarda ora, la porta si aprì praticamente subito.Un maggiordomo apparve mentre la porta si apriva. Occhi scuri lo fissavano da sotto capelli neri striati di bianco. “Il padrone sta dormendo. Vi prego di lasciare la vostra tessera-”

L'uomo si interruppe brutalmente quando il lord lo spinse via con forza e entrò nell'ingresso. Aveva impiegato molto tempo per trovare Lord Kimihiro e non sarebbe stato rifiutato proprio ora.

L'ingresso era, in un certo senso, proprio come lo aveva immaginato osservando l'esterno dell'edificio. Era un ampio spazio aperto che racchiudeva il primo e il secondo piano. La scalinata decorata che conduceva al secondo piano era il punto principale, collocata direttamente di fronte all'entrata. Come aveva sospettato dal suo esame del cortile, anche l'ingresso era decorato con simboli arcani. Quando abbassò lo sguardo, capì che l'intero pavimento era una protezione, un grosso disegno nero che si estendeva nel marmo bianco.

“Signore.” Il maggiordomo aveva chiuso la porta e stava seguendo ulteriormente i suoi passi nell'ingresso. “Devo insistere-”

“Sono qui per vedere Lord Kimihiro.” L'attenzione del lord si era spostata sulle pareti. Era meno palese che negli esterni, ma esse portavano con sé gli stessi sigilli e le stesse icone del cortile. Era come se l'ingresso fosse stato creato per ospitare una serie di ampie protezioni collegate le une alle altre.

Iniziò a chiedersi se la malattia di Lord Kimihiro di cui si parlava tanto fosse mentale.

“Signore. Il padrone è-”

“Hikideshi.” Una voce tenue interruppe le parole del maggiordomo.

Lo sguarod del lord si alzò fino al pianerottolo sopra le scale. Una figura magra in abiti blu scuro era in piedi, come se fosse sempre stata lì. Con una mano pigramente appoggiata sulla balaustra, guardava giù sull'ingresso.

Con gli occhi che erano dello stesso colore delle sue vesti, incontrò gli occhi dorati che lo guardavano dal basso. “Vai a preparare del té, Hikideshi. Dal momento che vostra Altezza mi ha prestato visita così tardi, e in una tale notte, dev'essere una questione importante.”

Il cameriere annuì solennemente e se ne andò, lasciando i duoi uomini che si fissavano l'un l'altro.

Una volta che il rumore dei passi si affievolì, il principe fu improvvisamente, dolorosamente conscio della desolazione di ciò che lo circondava. Il silenzio della tenuta, ininterrotto dal movimento dei servi come accadeva spesso nella sua dimora, sembrava soffocante. Ciononostante, si rifiutò di interromperlo.

Finalmente il silenzio fu interrotto da Lord Kimihiro. “Possiamo spostarci nello studio? Potremmo impiegarci molto tempo.”

Il principe Doumeki annuì. Ma anche mentre faceva questo, iniziò a chiedersi se ci fosse qualcosa di vero in ciò che aveva sentito sull'uomo di fronte a sé.


 

*

 

Lord Kimihiro non si era preoccupato di cambiare la propria vestaglia. Invece di lasciar attendere il suo ospite, condusse semplicemente l'altro uomo nello studio, come se fosse perfettamente a suo agio indossando una vestaglia di fronte a un perfetto sconosciuto.

Per tutto ciò che sapeva Doumeki, forse lo era.

Il principe continuò a esaminare ciò che lo circondava mentre veniva condotto sempre più in profondità nella villa. Seppur non così visibili come lo erano stati nel cortile e nell'ingresso, vi erano in evidenza vari incantesimi protettivi. Erano in ogni stanza, e ve n'era sempre più di uno. Se non fosse stato per la sua educazione da Custode, Doumeki dubitava che li avrebbe notati. Ma il principe era stato istruito sulle antiche superstizioni e tradizioni del suo paese ed era familiare con molte delle protezioni arcaiche che vedeva. Erano state tutte fatte per protezione e difesa.

Sembrava che il lord avesse paura degli spiriti.

Soffermò lo sguardo sulla schiena dell'uomo davanti a lui. Stava semplicemente mostrando ai clienti quello che si aspettavano da lui, oppure credeva davvero nel potere delle protezioni che lo circondavano? E, se l'ultima opzione si fosse rivelata vera, si trattava di mera superstizione o di qualcosa di più sinistro? Sospettava che lo avrebbe scoperto di lì a pochi minuti.

Dopo alcuni minuti, Doumeki fu finalmente fatto accomodare nello studio. La stanza sembrava simile allo studio che occupava nella Barriera Sud. Tuttavia, invece della sua scrivania preferita, Lord Kimihiro possedeva semplicemente un tavolino basso e alcune poltrone confortevoli vicino al fuoco. E sebbene lo studio del principe avesse protezioni, residuo dei tempi antichi, esse non erano neppure lontanamente complesse come quelle che scorrevano lungo i muri.

Una in particolare era annodata attorno alla finestra. Quando notò la leggera traccia intagliata sul bordo della finestra, il principe lanciò un'occhiata penetrante all'uomo con lui.

Lord Kimihiro si limitò a sorridere brevemente allo sguardo e indicò una poltrona mentre si chinava vicino al fuoco e sistemava i carboni sonnacchiosi. Doumeki era leggermente sorpreso, nonostante non lo dimostrasse apertamente. La maggior parte della nobiltà avrebbe chiamato un servo a farlo, e certamente non si sarebbe abbassato a farlo davanti a un ospite. Ma Lord Kimihiro non sembrava preoccupato dala figura che aveva fatto chinandosi in vestaglia vicino al fuoco che stava riprendendo vita.

Faceva risplendere la sua pelle come porcellana-

“Bene.” Lord Kimihiro si alzò dal camino e si sedette sulla poltrona di fronte a Doumeki, dall'altra parte del tavolino. “Che cosa posso fare per lei?”

Doumeki si limitò a fissarlo. Si era aspettato che l'uomo avrebbe preteso di sapere perché fosse lì.

Sembrava che Lord Kimihiro si stesse irritando un po'. “Non sono telepatico. E neppure un indovino.” Occhi blu incontrarono quelli dorati. “Se volete il mio aiuto, dovete parlarmi della natura del vostro problema.”

Doumeki analizzò la situazione. Lo sguardo di quegli occhi blu che lo fissavano. Le protezioni che coprivano ogni superficie della tenuta. Il problema che, in primo luogo, lo aveva condotto lì.

“Lord e Lady di Cotsgrove (1) credono che uno spirito malvagio stia infestando casa loro. Recentemente la loro figlia, Lady Himawari, è stata ferita.”

Lord Kimihiro era impallidito leggermente sentendo nominare l'antica proprietà. Alla menzione della ferita impallidì ulteriormente. “Lady Himawari-”

Il bussare alla porta interruppe qualsiasi cosa stava per dire. La porta si aprì e il maggiordomo entrò, portando un vassoio. In breve tempo, vennero posati il té e un vasto assortimento di paste. Doumeki prese un dolcetto e se lo infilò in bocca. Era buono, e ne prese un altro.

“Padrone.” Il maggiordomo si fermò mentre usciva e allungò qualcosa al lord. Lord Kimihiro sembrò afferrare l'oggetto con sollievo. Doumeki, fingendo di essere occupato col suo té, intravide un accenno del drago d'oro inciso sull'orologio d'argento prima che esso sparisse in una tasca della vestaglia.

La porta si chiuse dietro il maggiordomo. “Dov'è stato avvistato lo spirito?” Gli occhi blu vagarono sul vassoio e un sopracciglio di Lord Kimihiro si alzò leggermente quando vide quanti dolci erano stati mangiati.

Il principe si servì con una pasta. Una luce sottile balenò negli occhi dell'altro uomo vedendo quel gesto, e Doumeki si trattenne dal sogghignare. “Non lo è stato.”

Un'occhiata. “Prego?”

“Non lo è stato,” ripetè. Un morso ad un pasticcino.

Lord Kimihiro sembrava un po' perplesso. “Non lo è stato cosa?”

Un altro morso. Ne era rimasto solo un pochino e mise anche quello in bocca. “Avvistato.”

Un altro bagliore in quegli occhi blu. “Allora come fanno a sapere che c'è uno spirito in casa loro?” Sembrava che il lord stesse incominciando a perdere la pazienza.

Doumeki sorseggiò il suo té prima di rispondere. “Continuano a morire cose.” Il lord sembrava shockato. “Ratti. E poi il gatto del retrocucina. Uccelli muoiono fuori dalle finestre.”

Lord Kimihiro stava fissando la sua tazza. Doumeki colse l'occasione per prendere un altro dolce, ma l'altro uomo non sembrava più interessato a come mangiava.

“Creature che uccidono.” Mormorò il lord fra sé e sé. La sua mano scivolò dentro la tasca della vestaglia, ma non sembrò accorgersene. “E ora la giovane lady.” Alzò lo sguardo su Doumeki. “Tutto avviene attorno alla stessa stanza?”

Doumeki annuì. “Lady Himawari è caduta sul pianerottolo vicino alla porta d'ingresso.”

“E i servi si sono fatti male prima.” Lord Kimihiro commentò sovrappensiero. “Quello non vorrà che nessuno entri nel suo territorio.”

Adesso Doumeki stava guardando l'uomo con attenzione. “Quello?”

Lord Kimihiro posò la sua tazza sul tavolo e fece un movimento distratto con la mano. L'altra rimase nella sua tasca. “Lo spirito. Possono diventare molto possessivi se esistono da molto tempo.” La sua voce si fece pensierosa “Anche se iniziare a far male alle persone...”

Per un momento calò il silenzio, interrotto solo dallo scoppiettare del fuoco.

“Dev'essere tirato fuori.”

Doumeki, sentendo la frase, inarcò un sopracciglio. “Non cacciato?”

I calmi occhi blu incrociarono i suoi. “A questo stadio non sarebbe saggio. Ha già iniziato a minacciare delle persone.” Non approfondì quel punto ma continuò a parlare “Dovrà essere portato fuori da qualcuno che ha vissuto entro quelle mura per la maggior parte della sua vita.”

I suoi occhi indugiarono sul principe per un momento, calcolatori. “In qualità di Custode, lei sarebbe adatto, vostra Altezza.”

Doumeki si agitò leggermente sulla sedia. Avevano parlato in modo normale fino a quel momento. Era la prima volta dopo il loro incontro nell'ingresso che il lord si rivolgeva a lui utilizzando il suo titolo. In un certo senso, lo metteva a disagio.

“Avrete bisogno di una vite.” Lord Kimihiro sembrava avere l'idea che il principe si sarebbe lasciato coinvolgere fino in fondo. “Qualsiasi vite andrà bene. Piazzate la parte tagliata in un vaso dalla bocca larga colmo d'acqua, e l'altra estremità dentro la stanza. Lasciatelo lì per tutta la notte e lo spirito dovrebbe rimanervi intrappolato.”

Doumeki era scettico. “Tutto qui?”

Lord Kimihiro sembrava leggermente divertito. “Una volta che sai come fare sembra semplice.” La sua espressione si fece più seria. “Al mattino dovrete sigillare il vaso e liberarvi della vite. Sarebbe meglio bruciarla. Fino a quando riuscirete a tenerli, i vasi dovrebbero essere al sicuro entro le mura della Protezione Sud.”

“Vasi?”

Ancora una volta, l'occhiata blu. “Avrò bisogno di entrambi. Il vaso in cui avrete rinchiuso lo spirito e il vaso nella stanza.”


 

*

 

Il principe Doumeki rimase solo leggermente sorpreso quando vide il vaso nella stanza. Il Lord e la Lady of Cotsgrove furono felicissimi che lo prendesse, e finì per portare entrambi i vasi alla Barriera Sud.

Rimasero entrambi nella stanza centrale della Barriera per una settimana appena. Il principe aveva sbirciato dentro di essi alcune volte, ma gli erano sembrati normalissimi vasi. Soltanto quando sembrò che gli strani incidenti fossero del tutto finiti, Doumeki si mise in viaggio per vedere Lord Kimihiro.

Era ancora una volta notte tarda quando la carrozza si fermò fuori dalla tenuta Watanuki. Questa volta però, mentre il principe usciva dalla carrozza, non vi era neve. Lanciando soltanto un'occhiata distratta a ciò che lo circondava, Doumeki oltrepassò i due unicorni e attraversò i nove serpenti per poi fermarsi nel triangolo composto dalle lune crescenti.

La porta si aprì prima che potesse usare il batacchio a forma di drago. Il maggiordomo che aveva risposto l'ultima volta aprì la porta. Con lo sguardo fisso sui due vasi che teneva con sé il principe, aprì la porta e lo accompagnò dentro.

Doumeki aveva mosso soltanto un paio di passi nell'ingresso quando una voce lo interruppe.

“Li piazzi al centro della protezione, vostra Altezza.” Lord Kimihiro era ancora una volta nel pianerottolo. L'unica differenza rispetto a prima era che la sua vestaglia era di un intenso color scarlatto, rispetto al blu scuro.

Il principe lo guardò per un momento, pensando a come esaudire la richiesta, prima di posare i due vasi dove gli era stato chiesto.

“Ora lasci la protezione.” La sua voce era stata ferma come la prima volta. Ma vi era in essa un'acutezza che non aveva mai sentito prima. Doumeki lanciò un'occhiata all'uom ancora una volta prima di allontanarsi dalla decorazione nera sul pavimento.

Lord Kimihiro si lasciò sfuggire uno sbuffo tremante e scese le scale. Il principe lo guardò con preoccupazione mentre continuava la sua discesa precaria. Quando arrivò al piano terra, la sua presa sulla balaustra sembrava essere l'unica cosa che lo mantenesse in piedi.

Il principe si avvicinò e prese l'altro uomo per il braccio. “State male?”

Un'espressione di sorpresa illuminò il volto dell'altro uomo. La sua postura migliorò mentre si raddrizzò leggermente. “Starò bene a breve.”

Doumeki era dubbioso e mantenne la presa. Attraverso la seta della vestaglia, il principe poteva sentire i brividi percorrere il braccio dell'altro uomo. Era chiaro che non stesse bene.

Sorprendentemente, Lord Kimihiro non ebbe nulla da ridire per il contatto prolungato. Invece allungò la mano libera nella tasca della sua vestaglia. L'oro brillò sotto la luce dell'ingresso e Doumeki riconobbe l'orologio da taschino col drago dorato inciso.

Lord Kimihiro strinse l'orologio in una mano tremante e pronunciò una parola. “Ryuu.”

Il drago sull'orologio iniziò a brillare. Poi improvvisamente si stava muovendo. Si alzò in volo dal metallo in uno stiracchiarsi lungo e sinuoso, che terminò con esso che si sedeva sull'orologio, non più una rappresentazione bidimensionale ma una creatura solida. Il piccolo drago si guardò attorno poi saltò giù dall'orologio e si attorcigliò attorno al pollice della mano che teneva l'orologio.

Il principe ochieggiò con cautela l'apparizione. “Che cos'è?”

Il lord sorrise affettuosamente alla piccola creature. “Una costruzione. A causa di una stranezza nella mia discendenza, non sono capace, in questioni come questa, di utilizzare direttamente i miei poteri.”

Doumeki socchiuse gli occhi.

Il lord mosse un dito per accarezzare la testa del draghetto. “Devo invece usare un intermediario. Ryuu agisce come incanalatore dei miei poteri.”

Come se avesse ricevuto un segnale silenzioso, il piccolo drago volò verso pavimento. Planò sul pavimento e mise piede nel primo punto della protezione. Non appena il marmo nero venne toccato dalla gamba dorata, la sua lucentezza aumentò. Si fermò per un un momento, poi si mosse verso il punto successivo. Quando lo superò, il punto brillava leggermente di luce dorata.

Il procedimento fu ripetuto fino a quando tutti e nove i punti brillarono. Durante ciò, Lord Kimihiro era diventato progressivamente più pallido. Doumeki, che aveva rivolto la sua attenzione sul lord piuttosto che sul drago che accendeva le protezioni sul pavimento, quasi si lasciò sfuggire ciò che accadde successivamente. L'improvvisa luce lampante che avvolse l'ingresso, in ogni caso, lo fece voltare verso i vasi.

Erano a malapena visibili attraverso i fili di fumo dorato che li avvolgeva. Oscurati dai fili flessi dorati, sembravano sbiaditi, come se stessero diventando meno tangibili. Mentre guardava, tremolarono e imrpvvisamente sparirono.

Ma mentre i fili dorati morivano diventò evidente che, seppur i vasi fossero scomparsi, la protezione non era vuota.

Una farfalla viola si alzò in volo dal pavimento e librò sul lord e il principe. Il suo volo era leggermente irregolare e mentre si avvicinava Doumeki notò che era fatta di carta.

La voce di una donna improvvisamente rimbombò nell'ingresso. “Puntuale come sempre, Kimihiro. Aspetto a breve il prossimo pagamento.”

Consegnato il messaggio, la farfalla cadde a terra, ora soltanto un pezzo di carta piegata.

Il drago, che si era ritirato al lato della stanza, ritornò improvvisamente fra le mani del suo padrone. Con una flessione della sua piccola gamba, ritornò all'orologio e si sistemò sulla sua superficie. Dopo un breve brillio dorato, divenne di nuovo soltanto un'incisione dorata sulla superficie argentata dell'orologio da taschino.

Doumeki fece scorrere il suo sguardo dalla farfalla piegata all'orologio. Magia. Era l'unica parola in grado di descrivere tutto quello. Ritornò a guardare l'uomo che aveva portato a termine l'impresa. Con i vasi e il drago scomparsi, assomigliava molto a com'era sempre stato. Troppo pallido, tuttavia in salute. Il principe si chiese se faceva spesso cose come quella, e se esse avessero sempre un costo così elevato.

“Vostra Altezza.” L'uomo lo stava fissando coi suoi occhi blu scuro.

Doumeki notò che stava ancora tenendo il suo braccio. Aveva aumentato la stretta senza accorgersene. Lo lasciò andare, come se fosse stato bruciato dalla seta.

Lord Kimihiro chiamò il maggiordomo. “Hikideshi. Té nello studio.” Si rivolse al principe. “Credo che vorrebbe qualche risposta.”

Una persona con un minimo di buonsenso sarebbe già scappata a gambe levate. Ma invece annuì e poco dopo stava seguendo il lord nel suo studio per prendere un po' di té. Senza alcun dubbio per sentire cose che un principe, non importava la sua posizione come Guardiano della Barriera Sud, non dovesse conoscere. Senza alcun dubbio sua madre, quando lo avrebbe scoperto, sarebbe rimasta sconvolta.

Ma la possibilità di affrontare la rabbia della regina non lo preoccupava. Scoprì che era sempre più ingridato da quell'uomo pallido e sottile. E ben poche cose riuscivano a catturare il suo interesse, in quel periodo.

Inoltre, i dolci erano squisiti.

 

*

 

(1) Intenzionalmente inglese. Sto giocando con una storia che include due popoli che vivono nella stessa terra. Ecco perché ci sono nomi giapponesi e, in seguito, europei.

  
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