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Autore: _Plane    23/12/2012    1 recensioni
Si era svegliato di cattivo umore quella mattina.
Come succedeva ogni mattina da due anni e passa.
Stufo della scuola, stufo degli insegnanti, stufo dei suoi compagni e stufo di tutte quelle inutili regole.
Harry Styles non sottostava a nessuna regola, se non a quelle del ring.
E ora, a diciassette anni, si sentiva solamente un fallito.
Perché se si esaminava la vita di Harry Styles veniva fuori che lui era soltanto questo: un fallito.
Perché Harry era un bullo.
Rubava la merenda ai più piccoli, picchiava i ragazzi che gli davano fastidio, e si faceva fare i compiti dai più secchioni.
Li faceva sentire come si sentiva lui: fuori posto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Si era svegliato di cattivo umore quella mattina.

Come succedeva ogni mattina da due anni e passa.
Stufo della scuola, stufo degli insegnanti, stufo dei suoi compagni e stufo di tutte quelle inutili regole.
Perché Harry Styles non sottostava a nessuna regola, se non a quelle del ring.
Praticava boxe da quando aveva otto anni.
A quell’età dicevano che fosse un bambino troppo attivo, combina guai, e che dovesse ascoltare di più. Così, i suoi amati genitori le avevano provate tutte: nuoto, che fu un disastro perché schizzava il maestro ogni volta che gli dava degli esercizi che non approvava; calcio, ma seminava zizzania e finiva con l’azzuffarsi con i compagni di squadra; a tennis rompeva le racchette, a basket bucava i palloni, e avanti così, per tre anni, a provare una miriade di sport che lui mandava sempre all’aria.
Fino a quando non provò la boxe.
Appena entrò in quella palestra, capì che quello era il suo posto. Per un bambino di otto anni con problemi in famiglia e iperattivo, vedere tutti i sacchi appesi, i guantoni usati, sentire le suole che stridevano e la corda da saltare battere per terra, era un sogno.
Un bellissimo sogno.
Cominciò la settimana dopo.
A tredici anni aveva iniziato a disputare i primi incontri. Pochi, ma nell’orgoglio del ragazzo era un grandissimo passo.

A sedici anni era stato cacciato dalla palestra.
E ora, a diciassette anni, si sentiva solamente un fallito.

Perché se si esaminava la vita di Harry Styles veniva fuori che lui era soltanto questo: un fallito.

Covava rancore verso tutti.
E se quando era in prima superiore, nessuno sapeva chi fosse e tutti lo additavano, ora, che era al terzo anno, tutti lo conoscevano e nessuno provava a dire una parola su di lui.
Anzi, le dicevano, ma quello che sentiva su di lui erano sempre le solite cose: aiuto arriva Harry! Oppure: no ti prego! Non rubarmi i soldi del pranzo!
Queste, poteva sopportarle.
Ma se sentiva qualche frase con all’interno il suo nome non sottoforma di preghiera o esclamazione di paura, beh erano guai.
Sia per chi ne parlava, sia per chi ascoltava.
Non ci vedeva più, e cominciava a sbraitare o a picchiare.
In genere tutti i più piccoli facevano questo errore, oppure quelli del suo stesso anno.

I più grandi non gli davano corda e se ne fregavano di lui, sapendo che era soltanto un bulletto.


Perché Harry era questo: un bullo.

Rubava la merenda ai più piccoli, picchiava i ragazzi che gli davano fastidio, e si faceva fare i compiti dai più secchioni.
Li faceva sentire come si sentiva lui: fuori posto.

A causa delle sue risse, dei suoi atteggiamenti, e del suo menefreghismo e/o bullismo, l’ufficio del dirigente era diventata una specie di seconda casa.
Il preside Dalton era un uomo baffuto sulla cinquantina, con i capelli sale e pepe e il fisico snello. Cercava sempre di redimere il ragazzo: gli imponeva lavori nei servizi sociali e pulizie nella palestra e negli spogliatoi della scuola per metterlo sulla buona strada, cosa che non succedeva mai.
Harry lo ammirava: era una delle poche persone che non pensasse a lui come una causa persa.

Cosa che facevano spesso e volentieri sua madre e suo padre.
Sempre troppo impegnati a fare i commercialisti per chiedere al figlio come andasse la scuola, o se avesse qualche amico.
Quando il preside li convocava per parlare della condotta di Harry loro sorridevano falsamente, dicendo che avrebbero rimediato, per poi uscire e fare una sfuriata al ragazzo, promettendogli punizioni su punizioni.
Una volta gli avevano proposto pure lo psicologo, ma come sempre, la mattina dopo se ne erano scordati.
A volte, quando era piccolo, Harry pensava che fossero affetti da una malattia rara, di quelle che ti resettano i progetti ogni sera allo scoccare di mezzanotte.
Poi, crescendo, capì che mettevano, spesso e volentieri, in secondo piano il figlio.
 
Tornando a quella mattina, l’umore del “piccolo’’ Styles era di quelli più neri.
Aveva dormito male, e lui odiava dormire male.
Così, mentre apriva il suo armadietto dell’Alemeda High School di San Francisco, e malediceva in tutte le lingue il martedì mattina e le due ore di francese che gli avrebbero dato ancor di più il buongiorno, qualcuno balbettò alle sue spalle, facendogli alzare gli occhi al cielo.
-Cosa vuoi Smithers?- chiese mentre si girava verso il ragazzino con gli occhialini che aveva parlottato poco prima.
-Q –qui ci s-sono i tuoi compiti di a-algebra pp-per domani- rispose il poveretto, porgendo un plico di fogli a Styles, il quale li afferrò  e iniziò a sfogliarli.
-Ora, evapora. –

Alla terza ora era stato convocato dal preside, motivazione?
Non si sa.
Ora, la motivazione stava camminando di fianco a lui.
Perché questa motivazione aveva due gambe, due braccia, due occhi, due orecchie, un naso e una bocca.
E anche un nome: Louis Tomlison.
Nella vecchia scuola giocava nella squadra di pallanuoto e dal suo accento si poteva capire che fosse inglese.
Il preside aveva imposto al ragazzo di fargli fare il giro della scuola, pregandolo di non terrorizzarlo, e promettendogli dei crediti per l’anno.
Dio solo sapeva quanto gli potessero servire quei crediti, doveva per forza superare l’anno.
Solo in questo modo sarebbe passato al quarto e poi, finito quello sarebbe partito per il college.
E dopo aver stretto la mano al preside stringendo l’accordo, si erano alzati tutti e tre, i due giovani se ne andarono nel laboratorio di chimica, mentre il dirigente si recò a casa per un problema in famiglia.

L’umore di Harry era nettamente migliorato dalla seconda ora, quando, dietro all’edificio scolastico, durante la ricreazione, aveva pestato un ragazzo che nei corridoi era andato a sbattere contro di lui, e ora si stava dimostrando un’ottima guida per Louis.
Nessuno conosceva meglio di lui la scuola, e il nuovo arrivato si stava dimostrando simpatico. Gli stava dando le giuste dritte, e aveva anche scoperto che dove abitava prima, non era certo conosciuto per la sua buona condotta.
Dando altro cui pensare al bulletto locale.

Dopo una settimana che era arrivato all’Alameda High School, Louis aveva assimilato varie informazioni:
-Harry Styles era un bullo
-Alcuni ragazzi volevano fargliela pagare, mettendo in atto un ‘’Piano Epico’’
-lui sarebbe stato il fattore scatenante di questo ‘’Piano Epico’’
 
Quando Harry si svegliò, quella mattina trovò sul suo cellulare un messaggio:
‘’ Alla ricreazione incontriamoci dietro alla scuola, ti devo parlare. Louis’’
Non pensò nulla di strano, perché anche lui da qualche giorno pensava di dover mettere le cose in chiaro con il ragazzo nuovo.
Soprattutto da quando aveva scoperto dei suoi movimenti ‘’conquistatori’’ sulla scuola, ergo, aveva iniziato a farsi fare i compiti da Smithers e aveva saputo, da alcune voci di corridoio, che aveva pestato due o tre ragazzi.
Tutto ciò in due sole settimane.
Però, quando arrivò nel luogo dell’appuntamento non trovò solo Tomlison, bensì la maggior parte del corpo studentesco.
E l’accoglienza non fu delle migliori.
Subito il ragazzo sferrò un pugno dritto nello stomaco ad Harry, facendolo piegare dal dolore –Cosa c’è Styles, ci stiamo rammollendo?- chiese infervorato Louis.
Per rispondere al suo avversario, tentò di afferrarlo per le gambe e di farlo cadere, ma tutto quello che riuscì a fare Aiden dopo essersi alzato, fu quello di tirargli un calcio negli stinchi per poi ricevere un pugno in un occhio e uno sgambetto, che fece cadere il ragazzo per terra.
- Sai Styles, mi sa che devi ritirarti, la scuola ha un nuovo proprietario.- disse Louis.
Non gli aveva fatto del male, quello era poco ma sicuro, però aveva intaccato la sua faciata di bullo irraggiungibile, facendogli perdere credibilità, facendo vedere a tutti quello che Harry era.
 
Due mesi dopo, Harry scoprì che Louis lo aveva pestato per fargli smettere di commettere atti di bullismo verso altre persone.
Quello che gli avevano raccontato su di lui era falso.
Difatti, l’inglese sia prima sia dopo l’accaduto, era cordiale e gentile con tutti, non commetteva cattiverie e cercava di contenere quelle degli altri.
Dapprima, quando Harry lo scoprì, s’infuriò, ma dopo aver passato due mesi senza doversi preoccupare di fare il bullo, o di dover rubare i soldi della merenda, capì che Louis gli avesse fatto un favore.
La sua media scolastica si era alzata, si era trovato una ragazza, aveva smesso di farsi fare i compiti dal povero Smithers, in palestra lo avevano riaccettato e i rapporti con i suoi genitori stavano migliorando.
Addirittura, aveva ricevuto anche le congratulazioni dal preside Dalton.

Ora, tre mesi dopo, le persone non avevano così tanta paura di lui, ed era riuscito anche a trovarsi qualche amico, ad esempio Louis Tomlison.
 

-
Ma ok.
ho deciso che probabilmente sarà il mio grido di battaglia
Vorrei contraddistinguermi, tipo Extrahordinarry
coff coff *ritirati* coff coff
mmh va benee
ok, probabilmente penserete che questa OS sia penosa, ma a me piace.
si avete sentito bene, per la prima volta nella mia vita mi piace qualcosa che scrivo
LOL
La mia prof di italiano il 5 dicembre mi ha dato da scrivere un tema sul bullismo, e vi giuro, ero infoiatissima con questo compito
(Grazie Iob! sei fantastica!)
e visto che ero stra soddisfatta, ho pensato: perché non cambiare i nomi e metterla su efp? ed eccomi qui!
c’è, vorrei dire che ho anche fatto il banner, mica da ridere!
Ok, iniziamo dal fatto che io non sia affatto pratica con le OS, so di aver trattato un tema abbastanza delicato.
vabbè, ciò che ho scritto non è cruento o cose del genere, ma forse per qualcuno non sono stata abbastanza.. come dire, corretta.
Non mi sono calata nella parte della vittima, ma del bullo.. che poi diventa una specie di vittima, ma ok.
ho provato a entrare nella testa di harry-bullo per vedere e spiegare alcuni dei motivi per cui un bullo faccia.. il bullo.

quindi… me la lasciate una recensioncina?
graziee 

ora vado,
Adieu
BUON NATALE!!!!!!


questa è la mia prima OS:


e questa è la mia ff:


passate e lasciate una recensione? :3

  
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