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Autore: GingeRed    24/12/2012    9 recensioni
Magari, un giorno, ritroverò quegli occhi in mezzo ad una folla, e allora potrò dire che era destino.
 
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Love at first sight.

 
 
Si sa, la vita ogni tanto può giocare brutti scherzi a tutti, anche alle persone più ciniche del globo, quindi anche a me; io che non ho mai creduto nell’amore e in tutte quelle cose romantiche, ma che comunque ho sempre sperato di riuscire a provare quei famosi brividi di cui tutti parlano, quelle famose farfalle nello stomaco che non ho mai sentito svolazzare, il cuore che batte troppo veloce, le mani che sudano freddo e tutte quelle cose da film.
Non le avevo mai provate perché non avevo ancora incontrato quel paio d’occhi, non avevo mai provato quelle sensazioni prima di quella sera.
 
 Era un sabato sera come tanti, o forse no, era il primo sabato sera dopo la presunta fine del mondo, e io e la mia migliore amica avevamo deciso che era giusto festeggiare la sopravvivenza della razza umana sul pianeta Terra, andando a ballare in un locale della nostra città, la città eterna.
Insomma, ai nostri occhi si prospettava l’ennesimo sabato a base di musica e alcool, l’ennesimo sabato dove uscivamo per festeggiare una qualsiasi stupidaggine, e quel sabato ci era sembrato giusto festeggiare la sopravvivenza, il suo 28 all’esame di psicologia e la mia partenza per Londra un mese esatto dopo, dove sarei rimasta per sei mesi.
Per farla breve, uno dei nostri soliti sabati.
Niente di più e niente di meno.
 
Quando arrivammo fuori dal locale, come sempre c’era una cospicua fila di persone che probabilmente avevano le nostre intenzioni, divertirsi.
Perché era questo quello che facevamo noi solitamente, ballavamo, bevevamo, facevamo le stupide con qualche ragazzo e poi rientravamo a casa al mattino seguente, ma quella sera non andò esattamente così.
Stavamo ballando, come nostro solito in mezzo alla mischia, senza curarci di chi ci stava intorno, per noi erano solo un gruppo di persone che voleva godersi il momento, ballavamo come scatenate, fino a quando non feci il terribile sbaglio di darmi un’occhiata in giro.
Fu lì che lo vidi per la prima volta.
Rimasi incantata da quello che avevo visto.
Sembrava un principe uscito dalla casa reale, alto, biondo, con dei lineamenti da fare invidia perfino ad un angelo, ma la cosa che mi fregò del tutto furono i suoi occhi: due oceani racchiusi in une piccoli cerchi, erano di un azzurro terribilmente bello, talmente bello che rimasi diversi minuti immobile in pista a fissarlo, nonostante la musica continuasse a pulsare nel locale.
La mia amica mi fece ritornare alla realtà e io decisi che non dovevo più guardare quel ragazzo, credevo che fosse troppo bello per poter essere da solo, e io non volevo farmi del male proprio in una delle mie serate dedicate al divertimento assoluto.
Tornai a ballare, con la testa però ancora su quel ragazzo dagli occhi color del mare, ballavo si, ma il cervello era scollegato dal resto del corpo, qualcosa in me era appena successo; avevo sentito la famosa scossa, avevo avuto i brividi nonostante nel locale facesse notevolmente caldo.
Ero lì, ma non ero lì.
Già mi immaginavo mano nella mano con quel ragazzo, a zonzo per le strade romane, sdraiati sul divano in pelle rossa di casa mia a vedere un film, dimenticandomi che di lì a un mese sarei dovuta partire per sei mesi.
Continuavo a sorridere e a muovere le gambe, ma nella mia testa era il vuoto totale e nel mio cuore c’era un tempesta in atto.
Ad un tratto, mi ritrovai a ballare con la mia amica ed un tipo alquanto fastidioso, di quelli che se dici di essere impegnata loro ti rispondo di non essere gelosi, il classico tipo di ragazzo che non ho mai potuto sopportare insomma, fin quando non mi ritrovai davanti proprio il mio principe azzurro, che studiava ogni mia mossa, cercando di interpretare il mio sguardo perso nel nulla, « è impegnata, non vedi? », furono queste le parole del ragazzo che mi prese tra le sue braccia fingendosi il mio ragazzo.
Dio quanto avrei voluto che le sue parole fossero state vere, quanto vorrei essere stata impegnata, si, impegnata.. con lui.
Vidi la mia amica regalarmi un sorriso di approvazione mentre si allontanava per qualche minuto per prendere una boccata d’aria, lasciandomi completamente sola con quel ragazzo che già mi aveva conquistata con un semplice sguardo.
« sono William », mi disse all’orecchio lui, aveva una voce calda e rassicurante che mi fece venire una serie di brividi lungo tutta la spina dorsale, « Alex », dissi io, arrossendo mentre lui continuava a stringermi a se. Quello è stato uno dei momenti più incredibili della mia vita.
Nella mia testa continuavo a chiedermi cosa mi stesse succedendo, dov’era finita l’Alex che se ne era sempre fregata di tutto? Dov’era la me che si sarebbe presa gioco di qualsiasi individuo avesse incontrato lungo la sua strada? Mentre continuavo a ballare con lui, continuavo a ripetermi che quello non era reale, le sensazioni che stavo provando erano solo frutto della mia immaginazione. Non stava accadendo davvero, non a me.
Improvvisamente mi ritrovai avvinghiata al mio principe azzurro, con le braccia allacciate al suo collo e i nostri visi a due centimetri di distanza, mi sembrava di stare dentro ad una bolla, non sentivo neanche più la musica, c’eravamo solo noi e il battito impazzito del mio cuore in tempesta.
Quando le nostre labbra si incontrarono nel mio stomaco partirono i fuochi d’artificio, nella mia mente passò l’immagine del mio cuore che faceva le valigie e se ne andava tutto saltellante assieme alle sue nuove amiche farfalle, il fegato e i reni stavano ballando come due pazzi, sentivo le gambe cedere, per un istante ho creduto di svenire.
Io.
Lui.
Un bacio.
Quello, oh si, quello è stato il miglior bacio di tutta la mia esistenza, era stato un bacio dolce, ma contemporaneamente pieno di passione, un bacio lungo una vita, un bacio che era stato tutto per me, un bacio che mi aveva fatto provare tutte le emozioni che avevo sempre desiderato provare sin dai tempi dell’asilo, quando vedevo Cenerentola e mi chiedevo cosa fosse l’amore e tutte le sue sfaccettature. Dopo quel bacio rimanemmo immobili, uno stretto all’altro, a fissarci, per non so quanto tempo esattamente, ma credo diversi minuti, un arco di tempo indecifrabile per me. William, il mio principe, volle ad ogni costo il mio numero prima di abbandonare il locale, ed io, non potevo essere più felice, avevo finalmente incontrato quel qualcuno, ero felice, nella mia testa tutti i brutti momenti, i brutti ricordi, era tutto scivolato via grazie a quel bacio.
Nella mia mente c’era solo lui, niente altro.
 
Non dissi nulla di particolare alla mia amica, non volevo sembrare stupida ai suoi occhi, infondo, come si può pensare di essere innamorati di qualcuno di cui fondamentalmente sai solo il nome? Di qualcuno di cui non sai assolutamente nulla? No infatti, teoricamente anche io credevo che non si potesse, invece grazie a lui, scoprii che era possibilissimo.
E ora, sono qui, a Londra, lontana 1865 chilometri da tutto, lontana da lui.
Sono passati due mesi da quel bacio ed io, come una stupida, non ho saputo dimenticare niente di quella sera, non ho potuto rimuovere dalla mia testa l’immagine dei suoi occhi così profondi, così belli, così blu, non ho cancellato niente, nonostante poi avessi risentito quel ragazzo sporadicamente in quel mese prima della mia partenza, avevo paura, non volevo affezionarmi più di quanto non lo fossi già, così lo liquidai dicendogli che dovevo partire e che sarei tornata ad estate inoltrata, e tutt’ora continuo a sentirlo ogni tanto, lui mi chiede come me la passo, io rispondo “bene” quando in realtà vorrei gridargli che sono innamorata di lui nonostante tutto, poi io gli chiedo come sta e lui mi risponde “bene” e spero sempre che dica qualcosa di più di quel “bene”, spero sempre che anche lui abbia provato quello che ho provato io quella sera, spero sempre di ver creato in lui il subbuglio che lui ha creato in me. Si, perchè da quella sera io non ho più guardato nessun altro, non ho più pensato a nessuno, anche ora che sono qui, continuo a guardarmi intorno mentre cammino per la strada sperando di rivederlo, sperando di poter annegare di nuovo nei suoi occhi.
Ma si sa, il destino spesso ci è avverso e non c’è nulla che possiamo fare per cambiarlo, spesso la vita ci fa questi brutti scherzi: ti mette davanti un paio d’occhi e tu sei convinto di non voler guardare da nessun’altra parte per il resto dei tuoi giorni, poi, con la facilità con cui te li ha messi davanti, te li toglie e tu cambi, non sei più la stessa persona che eri prima di incontrarli.
Adesso ovunque io vada lo cerco tra la gente, cerco lui e i suoi occhi, ascolto canzoni deprimenti, scrivo lettere che non avranno mai un destinatario, faccio pensieri e mi pongo domande a cui non saprò mai dare una risposta e continuo a sperare; ed è questo che mi frega, la speranza.
Si perché è la speranza a renderci deboli, e io ora non sono più la persona forte che ero una volta, adesso continuo a pregare di rincontralo prima o poi, continuo a sperare contro ogni logica che un giorno potrò riavere quello sguardo puntato su di me, anche se dentro so che probabilmente non rivedrò mai più quel principe, quello che io credevo fosse il mio principe, continuo a sperare di rincontrarlo e magari fare davvero tutte quelle cose che ho immaginato di poter fare con lui quella sera che l’ho incontrato.
Magari, un giorno, ritroverò quegli occhi in mezzo ad una folla, e allora potrò dire che era destino.
 

 
 

 *
 

Dedico questa storia a Guglielmo, il principe azzurro che mi ha fatto scoppiare il cuore sabato scorso con un semplice sguardo, nella speranza di rincontrarlo e di perdermi nuovamente nei suoi occhi, un giorno.
 
  
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