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Autore: Kiki87    24/12/2012    1 recensioni
Kurtbastian Week di Dicembre
1) Playing In The Snow: una visita alla Dalton, nuovi incontri, vecchie conoscenze e una battaglia a palle di neve.
2) Mistletoe: una festa a casa di Rachel, un vischio traditore e una (non sperata) sorpresa.
3) Christmas Presents Beneath The Tree: è il primo Natale di Kurt e Sebastian nella loro casa. Aspettative e realtà a confronto.
4) Christmas Morning: un Natale amaro se lo si dovesse passare soli a NYC dopo una rottura ma se non fosse così solitario?
5) Santa Claus and The Reindeer: Babbo Natale arriva davvero in tutte le case, perché tutte le famiglie sono uguali, vero?
6) Family Fun: sei lettere per sei motivi per cui "apprezzare" il Natale secondo Sebastian Smythe.
7) Crossovers During The Holidays: ritorno nell'Upper East Side dopo un anno. Solita Gossip Girl ma solito Kurtbastian?
Genere: Comico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kurt Hummel, Sebastian Smythe
Note: AU, Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Questa Week non dava la possibilità di scegliere tra un Crossover o una A/U, ragione per cui ho pensato di scrivere un sequel alla mia prima Gossip Glee che, per chi non l’avesse già letta o volesse fare un ripasso, la troverete qui.
Per chi non conosce Gossip Girl, nessun timore perché non vi sono particolari indicazioni (e nel primo racconto ho inserito delle note per aiutarvi alla lettura più fluida), per i fan di Gossip Girl potrebbero esserci dei piccoli spoiler sull’ultima stagione, ma nulla che non possiate aver intuito dal finale della scorsa stagione, mi riferisco soprattutto all’occupazione di Blair.
Aggiungo che è solo per lo spirito natalizio, se mi trattengo dall'uccidere chi su twitter ha spoilerato la vera identità di Gossip Girl, dopo aver visto la diretta dell'ultima puntata in America.
Tornando a noi, per altre questioni, ho lasciato le cose immutate (ad esempio il matrimonio tra Lily e Rufus) visto  non vi è una particolare collocazione legata a questa fiction: è soltanto uno sfondo diverso dove ambientare la Kurtbastian.
E per i fan di Glee, ho inserito ulteriori note per nuovi elementi o passaggi che possono esservi poco chiari, non conoscendo l’altra fiction, ma sono comunque sempre disponibile per chiarimenti, in caso di necessità!
Non mi resta che augurarvi buona lettura!
 
 
 
 
(Christmas)
The snow's coming down
(Christmas)
I'm watching it fall
(Christmas)
Lots of people around
(Christmas)
Baby please come home
 
They're singing "Deck The Halls"
But it's not like Christmas at all.
Cuz I remember when you were here
And all the fun we had last year
 
(Christmas)
If there was a way
(Christmas)
I'd hold back this tear
(Christmas)
But it's Christmas day
(Please)
Baby please come home.
(Scritta da P. Spector, J. Barry & E. Greenwich)
 
Gossip Glee II
 
L’inverno è nuovamente giunto nell’Upper East Side, gelido come vi avevo promesso in autunno, ma anche allora avevo previsto che una bollente passione avrebbe contrastato il calo di temperature. Quale nuova coppia vedremo sotto l’albero o quale drastica separazione, prima del prossimo San Valentino?
Suvvia, la vostra Regina del Gossip non si ritiene meno importante di Santa Claus, quindi non svelerò subito la mia carta vincente, tuttavia…
Avvistata: la Regina B col suo perenne broncio: a quanto pare sostituirsi a Mammina nell’impero della moda non è poi così semplice, che una nuova lotta con S. le darà nuova ispirazione? O un insperato ritorno di fiamma?  Nel frattempo, un ospite molto gradito è appena sceso dall’aereo. Solo. Sembra proprio che vi sia una ventata di novità o forse no: ma non illudetevi di scoprirlo senza il mio aiuto.
 
 
Dorota sospirò alla vista della giovane che, per l’ennesima volta, stracciava un foglio di carta sul quale era stata chinata nell’ultima mezzora, lanciandolo con non curanza sul pavimento. Non era mai un buon segno quand’ella era così poco ciarliera o le labbra erano perennemente imbronciate: quel suo torturarsi i capelli – solitamente legati in una sontuosa crocchia abbinata agli abiti eleganti e di classica fattura da che era divenuta responsabile dell’atelier – per poi emettere piccoli sbuffi soffocati o il digrignare i denti, erano sintomo palese della sua frustrazione.
Sospirò e si chinò a raccogliere la carta stracciata prima di gettarla nell’apposito cestino mentre la giovane, le unghie smaltate e l’anello di Chuck appeso alla collana a ricordo della loro promessa che rimirava di tanto in tanto quasi a darsi forza, prendeva nuovamente la matita tra le dita.
“Il suo the, Signorina Blair o forse preferisce una camomilla per distendere i nervi-“.
“Come posso non stressarmi, Dorota? E’ tutto un disastro!” aveva esclamato, lasciando cadere la matita e stracciando l’ennesimo foglio. Allungò la mano diafana a mescolare lo zucchero e guardare la sua domestica che aveva scosso il capo.
“Ha soltanto bisogno di rilassarsi: potremmo uscire, guardi che bella giornata, sono sicura che a Central Park, le sue oche[1] stanno ancora aspettando che-“.
“Non dire sciocchezze, sono una donna adulta adesso” aveva ribattuto, il mento sollevato prima di osservare il display del blackberry illuminarsi ed emettere un gemito frustrato. “Mia madre sta tornando da Parigi e non abbiano nessun ordine, Dorota: rischierò che mi diseredi e, come se non bastasse, mi sta venendo un eczema da stress” il tono era sempre più stridulo mentre parlava agitata, quasi senza neppure prendere respiro.
“Manderò la Waldorf Design in rovina e Gossip Girl avrà l’esclusiva del mio crollo nervoso e dirà che la mia pelle si sta desquamando come un povero barbone di Brooklyn”. Aveva concluso con tono ancora più lamentoso e gli occhi umidi, le mani a sostenersi le gote.
“Signorina Blair, lei sta esagerando: ha solo bisogno di ritrovare la quiete e sono sicura-“.
“Ho bisogno di idee nuove, Dorota. Persino quella darkettona di Jenny Humphrey[2] aveva talento ma io sono una Waldorf, la Regina della Constance[3], il mio sangue è nato dalla fusione tra la moda e l’eleganza, io sono la moderna Grace Kelly e io-“ interruppe il suo soliloquio, le labbra tremanti e la fronte corrugata prima di osservare il proprio riflesso e accigliarsi, la voce più stridula.
“Io ho bisogno di un nuovo fard”.
Socchiuse gli occhi ed inspirò ed espirò lentamente prima di sorseggiare il proprio the, un’espressione di profonda afflizione, la mano premuta sul petto.
Dorota fece per prendere parola ma la interruppe con un brusco sollevare la mano.
“Devo solo trovare il modo di ispirare le giovani donne: studentesse, giovani in carriera, alla ricerca della loro strada, dell’amore e della loro gratificazione ma cosa unisce tutte queste cose?” aveva lasciato la frase in sospeso e Dorota, il metro da sarta avvolto attorno al collo, sopra l’uniforme da cameriera, si morsicò il labbro. Sollevò lo sguardo, alla ricerca di ispirazione mentre Blair si rimetteva in piedi ad osservare qualche modello, le mani sui fianchi le labbra ancora imbronciate.
“Occorre trovare un’icona che racchiuda tutte queste qualità, una donna come-“.
“Blair Waldorf”.
“Esatto, una come me” aveva dichiarato la giovane evidentemente soddisfatta prima di sbattere le palpebre interdetta. Sia lei che Dorata si volsero verso l’ingresso. Era già pronta ad intimare all’ennesimo reporter da strapazzo, magari persino un lacchè di Nelly Yuki[4], di andarsene.
“Ciao Blair” proferì il giovane e la ragazza rimirò per un istante la figura alta e sottile del ragazzo che era rimasto sulla soglia dell’uscio del suo ufficio personale. Vestiva in maniera impeccabile come sempre: un bel completo elegante e scuro che ne sottolineava la silhouette, la camicia di seta bianca sotto il panciotto scuro e il foulard immancabile al collo di un lillà a pois.
Lo sguardo azzurro baluginava e i capelli avevano dei colpi di sole che ne rendevano alcuni ciuffi più biondi, in contrasto con quelli del suo naturale color mogano.
Di fronte a lei, vi era Kurt Hummel.
Lo chiamò in tono eccitato prima di correre a gettarsi tra le sue braccia e la sua risata si unì a quella del giovane che la sollevò leggermente da terra, facendola piroettare.
“Blair, è meraviglioso rivederti: guardati, una splendida donna in affari. Mi sembra impossibile sia passato solo un anno” la ragazza aveva sorriso con evidente compiacimento prima di imbronciare nuovamente le labbra.
“Temo che pochi condividano il tuo parere: sono in una crisi profonda, Kurt” aveva sospirato ma gli aveva sfiorato le guance. “… ma vederti è meglio di un trattamento al centro di benessere”.
“Ma così mi lusinghi troppo” aveva risposto l’altro con tono vezzoso, dondolandosi con il busto prima di ridere nuovamente.
“Una missione nell’ambito della moda? Sembra che io sia stato richiamato nel mio mondo, allora” aveva giocherellato con fare fintamente casuale con il proprio foulard e Blair lo aveva nuovamente stretto, affondando contro la sua spalla.
“Mi è mancata la mia anima gemella gay” aveva pigolato e il ragazzo si era scostato appena per sorriderle.
“Adesso sono qui e non me ne andrò fin quando non avremo superato la tua crisi, giurin giurello?” aveva sollevato il mignolo che Blair aveva stretto al suo, lo stesso sorriso gioviale mentre Dorota rimirava entrambi, battendo le mani.
“Preparo subito del caffè per il signorino Hummel e i biscotti”.
“Senza cioccolata” avevano commentato entrambi all’unisono prima che Blair gli facesse strada nell’ufficio, facendolo accomodare. Un sorriso per ogni complimento ricevuto sull’arredo, l’illuminazione, la moquette, le tendine, fino anche a qualche modello esposto che aveva rimirato con espressione concentrata.
“Sono abiti dalla fattura classica e pregiata, Blair” fu il suo commento sommario e la ragazza aveva sorriso nuovamente soddisfatta. “Poche saprebbero indossarli come una Waldorf”.
“Questo è vero” aveva ribattuto l’altra evidentemente sollevata dagli elogi.
“Ma” aveva continuato Kurt, con un vago sorriso. “… saresti indubbiamente fonte di ispirazione per tutti”.
“Una linea d’abiti ispirati a me?”.
“Un compromesso tra la regina della Constance e la giovane donna d’affari: elegante e sofisticata, determinata e fiera, machiavellica e intrigante, ambiziosa ma romantica, Blair Waldorf”. Aveva continuato, Kurt, e la ragazza lo aveva nuovamente stretto a sé.
“Non avrei dovuto lasciarti nelle grinfie di Sebastard[5]”. Lo aveva nuovamente appellato a quella maniera ironica e sarcastica: Kurt sembrò irrigidirsi nell’abbraccio ma le sorrise prima che Dorota appoggiasse il vassoio sulla scrivania.
 
 
Era quasi ora del tramonto quando i due rimirarono, sul leggio, i disegni su cui avevano lavorato per tutte quelle ore: per la prima volta dopo molti giorni, carichi di tensione, Dorota vide nuovamente il sorriso entusiasta sul volto della sua giovane datrice di lavoro.
“Oh, Kurt, è tutto semplicemente parfait: sei la mia Musa”.
Il ragazzo si era crogiolato del commento ma aveva scosso il capo.
“Non perdere la fiducia in te stessa, Blair, sei la donna più pregiata che io conosca: devi solo essere te stessa” ne aveva indicato la mise con dolcezza prima che la giovane ne stringesse il braccio.
“Dobbiamo cenare fuori per festeggiare ma immagino che Sebastard ti stia attendendo in qualche locale a luci rosse di Chuck” era stato allora che il viso di Kurt si era nuovamente contratto e lo sguardo si era rabbuiato. Allo sguardo interrogativo della giovane, aveva sospirato prima di stringersi nelle spalle.
“In realtà sono venuto qua da solo”.
“Che ti ha fatto? Lo posso far deportare in Bielorussia: una sola parola e-“.
Kurt aveva scosso il capo, un vago sorriso divertito ma aveva sospirato.
“Temo di aver rovinato tutto”.
“L’hai tradito?” aveva domandato l’altra a metà tra un verso di stupore e di sorpresa e di curiosità evidentemente febbrile di conoscere nuovi dettagli. L’altro aveva aggrottato le sopracciglia, scuotendo il capo con espressione evidentemente scandalizzata dall’accusa.
“Allora cosa è successo?”.
“Gli ho detto che lo amo”.
 
~
 
 
Le porte dell’ascensore si richiusero di fronte a sé e storse istintivamente il naso: gli sembrava ancora di aver fin troppo impresso nelle narici l’odore della città. Quasi neppure la neve potesse, col suo manto candido, attenuare quella dissoluzione e lo sfarzo, il lusso e il vizio che vi aleggiavano, quella che rendevano quei quartieri l’Upper East Side.
No, non era felice di avervi fatto ritorno, non a caso il momento più memorabile che avesse trascorso con le famiglie di Manhattan era stato il momento della separazione che, lo aveva sperato, avrebbe dovuto essere definitiva.
Allo schiudersi delle porte, vide l’attico di Chuck Bass che, in uno dei suoi smoking gessati, lo rimirò con un vago sorriso, il drink tra le dita che sollevò a mo’ di saluto.
“Bentornato, la tua vecchia suite è proprio come l’hai lasciata” aveva volto un’occhiata incuriosita all’altro giovane che aveva seguito il più alto e gli aveva rivolto a Chuck un sorriso a mo’ di saluto. Se ne stette immobile, le mani affondate nelle tasche dei pantaloni mentre rimirava Sebastian che aveva ringraziato l’altro con una stretta di mano.
“… ma a quanto pare hai intenzione di cambiare inquilino” aveva alluso al giovane al suo fianco che, al commento, era arrossito visibilmente ma fu Sebastian a sorridere. Un verso divertito mentre incrociava le braccia al petto.
“Conto sulla tua discrezione”.
“Era nella clausola del contratto”. Ribatté Chuck divertito.
“Lily non saprà che alloggio qui”.[6]
“Non da me, almeno. Signori, una riunione mi attende ma vi auguro una buona permanenza” porse la chiave a Sebastian che la prese con un sorriso. Ci giocherellò sollevandola e riprendendola tra le dita: sembrava tutto perfettamente identico a poco più di un anno prima.
“E adesso?” gli chiese l’altro ragazzo e Sebastian si volse ad osservarlo, il sopracciglio inarcato.
“Adesso ci prepariamo e attendiamo che Gossip Girl faccia il suo dovere”.
“Ma Kurt così-“.
“Tanto per essere chiari, Anderson, è per il culo che ti ho scelto, non per le tue elucubrazioni: ho tutto perfettamente sotto controllo”.
Un trillo interruppe il dialogo e Sebastian sorrise.
“Qualcuna non ha perso tempo” sollevò il cellulare a mostrare la schermata del sito di gossip più famoso della città.
“Pensavo volessi discrezione” commentò l’altro rimasto evidentemente scandalizzato da quelle righe, il viso impallidito e le labbra tremanti.
“Cosa ti ho detto sulle tue elucubrazioni?”.
 
Vi avevo promesso uno scoop ed è ciò che otterrete, amici dell’Upper East Side: il lupo è appena tornato nella sua tana preferita e, attenzione!, sembra proprio che abbia cambiato preda.
Oh, Sebastihard potrai anche cercare di nasconderti da Mamma Lily, ma sai di non potermi sfuggire, come chiunque altro… Chissà se sei a conoscenza che il Ragazzo Porcellana è tornato alla corte della Regina B, dunque attenzione: potresti ricevere un esilio e conoscendo la nostra B, non sarà nulla di piacevole. Ma concentriamoci sul misterioso Mister X che lo ha accompagnato: puoi provare a nasconderti sotto i tuoi bei riccioli, ma scoprire gli scoop è il mio dovere.
Dunque, benvenuto nell’Upper East Side, saprai presto di amarmi.
Xoxo Gossip Girl
 
 
~
 
Non era stato facile rivelare ciò che era accaduto: erano partiti nell’Ottobre dell’anno precedente alla volta di Parigi. Aveva sempre amato l’Europa e, in particolare, la città dell’amore era sembrata la meta ideale per vivere quella che avrebbero definito di lì a poco una vera e propria relazione; il motivo per il quale non aveva esitato a lasciare New York pur di stargli accanto e non perdere l’occasione di constatare se, come aveva ritenuto, fossero davvero destinati a restare uniti. Era stato più che ben accolto dalla famiglia con la quale era cresciuto, Sebastian non si faceva remore di elogiarne le qualità.  Sfortunatamente, con qualità Sebastian intendeva soprattutto quello che sarebbe stato preferibile che restassero celate al resto del mondo (come la sua presunta flessibilità e altri riferimenti di natura sessuale) che gli erano valse non poco imbarazzo e occhiate minacciose, inframmezzate soltanto dal sincero divertimento del padre di Sebastian e della matrigna.
Avrebbero dovuto prepararsi a trascorrere quel secondo Natale insieme ma, a differenza dell’anno precedente, avevano convenuto sarebbe stato più piacevole un viaggio o qualcosa di più privato, tanto più che gli Smythe sarebbero partiti per una crociera.
Non avrebbe pensato che una cena per due a lume di candela, l’atmosfera romantica e quelle parole che erano sgorgate dal profondo di se stesso mentre sostavano sotto le coperte, ancora vezzeggiandosi prima di addormentarsi, potessero cambiare tutto.
E non nel modo in cui avrebbe potuto sperare, almeno.
“Gli ho lasciato un biglietto e sono partito quando era già uscito di casa: è da quella sera che non lo vedo e neppure lo sento” aveva sospirato, lo sguardo cadde nuovamente sul proprio cellulare quasi sperando di scorgervi un guizzo di vita, un qualsiasi segnale.
“Immagino che tu abbia il terrore di chiamarlo”.
“Ci ho provato” ammise Kurt, la voce più flebile e si era tormentato un ciuffo di capelli più biondo, lo sguardo afflitto mentre scuoteva il capo. “… ho bisogno di tempo, ho pensato che allontanarmi potesse aiutarmi ma mi manca e ho il terrore di aver rovinato tutto”.
“Non hai fatto nulla di sbagliato” aveva sussurrato la giovane, il tono più dolce nel sussurrarlo ed allungare la mano a stringere quella dell’amico, il viso inclinato di un lato.
“Non volevo forzarlo ad una risposta se non si sentiva pronto” si era affrettato ad aggiungere, il tono persino più ansioso nel cercare lo sguardo di Blair, affinché ella comprendesse ciò che voleva dire. “… ma quel silenzio prima di augurarmi la buonanotte è stato…”.
Non sembrò trovare le parole adatte ma Blair annuì, stringendo la sua mano con entrambe le proprie.
“La prima volta che ho detto a Chuck che lo amavo, è stato un completo disastro” ammise, la voce più rauca al solo ricordo. “… sai cosa mi rispose? ‘Che peccato’”. Vide Kurt aggrottare le sopracciglia ma continuò a sorridergli.
“Stava passando un brutto periodo e forse non è stato il momento ideale ma questo non significava che io non fossi sincera o che lui non mi ricambiasse. Sapevo perfettamente che eravamo e siamo destinati ad essere un’unica cosa, persino quando mi ha respinta” aveva accarezzato l’anello appeso alla collana, una sorta di implicita promessa.
“Conosci Sebastian meglio di chiunque altro e lui lo sapeva prima che tu avessi il coraggio di dirglielo. Devi lasciargli il tempo di sentirselo dire e di dirlo a sua volta”.
Un sorriso sfiorò le labbra di Kurt malgrado gli occhi lucidi e si protese a stringerla in un abbraccio: affondò il viso contro la sua spalla e socchiuse gli occhi, lasciò che quel dolce calore gli penetrasse nell’anima e lì trovasse finalmente respiro.
“Grazie, Blair” aveva bisbigliato ed ella aveva sorriso, carezzandone dolcemente i capelli sulla nuca.
“Andiamo adesso, una bella cenetta e una notte di riposo: non avrai intenzione di rinnovare l’antitetanica e alloggiare da Humphrey, vero?”.
Si alzarono in piedi per recuperare le loro giacche quando il trillo del cellulare di Blair ruppe il silenzio e sorrise.
“Scommetto che Gossip Girl ha seguito i tuoi spostamenti e ora parlerà del nostro meeting e-“ si interruppe, gli occhi sgranati e le labbra tremanti mentre Kurt si avvolgeva la sciarpa intorno al collo e la osservava, il viso inclinato di un lato.
“Non dirmelo” commentò con una smorfia. “… hanno preso il mio profilo peggiore” inarcò le sopracciglia allo sguardo preoccupato della brunetta.
“Blair?”.
“No, solo l’ultima conquista di Serena” si strinse nelle spalle ma Kurt si irrigidì.
“Sebastian?”.
La brunetta si morse il labbro, sembrò indecisa ma quando il ragazzo si fece avanti, si irrigidì.
“Non devi credere a tutto quello che dice: sono sicura che ci sia una spiegazione” si era affrettata a dire mentre Kurt porgeva la mano con il palmo rivolto verso l’alto.
“Il cellulare, per favore”.
Sospirò ma allungò il telefono e lo vide impallidire alla vista della fotografia: i lineamenti del ragazzo – il cosiddetto Mister X – erano molto sfocati poiché si trattava di un fotogramma tratto dalle telecamere dell’aeroporto, secondo la didascalia, ma la sagoma di Sebastian era perfettamente riconoscibile.
Strinse le labbra ma non disse nullo, lo porse alla legittima proprietaria che ne strinse la mano.
“Vuoi che assuma un sicario? O un appuntamento al centro benessere: abbiamo accumulato così tanto stress che rischiamo le rughe precoci e-“.
Kurt le sorrise ma scosse il capo.
“Se non ti dispiace, preferirei fare una passeggiata prima di incontrarci per cena: ti chiamo più tardi” si chinò a baciarle la guancia ma non protestò quando ella lo strinse un altro istante e lo osservò andarsene con sguardo rammaricato.
“Dorota!” esclamò quando vide, dalla finestra, Kurt entrare nel taxi.
“Sì, signorina Blair? Devo convocare un meeting?”.
“Non adesso” rispose laconica l’altra, l’ombra di un sorriso malefico sulle belle labbra, prima di osservarla e Dorota sembrò irrigidirsi.
“Conosco quella faccia”.
“Caro Sebastard, è ora che tu ti ricorda chi è Blair Waldorf”.
 
 
~
 
La giornata era trascorsa con una monotonia quasi asfissiante: aveva acceso il proprio portatile, la pagina internet collegata alla malefica pagina di gossip. Sperava che, allontanandosi da New York, sarebbe finito anche il momento di doverla consultare e, a più riprese, per scoprire cosa stesse accadendo (o non accadendo) tra lui e Sebastian. Era come se, una volta tornati in quella giungla coi grattacieli che era Manhattan, come chiunque altro divenissero pedine di un gioco perverso nel quale le persone sembravano più vicine che mai ma costrette ad una lontananza fisica, spesso soltanto una metafora di quella emotiva. Sospirò per l’ennesima volta quando fu chiaro che il sonno avrebbe faticato a giungere: in realtà non era più riuscito a dormire perfettamente, da quella notte nella quale, pur respirando il suo profumo, e sentendo il calore del suo corpo, sembravano già divisi e lontani.
Si sollevò con il torso e rimase seduto immobile sul letto, la sola luce proveniva dalla finestra, la luna illuminava quel piccolo ambiente familiare e confortevole. Sollevò per l’ultima volta lo schermo del portatile, in attesa che le immagini tornassero sullo screensaver. L’ultimo post era ancora di fronte a sé, beffardo come sempre.
 
E mentre Sebastihard indica a Mister X la direzione per la sua camera da letto, il Ragazzo Porcellana rientra, con la coda tra le gambe, a Brooklyn. Che lui e il Ragazzo Solitario[7] stiano progettando una rivalsa contro i Principini dell’Upper East Side?
Ma dopotutto, il Natale è il tempo del perdono e del riavvicinamento, ma forse Sebastihard dovrebbe considerare qualcosa di più dello spargere il suo amore al prossimo.
E’ tempo che anche la vostra Gossip Girl abbia il suo meritato riposo ma non preoccupatevi: si promettono vacanze poco Kurtbastian ma sicuramente scongiureranno il gelo caduto su Manhattan.
Xoxo Gossip Girl.
 
 
Una vaga smorfia apparve sul volto ma scosse il capo e spense definitivamente il computer: non sarebbe più voluto sottostare alle maligne insinuazioni di quel sito di gossip. Era più che sicuro che vi fosse una spiegazione plausibile e che lui e Sebastian avrebbero affrontato la questione come due persone adulte e civili. Il fatto che ancora non lo avesse chiamato era giustificabile perché, ovviamente, voleva lasciargli il tempo di farlo per primo. Soprattutto, confidava nella sua sincerità circa anche la possibilità che fosse davvero interessato a quel ragazzo seppur, fino ad appena due giorni prima, stessero progettando le vacanze. Insieme. Prima che gli dicesse quelle parole che sembravano aver congelato tutto. Sì, congelato era il termine più opportuno.
Ma, dopotutto, era arrivato a sua volta a New York, probabilmente in uno slancio di cavalleria (?) aveva deciso di seguirlo: dubitava volesse trascorrere le vacanze con la madre naturale, visti i panegirici ben poco lusinghieri che riservava a lei e alla famiglia allargata. Si morse il labbro ma scosse il capo.
Era solo questione di tempo ma il calendario gli ricordava, ad una maniera beffarda, che avrebbe rischiato di trascorrere da solo la Vigilia di Natale.
Si sorprese non poco nello scorgere la luce accesa nello studio di Dan, dopo esser uscito con l’intento di bere un bicchier d’acqua: si avvicinò, una mano pronta a bussare ma il giovane lo vide e gli fece cenno di entrare. Era seduto di fronte al computer: il viso pallido e le occhiaie evidenti ma per lo meno aveva scongiurato di lasciarsi crescere troppo i riccioli che, confusi alla barba, lo facevano somigliare ad un uomo delle caverne.
“Non dormi neppure tu?” aveva chiesto Kurt ma l’altro aveva scosso il capo.
“Mi diletto a credermi uno scrittore e l’ispirazione non ha orari” aveva commentato e Kurt aveva annuito con un vago sorriso.
“Il sequel di “Inside”[8]?”.
“A quanto pare il mio primo suicidio sociale non mi è bastato o forse sono particolarmente masochista”. Aveva replicato l’altro con un sorriso divertito a mascherare i suoi reali pensieri.
“Credo che il tuo libro rispecchiasse perfettamente lo stato d’animo della città, certo non tutti colgono l’ironia pungente o ciò che si cela al di sotto e di più… sentimentale”.
“Dubito che i flirt di Serena o gli intrighi di Blair possano-“.
“Non hai mai pensato di dirle cosa provi?[9]”. Aveva domandato schiettamente e lo aveva visto inarcare le sopracciglia prima di scuotere il capo. La mano era salita a tormentarsi i capelli riccioli prima di sorridere più amaramente e scuotere il capo.
“A quale scopo?”. Aveva domandato soltanto ed apparso stanco.
“Essere sincero con te stesso, non credo sia sbagliato”. Fu la pronta replica di Kurt.
“Imporle sentimenti che non ricambierebbe sarebbe inutile se non per dare prova di ulteriore masochismo almeno… non sono così kamikaze. O forse sì” gettò uno sguardo al proprio portatile, le sopracciglia inarcate con quell’evidente autoironia che celava ben altro ma Kurt scosse il capo.
“Non le dai la possibilità di vedere chi sei realmente”. Aveva sospirato, guardandolo di traverso.
“Se c’è una cosa che si impara a vivere nell’Upper East Side, è che farlo sia il più grande errore”.
“La maschera può essere svelata e alla fine ognuno dovrà mostrare ciò che realmente è, con tutti gli annessi e connessi e il rischio di un rifiuto”.
“Oppure si può restare nell’ombra, analizzare dall’esterno con occhio più oggettivo e decidere, semplicemente, di lasciare andare le cose quando la propria presenza è destinata ad essere una comparsa e non un protagonista”. Aveva ribattuto Dan e Kurt ancora una volta era affascinato da quel loro scambio di aforismi e di riflessioni che andavano ben oltre gli episodi narrati in un libro.
“Un sacrificio d’amore?” chiese con voce più velata.
“Io lo avrei definito un suicidio emotivo ma mi piace il tuo romanticismo”. Aveva ribattuto Dan sorridendogli complice.
Sorrise, Kurt, un sorriso più amaro prima di sospirare: poteva esserci del sensato in quello che diceva Dan? Dopotutto, egli, per deformazione professionale, era un ottimo osservatore della natura umana ma, d’altro canto, quanto quei luoghi comuni e frasi di repertorio potevano essere idonee se accostate ad una personalità come quella di Sebastian o un rapporto come il loro che aveva sempre ritenuto al di sopra di regole o di luoghi comuni.
“Buonanotte, Dan”.
Uscì dalla stanza più stanco che mai e faticò ancora più del previsto a trovare il giusto riposo.
 
~
 
Sveglia, amici dell’Upper East Side!
E’ la Vigilia del Natale: è il tempo per gli ultimi acquisti, le visite ai parenti che non vorremmo vedere durante il corso dell’anno, un’ultima occhiata alla lettera per Santa Claus, il momento dello shopping selvaggio alla ricerca di un abito da sfoggiare per una serata mondana ma, soprattutto, è il momento di trovare un modo di imbucarsi alla festa dei Van Der Woodsen.
A quanto pare, il Natale è davvero la festa delle riconciliazioni e dei gesti d’amore: avvistato, SebastiHard esce dal palazzo della cara madre e, questa sì che è una novità!, è solo ma sembra frettoloso di andarsene. Che la nostra Lily possa conoscere Mister X prima di tutti noi?
Ma non preoccupatevi, non sarà più così anonimo, anche io ho in serbo un regalo per voi, miei fedeli amici: ma, dovreste conoscermi, ogni cosa a suo tempo e domattina non cercherete i regali sotto l’albero, garantito!
 
Eleanor, con grande piacere ed imbarazzo di Kurt, lo accolse con lo stesso entusiasmo della figlia: seppur i dipendenti non dovessero lavorare quella mattina, si erano tutti riuniti nell’atelier ed avevano entrambi mostrato i loro progetti e disegni sulla nuova linea di moda a immagine e misura di quella che sarebbe stata ufficialmente riconosciuta come “Queen of Manhattan”.
“E’ davvero meraviglioso riaverti con noi, Kurt. Se intendi stabilirti anche dopo le feste, avrai un posto fisso qui”. Aveva commentato e la stessa Blair aveva sorriso con evidente entusiasmo all’idea. Anche Kurt sorrise, uno scintillio più dolce che ne fece baluginare lo sguardo azzurrino.
“Sono molto lusingato ma-” Eleanor gli appoggiò la mano sul braccio.
“Non devi darmi subito una risposta: attenderò dopo le feste ma, credimi se te lo dico, ho visto molti giovani ambiziosi e di discreto talento ma nessuno mi ha entusiasmato quanto te. Credo che tu e Blair, insieme, potrete fare grandi cose”.
Una sfumatura più rosate alle gote ma Kurt sorrise nuovamente.
“Le prometto che ci rifletterò sopra con molta attenzione” aveva asserito il giovane la cui testa sembrava cominciare a girare vorticosamente.
Non aveva ancora perfettamente idea di ciò che sarebbe potuto accadere tra lui e Sebastian. Ma l’idea di poter avere un nuovo inizio e in una città che prometteva simili ed irripetibili occasioni, era non poco suggestiva.
Il meeting si era presto concluso ed Eleanor si era congedata ma appena Kurt si alzò per indossare nuovamente il suo cappotto, Blair gli strinse affettuosamente il braccio.
“Sei pallido: riesco a riconoscere le occhiaie anche da sotto un correttore di marca come il tuo”. Kurt aveva scosso il capo, un vago sorriso ironico ma prima che potesse rispondere, entrambi i cellulari erano suonati nello stesso istante.
“Gossip Girl” sussurrarono all’unisono.
 
 
Per chi ancora non si è svegliato, c’è sempre la speranza di una bella colazione a letto: soprattutto se a portarvela è niente poco di meno di un SebastiHard al massimo della forma. Avvistato mentre esce da una caffetteria della Fifth Avenue: busta gigante e caffè per due. Ragazzo Porcellana è il momento di uscire allo scoperto, lascia che B risolva da sola l’eterno enigma su quale cerchietto abbinare all’abito da sera per la festa di Chuck Bass, Mister X non sta certo trafficando tra le stoffe!
 
“Cerchietto? Ma per favore, sono finiti i tempi della Constance e neppure un commento sul nostro meeting di stamani, tutta colpa di Sebastard!” aveva commentato aspramente la giovane, un arricciare del nasino e il corrugamento delle labbra mentre Kurt insinuava il cellulare nella tasca prima di indossare i guanti.
“Ho deciso: se è uno scandalo quello che vuole, lo avrà”.
“Oh, vuoi andare nel quartiere gay di Chelsea e trovarti un accompagnatore: posso venire ad aiutarti a scegliere?”.
Il ragazzo aveva sgranato gli occhi.
“Ho bisogno di un nuovo tight: andrò alla festa di Lily, senza invito”.
“Oh, non preoccuparti: chiamerò S, ti farà entrare dalla porta di servizio. Niente è meglio dell’attacco a sorpresa!” Kurt aveva notato come lo sguardo della giovane si era pericolosamente acceso, come ogni volta che sembrasse macchinare qualcosa. Aveva sorriso ma aveva scosso il capo.
“No, Blair, non intendo abbassarmi al suo livello: siamo due adulti, risolveremo la questione senza intrighi e macchinazioni. Ma puoi venirmi ad aiutare a fare shopping”.
La giovane aveva fatto un vago cenno della mano come a scacciare una nuvola di moscerini.
“Non ci sarebbe gusto: sceglieresti sicuramente il modello migliore e non potrei criticarti”.
L’altro rise.
“Ecco perché non ci divertiamo a fare shopping insieme, grazie comunque. Ti chiamerò” le aveva baciato la guancia e si era allontanato.
Attese di sentire la porta chiudersi ma stavolta non vi fu bisogno di chiamare la sua solerte governante perché quella entrò con un sospiro.
“Ha sentito, Signorina Blair? Niente complotti, il signorino Hummel è stato chiaro e-”.
“Kurt non sa quello che è meglio per lui e poi sono stanca di stare a guardare e lasciare il divertimento a Gossip Girl. Piuttosto, hai fatto quello che ti ho chiesto?”.
Osservò il fascicolo di fogli che la donna recava con sé: le porse la mano ma questa indietreggiò.
“Non credo che sia una buona idea”.
“Non sei pagata per pensare, Dorota. Se non vuoi che ti spedisca a lavorare a Brooklyn, dammi subito i dati che hai raccolto”.
“Soltanto per il signorino Hummel”.
Blair aveva preso il fascicolo con un gesto secco prima di inarcare le sopracciglia.
“Blaine Anderson” lesse dopo essersi seduta sulla poltroncina. “… nato a Westerville… Accademia Dalton, diplomato col massimo dei voti ma a me servono scandali e-“.
Era inorridita con un gemito alla vista di una fotografia che lo ritraeva con un vistoso costume dal mantello blu.

 
“Non posso credere che Sebastard tradisca Kurt con la versione gay di Batman!”.
“In realtà si fa chiamare Nightbird, il Vendicatore Notturno” commentò Dorota cercando di dare alla propria voce un tono misterioso ma la ragazza l’aveva osservata quasi schifata.
Aveva sollevato gli occhi al cielo e sembrò conteggiare fino a dieci prima di riprendere.
“Non hai capito nulla Dorota! Quello che mi serve sono scandali con cui ricattarlo: genitori alcolizzati, un fratello erotomane, uno spaccio di droga, coinvolgimento in un reato, questa è solo spazzatura”. Lasciò cadere il plico con le foto e le documentazioni e accavallò nervosamente le gambe.
“Forse perché questo Blaine Anderson è un bravo ragazzo, Gossip Girl sta solo mettendo in giro delle calunnie e facendo soffrire il signorino Hummel. Mi creda, la cosa migliore è che lasciamo che i due parlino come persone adulte e civili”.
“Sebastard nasconde qualcosa, se non posso arrivare a lui dovrò prendere questo traviato notturno”.
“Vendicatore Notturno” lo corresse l'altra.
“Quello che è” cacciò la precisazione con un cenno distratto della mano.
Digitò rapidamente il nome del sito di Gossip Girl, cercò tra le mappe e sorrise.
“Ma guarda, sembra che il nostro fringuello notturno sia solo in questo momento”.
“Oh, no, non mi piace quello sguardo”.
 
Sorrise quando vide il numero sul display del proprio cellulare e se lo portò immediatamente all’orecchio.
“Ciao Nick, allora, siete arrivati all’albergo?”. Un sorriso nell’ascoltare le parole del suo interlocutore prima di annuire meccanicamente o emettere qualche parola di conferma e di approvazione.
“Perfetto. Sembra che sia tutto perfetto per stasera, Sebastian è molto esigente: allora ti mando l’indirizzo, ciao Nick, a più tardi!” chiuse la comunicazione con un sorriso proprio nel momento in cui una limousine posteggiava di fronte a lui.
La portiera del passeggero fu aperta e Blaine osservò la giovane che ne usciva, un sorriso ne increspava le labbra.
“Blaine Anderson, temo proprio che Sebastard dovrà fare a meno di te”.
“Cosa-?”.
Non poté aggiungere altro perché il fedele autista di Chuck Bass lo spinse dentro, attese che anche la giovane Waldorf entrasse e chiuse la portiera.
La limousine sfrecciò rapidamente tra le strade di Manhattan.
 
 
~
 
La ricerca dell’abito perfetto per una simile occasione non era stata tra le più semplici malgrado il suo innato gusto per la pregiata sartoria e malgrado la propria creatività. Non che esistessero tight che potessero esprimere un pensiero come “mi stai davvero tradendo?” o “siamo ancora una coppia, giusto?” o “Anche se non me lo hai detto, so che mi ami” o qualcosa che potesse sintetizzare tutte queste opzioni. Ciononostante, lo shopping era stato piuttosto rilassante: se non altro il fruscio della seta, il tastare le stoffe e il potersi contemplare di fronte ad uno specchio e scegliere tra diverse nuance di camicie e di cravatte, era stata comunque una piacevolissima distrazione da tutto il resto. Momentanea però.
Spegnere il cellulare per evitare qualsiasi altra contaminazione di Gossip Girl non era stata una sbagliata iniziativa: aveva preso la sua decisione ed era in quei momenti nei quali dava sfoggio di tutta la propria determinazione, che sentiva di essere perfettamente in grado di gestire ogni cosa.
Era sceso dal taxi con un sospiro: si era rimirato per un’ultima volta prima di entrare nel palazzo, salutò con un sorriso Vanya, il portiere, ma notò che non aveva dato segnali di nervosismo, soltanto una lieve sorpresa. Evidentemente era anch’egli un abitudinario di Gossip Girl oppure aveva visto da poco Sebastian salire con quel famigerato Mister X e probabilmente immaginava che avrebbe scatenato una scena madre che sarebbe stata melodrammatica ed isterica, qualcosa di cui quelli dell’Upper East Side erano sicuramente avvezzi.
Niente di tutto questo e la dose di camomilla che si era propinato prima di uscire dal loft era stata una forma di precauzione salutare.
Sarebbe entrato, avrebbe fatto gli omaggi del caso alla padrona di casa (accidenti! Aveva dimenticato le rose, il che era un evidente segnale di quanto fosse stressato. Insomma, recarsi e conoscere per la prima volta la madre naturale del proprio ragazzo, infiltrarsi nel suo attico, irrompendo in una festa a cui non era stato invitato e per di più a mani vuote. Forse non aveva del tutto torto Dan a sostenere che l’Upper East Side fosse una sorta di lato oscuro), si sarebbe complimentato per i pezzi d’arte che erano presenti nell’appartamento, per la sua mise e l’acconciatura e poi lo avrebbe scovato. Che fosse solo o in compagnia non gli sarebbe importato: si sarebbe presentato come il suo legittimo accompagnatore e, una volta che si fossero isolati dagli altri invitati, avrebbero avuto un ragionevole scambio di opinioni.
Come si doveva a due persone adulte e mature.
Se lo stava ripetendo da che le porte dell’ascensore si erano chiuse ma ciò non era bastato a tranquillizzarlo: quei momenti in attesa di giungere al piano designato, infatti, parvero protrarsi ad una maniera quasi infinita ma prese un bel respiro quando la salita terminò.
Si prese un solo istante prima di uscire dall’abitacolo che appariva come ultimo lido sicuro ed era infine entrato nel lussuoso appartamento: malgrado l’ironia che aveva dimostrato a più istanze, Sebastian non aveva esagerato nel descrivere lo sfarzo e l’eleganza che lo circondavano. Il locale era gremito di persone in abiti sfavillanti e gioielli, come si era immaginato, e aveva fatto nervosamente vagare lo sguardo tutto attorno, cercando qualche viso noto: riconobbe Nate Archibald (“non arrossire, non arrossire, non arrossire”), Serena Van Der Woodsen e la donna che si stava avvicinando non poteva che essere:
“Lily Humphrey” si presentò tendendogli la mano (si era quasi dimenticato che il padre di Dan aveva sposato la madre di Serena e di Sebastian) con un sorriso e il ragazzo ne strinse le dita delicate e diafane, notando appena l’anello con il diamante più grande che avesse mai visto da così vicino. Un’ondata di soave profumo lo avvolse e ne rimirò l’eleganza e la pacatezza mentre si prestava ad un galante inchino, dopo averle sorriso.
“Mi perdoni per l’intrusione, sono Kurt Hummel e-”.
“Sono davvero lieta di conoscerti, finalmente” aveva commentato, stringendogli meno formalmente il braccio e riservandogli un sorriso più dolce mentre inclinava il viso di un lato e sorrideva ad una maniera appena più ironica. “… anche se speravo che fosse Sebastian a presentarci come si conviene ma, lo conosci meglio di me, le convenzioni sociali non sono il suo forte” aveva sospirato con fare più stoico che aveva fatto sorridere Kurt.
Non poteva biasimare Sebastian per riconoscere nella nuova compagna del padre, la donna che gli era stata davvero accanto nel suo percorso di crescita, una vera madre. Ma non poteva non ammirare l’eleganza della donna che gli era posta di fronte e quel garbo persino nel parlare di qualcosa di spinoso, quale l’atteggiamento di Sebastian stesso.
“Speravo proprio di poter parlare con lui” aveva commentato e l’aveva vista inarcare le sottilissime sopracciglia, ciononostante la fronte rimase liscia (botox? Si domandò tra sé e sé) prima che sorridesse vagamente divertita.
“Temo ci sia stato un equivoco” aveva convenuto e Kurt si era sentito il cuore sospeso in gola, non riuscendo a comprendere se le implicazioni fossero o meno positive ma si sforzò di dimostrare una certa non chalance mentre la donna gli faceva cenno di attendere.
Tornò poco dopo con una busta che gli porse.
“C’è il tuo nome scritto sopra” aveva sorriso e il ragazzo aveva riconosciuto, un tuffo al cuore, la calligrafia di Sebastian: quello, se non altro, spiegava perché Lily non fosse rimasta particolarmente sconcertata dal suo arrivo.
Con dita quasi tremanti, estrasse il cartiglio: notò distrattamente che, sulla parte bassa del foglio, era stato riportata l’indicazione di un indirizzo ma si concentrò sul messaggio vero e proprio.
 
Bel tentativo, tesoro.
Francamente mi ritengo offeso da simile mancanza di fiducia, ma, dopotutto, persino io a Natale mostro il mio lato migliore.
Raggiungimi a questo indirizzo.
E, Kurt, cerca di non fare il faccino “colpevole” fin quando non varcherai la soglia dell’appartamento. Sono sicuro che troverai modi ingegnosi per farti perdonare.
Ti aspetto,
Sebastian
Ps: vorrei vedere quanto sei arrossito in questo momento: sai che lo adoro.
 
Tipico di Sebastian. Non soltanto perché aveva letto quel messaggio intonandolo, nella sua mente, con la voce dell’altro ragazzo ma perché si sarebbe quasi aspettato di vederlo spuntare dietro la parete, il sorrisetto suadente e sicuro di sé e lo scintillio beffardo dello sguardo.
Qualunque cosa facesse, era sempre in grado di prevedere le sue mosse e agire di conseguenza ma probabilmente quella era una delle tante sfaccettature che aveva imparato ad apprezzare ed amare. Rimirò ancora il biglietto, un sorriso trasognato malgrado il colorito rosato sulle guance, un dolce martellare del cuore che già aveva una familiare sensazione di qualcosa di conosciuto e di proprio, prima di schiarirsi la gola.
“Io-” avrebbe dovuto sicuramente far pagare a Sebastian l’imbarazzo che gli stava procurando: non avrebbe potuto spedire quella lettera a Brooklyn o all’atelier di Eleanor? Immaginò che ciò facesse parte della sua personale punizione e divertimento alle proprie spalle.
Lily si limitò a sollevare il calice.
“Per favore, Kurt, digli che mi farebbe piacere rivederlo prima che torniate in Europa” gli aveva nuovamente allungato la mano.
“Buon Natale”.
 
~
 
Rilesse il messaggio con le sopracciglia aggrottate e l’espressione stizzita: detestava quando qualcosa sfuggiva al suo controllo di abile stratega e manipolatore delle azioni altrui. Ma, dopotutto, lo constatò sorridendo quando sentì bussare alla porta, poteva elogiarsi mentalmente per lo splendido operato compiuto fino a quel momento.
Un ultimo sguardo tutto attorno prima di avvicinarsi alla porta e schiuderla: il sorriso divenne persino più impertinente nel riconoscere i lineamenti dell’altro. Inclinò il viso di un lato, le labbra smosse in quell’espressione di puro compiacimento.
“Ciao tesoro” lo salutò, vezzeggiando ironicamente, come sempre, quel nomignolo e Kurt sospirò, sollevando momentaneamente gli occhi al cielo, seppur fosse palese la gioia e la dolcezza nel rivederlo, soprattutto dopo quella partenza improvvisa.
Non lo avrebbe probabilmente ammesso neppure sotto tortura ma era stata una sensazione angosciante di abbandono e di fragilità quando, rientrato nella loro camera, tutte le sue cianfrusaglie inutili (che passava metà del tempo a calciare o criticare quando era assente) e soltanto quel biglietto scritto nella sua calligrafia svolazzante e tondeggiante.
Si era dovuto sedere prima di leggere il contenuto dello stesso e quella improvvisa e sconclusionata partenza che aveva ricondotto all’episodio della sera precedente.
Stupido sentimentale, lo aveva rimproverato mentalmente ma si era affrettato a prenotare un biglietto di prima classe prima di orchestrare tutto il piano che avrebbe messo in atto: se per Gossip Girl era stato una star, avrebbe potuto facilmente sfruttarla a proprio favore. Equivoci ed intrighi gli erano piuttosto congeniali anche senza riconoscersi legittimo erede di quel mondo dall’aura dorata attorno ma teatro di ipocrisie e di falsità, tollerate soltanto in nome dei cognomi prestigiosi delle famiglie che lo dominavano. La lotta al potere non era mai stata una sua ossessione, se non quando era suggestivo usare i loro stessi strumenti per i propri scopi.
Kurt aveva esitato sulla soglia: si era tolto il cappotto che teneva piegato sul braccio.
“Credo che dovremmo parlare e-”.
Gli aveva posato un dito sulle labbra morbidamente spalmate di quel burro cacao di cui amava privarle fin troppo spesso, un sorriso nel notare lo scintillio dello sguardo e il successivo rossore sulle gote. Era stato tentato di carpirle fin da subito ma dopotutto non vi era fretta, ora che era lì, alla sua mercé.
“Non adesso: è ora di cena”.
Lo aveva privato del cappotto che aveva riposto sull’attaccapanni prima di rimirarlo in quel nuovo tight, cingendolo appena da dietro e morsicandogli il lobo dell’orecchio, respirando sulla pelle sensibile del collo.
“Un nuovo completo? Non vedo l’ora di toglierlo” aveva sussurrato suadente, sorridendo del suo trasalire visibilmente prima di prenderlo per mano – una stretta decisa per quanto delicata – e condurlo nella cucina nella quale il catering aveva già apparecchiato una sontuosa tavola per due a lume di candela.
Sebastian sorrise nel notare il suo stupore prima di avvicinarsi ad una delle due sedie e tirarla all’indietro affinché il giovane potesse sedersi.
“E poi dici che non sono romantico” lo rimproverò con fare suadente, lasciandolo accomodare prima di avvicinarsi alla tavola: riempì due calici con lo champagne prima di sedersi a sua volta e poi sollevare il suo verso quello dell’altro.
“Al primo Natale a New York”.
Kurt parve sorpreso a quella proposta di brindisi ma non obiettò e fece cozzare gentilmente il bicchiere contro quello dell’altro prima di deliziarsi della cena.
 
 
La cena era stata perfetta e ben presto, superati quei minuti di imbarazzo (il proprio), si era immerso nel racconto del suo arrivo, della sistemazione a Brooklyn (aveva ignorato il suo arricciare il naso con lo stesso fare altezzoso e bizzoso di Blair) e dell’offerta di lavoro di Eleanor che lo aveva fatto sorridere persino con fare più impertinente.
Ciononostante, una parte di sé era ancora inquieta: sapeva che non si sarebbe sentito completamente tranquillo fino a quando lui e Sebastian non avrebbero affrontato anche i loro sentimenti, soprattutto quella sua dichiarazione che era sembrata sospesa in silenzio.
Ancora una volta, mentre sostavano sul divano, di fronte al bel camino acceso, Sebastian sembrò interpretarne perfettamente i pensieri.
“So cosa vuoi chiedermi e la risposta è no, non ho un amante… almeno non in questa città” aveva soggiunto al suo orecchio con intento più scherzoso ma aveva indugiato vicino al suo viso ed era stato Kurt a sottrarsi, ritraendosi per poterlo guardare in viso.
Sapeva che se gli avesse permesso di prendere quel tipo di iniziativa, non sarebbe stato in grado di fermarlo fino a quando le parole non fossero divenute superflue e le coperte li avessero nuovamente avvolti in quel calore di pelle, respiri e di profumi fusi in un’unica cosa.
“Non è questo” di fronte all’inarcare delle sopracciglia di Sebastian, alquanto scettico, aveva aggiunto: “… ero geloso, sì, ma non significa non abbia fiducia in te” gli aveva appoggiato la mano sulla guancia, a trattenerlo in quel contatto di sguardi, quasi sperando che, così facendo, le sue parole fossero ancora più comprese dall’altro.
Era certo fosse così perché lo vide annuire e rilassarsi, gli cinse la vita con un braccio a trattenerlo pur aspettando che continuasse.
Aveva preso un profondo respiro, improvvisamente neppure più ricordava il discorsetto che aveva imparato a memoria e che sembrava perfetto, almeno fin quando lo aveva ripetuto allo specchio (tutta la mezzora precedente all’uscita, persino quando annodava la cravatta) ma, come immaginava, contemplarlo così da vicino era sempre deleterio per le sue sinapsi.
“Quello che ho detto l’altra sera era vero” aveva rafforzato la pressione con cui ne cingeva la guancia, malgrado il rossore sulle gote. “Io ti amo” aveva sussurrato, guardandolo dritto negli occhi e sentì la pressione del braccio di Sebastian farsi più intensa, lo scintillio più dolce delle iridi ma prima che potesse interromperlo o sporgersi, continuò.
“Ma l’ultima cosa che voglio è che tra noi ci siano imbarazzi o tensione: mi dispiace di essermene andato così e ti prometto che rispetterò i tuoi tempi e-”.
Sebastian aveva sollevato gli occhi al cielo prima di interromperlo bruscamente: ne aveva cinto la guancia con una mano e ne aveva carpito le labbra in un contatto improvviso ma intenso. Kurt sorrise sulle sue labbra, un mugugno arrendevole prima di cingerne il collo a trattenerlo, prima di sentire il suo corpo adattarsi perfettamente alla cerchia creata dalle braccia di Sebastian, prima di sentirlo attrarlo a sé fino a farlo sedere sulle proprie gambe.
Era tutto perfetto, si disse, lasciando che gli artigliasse i capelli a trattenerlo un altro istante: quello necessario a dare un nuovo sapore a quel contatto, a fargli comprendere quanto gli fosse mancato, quanto fossero un’unica cosa e quanto ormai la sua vita fosse assuefatta alla sua presenza.
Mugugnò quando Sebastian si scostò ma lo guardò dritto negli occhi e questi appoggiò la fronte alla sua.
“Volevo fosse speciale” bisbigliò. “Ho assunto quel ragazzo e il suo coro per farti una sorpresa di quelle stucchevoli e diabetiche che ti piacciono tanto ma la tua malefica amica di cerchietto mi ha preceduto, dovrai accontentarti di me”.
Se aveva inarcato le sopracciglia alla menzione di Blair (povero Mister X, non lo invidiava per nulla!), non aveva potuto che sorridere più dolcemente: si era sporto nuovamente al suo viso, un vago sorriso.
“Potrei farlo”.
Era stato Sebastian a ritrarsi questa volta: un sorriso all’espressione poco lieta di Kurt prima di porgergli un pacchetto che questi aveva preso con un sorriso entusiasta.
“Ho lasciato il tuo-”.
“Aprilo e basta” sembrava fremente.
Inarcò le sopracciglia alla vista della chiave in ottone e Sebastian lo guardò in viso:
“Dimmi di sì e questa sarà la nostra casa: potrai lavorare per Eleanor o creare un atelier tutto tuo. Io proseguirò qui i miei studi: è il mio momento di dimostrare che sono pronto a seguirti ovunque”.
Vi era una reale commozione nello sguardo di Kurt ma lo baciò nuovamente con foga.
“Devo prenderlo come un sì?”.
 
 
 
Lo aveva cullato fino a quando non era caduto nel torpore: ancora una volta ne aveva sfiorato la pelle diafana e delicata, si era beato del suo sguardo trasognato. Era stato un momento così intenso che avrebbe voluto poterlo immortalare in quel momento.
E tra il suo respiro e il suo profumo, il suo bacio e le sue carezze, una dolce conferma e una struggente promessa per l’avvenire.
“Ti amo”.
“Lo so”.
Sorrideva, Kurt, sereno come non mai quasi quel ritrovarsi fosse stato solo l'inizio di una nuova vita insieme. Una nuova tappa.
“Allora la prossima volta non scappare”. Lo aveva ammonito e, malgrado il sorriso, la stretta con cui lo legò a sé era evidente sintomo del suo bisogno di lui.
“Promesso”.
Aveva schiuso gli occhi dopo molte ore al sentire la vibrazione del proprio telefono: prese prima quello di Kurt ed inarcò le sopracciglia al messaggio che era giunto.
 
Kurt, il tuo Sebastard dopotutto non ti tradisce, anzi.
Temo di aver rovinato la sorpresa, mi farò perdonare!
B.
 
Grazie, Miss Cerchietto,
riscuoterò il pagamento quanto prima.
Dirò a Kurt che hai scritto… o forse no.
 
Rise del messaggio sul proprio cellulare.
 
[Da Blaine]
Sebastian… ho bisogno di aiuto. Una pazza mi ha letteralmente sequestrato.
 
Sorrise prima di sentire Kurt mugugnare e strusciarsi al suo collo: si chinò a baciarlo a fior di labbra prima di scattare la fotografia.
“Un sorriso per Gossip Girl”.
 
 
Devo ammetterlo, mio malgrado, mi sto affezionando a queste storie d’amore al sapore di zucchero e di intrigo. E a quanto pare in un locale dell’Upper West Side, non fa assolutamente freddo questa mattina. Dai Kurtbastian, auguri di buone feste ma non illudetevi.
Sarò sempre io la vostra regina, e sono sicura che l’anno prossimo riserverà nuove sorprese.
Ma per ora è tutto,
xoxo Gossip Girl.
 
 
Mi unisco ancora una volta al saluto finale di Gossip Girl.
Vi ringrazio di avermi seguita in questa settimana e auguro a tutti voi un buon Natale e un felice anno nuovo. Il mio sarà ancora all'insegna del Kurtbastian a prescindere da Murphy e, se lo vorrete, ci rivedremo nei capitoli di “Our Secret”.
Ma per oggi e questo 2012 è tutto, un saluto a tutti,
Kiki87


[1]              Questa è una delle abitudini di Blair, soprattutto nelle prime stagioni, quando è particolarmente tesa o giù di morale, la sua fedele domestica le propone sempre una passeggiata al parco e dare da mangiare alle oche, appunto ;)

[2]              Sorella di Dan Humphrey (il ragazzo che insulta sempre perché di Brooklyn: nel mio crossover era lui ad ospitare Kurt nel suo loft) nonché, per un certo periodo, tirocinante al servizio della madre di Blair. La prende in giro perché nel proseguire delle stagioni ha cambiato il suo look fino, appunto, a divenire abbastanza gotica nel vestire e nel truccarsi.

[3]              La Constance è l’istituto privato femminile frequentato da quasi tutte le protagoniste della fiction nonché uno degli scenari fondamentali della narrazione delle prime stagioni e della rivalità tra Serena e Blair per contendersi il ruolo di ragazza più popolare (usavano soprattutto il termine “regina”).

[4]              SPOILER per i fan di Gossip Girl. Nelly era una delle tirapiedi di Blair che, nella nuova stagione, vedremo come un’importante giornalista che seguirà gli esordi e le vicende dalla Waldorf Design con non poca frustrazione di Blair che l’accuserà sempre di essere poco obiettiva per i loro trascorsi.

[5]              Nella serie adoravo sentirla definire Chuck Bass: Bastard e non potevo non adottare nuovamente questa storpiatura del nome di Sebastian vista la poca simpatia e, probabilmente, un pizzico di gelosia per la sua anima gemella gay.

[6]              Questo intreccio di famiglie è meglio ribadirlo per aiutarvi: nel mio Crossover Lily è la madre naturale di Sebastian, ciò lo rende fratellastro di Serena (figlia di Lily e di William Van Der Woodsen). Non ha un vincolo di sangue con Chuck ma Lily è stata sposata con il padre di Chuck, Bart Bass, ragion per cui lo considera come un figlio (avendolo persino adottato in una delle prime stagioni) per cui Sebastian vuole assicurarsi che Chuck non spifferi tutto a quel surrogato di figura materna.

[7]              Nomignolo ironico che Gossip Girl ha affibbiato a Dan Humphrey.

[8]              Libro di Dan Humphrey nel quale raccontava, con pseudonimi, la vita nell’Upper East Side naturalmente creando non poche tensioni con gli altri protagonisti. Nella conclusione dell’ultima stagione, stava progettando un seguito ma senza più nomi in codice ma raccontando dei personaggi con i loro nomi reali.

[9]              Nel primo libro di Dan – per chi lo conosce bene come l’amica Vanessa – ne emergeva il suo amore segreto per Blair Waldorf alla quale, tuttavia, aveva stentato a lungo dal dichiararsi. Ma nel mio crossover non tenete conto della loro breve (ahimé T__T) storia d’amore.

   
 
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