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Autore: pandamito    24/12/2012    3 recensioni
[Profumo - Storia di un assassino]
[Jean-Baptiste Grenouille/Laura Richis]
« Tu mi ucciderai, vero? » chiese, quasi rassegnata.
Jean rimase immobile, non capendo cosa fosse quella sensazione nel petto che lo trafiggeva.
Il corpo di Laura stretto fra le sue braccia, il tocco di lei che lo sfiorava sembrava curarlo e sollevarlo da ogni tipo di pena.
« Va bene così. » mormorò, tirando un piccolo e triste sorriso. « Tu mi hai donato qualcosa e tocca a me sdebitarmi. Ma cosa vuoi esattamente da me? »
Vero, cosa voleva esattamente da lei? Jean non lo sapeva, lui voleva solamente lei. Lei. Nessun altro.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Nessuno si era accorto di lui semplicemente perché era impossibile, lui non aveva odore e questo non lo rendeva un essere vero e proprio, o almeno così la pensava lui.
Era di fronte al suo letto, contemplando il senso di potere e vittoria che acquisiva, stava per completare il suo profumo, ciò che l'aveva ossessionato in tutta la sua vita ed ora, grazie a lei, stava per riuscire nella sua missione. Alzò il braccio, stringendo la mazza nella sua mano: un colpo alla nuca e tutto sarebbe finito. Ma lei si volse, risplese in tutta la sua bellezza ed una fitta colpì il petto di Jean-Baptiste. Era così innocente e pura, non era solo bella, ma lei era la vera bellezza, tutti l'avrebbero voluta, ma solo Jean sapeva che effettivamente lei era solo sua, l'aveva sempre saputo, erano destinati ad incontrarsi perché l'uno aveva qualcosa che apparteneva all'altro. 
Il braccio di Jean si abbassò, impotente, pentito. Cosa stava facendo? Voleva commettere lo stesso errore con la venditrice di prugne? Togliere la vita all'unica donna che aveva smosso qualcosa nel suo cuore? Jean-Baptiste Grenouille era un ragazzo che non aveva mai avuto nessuno che l'amasse, così, di conseguenza, non sapeva cos'era l'amore, né tanto meno aveva mai avuto qualcuno da amare. Ma allora cos'era quel sentimento che lo pervadeva ogni volta che sentiva il suo profumo, che pensava a lei e che si faceva sempre più forte quando era in sua presenza? 
Il petto di Laura si alzava ed abbassava ad un ritmo naturale, finché Jean vide le narici di lei dilatarsi un poco e poi ritornare normali. Aprì i grandi occhi di quell'azzurro chiaro che si rispecchiavano in quello un po' più scuro di Jean-Baptiste. I loro sguardi s'intrecciavano, eppure lei non gridava come facevano tutte, rimaneva semplicemente a fissarlo. Per la prima volta non era la sua vittima ad avere paura, bensì - Jean se ne accorse - lui. Aveva paura di poterle fare del male, che lei potesse abbandonarlo per sempre, voleva stringersi a lei e sentire il suo profumo per sempre. Ma notò - e si sentì l'uomo più felice del mondo, benché Jean non mostrava quasi mai i suoi sentimenti - che la rossa aveva percepito il suo odore. Non quello del mare o dei fiori, bensì il suo, quello di un povero uomo abbandonato da tutti.
Si inginocchiò lentamente, quasi in trance, era incantato dagli occhi magnetici della ragazza, che ora faticava a tirarsi a mezzo busto sul letto, non distogliendo mai lo sguardo dal garzone. La sua mano scivolò tremante sul braccio di Laura, fino a prendere delicatamente le sue dita fra le sue ed avvicinare il suo naso ad esse, per poi baciarle il dorso della mano come aveva visto fare ai gentiluomini. Ma lui poteva esser definito un gentiluomo? Di buone maniere non ne sapeva nulla, eppure era diverso con Laura, si sentiva in dovere di non farle del male.
« Come ti chiami? » la voce era dolce, calma e terribilmente bassa, in modo da non poter essere udita. 
I loro occhi erano gli uni dentro quelli dell'altro.
« Jean-Baptiste Grenouille. » sussurrò lui, incantato.
Posò la mazza a terra, senza far rumore, poi le dita di Laura s'intrecciarono nelle sue e lo costrinsero ad alzarsi cautamente, trasportandolo a sedersi vicino a lei sul letto. 
« Tu sai chi sono, vero? » domandò lei.
« Sì. » Il moro annuì. « Laura. » pronunciò quel nome col suo accento francese.
Jean-Baptiste non era una persona che parlava molto, faceva fatica ad esprimersi perché era venuto a conoscenza del fatto che l'essere umano non potesse esprimere tutto ciò che sentiva, si sentiva limitato nel suo ego e questo lo spronava ad andare avanti nel suo intento. Eppure, benché balbettasse spesso, Jean pronunciò perfettamente quel nome per quanto l'aveva tanto ossessionato. Quel nome rappresentava la sua concezione di felicità.
« So che mi hai cercato per tanto tempo. » 
Ed era terribilmente vero. Una vita, voleva dirle, ma non proferì parola, poiché non ce n'era bisogno. Si avvicinò lentamente, fino a sfiorare la sua pelle, ma Laura si ritrasse, voltando il capo dalla parte opposta e Jean si sentì morire, tanto quanto il dolore che provavano le sue vittime, se non di più, perché almeno lui si assicurava che ricevessero un colpo secco in modo da non danneggiarle - perché la paura, lo sapeva, cambiava il loro profumo - mentre quello che provava lui persisteva nel suo petto e non era qualcosa che poteva strapparsi di dosso per placarlo. Solo lei poteva farlo. Il viso della giovane ritornò su quello di Grenouille, sudicio e sporco al suo confronto.
« Scusami. » mormorò e Jean si accorse che una piccola lacrima le rigava la guancia.
Chiuse gli occhi, inspirando: anche quella singola goccia aveva un suo profumo; si avvicinò e baciò la gote della rossa, che stavolta non si scansò, e poté dichiarare che sapeva di sale. Le piccole mani delicate e sottili accarezzarono il viso di Jean, le loro fronti si toccarono e poi anche le loro labbra. Il ragazzo scoprì che vi era qualcosa di altrettanto potente, oltre l'olfatto, ed era il gusto: il sapore delle labbra di Laura non faceva altro che aumentare la potenza del suo profumo di cui Jean era completamente estasiato. La ragazza faceva scivolare la veste sul proprio corpo, dando il consenso a Jean di esplorarla, di poter finalmente realizzare il desiderio che tanto aveva bramato per tutto questo tempo. Si stringeva a lei, così forte ma allo stesso tempo gentile, che non voleva concederla a nessun altro, era sua, voleva tenerla tutta per sé e di certo non voleva andasse via, questo mai. 
Mounsier Richis voleva impedire che la portasse lontano da lui, costringendola così a sposare qualcuno che in realtà la rossa non amava. E presto si rese conto che anche lui stava piangendo, mentre l'altra aveva smesso da un bel pezzo. 
« Tu mi ucciderai, vero? » chiese, quasi rassegnata.
Jean rimase immobile, non capendo cosa fosse quella sensazione nel petto che lo trafiggeva. 
Il corpo di Laura stretto fra le sue braccia, il tocco di lei che lo sfiorava sembrava curarlo e sollevarlo da ogni tipo di pena. 
« Va bene così. » mormorò, tirando un piccolo e triste sorriso. « Tu mi hai donato qualcosa e tocca a me sdebitarmi. Ma cosa vuoi esattamente da me? »
Vero, cosa voleva esattamente da lei? Jean non lo sapeva, lui voleva solamente lei. Lei. Nessun altro. 
Laura era il barlume di speranza che riusciva a trasformare Jean - solo con la sua presenza - in qualcuno che imparava ad amare e lei lo sapeva, ecco perché non aveva gridato, anche lei provava le stesse sensazioni del garzone, consapevole che erano legati l'uno all'altro. In cuor suo era lei per prima che l'aveva atteso da tutta una vita, non viceversa. 
Ogni persona nel cammino di Jean - dalla madre alla megera dell'orfanotrofio, al conciatore, a Giuseppe Baldini e persino a Madame Arnulfi - era solo una pedina per condurlo finalmente a lei, ma dopo averlo abbandonato - il moro non poteva saperlo in verità, ma ne aveva la sensazione - ognuno di essi era morto, terribilmente. E se fosse capitato anche a Laura? Non che il suo destino fosse poi molto diverso, in effetti. Si sentì combattuto, una parte di lui voleva impedirlo, l'altra completare la sua opera, un'altra voleva proteggerla ed un'altra ancora non legarsi mai a lei per non essere condizionato dai sentimenti.
« Che cosa ti ho donato? » Il povero Grenouille parlò con la sua lentezza di sempre, faticando a pronunciare ogni singola lettera.
I loro nasi si toccavano, le braccia strette l'uno attorno al corpo dell'altro, le loro labbra si sfioravano e gli occhi sprofondavano in quell'azzurro che li caratterizzava.
Laura era l'unica che poteva farglielo capire, che non serviva quel profumo a renderlo il più grande personaggio di tutti i tempi, perché il suo potere Jean poteva acquisirlo se imparava dalla persona giusta. Lui poteva donare l'amore senza di esso, doveva solo capirlo.
« L'amore. »







pandabitch.
Ta-dan!
Prometto che per oggi la finisco qui, ma andrò a chiudermi in video su di loro.
Spero di averveli fatti amare come io mi sono innamorata di loro.
Nient'altro.
A presto e continuate a seguirmi ovunque!
Baci e panda, Mito.

   
 
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