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Autore: ely_comet    24/12/2012    5 recensioni
Oddio, oddio, oddio. Sto per imbattermi nel primo impegno serio di tutta la mia vita.
Questa fan fiction in sintesi parla di Sana e Akito, di come loro due affronteranno la vita di tutti i giorni, insieme. Ma prima che succeda.. beh.. ci vorrà un pochino di tempo, perché si sa: Sana è la solita zuccona e Akito il solito orgoglioso.
Buona lettura!
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith, Un po' tutti | Coppie: Sana/Akito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5. Risposte, attese risposte.








Passarono i giorni e i mesi, ma quella conversazione tanto attesa, Akito e Sana non la fecero mai. Non perché non volessero o perché ne temessero le conseguenze, ma per una serie di circostanze che li portarono a tutto tranne che a quello. Ormai si comportavano da estranei e nessuno ne capiva il perché.
Sana per tutto quel tempo, si era tenuta a debita distanza da ogni coinvolgimento emotivo. Di qualsiasi forma e opinione: da un film con un finale tragico all’annuncio di un futuro matrimonio. Era uscita di corsa dall’aula quando uno studente aveva dichiarato apertamente il desiderio di poter coronare il suo sogno d’amore con la compagna di corso nonché la sua migliore amica. Si era anche tenuta a debita distanza quando aveva sentito Fuka urlare di gioia una mattina. Si era tenuta a debita distanza anche da Akito. Ormai non gli rivolgeva neanche più la parola. E le mancava. Tremendamente. Ma non poteva fare altrimenti. Si continuava a ripetere che non aveva senso perdere la faccia con qualcuno come lui, una persona che non avrebbe mai capito come lei si sentiva. Ma tutto quel distacco portava ad una conseguenza: la solitudine. Sana si sentiva incredibilmente sola ed abbandonata.
Dicembre entrò in città senza chiedere il permesso, come uno zingaro. I suoi venti freddi spazzavano le ultime foglie cadute sull’asfalto e la neve scendeva lentamente, occupando il posto vuoto rimasto sui rami. Uscire di casa la mattina era quasi traumatizzante per Akito. Passava dal dolce tepore del suo letto alla francese ad un vento gelido che penetrava nelle sue ossa.
Ormai era giunto il tempo dei primi esami e nessuno con quel freddo aveva davvero voglia di uscire. Tranne quel decerebrato di Hayama. Ogni mattina verso le sette e mezza, lui partiva e faceva il giro di tutti i parchi di tutta Tokyo. Passava sempre davanti al condominio di Sana ma ogni volta si convinceva che era ancora troppo presto perché una Sana normale si alzasse. Ma una mattina, Akito la vide. Stava portando fuori l’immondizia della sera precedente.
“ Sana!” urlò il ragazzo. Lei si girò e lo salutò con una mano. Akito si avvicinò. Sana era avvolta in una coperta di lana. Aveva la faccia stravolta. Sembrava davvero stanca.
“ Ciao Akito. “ disse lei, cercando di sembrare raggiante. Ma il guaio era che con tutti poteva fingere, dall’altro canto era pagata per farlo, però con Akito non ci riusciva. Lui la capiva in ogni singola sfumatura. Le lanciò uno sguardo che la trapassò come una freccia.
“ Ciao Sana. “ aveva una gran voglia di poterla toccare, di poter infrangere quell’orrendo silenzio che li circondava. “Cosa fai sveglia a quest’ora?”
“ Ehm.. dovevo portare fuori le solite schifezze. E tu?”
“ Corsa.”
Rimasero zitti. Sana aveva lo sguardo rivolto verso l’interessantissimo asfalto del marciapiede e Akito invece trovava molto istruttivo guardare il cielo limpido piuttosto che gli occhi della ragazza.
“Beh ci vediamo in giro! Ciao Akito!” aveva detto Sana per poi scomparire su per le scale. Il ragazzo scosse la testa. Erano nove anni che i loro sentimenti veniva torturati da quella storia infinita. Era ora di finirla con certe stronzate. Akito tornò al suo appuntamento mattutino con le strade deserte di Tokyo e Sana tornò sotto le coperte che amava tanto. Ma insieme a lei doveva esserci qualcuno che aveva appena salutato. Si alzò dal letto e cominciò a spazzolarsi i capelli mogano.
“ Potevo chiedergli di venire su.” Disse al alta voce.
“ Certo che potevi.” Rispose la sua immagine riflessa che si pettinava dolcemente i boccoli.
“ Si ma poi come la mettevo?”
“ Potevi chiedergli di salire e poi dormire insieme. Perché non lo hai fatto?”
“ Sono una codarda. Ma perché certe idee mi vengono solo alle 6 di mattina?”
“ Perché ascolti il tuo cuore. La tua testa non ha ancora capito cosa è realmente successo.” Rispose lo specchio, mettendo giù la spazzola e fissando Sana per un secondo.
La ragazza si alzò.
“ Ma adesso parlo pure con lo specchio?!”
Lo specchio non rispose stavolta. D'altronde erano solo le sei della mattina, troppo presto per Sana.
Un pomeriggio Aya salì le scale e bussò violentemente alla porta di casa. Tsuyoshi aveva appena avuto un’idea geniale. Ecco perché doveva sposare quel ragazzo. Lui e i suoi pensieri continui su chi gli stava davvero a cuore.
“ Fuka, Hisae, Sana! Ragazza oggi pomeriggio si va a pattinare!” strillò. Tre teste sbucarono all’improvviso dalla porta. Le ragazze la guardarono male per qualche secondo ma poi filarono a prendere i loro vestiti pesanti. Perché quel che diceva Aya era legge.
Dall’altro capo della città, Tsuyoshi ripeteva la stessa frase ad un Akito uscito dalla doccia e un Gomi disteso sul divano.
Alle quattro e quaranta tutta la truppa si trovò al Palaghiaccio di Tokyo. Era un pomeriggio sereno, con un cielo limpido e un’aria fin troppo fresca che scuoteva i cappotti delle ragazze. Entrarono nel grande edificio mentre Aya e Hisae si complimentarono con Tsuyoshi per aver avuto un’idea così geniale. Naturalmente Tsuyoshi aveva pensato tutto nei minimi dettagli e se quell’uscita aveva un fine era proprio indirizzato a Sana e Akito. I due che per il momento si erano ignorati completamente si stavano mettendo i pattini.
Se secondo Hisae e Aya Tsuyoshi aveva avuto un’idea brillante, Sana non era dello stesso parere. Perché diavolo lo doveva vedere sempre? Lei non aveva bisogno di lui. Ma non era vero. Sana aveva disperatamente bisogno di Akito. E naturalmente Akito aveva bisogno di Sana. Erano come il ghiaccio e il fuoco, ma doveva stare per forza insieme per trovare un equilibrio. Sana era l’unica delle ragazze che Akito aveva avuto intorno che fosse riuscita a sciogliere un po’ del suo ghiaccio che aveva intorno al cuore.
Quando cominciarono a pattinare, ne l’uno ne l’altra volevano avvicinarsi. Erano troppo. Niente  di più, solo troppo. Troppo per lei a cui la testa stava per scoppiare. Troppo per lui che vederla faceva stranamente male. Troppo per lei che voleva solamente andargli incontro e baciarlo con naturalezza. Troppo per lui che non avrebbe resistito un minuto di più in quel posto se non fosse stato per lei. E poi fu davvero troppo. Quando ad Akito saettò addosso una tizia che faceva l’università con lui, bionda, occhi chiari e vita stretta, Sana uscì con velocità dalla pista, si tolse i pattini, si mise il cappotto e uscì. Quella sembrava davvero la fine di quella insulsa giornata? Aya e Tsuyoshi pensarono immediatamente di si, fino a quando non videro Akito staccarsi dalla bionda e uscire veloce per inseguire Sana. Allora ripresero a pattinare, scivolando dolcemente sulla pista e sperando che per una volta entrambi gli zucconi riuscissero ad ascoltare il loro cuore invece della loro testa.
Sana aveva fatto appena cento metri, quando sentì una mano posarsi sulla sua spalla. Si girò lentamente pregando con tutta se stessa che la mano appartenesse ad Akito. Vide i suoi occhi color miele e si sentì sollevata.
“Dove stai andando Sana?” chiese dolcemente.
“ A casa. Sono davvero stanca.” Disse lei, distogliendo però lo sguardo. Non voleva mentirgli in faccia.
“ Stanca? Allora ti porto a casa io.. tanto sei a piedi no?”
“ No, preferisco fare due passi.. da sola..” rispose Sana, consapevole che casa sua era ad almeno quattro chilometri dal pala ghiaccio e che alla fine le sarebbe toccato prendere la metropolitana per non camminare al freddo.
“ Ti porto a casa io, Kurata. Non si discute. “ disse Akito con un tono che non ammetteva repliche. La prese per la mano e la condusse fino al parcheggio.
“Sana dobbiamo parlare. E da parecchio anche.”
Sana annuì. Ecco tutto quello che in quel momento non voleva era parlare con Akito di quella storia. O forse si? Chiarire quella situazione sarebbe stato l’ideale. Finalmente avrebbero capito qualcosa l’una dell’altro. Finalmente avrebbero chiarito tutti quei gesti improvvisi e insensati che li tormentavano da più di dieci anni ormai.
Akito sospirò e cominciò. Si era anche preparato un discorso ben fatto e corretto da Tsuyoshi che per non fargli fallire la missione avrebbe fatto di tutto. Le parlò di come lei gli avesse cambiato la vita, di come quanto i suoi rapporti con la sua famiglia fossero migliorati. Le parlò di come l’aveva guardata veramente per la prima volta, quando si era infilata quel maglione fin troppo lungo e che le scivolava da una spalla. L’aveva trovata bella. Ma bella per davvero. Le parlò di quanto avesse sempre voglia, quando litigavano, di posarle le labbra sul viso in modo da farla stare zitta. Le disse infine che le mancava e che quell’evitarsi e non incontrarsi mai era solo distruttivo. Alla fine sospirò di nuovo e rimase zitto.
Sana era semplicemente scioccata. Scioccata e confusa. Confusa ma anche determinata.
“Ferma la macchina Akito.” disse. Lui la guardò in modo strano e accostò, spaventato da quel tono di voce estremamente duro, forte. Lei allora si tolse la cintura e aprì la portiera. Akito pensò alla fine. Pensò che forse aveva fallito dopotutto e che c’era davvero qualcosa in cui Tsuyoshi poteva sbagliare. Invece sentì la sua portiera aprirsi e Sana salì sulle sue gambe e lo baciò con passione quasi feroce. Lui rispose quasi immediatamente al bacio, facendo scivolare le sue mani sulla schiena di lei. La risposta di Sana era più che chiara. Anzi chiarissima. Una gran risposta, secondo Akito. Semplice, diretta e facile da capire. Sana si staccò da lui con una sicurezza che non le apparteneva di solito. A lui girò la testa per qualche istante inebriato dal suo profumo intenso di liquirizia e si rimise la cintura, mentre la ragazza si risedeva al suo posto e si allacciava la cintura. Arrivati davanti a casa, Akito aveva ancora una domanda, ma il “ti chiamo io”  di Sana smentì i suoi dubbi.












Ciao a tutti!  Ehm.. si è un paio di mesetti che non aggiorno... ehm.... lo so, lo so! Non ho attenuanti ma... ok ok va bene.. giuro solennemente (di non avere buone intenzioni) di aggiornare il prima possibile la prossima volta! Visto che siamo sopravvissuti a quel famoso 21 dicembre! Torniamo al capitolo ora.. mmh.. devo dire che è stato un parto.. non sapevo mai come continuare e come finire.. ma adoro Sana quando diventa determinata! Akito è il solito idiota ma almeno ha fatto un discorso decente :) caro lui! Per il resto.. solita roba :)

Pace, amore e gioia infinita gente! Oh, e buon Natale gente!!!

  
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