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Autore: Writer96    24/12/2012    6 recensioni
-Sai, sembri un mostro verde e peloso che rifugge il Natale come la peste.-
-E tu un elfo di Babbo Natale troppo cresciuto che si ritrova per errore nel mondo degli umani, non possiamo farci niente, mi sa.-
-Ci stiamo davvero insultando usando le trame dei film natalizi più in voga?- domandò poi con una risatina.
-Esiste davvero un film con un Elfo di Babbo Natale troppo cresciuto?- chiese Annalisa, fingendosi sorpresa e guadagnandosi l’ennesima occhiataccia da parte di Cioccolatino. Ridacchiò e gli posò una mano sul braccio, inclinando un po’ la testa.
-Sei un caso perso, Grinch.-
Merry and Fluffy Christmas.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Grinch al cioccolato.

una Storia Natalizia di Writer96







Dedicato alla Nals, perchè è la mia Nala, qui.
Dedicato all'Ali, perchè il suo compleanno mi ha ispirato anche questa shot .
Dedicato a tutti voi che mi leggete.









Quando una goccia di pioggia le cadde precisamente nel minuscolo spazio tra il collo e il cappotto, Annalisa decise che odiava il Natale e tutte quelle finte promesse che portava con sé. Il meteo di tutta la settimana non aveva fatto altro che berciare che era prevista neve –e che neve! Una di quelle nevicate bellissime che fanno proprio Natale come in tutti i film- e invece l’unica cosa che si era ritrovata era, manco a dirlo, una pioggerella di quelle sottili che si infiltrano ovunque e ti bagnano fino al midollo senza che tu te ne accorga.

Era tutta colpa di quello stupido Natale, decise Annalisa, visto che se non avesse dovuto fare tutti quei regali all’ultimo momento non sarebbe mai uscita di casa in quell’umido pomeriggio in cui, per altro, facevano in tv le repliche delle prime puntate di The Vampire Diaries , telefilm che lei si era sempre imposta di vedere e che non aveva mai guardato in realtà.
Si ritrovò a sbirciare le vetrine dei negozietti di Corso Vannucci, la maggior parte dei quali erano, ovviamente, chiusi oppure pieni solo di oggetti mezzi rotti e cianfrusaglie che nessuno degli acquirenti dei giorni precedenti aveva voluto comprare. Annalisa non li biasimava di certo: era evidente anche a lei che ridursi a fare i regali alle sue migliori amiche il 23 dicembre non era un comportamento da persone mature e organizzate che potessero aspettarsi davvero di trovare qualcosa con facilità, ma del resto non lo era neanche imprecare contro la pioggia e contro il Natale mentre da una grondaia una goccia più grossa delle altre le cadeva tra le radici dei capelli, facendola sobbalzare in maniera piuttosto imbarazzante.

-Se è un piccione che ha sbagliato bagno pubblico, giuro che faccio una strage.- mormorò, le labbra strette in una linea sottile e i pugni serrati. Si portò con circospezione la mano alla testa e constatò che almeno per quella volta la sfiga non si era accanita contro di lei, sospirando poi rumorosamente. Una porta alla sua destra si aprì e lei fu investita da un profumo decisamente invitante che la costrinse a voltarsi, facendo sì che i suoi occhi incrociassero prima una meravigliosa baguette dall’aspetto davvero fragrante e poi un altro paio di occhi, che non avrebbe potuto definire in maniera diversa da spaventosamente appetitosi.

Erano esattamente color cioccolato, ma non quel cioccolato scadente delle uova di Pasqua del supermercato che rimangono sugli espositori dopo la festa, no, quanto piuttosto dell’esatto colore del cioccolato fondente della cioccolateria che avevano aperto da poco sul corso, così dannatamente buono da far venire l’acquolina in bocca ad Annalisa senza che potesse controllarsi. Quando si focalizzò poi su tutto il resto dell’aspetto, trovò che appetitoso era decisamente l’aggettivo adatto da utilizzare. Non che fosse una maniaca o una di quelle ragazze che si farebbero anche un palo della luce, intendiamoci, ma semplicemente riconosceva la bellezza di un ragazzo quando se la trovava davanti, per di più se il suddetto ragazzo aveva tra le braccia un pacco pieno di pane, un sorriso meraviglioso e un ombrello. Tossicchiò involontariamente, ricordandosi del proprio aspetto sfatto, distrutto e orripilante e cercò di togliersi dal volto quell’espressione insoddisfatta e infastidita che aveva deciso di adottare per l’intero pomeriggio.

Cioccolatino si voltò verso di lei con quel sorriso spettacolare –che poi, a guardarlo bene, neanche era perfetto, ma aveva un calore e un’allegria dentro che spingevano Annalisa addirittura a pensare che forse il Natale non era poi quella gran rotture di palle che credeva- e mormorò qualcosa.

-Come?- chiese lei, istintivamente, sentendo poi le proprie guance che andavano a fuoco per l’imbarazzo. Cioccolatino sorrise di nuovo, arrossendo a sua volta e allungando un po’ l’ombrello davanti a sé, impacciato e a disagio allo stesso tempo, quasi cercando di coprirla senza neanche volerlo fare realmente.
-Ehm. Dicevo... Posso passare?- ripetè lui, abbassando un po’ gli occhi. Annalisa deglutì, abbassando lo sguardo e farfugliando qualcosa a sua volta, indietreggiando ed inciampando negli ingombranti stivali di pelo che, per quanto caldi e comodi, non erano certo il massimo dell’eleganza.
-Grazie. E... uhm. Buon Natale.- borbottò Cioccolatino , salutandola con il mignolo e l’anulare della mano che reggeva l’ombrello, scuotendo il braccio come un bambino. Istintivamente ad Annalisa venne da ridere e con uno sbuffo ricambiò il gesto, ancora impalata davanti alla porta del panificio che, non essendo perfettamente chiusa, lasciava filtrare il profumo del pane.
-Buon Natale anche a te, per quanto io lo detesti.- esclamò, girandosi poi verso la panetteria ed arrendendosi all’ardente desiderio di entrare che fino a quel momento aveva fatto a pugni con la sua decisione di mettersi a dieta, anche a discapito dello spirito natalizio che prevedeva abbuffate indisciplinate ed infinite.

Prese una ciabatta piccola e se la gustò, chiedendosi come fosse possibile che fosse ancora calda e fragrante nonostante fossero le cinque di pomeriggio. Quando lo chiese alla commessa, quella rispose con un sorriso smagliante, dicendo “Eh, la magia del Natale!” che la spinse a dover trattenere la voglia di scoppiare a riderle in faccia ed andarsene dopo averla pesantemente insultata. Rimase nel negoziò ancora qualche istante dopo aver finito di mangiare, giusto il tempo di riuscire ad avere la sensibilità alle mani e poter tirare fuori quaranta centesimi dal portafoglio senza rischiare di rovesciare tutto.

Quando uscì si tirò su il colletto del cappotto, avvolgendo poi la sciarpa intorno ad esso abbastanza stretta da sembrare un salame o un hot dog riuscito per metà e sospirò, preparandosi mentalmente alla pioggia che l’avrebbe assalita di nuovo, facendo un passo simile a quello di un soldato più che a quello di una diciottenne in cerca di regali nel periodo natalizio. Era così impegnata ad odiare il Natale e tutto ciò che lo riguardava che si accorse solo dopo qualche istante che, benchè tutt’intorno a lei pioveva a dirotto, era ancora all’asciutto. Sollevò gli occhi, trovandosi davanti il sorriso timido di Cioccolatino, che la fissava quasi chiedendosi del perché stesse tenendo il proprio ombrello proteso sopra di lei e non sopra di sé.

-Ehm...- esordì Annalisa, guardandolo con la stessa curiosità.
-Uhm...- rispose lui e lei si sentì perfettamente in sintonia con la sua incapacità di formulare pensieri coerenti. Visto così da vicino, Cioccolatino era proprio buffo, con quella bocca leggermente troppo grande che sembrava essere perennemente sorridente e quei ricci che gli cadevano tra le sopracciglia, scontrandosi talvolta con un’imperfezione della pelle che tuttavia non guastava con il suo generale bell’aspetto.
-Prima hai detto di detestare il Natale.- affermò lui, annuendo quasi rivolto a se stesso. Annalisa strabuzzò gli occhi e non trovò niente di meglio da fare che scrollare le spalle, quasi rassegnata.
-Ecco...- continuò lui :- volevo capire come mai, visto che sei la prima persona che lo dice.- Arrossì in maniera terribilmente tenera e Annalisa lasciò che la propria bocca formasse una perfetta “o” nel tentativo di trovare una risposta intelligente da dare.

-Dunque. Ci sono un sacco di motivi.- asserì, chiedendosi perché stesse parlando con un ragazzo sconosciuto a proposito dei motivi per cui odiava il Natale.
-Elencameli.- la spronò lui, rendendo quella conversazione quanto meno irreale e assurda.

-Innanzitutto, a Natale è freddo. Certo, questo presupporrebbe la neve, ma piove, quindi niente neve né espressione tutta contenta, solo vestiti stesi ad asciugarsi sopra il termosifone. Poi a Natale bisogna fare regali e dannarsi per trovarne di decenti e di azzeccati per tutti e ridursi, come me, al 23 dicembre. E poi a Natale, tutti con questo “Siamo tutti più buoni, è la magia del Natale” e intanto ti alzano i prezzi e ti rifilano cose schifose o assolutamente inutili.- proclamò, stringendo poi le labbra e alzando lo sguardo su Cioccolatino, che la stava studiando con la testa leggermente chinata di lato, quegli occhi meravigliosi che la scrutavano senza sosta.

-Mi sembra giusto. Ma non hai mai pensato ai lati positivi del Natale?- le chiese poi, aprendosi in un nuovo sorriso. Annalisa pregò che non fosse uno psicopatico, un maniaco o uno di quelli che volevano venderle una piantina per aiutare chissà quale associazione umanitaria, perché in tal caso l’effetto che le provocava quella voce leggermente roca e quel sorriso allegro sarebbe andato del tutto sprecato.
-Ah, ce ne sono, quindi?- domandò, sarcastica, guadagnandosi un’occhiataccia da Cioccolatino, che sembrava aver preso molto a cuore l’intera questione.

-A dire il vero sì. Pensa un po’!- esclamò, strizzandole un occhio.
-Elencameli.-
-Mi rubi le battute, eh?-
-Perdonami, non volevo offenderti.-

-Bene, comunque sia. Sono belle le luminarie che per quanto sgangherate e rovinate mettono allegria alla gente, ci sono i panifici che sfornano pane caldo anche nel pomeriggio, ci sono i commessi e le commesse che augurano buon Natale a tutti i clienti, ci sono i regali sotto l’albero, le telefonate con la gente che non sentivi da tantissimo, i biglietti di auguri che ti mandano le compagnie telefoniche, i regali inattesi, quelli brutti per i quali devi sorridere... ci sono un sacco di cose.- concluse Cioccolatino, lasciando Annalisa completamente stupefatta. Mentre lo scambio di battute di poco prima era stato istantaneo e, in un certo senso, divertito, questa sembrava più un’arringa sentita e declamata con il cuore. La ragazza si sforzò di chiudere la bocca e fu il suo turno di piegare la testa per studiare il ragazzo.

-Sei il promotore di qualche iniziativa non a scopo di lucro che vuole difendere il Natale?- le uscì dalle labbra prima che potesse controllarsi e di nuovo lui rise, costringendola a sorridere in risposta. Durante l’intera conversazione erano rimasti fermi a qualche metro dalla panetteria e mentre lei era coperta dall’ombrello, lui era diventato ormai un pulcino bagnato un po’ troppo cresciuto, i capelli ricci completamente abbassati sulla fronte dalla pioggia.
-A dire il vero no, ma potrei farlo se il mio discorso funziona così bene.- commentò, facendo poi un timido passo in avanti per ripararsi da quella pioggia che stava cadendo sempre più forte. Annalisa fece in automatico un passo di lato, così da lasciargli abbastanza spazio sotto al minuscolo ombrello. Si impose di non arrossire e scrollò le spalle, indicando poi l’ombrello sopra di sé.
-Scusa, non volevo usurparti il posto sotto l’ombrello. E comunque no, non mi hai convinta, per inciso. Mi hai fatto notare quanto il Natale renda la gente invasata e istericamente buona. Senza offesa...- gli diede un buffetto sul braccio e poi gli concesse un sorriso che le andò ad occupare con prepotenza l’intero volto. Cioccolatino sbuffò e si abbassò leggermente per guardarla negli occhi.

-Sai, sembri un mostro verde e peloso che rifugge il Natale come la peste.-
-E tu un elfo di Babbo Natale troppo cresciuto che si ritrova per errore nel mondo degli umani, non possiamo farci niente, mi sa.- di nuovo Annalisa parlò senza aver pensato e si ritrovò ad arrossire mentre lui spalancava leggermente gli occhi e portava istintivamente le spalle indietro.
-Ci stiamo davvero insultando usando le trame dei film natalizi più in voga?- domandò poi con una risatina.
-Esiste davvero un film con un Elfo di Babbo Natale troppo cresciuto?- chiese Annalisa, fingendosi sorpresa e guadagnandosi l’ennesima occhiataccia da parte di Cioccolatino. Ridacchiò e gli posò una mano sul braccio, inclinando un po’ la testa.
-Sei un caso perso, Grinch.- esclamò poi lui, mentre Annalisa sospirava, portandosi una mano al petto. Tutta l’irrealtà di quella situazione le si parò davanti nel momento in cui si rese conto che stava parlando con un ragazzo sconosciuto che le aveva anche appena dato un soprannome.
-Anche tu, Cioccolatino.- le sfuggì e di nuovo lo vide sbarrare gli occhi, prima di voltarsi e fissarla.

-Perdonami se non conosco il tuo nome e ho pensato che avendo tu gli occhi color cioccolato questo potesse essere un buon nome per te nella mia testa. Avresti potuto farlo anche tu, ma poi avresti dovuto chiamarmi Cacchetta di Piccione e non so quanto sarebbe stato carino.- affermò, parlando a macchinetta come faceva ogni volta che era nervosa.

-Ehm.- concluse poi, sentendosi un’idiota.
-Uhm.- confermò lui. Rimasero in silenzio per un po’, prima di voltarsi l’uno verso l’altra e scambiarsi un sorriso timido.

-Comunque sia, a proposito di cioccolata. Laggiù c’è una cioccolateria meravigliosa, che dici se continuiamo a discutere del tuo essere un Grinch lì?- le domandò Cioccolatino e Annalisa annuì, pensando, non senza un certo senso di colpa, che ai regali delle sue amiche avrebbe pensato dopo.
-D’accordo. Comunque sia, ce l’ho un nome. Mi chiamo Annalisa, per gli amici...-
-Grinch.-
-No, per gli amici Nala, ma fai un po’ tu.- disse, con finta noncuranza, lanciando poi un’occhiata in tralice a Cioccolatino che stava sorridendo guadando davanti a sé. Non aveva più il pane tra le braccia, chissà dov’era andato a finire. Forse se l’era mangiato, o forse, più probabilmente, lo aveva regalato a qualche barbone in preda al suo spirito natalizio.
-Io sono Valerio.- disse lui, scandendo le parole come se stesse parlando ad un bambino.

-Ottimo, credo sia meglio imbarazzante chiamarti così che Cioccolatino.- disse Annalisa, contenta.
-Effettivamente lo è, sono d’accordo con te, Grinch.-
-Senti, Associazione Umanitaria, sfottimi poco.-
-Ti correggerei con un ASINDAG, prego.-
-Asi che?-
-Associazione Salviamo Il Natale Da Affamati Grinch.-
-Oh Cielo. Sei pessimo.-

Annalisa scosse la testa, sospirando e guardando verso l’alto, mentre le parole di Valerio le riempivano la testa e lei ridacchiava in automatico. Una luminaria, che probabilmente voleva rappresentare una palla di Natale un po’ troppo grande, pendeva un po’ storta dall’alto, ma per lo meno aveva ancora tutte le lucine e non era fatta troppo male e Annalisa si ritrovò a guardarla senza togliersi il sorriso dalle labbra, ignorando la vocina nella sua testa che la catalogava come pacchiana, brutta, esagerata e concentrandosi solo su quella vicino a lei che descriveva l’insieme di luminarie di quell’anno come particolarmente pittoresco ed adorabile. Non provò nemmeno a controbattere, ma rimase zitta in risposta.

Chissà che quel Natale non fosse così orrendo come pensava.

 

Un anno dopo.




-Buon Natale, piccolo Grinch!-
-Non ci posso credere che tu mi chiami ancora così. E soprattutto, non posso credere che tu mi abbia fatto un regalo quando ti avevo detto benissimo che non ne volevo.- brontolò Annalisa, guardando il proprio fidanzato con le mani sui fianchi e un’espressione torva sul volto. Il pacchetto che lui le stava porgendo era blu scuro, un po’ deforme e chiaramente artigianale, ma era decisamente adorabile nonostante tutto questo e Annalisa fu certa di essersi rammollita del tutto quando lo accettò senza neanche protestare contro il consumismo natalizio dilagante.

-Perdonami, dovevo portare avanti la causa della mia associazione...- si scusò Valerio, scuotendo la testa riccia e puntandole gli occhi color cioccolato addosso, rischiando di farla sciogliere e mandare al diavolo tutta l’arringa contro il Natale che si era accuratamente preparata in testa.

-Ah, già. Tra parentesi, sei riuscito a cambiare quella “A” di Affamati con qualcosa di più tenero e carino?- domandò, avvicinandosi impercettibilmente. Lui alzò gli occhi al cielo e le portò un braccio intorno alle spalle.
-Nala, nel caso non te ne fossi accorta, quella “A” non è mai realmente stata per Affamati, ma sarebbe stato assurdo dirti dopo neanche due minuti che ti conoscevo che eri terribilmente Affascinante, no?- replicò, posandole le labbra tra i capelli e portandole di nuovo davanti agli occhi il pacchetto. Annalisa resistette all’impulso di buttarlo via e gettarsi tra le braccia del suo ragazzo, ma preferì mantenere il proprio autocontrollo e aprire il regalo.

-Mi hai davvero regalato il Dvd del Grinch? E di Elf? E di Mamma ho perso l’aereo?- piagnucolò, guardandolo sconsolata. Valerio stava ridendo e la guardava con quell’aria quasi afflitta che lo caratterizzava ogni volta che lei parlava del Natale.
-Beh, sai com’è. Dovresti farti una cultura in questo campo.- commentò, guadagnandosi un pugno da parte della ragazza.
-Ti odio...-
-E’ perfettamente in tema con il Natale e con l’aver appena ricevuto un regalo dal tuo ragazzo, il tuo commento.-
-Fammi finire. Ti odio quando mi dimostri che per lo meno Natale è servito a qualcosa.-
-Ah sì? E a cosa sarebbe servito?- le chiese lui, divertito. Annalisa alzò gli occhi al cielo, chiedendosi perché tutte le volte che lei voleva dirgli qualcosa di carino lui la buttasse prima sul ridere e poi la baciasse o l’abbracciasse o le ricordasse quanto tutto quell’affetto fosse molto in tema natalizio.

-Ad arricchire registi, attori e sceneggiatori di questi film, no?- commentò lei, ritrovandosi poi avvolta nell’abbraccio del ragazzo. Ricambiò la stretta e gli baciò la mascella, prima di allungare le labbra verso il suo orecchio.

-Buon Natale...- sussurrò.

E in quel momento, ne era certa, quella frase valeva molto di più di centinaia di “Ti Amo” messi insieme.







Writ's Corner
Dunque. E' la Vigilia, e anche se so che dovevo postare ieri, state pure contenti del fatto che sono riuscita a pubblicare questa storia, perchè è stata un'impresa riuscire a finirla e a pubblicarla (quindi fatevela piacere).

Siccome tutti amano lo spirito natalizio, ecco che io mi sono inventata Nala e Valerio. E' strano e mi fa un grandissimo effetto, perchè questa è la prima originale che scrivo basata su fatti non reali con personaggi che sono tutti, completamente miei. Mi sembra come di aver fatto quel salto lì, quello che ti porta ad avere una storia proprio tua. E mi sento benissimo.

Un po' perchè è Natale ed è finita la scuola, un po' perchè sono abbastanza contenta, un po' perchè mi è venuta voglia di creare una long originale tutta mia, un po' perchè alla fine questa storia non mi fa neanche troppo schifo.
Dico sul serio, è una delle prime storie di cui sono soddisfatta. Valerio e Nala li ho fatti così apposta, opposti eppure uguali nella loro timidezza un po' stravagante, visto che chiacchierano nonostante siano due sconosciuti. Ho voluto mantenere un'atmosfera allegra e ho cercato di rimanere il più fedele possibile ai personaggi durante tutta la storia. So che è incompleta, che non porta a molto, ma io mi sono divertita come una matta nell'immaginarmi Annalisa che manda tutti a quel paese insieme al loro spirito natalizio (anche se io sono molto più simile a Valerio, in questo senso) Piccolissima cosa: originariamente, Valerio si chiamava Ivan. Poi ho cambiato, per ragioni che non sto qui a spiegarvi. <3

Ecco. Ho fatto.
Buonissimo Natale a tutti voi e, se non ci risentiamo, anche Buon Anno Nuovo (alla faccia dei Maya)
Love You All


Writ
   
 
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