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Autore: Val__    24/12/2012    4 recensioni
Colpa sua! Tutta colpa sua!
Era questo che Demien continuava a ripetersi.
Era realmente colpa sua, di Karin, se Demien ora raggomitolato su se stesso, steso su quel suo piccolo letto, continuava a piangere per la tristezza dell’essere stato tradito e la rabbia per l’essersi fidato di una stupida oca bionda. [...]
Il giorno prima Demien, aveva confessato alla sua amica Karin, uno dei suoi più grandi segreti. Le aveva detto di non dirlo assolutamente a nessuno, lei glielo aveva promesso, gli aveva giurato che non avrebbe fatto parola con nessuno della sua omosessualità… infatti si era visto come non l’aveva detto! Il giorno dopo a scuola, lo sapevano tutti, ed il suo incubo divenne realtà. [...]
< Demi… senti, non mi piace vederti mezzo massacrato di botte ed in qualità di fratello maggiore iperprotettivo vorrei… ti consiglierei di cambiare istituto... che ne dici? > sorrise Rori sperando che la sua proposta non venisse cestinata < ci avevo pensato… ma così non sembra che stia scappando? > [...]< Rori ha ragione, ma anche tu ce l’hai, insomma è come se avesse sputato sulla tua dignità! Che ne dici se io e te provassimo a… VENDICARCI? > propose allora Mackenzie. [...]
Vendetta… niente di più dolce!
Fa parte della serie Sweet Treats and Romance (è la storia principale e non è necessario seguire le altre storie)
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sweet Treats and Romance'
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Sweet Revenge

Capitolo 6 :

"Non puoi decidere con un addio di non vedere più una persona,
perché ti verrà a cercare nei sogni,
o cosa peggiore, nei ricordi."

“Narsete è un idiota.”
Sembra piuttosto lecito che a pensare questo fosse stato un depresso, triste e piagnucolante Elliot, che tappato in una delle strette cabine dei bagni del “Two sides”, seduto a terra con le ginocchia al petto, si nascondeva da un insistente corteggiatore, il quale continuava a seguirlo per tutto il locale, fino a quando non era riuscito a seminarlo tra la folla di gente che ballava, per poi rifugiarsi proprio lì dove ora si trovava. Ed ovviamente, come in ogni situazione brutta, triste o deprimente, dava la colpa a Narsete, l’unica persona che con il contesto non centrava proprio una cippa.
Emise qualche singhiozzo, cercando di calmarsi e di smettere di piangere.
Forse non avrebbe dovuto lasciare Demien, il fatto era che l’aveva visto illuminarsi nel vedere Xavier in mezzo alla pista, ed aveva così deciso di lasciar loro un po’ di intimità, sperando che il moro non si mangiasse l’altro e, solo dopo essersi allontanato, si era accorto che di essere rimasto da solo. E rimanere solo al “Two sides”, senza mamma Conny a proteggerlo e senza Demi a fare da accompagnatore, significava dire a chiunque nei dintorni < Ehi! Sono disponibile, non è che qualcuno viene a molestarmi? > infatti, detto fatto.
“Non sarà che l’idiota sono io…” convenne poi Elliot asciugandosi le lacrime e, decidendo di farsi forza e di andare a cercare Conny nei dintorni del bar.
Si alzò un po’ barcollante dal pavimento e pentendosi di aver bevuto così tanto, a causa di una forte vertigine che lo travolse, si appoggiò poi con la schiena al muro, chiudendo gli occhi giusto il tempo di raccapezzarsi. Mise poi una mano sulla maniglia della porta della cabina, deciso, ma prima che potesse uscire, qualcuno entrò in bagno, sbattendo la porta e due rispiri affannosi si fecero sempre più vicini. < Non dovremo prima controllare se c’è qualcuno? > disse respirando a fatica una ragazza dalla voce acuta e nasale < Se c’è qualcuno se ne andrà, ora entra! > rispose rude e non curante la voce di un ragazzo, una voce che Elliot conosceva piuttosto bene, di qualcuno che per parecchio tempo lo aveva trattato come se fosse stato la persona più importante per lui, per poi tradire la sua fiducia, senza riguardo, ferendo il suo cuore, il suo orgoglio e la sua fiducia: la voce di Narsete, il quale stava spingendo una ragazza, probabilmente la stessa di quando lo aveva visto pomiciare sulle scale, dentro alla cabina affianco a quella in cui era lui, con l’intenzione piuttosto palese di divertirsi un po’ con lei. A quel punto la depressione di Elliot si rifece viva “A questo punto perché non mi procuri anche un cappio, visto che ci sei!” aveva pensato tra le lacrime che nuovamente bagnavano il suo viso annebbiandogli la vista (NdA abbiate pazienza, piangerà per tutto il capitolo, ho una sbornia trite ù.ù).
Aprì la porta con rabbia e sdegno, non intenzionato ad ascoltare una parola (o peggio) in più e prima che potessero cominciare, si avviò verso la porta dei bagni, lanciando uno sguardo alla sua immagine, mentre passava davanti agli specchi, sembrava un drogato con quegli occhi rossi, ma nonostante ciò, fregandosene, la prima cosa a cui pensò fu che forse era il caso di farsi un altro bicchiere, giusto per stare sicuri di non ricordarsi nulla, ma purtroppo per lui (per chi sennò?) prima di anche solo avvicinarsi a toccare la maniglia, la porta del bagno si aprì e lui si trovò davanti la stessa persona dalla quale si ricordò stava scappando. Sbarrò gli occhi mentre l’altro ghignò contento per averlo trovato < Ecco dov’eri finito, mi sentivo solo… > disse avvicinandosi a lui, che in panico boccheggiò un paio di volte a vuoto, per poi balbettare con voce strozzata < S-Senti lasciami stare, ok? Sto cercando qualcuno… sono qui con qualcuno, quindi v-vedi di starmi lontano > spiegò indietreggiando, ma l’altro non voleva sentire ragioni < Non vorrai scappare di nuovo, andiamo è più di un’ora che ti rincorro, potresti anche concedermela una ricompensa! > fece, fissandolo come un felino fissa la preda prima di fargli un agguato. Elliot aveva finito i metri da percorre camminando all’indietro ed ora si trovava con le spalle al muro, guardandosi intorno spaventato in cerca di qualcosa che lo potesse aiutare < Fermati! Non toccarmi o… ti spunto in faccia… ti mordo… ti castro con un calcio! > cercò di minacciarlo lui, mostrandosi il meno impaurito possibile, ma ormai tremante, con gli occhi lacrimanti che lo tradivano, si vedeva già tolta la verginità, prima ancora che l’altro gli si appiccicasse addosso, leccandogli il collo e palpandolo, mentre lui non riusciva a muoversi ne ad emettere nessun suono se non singhiozzi e mugolii tremanti, spingendosi a reagire ed a ribellarsi.
Aveva una paura folle, respirava a fatica “Fingi che non stia succedendo, fingi che non sia lui a toccarti, fingi che sia Narsete…” si disse disperato, cercando comunque di respingere le attenzioni dell’altro, spingendolo e graffiandolo, finché non lo prese per i capelli, tirando forte e facendo aumentare le lacrime < Lasciami stronzo! > gli urlò contro cercando di agitarsi, mentre il ragazzo, chiaramente imbottito di alcol e di chissà cos'altro, fregandosi altamente delle madonne che Elliot gli stava tirando da due minuti buoni, ghignava incurante e maligno < E finiscila! > lo ammonì < Tanto non ti lascio > cantilenò, prima di lasciargli un morso tutt’altro che delicato alla base del collo, spingendolo così a lamentarsi ancora più forte.
In quel momento Narsete si degnò di uscire dalla cabina e prendendo il ragazzo per i capelli lo strattonò via da Elliot e dopo averlo pestato fino a quando fu soddisfatto, gli lanciò uno sguardo talmente acido e cattivo, che pareva stesse pensando di ucciderlo. Intanto il povero Elliot, che si era praticamente dimenticato di Narsete, ancora infilato là dentro con la ragazza, assisteva al pestaggio immobile e tremante, con i vestiti tutti scomposti e gli occhioni grandi spalancati e con ancora le lacrime in procinto di uscire, non si mosse nemmeno quando Narsete, terminata l’opera, lo guardò serio… il che non era per niente un buon segno, temette che stesse per picchiare anche lui per avergli rovinato il divertimento e cercò quindi di scusarsi o dirgli qualcosa, qualunque cosa, ma sotto quello sguardo accusatore, non riuscì a dire nient’altro se non un balbettio sconnesso e tremolante, per poi corrucciare lo sguardo ed accucciarsi a terra, continuando a piangere dicendo piano < N-N-Non guardarmi così! Non è colpa mia! Non… picchiarmi… > piagnucolò cercando di fermare le lacrime asciugandosi i bordi degli occhi con le maniche lunghe della felpa. Non voleva assolutamente mostrarsi così debole davanti a lui, ma moriva di paura, temeva davvero che lo avrebbe picchiato, non erano più legati da niente, quindi avrebbe potuto benissimo farlo. Contro ogni sua aspettativa però, dopo aver emesso una sottospecie di sospirò che somigliava più ad un ringhio, urlò rabbioso < Sei un idiota! Sai cos’è l’autodifesa? Guarda che non si fermava se non intervenivo! Poi chi ti ha detto che ti devo picchiare! Non ho mai alzato un dito contro di te, non intendo cominciare ora, non so cosa tu abbia bevuto, nonostante ti ripetuto fino alla nausea di non bere, perché non importa cos’è, non ne reggeresti nemmeno un bicchiere, perfino il vino non reggi! > lo rimproverò avvicinandosi e chinandosi su di lui per alzargli il viso, di modo che lo guardasse negli occhi. Ma Elliot in preda ad una sbornia depressiva, era fin troppo sincero ed emotivo, ed urlargli a tre centimetri dalla faccia non era proprio un bel modo per farlo smettere di piangere < Non è colpa mia, Demi era con me, stavo male quindi ho bevuto, poi lui è entrato nel mondo degli arcobaleni e degli unicorni quando ha visto Xavier e li ho lasciati soli, ma poi ero da solo anche io, ma con me stesso e non ho trovato Conny e quel tipo faceva paura e non volevo restare in bagno a sentirti scopare... ti odio! Ma perché mi piaci ancora? Lo fai apposta, dillo che lo fai apposta a pomiciare sempre dove sto guardando io ed a scopare nel bagno accanto al mio! Bastardo! > esplose il povero piccolo Elliot, piangendo e singhiozzando, mentre negli occhi di Narsete la recente incazzatura era sfumata, lasciando il posto ad un moto di tenerezza e, non sapendo cosa fare, invaso dai maledetti sensi di colpa, se lo strinse forte al petto, in un abbraccio dolcissimo, fino a quando non si calmò.
In quel momento, il quintale di sciampo alle more e frutti rossi con cui Elliot si era lavato i capelli prima di uscire, aveva avuto finalmente ragion d’essere, poiché Narsete, accortosi del gradevole profumo, posava leggeri baci tra i suoi capelli, sorridendo < Usi ancora lo stesso sciampo, lo trovo perfetto > sussurrò, Elliot ancora lacrimante arrossì, non riuscendo a non dire la verità < lo so, ricordo che ti piaceva, lo uso sempre, ne ho messo un sacco… anche se non stai mai vicino a me, quando so che sei da qualche parte lo uso… è molto da idioti vero? Se n’è accorta anche Conny… che vergogna… > disse imbarazzato, nemmeno stesse confessando il più orrendo dei segreti, mentre Narsete lo trovava solo estremamente dolce e sistemandogli una ciocca dietro l’orecchio, continuava a viziarlo con dolci carezze.

< Scusa, non dovevo urlare… vieni con me fuori, così prendi un po’ di aria? > gli chiese gentilmente dopo essersi ricomposto anche lui, Elliot stava per rispondere, ma si ricordò improvvisamente di qualcosa, o qualcuno che mancava… e non era il tipo mezzo morto sul pavimento, no e poi no… lui era ancora lì accasciato (il che gli fece passare di mente che forse avrebbero dovuto chiamare qualcuno, tipo un'ambulanza...), qualcuno di decisamente più in secondo piano < Non posso stare con te adesso, la tua ragazza si è arrabbiata ed è andata via mentre mi abbracciavi… vai da lei e chiedile scusa, poi domani comprale dei fiori, è un cliché, ma è un gesto carino per farsi perdonare, ma fossi in lei preferirei i cioccolatini, quindi prendi entrambi > farfugliò il più piccolo sempre con la depressione a prenderlo a schiaffi.
< Non è la mia ragazza, è una a caso che ho rimorchiato prima… non so nemmeno come si chiama, me lo aveva anche detto, ma non ho voglia di ricordarmelo > spiegò tranquillo, Elliot sospirò < Narsè… non si fa… non sai quanta paura ho che tu mi sostituisca, ma non si gioca con i sentimenti delle persone, ti lasceranno tutti se continui così… > gli spiegò con una strana fitta al cuore.
Sì, stava dicendo all’ex fidanzato di cui era ancora innamorato di impegnarsi con qualcuno, per il suo bene, per non vederlo solo e triste, mentre dentro moriva, perché quello solo e triste in realtà era lui.
Narsete stava per rispondergli, ma Elliot, asciugandosi appena il viso, non lo fece parlare < Portami fuori per favore… mi gira la testa > allora il più grande obbedì silente, aiutandolo ad alzarsi e sostenendolo fino all’uscita.
Narsete fece sedere Elliot sulle scale anti incendio, al suo fianco, visto che il brunetto dondolava più di un’altalena (anch’essa ubriaca) e lui non voleva che si mettesse a rotolare giù per la scalinata, considerato che si era scelto un posticino piuttosto in alto, per il beneficio della privacy, non era proprio il caso di lasciarlo senza “sicura”.
< Va meglio? > chiese premuroso, avvolgendolo per le spalle tese per avvicinarlo a se, Elliot annuì respirando a fondo un po’ di aria pulita < Grazie, scusa se ho strippato, mi sa che sono un po’ ubriaco… > constatò solo in quel momento lui < Sì, ci ero arrivato… dici che domani ti ricorderai qualcosa? Quanto hai bevuto? > chiese tranquillo Narsete, Elliot ci pensò per un attimo ridacchiando < Non saprei… ho smesso di contare i bicchieri dopo il terzo… anche se in realtà li stava contando Demi… > rispose, accennando un sorriso, imitato subito dal più grande, che cominciando ad accarezzargli i capelli con una mano, lasciò che appoggiasse la testolina nell’incavo tra il collo e la spalla, mentre con un braccio gli cingeva la vita.
< Non stringermi la vita, ho ricominciato a mangiare schifezze perché sono triste, depresso e triste, sono ingrassato sicuramente, il tuo braccio affonderà nella mia ciccia… e non è romantico… > si lamentò Elliot, mentre il petto di Narsete vibrava in una maltrattenuta risata < Quale ciccia! A me sembri dimagrito… e poi hai detto triste due volte… > sottolineò poi, guardandolo bene negli occhioni scuri color cioccolato < Lo so > rispose < Ero molto triste… > si spiegò imbronciandosi appena e mordendosi a tratti le labbra tra una pausa e l’altra, il che non passò inosservato agli occhi dell’altro < Ell… smettila di morderti, ti fai male, ora hai le labbra tutte rosse > lo rimproverò, l’altro lo guardò un po’ offeso < Ah, certo quando però eri tu a mordermele non ti fregava così tanto! > lo rimbeccò facendolo arrossire < N-Non sono due cose paragonabili! Io facevo piano! E non ti dispiaceva! > si difese. Elliot sorrise dolcemente accarezzandogli le guance calde < Già, è vero, non mi dispiaceva per niente… > sussurrò malinconico, Narsete perse un battito, sorpreso < Ti manca? …Io ti manco? > chiese serio baciando la mano che lo stava accarezzando < Emotivamente mi manchi, razionalmente vaffanculo > si spiegò schiettamente, ormai l’avevamo perso, encefalogramma piatto, il modo in cui Narsete lo guardava, lo affascinava davvero, tanto che non riuscì a fermarsi nello sporgersi verso di lui per baciarlo piano sulle labbra, lasciandosi sfuggire una lacrima e staccandosi subito, non voleva insistere, forse dopo questo poteva rassegnarsi e lasciarlo finalmente andare.
Forse.
Se Narsete non lo avesse baciato subito con trasporto, bisognoso, forse sarebbe riuscito ad arrendersi, ma come due idioti, nascosti in cima alle scale anti incendio, si scambiavano un bacio, umido, che scottava e tanto cercato da entrambi.
Quando si staccarono Elliot non sapeva cosa fare, né dove guardare, così decise che le punte delle sue Nike erano abbastanza affascinanti da meritarsi le sue attenzioni, ma avrebbe guardato persino la ruggine sul corrimano delle scale, pur di non guardare di nuovo negli occhi l’altro ragazzo, che in quel momento lo stava fissando intensamente, un po’ assorto, fino a quando non decise di parlare < Fa molto male? > disse indicando il collo di Elliot, proprio dove un’impronta di denti, a tratti sanguinante, faceva la sua apparizione, Elliot portò una mano a tastare quel punto < un po’… ho bisogno di una doccia, me lo sento ancora addosso, che schifo… > disse strofinando poi con la manica l’impronta, facendola sanguinare ancora < Che cavolo di denti aveva… > mugugnò a se stesso.
Narsete era ancora un po’ perplesso, guardava sempre quel punto con astio, rialzando lo sguardo dopo poco, sorprendendo Elliot a guardarlo con un tenero sorriso, le guance appena imporporate e che, accortosi della rinnovata attenzione su di se, spostava subito gli occhi su qualsiasi altra cosa li vicino (la ruggine era perfetta).
< Ell vieni qui > lo chiamò Narsete, cogliendolo un po’ di sorpresa. Elliot gli si avvicinò, pensando che dopo il bacio di prima, non poteva fargli niente di più imbarazzante.
Sbagliato. Mai sottovalutare il nemico.
Narsete si chinò a lato, prima baciandogli delicatamente il collo, poi cominciando a suggerlo e leccarlo insistentemente, tanto che Elliot irrigiditosi e super in imbarazzo, cominciò a balbettare, non sapendo cosa fare, agitatissimo. Era piacevole, eccome se lo era, dai suoi versetti e sospiri trattenuti, anche Narsete poteva capirlo, infatti quando soddisfatto si stacco da lui, aveva messo su un sorrisetto dei suoi, ed Elliot non capì proprio la situazione < Ti ha fatto male? > chiese con fare innocente che lo rendeva ancora più sospetto < N-No, cosa hai fatto? > domandò timoroso, mentre vedeva l’altro allargare quel suo dannato sorrisetto < Niente di cui tu ti debba preoccupare, ho solo messo il mio nome su ciò che nessuno tranne me può e deve toccare > pronunciò tranquillo lui < Un… succhiotto! Narsè è in alto come lo copro! > chiese in agitazione Elliot, mentre il maggiore lo guardava felice < Questo è il bello, non lo copri > disse < Altrimenti come farebbero gli altri a sapere che sei già di mia proprietà? Beh, vedendo quello lo capiranno > e prima che l’altro potesse ribattere dopo averlo guardato con occhi sgranati per lo stupore e la confusione, non solo per l’azione insensata del più grande, Narsete lo strinse nuovamente a sé baciandolo, per sentire di nuovo il sapore delle sue labbra morbide, le sue spalle strette alzarsi per l’agitazione e le sue mani sottili stringere il colletto della sua camicia, arricciandolo e spiegazzandolo e, una volta separatisi, quegli occhi che più di tutto gli erano mancati, grandi e scuri, che andavano a posarsi ovunque meno che su di lui, per l’imbarazzo. Quanto gli era mancato. In quel momento Narsete si rese conto che non sarebbe più riuscito a baciare nessun altro senza sentirsi disgustato e disgustoso, quel ragazzino costantemente imbarazzato per qualsiasi cosa, imbranato a volte e sensibile, era l’unica persone giusta, l’unica persone che voleva per sé.


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Intanto Conny era in balia di tre ragazze carine e mentre insieme ridevano e flirtavano, un’illuminazione improvvisa la spinse d'un tratto: < Cavolo! Mi sono dimenticata dei miei bambini! > beh, meglio tardi che mai, giusto? Giusto!
Le ragazze la guardarono confuse per un po’, prima che lei spiegasse loro che aveva lasciato due piccoli ed indifesi maschietti in balia di forti machi violenti che potevano sverginarglieli in due secondi o anche meno, se non fosse andata a cercarli. Così, dopo aver preso i numeri delle fanciulle (voglio dire, sì, doveva rispettare le sue responsabilità, ma se sono stati da soli fino ad ora, non sarebbero certo morti, mentre lei prendeva i numeri di tre ragazze sexy!), corse alla ricerca dei suoi bambini, prima che Mackenzie la uccidesse per il pessimo lavoro di sorveglianza sul suo piccolo Demien, ed in più Rori era un adorabile “Demi da grande” e non voleva vederlo triste, le si sarebbe spezzato il cuoricino… che coppia perfetta erano!
Comunque la povera ragazza girò per tipo… quindici minuti a vuoto, per poi rassegnarsi ed aspettare al bar, ma all’improvviso si ricordò di essere in un epoca avanzata e di possedere un telefono cellulare, con cui chiamare uno dei suoi Cosini per sapere come stavano, ammesso che sentissero la chiamata. Tirò quindi fuori il cellulare dalla mini borsa a tracolla, accorgendosi di avere un messaggio da parte del suo Pulcino Elliot, lo aprì e rimase per chissà quanto imbambolata e perplessa davanti al testo del messaggio.


“Conny, sono ubriaco, mi hanno quasi molestato, ma sono vivo e vergine, Narsete mi ha salvato, solo che sono un po’ tanto ubriaco e lui sta scrivendo il messaggio per me mentre detto, spero non scriva tutte le cavolate che dico… sono ubriaco!
(Nel caso non si sia capito, è ubriaco. by Narsete)
Comunque, non sto molto bene, ha detto che mi porta a casa con lui perché ha detto cose per mezz’ora e mi ha convinto (sì, sì l’ho fatto. …sono sempre io, Narsete).
Ah! Poi se cerchi Demien, non cercarlo, è con Xavier, Narsè dice che li ha visti sbaciucchiarsi da qualche parte, Xavier lo porta a casa con se stesso…
Scusa per il papiro… sono ubriaco!
Ci vediamo domani… dormi pure da me, tanto sai dove sono le chiavi, buon rimorchio e buona notte!
Baci Elliot (e Narsete <3)


< Oh. Mio. Dio. Elliot! Non dovevi rimorchiare il tuo ex! NON FUNZIONA COSÌ! > si disse dopo aver riletto il messaggio < Beh, immagino che contento lui, contenti tutti… ma giuro che se quel mostro lo svergina mentre è ubriaco, giuro che lo pesto a sangue, anzi, pago Zie per farlo! > concluse, scrivendogli una breve risposta indirizzata più al suo accompagnatore, per poi avviarsi nuovamente alla conquista dell'ennesimo gruppetto di giovani donzelle in attesa solo di fare la sua conoscenza.

Non è così che si rimorchia per dimenticare l’ex!
Comunque, Narsete, se approfitti della sua situazione, giuro che ti faccio ingoiare una scatola di preservativi!
Stai attento a te Bellezza, puoi essere sexy quanto vuoi, ma Mamma Conny è immune al tuo essere estremamente sexy (circa)!
Baciotti e carezze da Conny per il mio Cosetto <3
E minacce e coltelli volanti per Narsete
.


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In tutto questo, Demien e Xavier, non avevano ancora smesso di stare appiccicati (NdA non che ci dispiaccia eh!). Avevano però cambiato postazione: infilandosi in mezzo alla folla, avevano raggiunto i divanetti, abbandonati e dimenticati da praticamente tutti nel locale e Xavier ci si era normalmente stravaccato, mentre Demi sulle sue gambe, con le mani impegnate a cercare qualcosa alla quale aggrapparsi, ma non trovando supporto nei vestiti aderenti del primo, si era tutto arrampicato su di lui, per riuscire a stare sufficientemente comodo e restando appiccicato alla sua bocca, non gli permetteva di respirare neanche per mezzo secondo. Bisogna dire che a Xavier non sembrava dispiacere per niente, anzi, del tutto dimentico del suo essere etero, se lo teneva stretto con un braccio a circondargli la vita, mentre l’altro palpava allegramente il sacrosanto sedere di Demi, fasciato dai maledetti jeans di Elliot che, essendo super aderenti, gli permettevano di avvertire la più leggera delle carezze (e non è certo solo di queste che stiamo parlando) direttamente sulla pelle, ed appunto per questo, tutte le volte che Xavier lo toccava, sospirava e mugolava di piacere sulle sue labbra.
Ma anche Demi “il campione di apnea” (e da quando?!) aveva i suoi limiti, sicuramente inferiori a quelli del più grande e nonostante la dipendenza da lui, dovette staccarsi per respirare, mentre l’altro osservava il suo essere tutto affannato, aspettando che si riavvicinasse per ricominciare ad attaccarlo.
Ad un certo punto, Demi sentì qualcosa vibrare nei suoi pantaloni e staccandosi, ridacchiando divertito annunciò < Mi vibrano i pantaloni… > Xavier restò perplesso a guardarlo mentre tirava fuori qualcosa dalla tasca, per poi realizzare tutto una volta visto il cellulare con avviso di chiamata < Si? > rispose Demi ridacchiando:
< Ciao Demi, sono Narsete con il cellulare di Elliot, lui è ubriaco, tanto, ma forse lo sei anche tu a giudicare dal tuo essere molto felice, infatti probabilmente in questo momento non sai neanche con chi stai parlando, quindi parlerò lentamente e sottolineando le parti importanti del discorso: sono certo che lì con te ci sia Xavier, me lo passi per cortesia? > Demi ci mise effettivamente un po’ a capire tutto, riuscì però dopo aver annuito a se stesso, a passare il cellulare Xavier con un sorriso super carino < è per te! > disse appoggiando il cellulare al suo orecchio, per poi accasciarsi contro la sua spalla.
< Che succede? > chiese confuso Xavier.
< Xav, scusa se interrompo il divertimento, ho un Elliot mezzo ubriaco, lo porto a casa, torni a casa a piedi con Demi? Cioè, te lo devi portare dietro, come faccio io con Ell, capito? > si raccomandò Narsete.
< Narsè, non sono ancora arrivato al punto da non capire un tubo… comunque non è carino lasciarci a piedi! > protestò Xavier sospirando.
< Beh, se davvero vuoi staccarti da quel cosetto adorabile con cui stai pomiciando… credevo di farti un favore > rispose sorridendo il maggiore, a quel punto Xavier guardò il cosetto in questione che ora lo stava guardando tutto sorridente, le guance rosse e le labbra gonfie di baci, i capelli appena arruffati… decisamente sarebbe stato un peccato finirla così e ne ebbe la conferma quando Demi, appendendo le braccia intorno al suo collo, gli si strusciò addosso mugolando un < Veloceee > per poi lasciargli un piccolo bacio stampo ed aspettare che buttasse giù, mentre lo guardava impaziente < Grazie, lascia le chiavi fuori > si congedò velocemente allora, quindi buttò giù e fece scivolare nella tasca posteriore dei jeans del rosso il cellulare, indugiando appena.
< Veloce? > chiese poi ghignando ed accarezzandogli il viso, passando le dita sulle labbra schiuse < S-si, veloce > rispose arrossendo ed avvicinandosi incerto all’altro che lo lasciò ricominciare con le sue dolci torture.

Angolino di Val_chan :

Val_chan on Facebook <3

Ehilà Fanciulle e Fanciulli!
Oh oh oh! Buon Natale!
Spero il capitolo piaccia, è stato faticoso scriverlo… ma alla fine l’ho scritto qualcosa tipo 4 ore senza mai staccare (ormai ero disidratata!) XD
Spero anche che sia venuto bene e che non sembri pesante, mi farebbe piacere ricevere un commento, così, come regalino <3
Detto questo ringrazio Kiasan che ha ucciso i miei dubbi, Gio-chin, perché lei c'entra sempre e mando un abbraccio a Shin :)
Eh… basta!
Vado a vestirmi prima che qualcuno mi tiri una ciabatta (si va a parentiii!)!
Auguri!

Baci Val_chan
  
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