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Autore: Mia    10/07/2007    3 recensioni
Ispirata alla splendida canzone dei Deep Purple Burn, un'originale ambientata nell'Europa medievale, all'epoca della cosiddetta "caccia alle streghe".
Genere: Drammatico, Song-fic, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La canzone qui riportata è Burn scritta ed interpretata dai Deep Purple.

Veneficae Rogus

L'ultima notte

Burn

 

The sky is red, I don't understand,
past midnight I still see the land.

 

Il cielo è vermiglio. Non capisco:

Passata la mezzanotte vedo ancora la terra.

 

Le mie mani tremano mentre posiziono le ultime fascine. Non oso incontrare lo sguardo di quegli occhi: il rimorso mi attanaglia, perciò mi allontano il più velocemente possibile da quell'alto cumulo di legna.

La città si sta svuotando, tutti si stanno radunando per assistere al macabro spettacolo. Vedo numerose persone che escono dalle loro piccole case di legno: uomini, donne, bambini, anche piccolissimi, che, aggrappati alle gonne delle madri, avanzano lentamente, giocando e ridendo fra loro quando si incontrano per le strade. Osservo la serenità, il sollievo, a volte persino la felicità fanatica sui volti della gente e ne rimango sbalordito. Come è possibile reagire in questo modo davanti ad un abominio del genere?

Enormi e continui flussi di persone si fanno largo verso la piazza, ma ad un certo punto le espressioni sui loro volti cambiano repentinamente: tutti i presenti stanno guardano in alto, verso il cielo. Spinto dalla curiosità, imito anche io questo gesto e rimango interdetto. Il cielo si è tinto di sanguigno, ma il sole non si vede.

Non capisco: mezzanotte è passata ed io riesco ancora a vedere il paesaggio attorno a me come se fosse pieno giorno… Non è la luce del sole ad illuminare questo funesto scenario, ma un'altra luce: una luce rossa, diabolica.

Tutti i presenti si agitano, preoccupati. Le donne gridano, molti si fanno ripetutamente il segno della Croce; compiuti questi gesti, si girano verso colei che ritengono essere la causa di questi fenomeni mefistofelici.

La guardano con odio intenso, misto a paura. Nessuno osa incrociare il suo sguardo per timore di rimanerne fulminato. Solo io non riesco a resistere e poso i miei occhi nei suoi.

Vi leggo disprezzo, rabbia, rancore, ma soprattutto un supremo odio. Occhi di fuoco, neri come il peccato e penetranti come lame. Si posano nei miei e tutto il mio corpo viene scosso da un brivido. Abbasso lo sguardo.

 

People are sayin' the woman is damned,
she makes you burn with a wave of her hand.

 

La gente dice che la donna è dannata,

può incendiarti con un gesto della sua mano.

 

Un sudore freddo mi imperla la fronte, scendendomi poi lungo il collo ed io tremo di nuovo.

Improvvisamente, un urlo acuto, straziante, squarcia l'aria, costringendomi a sollevare lo sguardo. Ad emettere questi suoni è lei che, con movimenti furiosi, cerca di liberarsi dalle corde che le tengono legati insieme i polsi e le caviglie. Non riuscendoci, urla di nuovo con quanto fiato ha in corpo, imprecando contro tutti i presenti e bestemmiando Dio. Le bestemmie sono così terribili che presto mi viene chiesto di intervenire per arrestarne il flusso, ma per quanti sforzi faccia per farla tacere non ci riesco.

In poco tempo la folla comincia ad agitarsi: la gente si segna e recita preghiere. La donna riprende ad urlare e tutti cominciano a lanciare ingiurie contro di lei, mescolando le loro voci con la sua. Dicono che è maledetta e pericolosa; altri aggiungono che è in grado di dar fuoco a chiunque e qualunque cosa con un semplice gesto della mano. Nessuno fatica a crederlo, sebbene non abbiano mai visto questa donna dar fuoco a niente e nessuno.

Mi viene ordinato di procedere ed io obbedisco. Tengo lo sguardo basso e cerco di non ascoltare quelle urla strazianti, ma è praticamente impossibile. Il rimorso mi attanaglia ancora, ma non posso prestargli attenzione: io faccio solo il mio dovere. Accendo una torcia e do fuoco alle fascine.

Troppo tardi per tornare indietro: mi faccio il segno della Croce e prego Iddio di perdonarmi per quello che ho appena fatto.

 

The city's a blaze, the town's on fire.
The woman's flames are reaching higher.
We were fools, we called her liar.
All I hear is: « Burn! »

 

La città è un rogo, il paese è in fiamme.

Il fuoco della donna sale sempre più in alto.

Siamo stati dei pazzi, l'abbiamo chiamata bugiarda.

Tutto quello che sento è: « Brucia! »

 

Le fiamme abbracciano uno ad uno i ciocchi di legno e le frasche secche che giacciono ai piedi della donna, la quale continua ad urlare, imprecare e bestemmiare, agitandosi terribilmente e scuotendo i lunghi capelli rossi. Le fiamme salgono, si arrampicano su per le fascine, la circondano, raggiungendole la sua vita. E proprio in questo momento la guardo in volto. Le sue urla non sono cessate, ma aumentate, così come le imprecazioni e le bestemmie. I fremiti che le scuotono il corpo fanno pensare che il diavolo si sia sul serio impadronito di lei.

Fra le fameliche lingue di fuoco, che sempre di più si avvicinavano al pallido volto della donna, qualcosa scintilla. Una piccola, dolorosa lacrima che, illuminata dalle fiamme, luccica mentre le piove dalle ciglia. Una lacrima vera, umana.

Pazzi! Abbiamo messo al rogo un'innocente! Non le abbiamo creduto e, quando sosteneva la sua innocenza, l'abbiamo chiamata bugiarda.

Le urla della donna si alzano sempre di più, ma si fanno sempre meno acute e più umane, colme di dolore. Vengono però coperte da quelle della gente, che grida a gran voce: « Brucia! Brucia, creatura del Demonio, figlia di Satana! Brucia, strega! Brucia! »

Non oso guardarla e abbasso per la terza volta gli occhi, ma da ogni direzione odo ancora gridare: « Brucia! »

 

I didn't believe she was devil's sperm.
She said: « Curse you all, you'll never learn!
When I leave there's no return. »

The people laughed till she said: « Burn! »

 

Non credevo che fosse lo sperma del diavolo.

Lei disse: « Siate maledetti, non imparerete mai!

Quando io me ne sarà andata non ci sarà ritorno. »

La gente rideva mentre lei gridava: « Bruciate! »

 

Non riesco a fare a meno di tormentarmi: abbiamo ucciso un'innocente e nessuno se n'è reso conto. Anche ora nessuno se ne rende conto, ma continuano imperterriti ad innalzare questo macabro canto di morte: « Brucia! Brucia, creatura del Demonio, figlia di Satana! Brucia, strega! Brucia! »

Io non ho mai creduto che fosse lo sperma del demonio, ma non ho detto niente per viltà.

Le fiamme continuano a salire, crepitando e unendosi a quei funesti cori.

Improvvisamente però, la sua voce squarcia l'aria: una voce acuta, forzata, perforante che ci apostrofa così, mentre le fiamme la avvolgono: « Voi tutti siate maledetti! Non imparerete mai, pazzi! Quando io me ne sarò andata, per voi non ci sarà ritorno! »

La paura mi scuote le ossa. La voce della donna era così diversa, così strana, quasi demoniaca…

Il dubbio e la contraddizione mi assalgono: è davvero un'innocente quella che stiamo uccidendo? Anche la folla attorno a me ammutolisce per un attimo, vinta dal terrore, ma ben presto, forte della potenza del fuoco che avvolge sempre più la donna, ricomincia a schernirla. Le persone ridono; più le fiamme salgono più ridono.

« Bruciate! Brucerete tutti! » questo ciò che esce dalla bocca della strega.

Le risate della folla mi avvolgono come le fiamme del rogo.

 

Warning came, no one cared.
Earth was shakin', we stood and stared.
When it came no one was spared.
Still I hear: « Burn! »

 

L'avvertimento venne: nessuno ci badò.

La Terra fu scossa, noi ci fermammo ed osservammo.

Quando arrivò nessuno fu salvo.

Sento ancora: « Brucia! »

 

L'avvertimento venne, ma nessuno vi badò.

Alzo nuovamente lo sguardo verso le fiamme: la donna non si vede più. Le lingue di fuoco danzano attorno al suo corpo, quasi volessero unirsi alla gioia festante degli abitanti del villaggio, che vedevano nel rogo della strega la loro salvezza. Le risate si alzano sempre più acute e rumorose attorno a me e penetrano nella mia testa con la potenza di un chiodo piantato in un muro con un martello da fabbro.

Improvvisamente, con violenza, la terra viene scossa da un tremito. Il terreno comincia a squarciasi con la stessa facilità con cui una robusta massaia  straccia uno strofinaccio vecchio e logoro.

Urla.

Grida.

Preghiere.

Voci.

Pianti.

Tutto si sovrappone, eppure, mi accorgo che la gente non fugge, ma rimane immobile al proprio posto.

Li osservo e noto che tutti, uomini, donne, bambini, vecchi, puntano lo sguardo in una sola direzione: guardano il cielo. È ancora illuminato a giorno da quella luce sanguigna e demoniaca e la città è completamente avvolta dalle fiamme. Le piccole case di legno bruciano con una velocità impressionante, spazzando via interi anni di vita e nessuno può più fare nulla per impedirlo.

La gente si segna e, poco lontano da me, odo, chiara e limpida, la voce di un prete che recita un brano di quella che riconosco come l'Apocalisse di San Giovanni Apostolo.

« Et septem angeli qui habebant septem tubas paraverunt se ut tuba canerent. Et primus tuba cecinit, et facta est grando et ignis, mixta in sanguine, et missum est in terram. Et tertia pars terrae conbusta est, et tertia pars arborum conbusta est et omne faenum viride conbustum est. » (*)

È la fine: queste parole del più caro fra i discepoli di Nostro Signore lo confermano. La prima tromba era stata suonata e presto anche il secondo angelo avrebbe dato fiato alla sua, scatenando la seconda serie di catastrofi annunciate dal Santo: una grande montagna sarebbe stata gettata nel mare, e questo si sarebbe trasformato in sangue.

Un avvertimento… questo erano le parole uscite dalla bocca di quella donna demoniaca, ma tutti noi lo abbiamo capito troppo tardi. Persino io, la persona più fredda, dura e impassibile di questo insulso villaggio di contadini, mi sono fatto prendere in giro da lei: scambiai per un segno di umanità quelle lacrime mefistofeliche, non rendendomi conto della loro vera natura.

Il Giudizio si sta avvicinando e quando esso sarà venuto, nessuno sarà salvo.

Nelle mie orecchie risuona ancora, insistente, martellante, ossessivo, il suono delle risate della folla. Nella mia testa, li sento ancora gridare: « Brucia! »


You know we had no time,
we could not even try.
You know we had no time.

 

Tu sai che non avevamo tempo,

non potevamo tentare ancora.

Tu sai che non avevamo tempo.

 

Senza neppure rendermene conto, comincio a pregare. Non lo avevo mai fatto prima, o almeno, mai con così tanta convinzione come in questo momento.

Le parole latine del Pater Noster mi sfuggono di mente; le desinenze di quella lingua così arcaica e colta mi si sovrappongono nella testa e credo di non averne detta giusta neppure una. Vi rinuncio: non prego più in latino, ma con parole mie. Poche, brevi, concise, ma che esprimono ciò che sento; parole che possano comunicare il mio desiderio a Dio.

« Signore: Tu sai che non abbiamo più tempo. Sai che non possiamo tentare ancora, avere un'altra possibilità. Tu sai che non abbiamo più tempo per pentirci, perciò, Ti prego, Signore, redimi l'anima nostra. »

Ripeto forte queste parole, dentro la mia testa, con la passione e il fervore di un pellegrino che, dopo anni di viaggio, giunga finalmente ad inginocchiarsi davanti al Santo Sepolcro, in Terra Santa, ed aspetto che giunga la fine.

 

The sky is red, I don't understand,
past midnight I still see the land.
People are sayin' the woman is damned,
she makes you burn with a wave of her hand.
Warning came, no one cared.
Earth was shakin', we stood and stared.
When it came no one was spared.
Still I hear « Burn! »

 

Il cielo è vermiglio. Non capisco:

Passata la mezzanotte vedo ancora la terra.

La gente dice che la donna è dannata,

può incendiarti con un gesto della sua mano.

L'avvertimento venne: nessuno ci badò.

La Terra fu scossa, noi ci fermammo ed osservammo.

Quando arrivò nessuno fu salvo.

Sento ancora: « Brucia! »

 

 

(*) « I sette angeli che avevano le sette trombe si prepararono a suonare.

Il primo suonò la tromba, e grandine e fuoco, mescolati con sangue, furono scagliati sulla terra. Un terzo della terra bruciò, un terzo degli alberi pure e ogni erba verde fu arsa. »

 

(San Giovanni; Apocalisse VIII, 6-7)

  
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