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Autore: Blue Eich    25/12/2012    8 recensioni
Drew sembrò allarmarsi e mi afferrò con decisione un polso.
«Ehi, che ti prende?» chiesi, attonita.
«Seguimi e basta, dobbiamo sbrigarci!» ordinò, iniziando a trascinarmi. Le mie guance s'imporporarono non appena mi resi conto che la sua mano stava stringendo ancora la mia… Era una sensazione di calore piacevole, non l'avevo mai provata prima se non per merito suo…
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drew, Vera | Coppie: Drew/Vera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Ero un po' emozionata, perché era il primo anno che passavo la Vigilia di Natale fuori casa. Avevo detto alla mia famiglia di dover uscire con un gruppo di amiche: una piccola bugia. Certo, mi era spiaciuto mentire, ma dicendo la verità mio padre avrebbe iniziato a sbraitare e sbattere scimmiescamente i pugni sul tavolo dalla disperazione, mentre mia madre mi avrebbe tormentata a vita con le sue battutine maliziose… Per non parlare di quell'invadente di Max! Perciò, era meglio che loro non sapessero nulla.

Non si vedeva nemmeno una stella in cielo, c'erano solo nuvole dense e cineree a contornare la mezza luna un po' sfocata.

Stavo camminando per la strada principale di Austropoli, usando il PokéNav come navigatore nella speranza di non perdermi. Mi sembrava di trovarmi dentro un fiume: la folla non si fermava neanche un istante, come detriti spinti senza sosta dalla corrente. Di conseguenza, nemmeno io potevo fermarmi, per paura di essere travolta. Purtroppo vedevo solo di sfuggita le lampeggianti decorazioni che addobbavano i terrazzi dei grattacieli, estesi verso l'alto fino a sparire e celati dalle nubi.

Le mie orecchie dovettero abituarsi in fretta a tutti i rumori che, come l'infinito viavai, non davano tregua. I pianti dei bimbi in passeggino, gli squilli dei cellulari, gli scampanellii delle porte dei negozi… Inoltre, il profumo di hot dog e frittelle che l'aria portava con sé era una tentazione enorme per il mio stomaco. Mi fermai a riprendere fiato e dopo aver emesso un breve sospiro mi voltai. Il risultato fu di sbattere dritta contro il petto di un passante che non aveva fatto caso alla mia presenza, prendendo una botta al naso. Bofonchiai uno “scusi” che venne ignorato bellamente, poi tentai di capire da quale parte dovessi andare. In seguito a qualche attimo di smarrimento mi rifugiai sul marciapiede, per non rischiare di venir di nuovo investita da qualcuno. Sospirai un'altra volta: stare in mezzo a un caos del genere, per me, era uno strazio.

 

Proseguendo la calca diminuì e tutto si acquietò, finché non ci fu più anima viva nei dintorni. Niente più insegne intermittenti, volantini sui muri in procinto di essere trascinati via dal vento e palazzi stratosferici. Solo alberi ricoperti dai residui delle foglie autunnali, lampioni e una grande fontana di marmo zampillante. Secondo la mappa del mio vecchio dispositivo ero finita nella Piazza Centrale, su cui lampeggiava il pallino rosso indicando la posizione.

Per fortuna sono riuscita a uscire da lì, non ne potevo più…” pensai, mentre stiracchiavo le braccia con la pigrizia di uno Skitty di prima mattina.

Il silenzio regnava padrone. Diedi un'occhiata in giro, sperando di scorgere ciò che cercavo… Eccola! La panchina su cui avrei dovuto trovarmi già da qualche minuto sembrava attendere solo il mio arrivo. Corsi fino a raggiungerla e mi ci accomodai, ansante. Chiusi gli occhi, abbandonando la schiena contro la superficie liscia. Poi misi in allerta l'udito: tutto calmo, si sentiva solo il fruscio lievissimo delle chiome degli aceri quasi spogli e il placido scrosciare dell'acqua rigettata di continuo dalla fontana.

E se mi dà buca…? Non è la prima volta che usciamo insieme, però magari ha cambiato idea all'ultimo momento…” Cominciai a fissare per terra, immersa in paranoie che mi stavano causando una profonda ondata di tristezza.

«Qualcuno ha la testa tra le nuvole, o sbaglio?»

All'udire quella voce melodiosa, un po' canzonatoria e un po' dolce, sobbalzai e alzai lentamente lo sguardo. Il tormento dei miei pensieri era lì in carne e ossa, a qualche centimetro da me.

«Drew!» esclamai, mentre le labbra mi si curvavano da sole in un ampio sorriso. «Iniziavo a credere che non venissi più… Non è da te arrivare in ritardo!» lo rimproverai, imbronciandomi e mettendo le braccia sui fianchi.

«Oh, ti porgo le mie scuse, Vera» fece, nonostante il ghigno sul suo viso confermasse l'ironia. «Ma a dire il vero, quella in ritardo sei tu.»

«Ti sbagli, sono arrivata qui prima di te! Non puoi negarlo!» ribattei, con aria trionfale, gustandomi il sapore della vittoria. Per una volta non c'era dubbio sul fatto che avessi ragione io.

«No» obiettò lui, seccamente. «Ero andato un attimo ai Distributori, possibile che tu non mi abbia visto?» Fece uno sbuffo, rivolgendo un cenno alle moderne macchinette a destra dello spiazzo. «Distratta come sempre, vedo.»

«Scusa tanto, Mister-Precisino» lo punzecchiai a mia volta, però istintivamente non riuscii a trattenermi dal sorridere. Stentavo ad ammetterlo, ma le sue frecciatine mi erano mancate più di quanto avessi creduto possibile.

Invece di rispondere, mi lanciò una lattina ghiacciata che presi al volo. La guardai un po' confusa e il mio accompagnatore scosse le spalle con apparente noncuranza. Dava la tacita impressione di volermi dire: “Beh, che aspetti? È per te.”

«Grazie» mormorai, per poi riporre la bevanda frizzante nella borsa: l'avrei bevuta dopo.

«Vogliamo andare?» chiese il verde, tendendomi galantemente la mano. Afferrandola mi pervase un brivido: era gelida, confronto alla mia inguantata di nero e di bianco. La strinsi di più per riscaldarle entrambe e per una frazione di secondo mi parve che lui si fosse irrigidito.

 

Imboccammo prima di tutto un vicolo che secondo Drew era una scorciatoia per arrivare nel cuore di Via della Moda. I muri di mattoni erano rovinati dal tempo e pochi lampioni lo illuminavano, creando un'atmosfera tetra e soffusa.

Non riuscivo a smettere di tremare e di sicuro lui se n'era accorto, dalle occhiate di sincera apprensione che mi lanciava. Un fragore improvviso mi fece sobbalzare e fermare di botto, aumentando il vigore della nostra stretta.

«È solo un Purrloin» mi rassicurò, accennando col capo ai cassonetti della spazzatura poco distanti. Un gatto viola dall'aria per nulla amichevole ne aveva rovesciato uno, da cui era fuoriuscito un mare di cibi maleodoranti. Infatti, il randagio scodinzolava con una putrida lisca di pesce in bocca.

Tirai un sospiro di sollievo. «Menomale… Mi sono presa proprio un bello spavento!» commentai, con un piccolo sorriso.

Il Coordinatore lo ricambiò e scelse di non dire nulla.

 

Come previsto, entro poco ci ritrovammo in mezzo alle migliori boutique. Purtroppo il mio portafoglio non era così pieno da permettermi spese fuori programma, ma mi divertivo ugualmente ad ammirare tutto ciò che c'era di bello. Di solito la maggior parte dei ragazzi, chissà per quale oscuro motivo, odia lo shipping… Invece Drew mi seguiva paziente, senza neanche una lamentela.

La mia attenzione venne poi catturata da una vetrina di giocattoli. Dall'alto pendeva un finto ramo avvolto di luci natalizie; sotto c'erano in esposizione un Ponyta di legno a dondolo, una casetta per le bambole, una cesta piena di libri illustrati e un Cubchoo di pezza gigante con un cappello da Babbo Natale in testa.

«Questo negozio di sicuro sarà bellissimo!» asserii, con occhi illuminati d'entusiasmo. Non esitai a varcare la soglia e il mio accompagnatore mi seguì a ruota, con un sospiro di rassegnazione.

«Quanti peluches, che carini!» Mi diressi svelta ad ammirare la corsia dei pupazzi, soffermandomi fin da subito su un Minccino sorridente – specie per me sconosciuta, ma che mi aveva attratta per l'aspetto grazioso.

«Alla tua età ancora ti piacciono i peluches?» mi schernì il mio rivale con un ghigno, irritandomi non poco.

Allentai la stretta fino a scioglierla. «Che c'è di male, scusa?» replicai, corrucciata, prendendo in braccio il finto Pokémon grigio.

Lui sorrise beffardo. «Non cambierai mai, sei la solita bambina.»

«E tu il solito sbruffone!» risposi, offesa, voltandomi per rimettere a posto il morbido lavoretto di stoffa. Grazie a quell'antipatico mi era passata la voglia di comprarlo.

Lo piantai in asso, fingendo che non ci fosse e continuando a osservare le riproduzioni dei mostriciattoli tascabili negli altri scaffali. Dopo un po' mi voltai e non lo vidi più: evidentemente se n'era andato da qualche altra parte del negozio o addirittura fuori ad aspettarmi. Ne approfittai per controllare l'ora sul PokéNav: già le undici meno venti… Eppure non mi sembrava che fosse passato così tanto tempo! Forse ero io a non accorgermi dello scorrere dei minuti, o erano loro a passare troppo velocemente.

Drew rispuntò presto al mio fianco, disinvolto come sempre, ma non avevo ancora idea del perché si fosse assentato né osavo chiederglielo. L'importante era che la mia arrabbiatura si fosse sbollita e potessimo riprendere a passeggiare senza stupidi battibecchi. Che peccato, ormai la maggioranza dei negozi stava chiudendo e le persone diminuivano…

 

Quando la vitalità della metropoli si spense e non ci fu più quasi nessuno, cominciammo con calma a tornare indietro.

Uffa, tra un po' dovremo già salutarci, avrei voluto restare un altro po' di tempo con lui… Come vorrei mettere indietro le lancette dell'orologio…” pensai, un po' triste.

Mi venne d'impulso da sbadigliare: non ero abituata a stare sveglia fino a così tardi, perciò temevo di crollare da un momento all'altro. Però non potevo permettermi di cedere alla stanchezza, soprattutto davanti a lui. “Costi quel che costi, non gli darò la soddisfazione di essere riuscito a stare più sveglio di me” mi ripetevo costantemente, come motto per spronarmi a rimanere lucida.

Mentre mi stavo scolando d'un fiato il Lemonsucco ancora fresco, il ragazzo domandò: «Che ore sono?» guardandosi frettolosamente a destra e a sinistra. Sembrava agitato, chissà perché… Forse era ansioso di andarsene, ipotizzai con amarezza.

Gettai la lattina vuota in un cestino dei rifiuti e controllai di nuovo il PokéNav. «Mancano cinque minuti a mezzanotte…»

Drew sembrò allarmarsi e mi afferrò con decisione un polso.

«Ehi, che ti prende?» chiesi, attonita.

«Seguimi e basta, dobbiamo sbrigarci!» ordinò, iniziando a trascinarmi. Le mie guance s'imporporarono non appena mi resi conto che la sua mano stava stringendo ancora la mia… Era una sensazione di calore piacevole, non l'avevo mai provata prima se non per merito suo…

«Si può sapere dove mi stai portando?» obiettai, mentre correvamo, ma ancora una volta non ricevetti spiegazioni.

La mia curiosità fu placata quando rallentammo il passo, dinnanzi alla fontana nella piazza del nostro incontro. All'apparenza era una normalissima fontana, con dentro qualche Tynamo che nuotava indisturbato, saltando fuori dall'acqua ogni tanto.

«Come mai siamo venuti qui?» domandai ancora, innocentemente.

Il verde si sedette sul bordo marmoreo e mi tirò per un polso, per farmi finire accomodata sulle sue gambe. Strinsi le mie e arrossii di botto, senza il coraggio di spostarmi da lì. «D-Drew…» balbettai, a disagio, incapace di formulare una domanda o di pretendere una risposta.

«Fidati di me…» sussurrò lui, senza scomporsi. Alzò un braccio in alto e aspettò qualche secondo, prima d'iniziare un conto alla rovescia: «Tre… Due… Uno!»

Quando abbassò l'ultimo dito e chiuse a pugno la mano per segnare lo zero, sopra e attorno a noi partì una cascata di getti di mille colori divisa in più fonti.

«Wow!» esclamai, emozionata. Rinfrescanti goccioline variopinte mi sfiorarono prima il viso, poi tutto il corpo. Sistemai le mani a coppa e osservai i luccicanti zampilli posarvisi sopra, con l'entusiasmo pari a quello di una bimba che vede per la prima volta le bolle di sapone o la neve cadere dal cielo. «Che meraviglia…» commentai, incantata. Era come essere rinchiusi dentro una cupola fatta d'arcobaleno, che continuava a sgorgare spruzzando leggeri abbaglianti tutt'intorno.

«Ero certo che ti sarebbe piaciuto» commentò sottovoce Drew, mostrandomi un sorriso ancora più bello dello spettacolo a cui mi ritrovavo ad assistere. Nascose la mano dietro la schiena e, quando me la rimise sotto il naso, stringeva con classe una rosa. Mi sfilò la bandana, liberando i miei capelli che scompigliò leggermente, per poi infilarvi con delicatezza il gambo del fiore in modo che la corolla di uno sgargiante rosso sporgesse fuori.

«È stato davvero carino da parte tua avermi portata qui… Ora capisco perché hai insistito tanto per farmi venire fino a Unima!»

Mi azzardai a sporgermi verso di lui senza preavviso e gli scoccai un bacio innocente sulla guancia. Stette immobile per alcuni istanti, poi avvampò violentemente. La mia risata cristallina riempì il silenzio, mentre mi godevo la sua impagabile espressione di puro imbarazzo, che di sicuro non avrei rivisto molto presto.

Tossicchiò come a dimenticare l'accaduto e fece un cenno del capo. «Non è tutto, guarda meglio.»

Osservando in lontananza, scorsi circa metà del gigantesco albero di Natale al centro di Sciroccopoli. Era uno splendore con quegli strati di luce alterni, di enormi fiocchi d'oro in basso e una miriade di modelli di stelle che illuminavano il buio di un'aura d'incanto…

Intanto, i getti d'acqua colorata che ci avvolgevano iniziarono a ritirarsi con calma, nei buchini sul terreno dal quale erano comparsi. Trasalii: proprio allo spezzarsi della magia la campana di Venturia prese a suonare.

Il primo rintocco. Le nostre mani s'intrecciarono e contammo insieme, in soffusi sussurri. Nove, dieci, undici… Dodici. Nella notte si diffuse l'eco dell'ultimo dong per una manciata di secondi. Ce l'avevo fatta a resistere, il giorno era cambiato!

A quel punto, il mio rivale mi rivolse il sorriso più addolcito e sincero che gli avessi mai visto sulle labbra. «Buon Natale, Vera.»

«Buon Natale anche a te, Drew!» risposi, allegra. Non potevo essere più felice di così: era appena trascorsa la Vigilia più fantastica che avessi mai passato in vita mia.

«Tieni.» Il Coordinatore mi porse con il suo immancabile stile un pacchettino incartato di lilla, con un fiocco verde menta nel quale era incastrata una bellissima rosa – che mi chiedevo come avesse fatto a procurarsi in inverno, assieme all'altra che ancora mi ornava i capelli.

Arrossii, un po' impacciata. Poi afferrai la scatolina, soppesandola per cercare d'indovinare il contenuto.

«Grazie mille, non dovevi! Ti prego, posso aprirlo subito?» chiesi speranzosa, accorgendomi in ritardo che la mia voce, per l'eccitazione, era finita con l'assomigliare a quella di una bambina che chiede disperatamente un permesso a un adulto.

Lui, divertito dal mio atteggiamento un po' infantile, ridacchiò. «Se vuoi. Tanto ormai è Natale, non avrebbe senso aspettare ancora.»

Non me lo feci ripetere: allungai il vellutato nastro per toglierlo senza rovinarlo, dopodiché lo appoggiai sul secondo rialzamento della fontana. Poi non contenni più la curiosità e strappai senza contegno la carta violetta.

«Cos'è? Cos'è?» domandai, esaltata, trovandomi davanti un cofanetto.

Drew prese tra due dita un pezzetto di carta ormai distrutto e lo lasciò a volteggiare nell'aria quasi fosse una foglia, inarcando un sopracciglio. «Aprilo, no?»

Annuii e sollevando il coperchio scoprii che si trattava di un bracciale… Era di minuscole perline argentee con incastonato un piccolo zaffiro nel mezzo. Risplendeva anche con tutto quel buio e la mia immagine vi si specchiava nitida.

«Grazie, è davvero stupendo!» esclamai, sorridente. «Però come si mette?» borbottai, rigirandomelo tra le mani.

«Dà qua, imbranata.» Il ragazzo prese il dono e mi rimboccò la manica destra del cappotto. Rimasi a osservarlo, con le gote un po' colorite, mentre si accingeva a chiudere il gancetto attorno al mio polso. «Ecco.»

Gli risposi con un sorriso, perché non sapevo cos'altro dire. Semplicemente, mi sentivo fortunata ad averlo al mio fianco e di star passando con lui dei momenti così speciali… Che stavano facendo sentire me, speciale.

«Oh, quasi dimenticavo… C'è qualcos'altro, che credo ti piacerà.» Con disinvoltura, Drew frugò dentro la giacca. Tirò fuori il peluche che avevamo visto prima al negozio di giocattoli, un po' appallottolato per via del posto angusto in cui era stato messo così a lungo pur di non destare sospetti.

«Che bello, grazie mille!» Lo stritolai, incredula che me lo avesse comprato per davvero. «Però così mi fai sentire in colpa… Io te ne ho preso uno solo» farfugliai, imbarazzata. Distolsi lo sguardo, stringendo timidamente il tenero cincillà.

«Uno basta e avanza» rispose lui, con un'alzata di spalle.

Cercai nella borsa e gli spiattellai sulla faccia il mio regalo, incartato in modo un po' impreciso. «T-Tieni…!»

Sorrise e lo afferrò senza fretta, divertito dalla mia eccessiva agitazione. «Oh, ti ringrazio. Lo aprirò domattina, non sono così impaziente come qualcun altro di mia conoscenza.»

Ecco un'altra presa in giro che aspettava solo di venir ricambiata, peccato che non ne avessi voglia. Sbadigliai e mi appoggiai quasi senza volerlo al suo caldo petto, a palpebre socchiuse.

«Stanca?» mi chiese in un sussurro.

Feci un verso d'assenso in risposta e mossi lievemente il capo, come ulteriore conferma.

Il Coordinatore sembrò notare il mio imminente collasso, infatti mi sorresse con gentilezza per i fianchi, aiutandomi a rimettermi in piedi. «Ti accompagno al mio albergo, non vorrei mai che crollassi a faccia in giù sulla strada.»

Annuii in automatico. «È stata una serata splendida. Sai, mi mancavi…» ammisi a cuor leggero, indecisa se continuare o meno la frase.

All'inizio lui parve spiazzato – o perlomeno sorpreso – dalla mia dichiarazione. «Anche tu…» disse poi, con la stessa spensieratezza che avevo usato io poco prima.

Ciò mi fece stancamente sorridere: il Natale non poteva cominciare in un modo migliore.

 


 

Angolo Autrice
Ciao!
Erano giorni che lavoravo a questa shot natalizia e, per fortuna, l'ho portata a termine in tempo: buon Natale! ~
Spero che possa risultare credibile come appuntamento di Vera e Drew e che non sia troppo noioso. :)
Il banner è opera mia: forse non è il massimo, ma a me piace!
Alla prossima, ancora buon Natale!
-H.H.-
P.S. Questa one-shot prende ispirazione da due cose: lo spettacolo di getti colorati sottostante (che ho visto a Novi Ligure un'estate) e l'inizio del film Catturato nei suoi occhi di Detective Conan. Vi lascio qua sotto anche la foto del braccialetto regalo, come lo immagino io:

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