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Autore: Elisa99    25/12/2012    3 recensioni
Un fiore nato in un mondo schifoso. M.a circondato da persone bellissime. I 74th Hunger Games dal punto di vista di Primrose Everdeen
Genere: Azione, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Darius, Gale Hawthorne, Madge Undersee, Mr. Everdeen, Primrose Everdeen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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NO!
Una goccia di sudore scivola sulla mia fronte.
Le mie mani stringono le lenzuola come se fosse un appiglio alla vita.
Gli occhi li serro perché ho paura di guardare la realtà.
E se non fosse un sogno? E se fosse tutto reale?E  se quando li apro mi accorgessi di essere stata spedita a Capitol City con la sola fine di morire?
No!
Ritorno in quello che spero sia solo un sogno, mille mani si aggrappano a me, cercando aiuto ma io non riesco a trattenerle e loro mi strappano i vestiti lasciandomi nuda. Attorno a me c’è il vuoto, un vuoto così immensamente silenzioso che credo di sentire strillare. Gente. Tanta gente. Bambini. Sangue. Guardo gli occhi del bambino davanti a me, sono dello stesso colore di quelli di mia sorella. No, aspetta, non sono grigi, sono blu. Sono occhi morti. Abbasso i miei e vedo la mia spada  trafiggere il suo petto, ma lui si aggrappa a me cercando di implorarmi, di pregarmi di smetterla. Ok ora ti curerò io, gli dico, sono abbastanza brava.  Aaaah!! I miei sono scomparsi, ormai ci sono soltanto  polvere e sangue e le dita di un altro bambino arrabbiato con me. Sono morta anch’io.
- mmmgffh….
- Prim?
No, non volevo scusami! Perfavore non farmi male! Non volevo ucciderti!
Aspetta un attimo. Questa è Katniss.
 Rimango in silenzio finchè non la sento riaddormentarsi di fianco a me. Poco a poco mi risveglio completamente, cancellando istante per istante l’incubo, facendomelo dimenticare. Devo mettere a fuoco un momento preciso, esitare sull’immagine e cercare di uccidere il ricordo, è difficile ma ne vale la pena. È una tecnica che mi ha insegnato Kat, deve avere molta esperienza, visto che dopo un minuto riesco a malapena a ricordarmi cosa ho sognato.
Mi alzo silenziosamente dal letto, toccando il pavimento freddo che assorbe il calore dei miei piedi caldi; in punta di piedi vado fino al letto di mamma e alzo la coperta, facendomi spazio accanto a lei. Probabilmente se lo aspettava, perché lei apre vigilmente gli occhi, aprendomi le braccia, e io mi ci rifugio dentro. Inizia a cullarmi e a canticchiarmi qualcosa, ma a me basta la sua presenza per calmarmi.
La mattina dopo mi sveglio stanchissima come non mi succedeva da un po’. Seduto ai miei piedi trovo Ranuncolo, che aspetta il mio risveglio. Mi si avvicina e mi struscia il pelo morbissimo sul pigiama, io lo abbraccio e cerco di trovare un po’ di sicurezza in lui, e non mi delude. Lo bacio sulle orecchie e lui mi risponde in un soffietto giocoso, e riesco persino a traquillizzarmi un po’. Mi alzo e vado a fare colazione, e vedo che Katniss deve essersi impegnata molto per cucinare: tre more viola, un pezzo di pane con un colorito più interessante del solito e un bicchiere di latte bianchissimo. Mi viene l’acquolina in bocca e penso di aver fatto bene a lasciare il formaggio a Kat, se lo merita, quello e di più.
-Ciao Prim, buongiorno.-
-Ciao, mamma.-
Detesto quando fa così la formale, sembra quasi che non ci conosciamo, ma quando è nervosa è sempre così. Vabbè, pazienza. Mi tuffo nella mia colazione, desiderando che ci sia anche katniss qui con me.
___
Passo le dita sul tessuto  grezzo della mia gonna, marrone, un colore che non mi diceva niente. La mia camicetta mi piace invece, bianca, con bottoni trasparenti e vari merletti attorno. Mamma mi ha detto che posso scegliere io come acconciarmi i capelli, dice che sono abbastanza grande. Probabilmente qualcuno penserà che sia facilissimo farsi un codino o una treccia, ma a casa Everdeen acconciarsi i capelli è come un rito. Mamma ci insegna decine di modi di fare trecce, chignon o robe varie. A lei piace moltissimo, anche a me. A Katniss no. Dice che è solo una inutile perdita di tempo e che non ne ricaveremmo niente “giocando a farci strani i capelli”, ma non ci dice niente quando lo facciamo, credo che sia perché a me diverte molto. Quando inizio a intrecciare le ciocche capisco subito che c’è qualcosa che non va. Le mie mani, di solito ferme e precise, adesso tremano e sbagliano ogni passaggio. Faccio, disfaccio e semplifico i passaggi, ma non mi riescono proprio. ‘Pensa a qualcosa di bello, pensa a qualcosa di bello’. Cerco di rifare la treccia a quattro ciocche inventata da mia madre con il pensiero di me e Katniss a raccogliere fiori di Ruta nel prato, ma il risultato è peggio del coniglio morto che abbiamo trovato in strada al ritorno. Mi slego tutto e mi faccio due normalissime trecce e una riga drittissima in mezzo. Hanno iniziato a tremarmi anche le ginocchia. ‘Che egoista che sono!’ - Penso infuriata nella mia testa – ‘ Quando c’è in ballo la mietitura di Katniss –Ti voglio bene tanti baci spero che non tu muoia- Ma se c’è in ballo la MIA sicurezza tremo così tanto che non riesco a farmi una facilissima treccia a lisca di pesce! Sono una stupida, arrogante, egoista, menefreghista….’
-Prim, hai fatto?-
-Come?-
-Hai fatto?-
Mamma. Cerco di uscire fuori dai miei pensieri e formulare una risposta sensata.
-Se ho fatto dici?-
-Ha-ah.-
-Ehm… Ma certo.-
-Ok, allora vieni, ti devo far vedere una cosa.-
La curiosità pulisce il mio cervello.
-Si ok.-
Metto apposto il pettine nel barattolo grigio e corro in cucina.
-Wow!-
Wow. È proprio la parola giusta. Non ho mai visto una donna più bella dentro casa nostra, lo posso giurare. Questa donne ha un vestito blu, che avvolge il suo corpo in un modo fantastico, legato in vita con una cintura, i sandali lucidi abbinati, le braccia morbide e belle e una capigliatura che si adattava al suo profilo in un modo elegante e sobrio allo stesso tempo.
Capisco che sto guardando il volto di mia sorella quando la vedo negli occhi, grigi, implacabili, inconfondibili, che sembra abbiano vissuto una vita intera.
-Non sembro nemmeno io.-
Ma perché doveva fare così? Non si rendeva proprio conto di quant’era bella? In un certo senso era più bella dei tributi nel giorno dell’intervista, quando tiravano il meglio, o il peggio, di loro, perché lei era, non so come dirlo, più vera, meno finta, meno tirata a lucido, più se stessa.
-Vorrei essere come te.-  Dico sospirando.
Sulla sua faccia compare un’espressione strana, come se fosse triste, dispiaciuta e arrabbiata allo stesso tempo.
-Oh, no.- Mormora mentre mi si avvicina. – Vorrei essere io come te.-
Non mi basterebbe una vita intera per trovare qualcosa in me migliore di mia sorella. Ma lei è fatta così, vede nelle persone solo le cose migliori, e in lei niente di speciale. Scorge qualcosa dietro di me,  sorride e allunga una mano.
-Però sta attenta alla tua coda,paperella.- Dice mentre mi mette apposto l’avanzo di camicia che sporge dalla mia schiena.
- Quack!- Ribatto io.
-Quack a te!- Mi risponde, come se stessimo discutendo su cose sensate.
La sottile atmosfera leggera che si era creata viene spezzata improvvisamente dal richiamo della mietitura. È inquietante. Sembra che il presidente ti stia guardando proprio in quel momento e ti stia dicendo di andartene da casa tua. Di uscire.
-Dai, andiamo.- Dice Katniss.
Un secondo richiamo rimbomba, più forte e insistente.
Mia madre mi prende la mano da dietro di me e ci prepariamo a scoprire chi sarà il prossimo tributo di quest’anno.
   
 
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