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Autore: allison742    25/12/2012    8 recensioni
Mentre escono passando dalla porta girevole l'uomo si volta per sistemarsi i capelli ed è in quel momento che incontra i miei occhi.
Rimango folgorata all'istante... Non avevo mai visto niente del genere in vita mia.
E lui sembra provare le stesse sensazioni.
I nostri sguardi rimangono incatenati per pochi secondi, fino a quando la donna lo chiama ed esce sulla strada.
Sento come se mi avessero strappato una parte di cuore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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C'è chi lo chiama destino...
 
Arrivo a destinazione in meno di dieci minuti.
Ringrazio il tassista e scendo dall'auto, alzando lo sguardo verso il cielo nella speranza di riuscire a vedere la cima del grattacielo che ho davanti.
Dove sono finita?!
Mi sto quasi pentendo di essere arrivata fin li.
Il portiere mi saluta sorridente e mi invita ad entrare.
Sto per dirigermi verso la hall quando mi accorgo che non conosco il cognome della bambina... Come farò a trovarla in un luogo così grande?!
Mentre cerco una soluzione mi siedo sul divanetto ed estraggo la letterina, nella speranza di trovare qualche indizio... Niente.
Sconsolata la rimetto in borsa, sospirando.
Sento delle ristate provenire dalle scale.
Pochi secondi dopo vedo spuntare una donna con i tacchi a spillo e un vestito talmente corto  che sembra si sia dimenticata di indossare la gonna.
Al suo seguito vedo comparire un uomo, che accelera il passo per raggiungerla e cingerle i fianchi.
Sembrano felici.
Ed è in questi casi che sento una malinconia crescere dentro di me fino a distruggermi.
Quando mi passano davanti abbasso lo sguardo facendo finta di cercare qualcosa nella borsa.
Lo rialzo subito dopo, e li vedo ancora li,  che allegri salutano il portiere.
Mentre escono passando dalla porta girevole l'uomo si volta per sistemarsi i capelli ed è in quel momento che incontra i miei occhi.
Rimango folgorata all'istante... Non avevo mai visto niente del genere in vita mia.
E lui sembra provare le stesse sensazioni.
I nostri sguardi rimangono incatenati per pochi secondi, fino a quando la donna lo chiama ed esce sulla strada.
Sento come se mi avessero strappato una parte di cuore.
Riprendo fiato e mi alzo, decisa a trovare quella piccola bimba in cerca di felicità e di dimenticare quell'incontro.
Mi sarei accontentata di restituirle la letterina e di farle gli auguri per una vita meravigliosa.
Tutto qui.
Come detta lo spirito natalizio.
Vedo una ragazza entrare di corsa nel corridoio.
Frena di colpo davanti alla hall.
- Salve signorina, la piccola Charlotte la sta aspettando.
- Grazie Arthur, corri da lei... Cavolo sono in ritardo anche oggi...
Ho captato in tempo la parola chiave: Charlotte.
Devo seguire quella ragazza.
 
- Ehi, ehi... Aspetti! - la chiamo mentre le porte dell'ascensore si stanno per chiudere.
Lei, gentile, le blocca e mi fa salire.
- Grazie - mormoro, non sapendo che altro dire.
Lei mi sorride e, porgendomi la mano, si presenta.
- Piacere, sono Christine. -
- Stana - rispondo ricambiando la stretta di mano.
Poi parto all'attacco:
- Ho sentito prima che una bambina di nome Charlotte la sta aspettando... Ecco, vede, io sto cercando questa bambina, perchè devo restituirle una cosa che ha perso.
- Mi dispiace, ma io sono solo la baby-sitter, e non sono autorizzata a far entrare gente in casa.
- Lo so, e io farei la stessa cosa... Ma deve capire che è importante, ne va della felicità di Charlotte.
Alzo lo sguardo: siamo già al ventesimo piano, e continuiamo a salire.
Vedo Christine dubitante.
- Ascolti, che ne dice se parlo con il padre? - tento.
- È già uscito, per questo sono in ritardo. - mi risponde sistemandosi la borsa sulla spalla.
Ora che la osservo meglio noto che è una ragazzina... Non avrà più di 17 anni.
Questo potrebbe essere a mio favore.
- Ascolta, prometto che non combinerò guai... Parlerò con Charlotte in tua presenza e me ne andrò nel giro di dieci minuti. - dico passando a darci del "tu" per sembrare più confidenziale.
Lei ci pensa un attimo poi, sussurrando, annuisce.
- Va bene, mi fido... Non più di dieci minuti però.
- Grazie, non chiedo altro - rispondo sorridendo.
L'ascensore si ferma e ci dirigiamo verso il portoncino.
Christine infila le chiavi.
- Charlotte? - la chiama - abbiamo visite! -
- Ciao Christine! - sento la vocina provenire dalla stanza in parte. - vieni tu che sto incollando i disegni! -
La baby-sitter mi fa cenno di seguirla.
Svoltiamo più corridoi, fino ad arrivare davanti alla porta della piccola.
Nell'arrivarci noto il lusso e la bellezza della casa.
Sono sicuramente una famiglia ricca; e da un certo unto di vista sono contenta, perchè, essendo abituata a certi ambienti, so che tipo di persone incontrerò.
Mi ritrovo ad osservare la scritta in legno appesa alla porta che indica il nome della bimba.
Christine mi invita ad entrare spalancando la porta.
Io le sorrido, mentre mi chiedo come diavolo sia riuscita a passare da una giornata di shopping ad una bambina.
Cosa faccio davvero qui?
Con questo dubbio prendo un bel respiro ed entro.
 
- Allora, ricapitolando, - mi spiega la piccola bimba dai biondi capelli ricci - Tu ti chiami Stana e sei venuta fin qui per riconsegnarmi la mia letterina destinata a Babbo Natale che hai trovato nella neve scivolando sul marciapiede mentre compravi dei regali. E tu ti aspetti che io ci creda? - conclude scettica.
"Otto anni di pura saggezza." penso mentre sono seduta su una piccola seggiola rosa confetto.
- Lo so, sembra stranissimo,  ma è la verità. Ti ho riportato anche la lettera così che tu possa inviarla a Babbo Natale. - spiego estraendola dalla borsa.
- Aspetta, aspetta! - esclama balzando in piedi con gli occhi che le brillano - tu ce l'hai qui?! Allora c'è una sola spiegazione! - esulta sempre più felice.
- E sarebbe? - chiedo, spaventata di sentire la risposta.
- Sei tu! Ti ha mandata Babbo Natale da me... L'hai letta vero? Sai cosa ho chiesto? Sei tu il mio regalo di Natale! - mi spiega saltandomi al collo.
Sono paralizzata.
La stringo anche io.
- Ti sbagli Charlotte... Io l'ho solo trovata, non posso essere io la tua nuova mamma. Non sono io... - le sussurro con le labbra nei suoi capelli.
La sento irrigidirsi.
Si stacca da me e noto le lacrime agli occhi.
Mi piange il cuore a vederla così.
- Perchè? - mormora.
- Perchè io non sono la persona che stai cercando... Non ci conosciamo nemmeno, non conosco il tuo papà...
Vedo una lacrima rigarle il suo bel visino.
- Scusami Charlotte, non sarei dovuta venire... - mi alzo dalla sedia, accarezzo i capelli della bimba e esco dalla camera.
- ASPETTA! - mi chiama. - Puoi aspettare che torni il mio papà?
- Emh... Ecco... C'è qui Christine, io non so se...
- Dai, finchè arriva, poi sarai libera di andare.
Guardo la baby-sitter, che mi sorride e annuisce.
- Ok, ma solo fino a stasera, va bene?
- Va bene! - risponde, mentre ormai le è già ritornato il sorriso.
Mi prende per mano e mi trascina fino al letto, presentandomi la sua collezione di bambole.
Mi tolgo il cappotto e poggio la borsa.
Ho come la vaga impressione che oggi pomeriggio tornerò a quando avevo dieci anni.
 
Sono nel bel mezzo del the delle cinque con Charlotte e le sue bambole, quando suona il campanello.
Christine va ad aprire e la sento salutare.
Immagino sia il papà.
Mi alzo e li raggiungo nel salotto, seguita da Charlotte.
Quello che vedo è assolutamente fuori programma.
È lui, ne sono certa... I suoi occhi non potrei mai dimenticarli.
È lo stesso uomo che ho visto nella hall poche ore fa.
- Ehm... Salve? - mi dice stranito dal vedere un'estranea in casa sua.
- Salve... - riesco a rispondere.
A quanto pare non si ricorda del nostro "incontro".
Da vicino è ancora più bello.
- Mi scusi per esserle piombata in casa in questo modo - cerco di spiegare - il fatto è che ho trovato...
- La signorina intende dire che ha trovato le strade molto scivolose, ed è caduta proprio qui davanti al palazzo. È entrata in cerca di aiuto e Christine, nell'arrivare, l'ha portata in casa per controllare stesse bene. Poi, per sdebitarsi, si è offerta di giocare con me fino al tuo arrivo. - mi interrompe Charlotte mentre si avvicina ad abbracciare il padre.
- È andata così? - mi chiede.
Io incrocio lo sguardo della bambina, che mi fa l'occhiolino.
- Sì... Sì, è andata così - rispondo cercando di essere i più convincente possibile.
Non so cosa ha in testa quella bimba, ma, senza sapere bene il perchè, decido di appoggiarla.
- Perfetto! Allora che si fa? Resta a cena? - mi invita... Solo ora mi rendo conto di non sapere neanche il nome.
- Non lo so... Forse adesso è meglio che vada...
- NO! Ti prego, resta ancora un po'. - mi supplica Charlotte.
Suo padre ride, ma non dice nulla.
Sono quasi tentata di restare, ma non mi sembra proprio il caso.
- Mi dispiace, ma stasera ho un impegno... Non posso proprio. - rispondo mentre recupero le mie cose dalle mani di Christine.
- Allora ci vediamo domani, va bene? Alla pista di pattinaggio, alle quattro... Ci conto! - esclama Charlotte lasciandomi un bacio sulla guancia e scomparendo nel corridoio.
- Beh, non mi ha dato possibilità di scelta... - commento ridendo.
- A quanto pare ci vediamo domani, signorina...
- Stana! Stana Katic.
- Piacere Stana, io sono Nathan Fillion.





   
 
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