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Autore: AnnabelleTheGhost    26/12/2012    2 recensioni
Shawn è un ragazzo diciottenne impulsivo e violento.
Quando la sua fidanzata viene brutalmente assassinata, la sua vita viene sconvolta e decide di fare giustizia da solo.
Ma lei non sarà l'unica a morire.
Il killer colpirà di nuovo...
Genere: Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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5. Ragazze prepotenti

Evanthe era la seconda in carica, la vice di Sophia. Il suo viso non aveva tratti curvi e morbidi, ma aveva zigomi sporgenti e un corpo snello derivato da ore passate in palestra. Guardava tutti dall’alto in basso e adorava assegnare a ogni persona un insulto appropriato. Girava per la scuola attorniata dal gruppo di ragazze “in” come se nulla fosse successo a Sophia. Tra la massa si distingueva il nuovo acquisto, Ginger, denominata “la ragazza armadio” per il suo fisico ben poco femminile e la sua propensione a tirare sberle al prossimo.
Evanthe fermò la camminata e, come un generale che grida “ALT” alla compagnia, il resto della cricca si fermò nello stesso istante. Si girò e notò la presenza di Shawn appoggiato a un muro. Gli venne incontro, situandosi a un metro davanti a lui. Allargò le gambe, strinse le braccia al petto e spostò il bacino verso l’esterno.
«Che ci fai qui?»
Shawn sollevò gli occhi e dimostrò la stessa attenzione che avrebbe dedicato a un moscerino che gli passava davanti. Tornò a guardare le suole delle scarpe.
«Non dovresti essere in galera?» Allargò le braccia, con plateale stupore. «Come ti hanno permesso di tornare nella nostra scuola? Come hanno fatto entrare un pericolo pubblico come te?»
Shawn alzò gli occhi. «Perché dovrebbero essere affari tuoi, puttanella?»
«Non osare chiamarmi più così, merda». Digrignò il volto e gli puntò un dito contro. «Non credere di passarla liscia con me!»
«Non sto scappando».
«Non fare l’innocentino con me, fottuto verme schifoso. Credi di essere figo a prendertela con una più debole di te? Perché non sfoghi la tua frustrazione con una bambola gonfiabile come tutti i ragazzi? Mi fai schifo, merda!»
«Hai qualche altra parola nel tuo vocabolario o sai dire sempre la stessa cosa?»
Evanthe incrociò nuovamente le braccia e finse di ridere. «Abbiamo il comico dell’anno qui, ragazze. Facciamogli un applauso!»
«Ho di meglio da fare che sentire le tue stronzate».
Shawn si staccò dalla parete e fece un passo di lato, ma venne bloccato da Evanthe, che gli sbarrò la strada.
«Ma che problemi hai?» Storse la bocca e la guardò con il desiderio di avere una racchetta tra le mani e schiacciare il fastidioso moscerino. «Dove credi di andare? Se i poliziotti sono stati dei deficenti a lasciarti libero, non significa che tu ne abbia il diritto!»
«Spostati. Non ho intenzione di sentire un’altra sola parola». Le diede una spallata e camminò senza una meta precisa, ma lontano da quella cricca di schifose.
«Scappa, scappa!» gli urlò Evanthe alle sue spalle. «Tanto non ti puoi nascondere!»

Monica lo guardò truce. «Che fretta hai? Le notizie non scappano mica!»
Shawn moriva dalla voglia di sapere e non poteva aspettare che sua sorella finisse di fumarsi la sigaretta. Aspettare non era mai stato il suo forte.
«Stai attento a quel gruppetto di ragazze: hanno la puzza sotto il naso...»
«Tutto qui?» sbottò seccato.
Ma quando vide lo sguardo di Monica comprese: era lo stesso di quando, da piccini, lei era a conoscenza di ciò che avrebbe portato il vecchio barbuto per Natale e lui no. Era il suo vantaggio, il segreto che l'avrebbe resa importante per i giorni a seguire e che ti avrebbe fatto pendere dalle sue labbra fino al momento in cui non avrebbe confessato e c'era da star certi che lei adorava essere al centro dell'attenzione e non si sarebbe lasciata scappare un'occasione così ghiotta.


Shawn si voltò per un attimo, in un momento non visto, e osservò quella dozzina di ragazze intente a ridere. Possibile che fossero implicate nell'omicidio di Katia? Aveva voglia di tornare indietro e tirare fuori a forza la verità dalle loro bocche ma doveva mantenere la calma.

«Mantieni la calma e conta fino a dieci prima di fare qualsiasi cosa» . E, all'evidente gnorri di Shawn, che non era a conoscenza di uno psicologo nel pacchetto del "la punizione per aver picchiato Sophia", questi aveva insistito. «Non vorrai tornare in prigione, spero».

Ma lui era rimasto calmo alle provocazioni di Evanthe e si era imposto di non ricorrere alla violenza. Non voleva tornare in prigione per nessuna ragione al mondo. Era stato lì solo per pochi giorni ma l'avevano fatto sentire male. Quel suo senso di onnipotenza era vacillato di fronte a bestioni il triplo di lui con impronunciabili tatuaggi.
Non sapeva come ma doveva riuscire a procurarsi una lista di indiziati, sapere il più possibile su di loro, iniziare a fare qualche ricerca. Stare lì con le mani in mano mentre l'assassino si fumava tranquillamente una sigaretta era una cosa che non gli andava proprio giù. Doveva guardarsi intorno e decidere di chi poteva fidarsi e di chi no. Sicuramente le stronzette erano nella sezione "no".
Decise di entrare in classe: era inutile gironzolare per i corridoi e bigiare le prime ore senza ragione. Quando sua madre aveva avuto la fissa dei gialli aveva imparato che qualsiasi occasione era buona per scoprire di più sul tuo nemico.
Matt era assente quel giorno e Troy ne approfittò per fregargli il posto e sedersi accanto a Shawn.
«Com'è stata la galera?» chiese, privo di tatto e senza giri di parole.
«Una pacchia: per pranzo ti davano lecca lecca alla fragola e potevi scoparti le poliziotte di turno».
Troy non avvertì l'ironia: il suo cervello - normalmente spento - si accese sentendo parlare di sesso ma gli sforzi dei neuroni non andavano più in là di così. «E, dimmi, erano gnocche?» domandò con interesse.
Shawn si chiese come aveva fatto a diventare amico di un idiota del genere. «Oh, sì. Erano tutte modelle o ex-modelle» decise di stare al gioco per noia.
«Deve essere il paradiso, allora! Perché nessuno mi ha mai informato? E dire che la gente crede che questo succede solo nei film!» Diede una pacca sulla spalla di Shawn e sorrise come un beota. «Tutto questo tempo sprecato ad andare dietro le ragazze quando poi, andando in prigione...»
Shawn scosse la testa e sospirò. Sentiva già la mancanza di Matt come compagno di banco. «Terra chiama Troy. Sei connesso? Non siamo in un film porno! Guardati Il miglio verde e ne riparleremo...»
«Ci sono belle ragazze?»
«No».
«E perché me l'hai detto allora? Mah...» E fu così che si spensero le uniche cellule cerebrali attive di Troy.
Nella lista mentale di Shawn venne tagliato il nome di Troy tra i possibili colpevoli: lui era a conoscenza della posizione di un solo organo e di certo questo non era il cuore, cosa indispensabile per poter uccidere una persona.
Gaia, la ragazza più esperta in Trigonometria della classe - perciò con un quoziente intellettivo notevole - voltò il capo per salutare Troy e Shawn con la mano. No, se salutava Troy non poteva avere un briciolo di cervello, si corresse Shawn. Le amiche di lei si esprimettero in risolini e tornarono a parlucchiare tra di loro.
«Vuoi sapere com'è andata a finire con la ragazza dell'altra volta?» chiese Troy.
Shawn scosse la testa. Che parte di la mia fidanzata è stata uccisa e ho quasi fatto fuori Sophia non gli era chiaro? Perfino un bradipo in letargo avrebbe compreso la situazione...
«No» rispose secco e tornò a farsi gli affari propri.
Durante l'ora di educazione fisica i suoi compagni furono molto chiari riguardo al non volerlo in squadra e i professori si ritennero, non esplicitamente, d'accordo: non volevano correre il rischio di avere studenti feriti durante le loro ore. Perciò Shawn si mise su una panchina, solo e frustrato. Non aveva intenzione di fare male a nessuno mentre giocava e, anzi, si sarebbe sfogato. Escludendolo, però, gli era venuta davvero la voglia di prenderli a pugni per sfogarsi in qualche modo. Prese dalla tasca un oggetto rotondo e iniziò a giocarci.

«Non puoi essere nervoso se giochi con uno yoyo!» aveva consigliato lo psicologo dei carcerati - come l'aveva chiamato Shawn.

Su.
Giù.
Su.
Giù.
Avrebbe dovuto imparare a contenere la rabbia in questo modo per non incorrere nuovamente in guai seri.
«Ciao» tubarono in coro due voci femminili. Shawn alzò la testa, senza smettere di giocare con lo yoyo, che si arrotolò per terra.
«Che fai qui tutto solo?» vociò una. Era una sua compagna il cui nome gli sfuggiva. Era solo sicuro che iniziasse per "M".
«Anche tu ti annoi a fare sport? Io mi sono fatta male alla caviglia e per oggi non potrò più giocare a pallavolo». Questa era Gaia. Sicuramente. «Oh, che peccato!» commentò l'amica.
«Eh sì. Ora dovrò stare qui sulla panchina tutta sola...» si lamentò, piegando la schiena e massaggiandosi la caviglia scoperta.
Shawn, ignorandole completamente, si alzò e si spostò su un'altra panchina, lasciando le due interdette.
Su.
Giù.
Su.
Giù.
Su.
Giù.
Per sua sfortuna si era posizionato vicino al gruppo di ragazze che giocava a pallavolo e che, di tanto in tanto, gli lanciavano occhiate di sbieco. Evanthe, che sfoggiava uno stretto completino ginnico, afferrò la palla e mise l'indice a uncino, per poi muoverlo verso di sè. Era un chiaro segnale per raggruppare le ragazze: era il momento dei pettegolezzi dove si aggiungevano anche le ragazze sfigate desiderose di attenzione.
«Ragazze, sapete cosa è successo alla povera Sophia?» incominciò, catturando l'attenzione di tutte. Molte annuirono, aggiungendo anche pietosamente false facce tristi.
«È incredibile com'è stata conciata, vero?»
Evanthe lo faceva apposta: il suo scopo era innervosire Shawn, parlarne male davanti a lui stesso, una sorta di vendetta.
Shawn continuava a far andare lo yoyo blu su e giù senza curarsi di ciò che gli accadeva intorno.
Evanthe, non soddisfatta, proseguì. «E la fidanzata di quel pazzo, Katia...» Sentendo il nome di lei, Evanthe riuscì a catturare l'attenzione di Shawn, che strinse più forte il laccetto.
Uno, due, tre...
Evanthe lo guardò con la coda dell'occhio con soddisfazione.
Quattro, cinque...
«... Ho sentito dire che era proprio...»
Sei, sette...
«... una zoccola. Chissà quante volte l'avrà data senza pensarci due volte!»
Uno yoyo la colpì in fronte con violenza, lasciandole un gran bernoccolo e un forte dolore che la portò a mugugnare bestemmie.



Nota dell'autrice: Ecco il mio regalo di Natale per voi! Sono riuscita a terminare il capitolo con il telefono ed è stata una faticaccia perché non sono molto pratica... Se siete abbastanza furbi, in questo capitolo troverete un imput che consentirà a Shawn di "proseguire con le sue indagini" se così si può chiamare il suo tentare di scoprire la verità, picchiando persone a destra e a manca. In questo capitolo doveva starsene buono buono ma come ben sappiamo è un tipo troppo impulsivo e non è riuscito a trattenersi dopo aver sentito Katia insultata. Almeno era solo uno yoyo...
Finora quasi tutti i personaggi sono antipatici - perdonatemi, ma se fossero tutti simpatici, come si potrebbe dubitare di loro come potenziali assassini? - ma nel prossimo ne vedremo altri più simpatici e importanti per la storia.
Passate buone feste e, se ne siete in grado, potete cominciare a formulare qualche teoria sul colpevole... Potete anche dirmele, se volete, mi farebbe molto piacere!

ATG
  
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