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Autore: extraordinharry    27/12/2012    169 recensioni
1 gennaio 2013, capodanno, mezzanotte.
Adele ha vinto il suo più grande nemico: se stessa.
Vanessa è riuscita a perdonare.
Taylor ha capito che la bellezza interiore può battere quella esteriore.
Naya ha ricominciato a vivere.
-
Adele, Zayn, Vanessa, Liam, Taylor, Harry, Naya, Niall e Louis. Fuochi d’artificio, esplosi nel cielo di mezzanotte, pronti a brillare ancora più delle stelle.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fireworks.

 
 
 
 
 

Do you ever feel like a plastic bag, 
drifting through the wind 
wanting to start again? 
Do you ever feel, feel so paper thin 
like a house of cards, 
one blow from caving in?

 
 
 


31 dicembre 2012.

 
New York City, U.S.A.
Adele si strinse le braccia al petto, mentre le sue amiche lanciavano gridolini eccitati, salendo le scale dell’enorme palazzo di New York sulla 5th Avenue.
«Andiamo, Adele, non fare la rompicoglioni!» sbottò Rebekah alzando gli occhi al cielo.
Adele la ignorò, coprendosi ancora di più con l’enorme maglione che portava. Nero. Tutto la metteva a disagio, compresa quella situazione sconvenevole nella quale l’avevano cacciata.
Arrivate all’ultimo piano, aprirono la porta del terrazzo, rimanendo di stucco davanti a ciò che si presentò loro davanti. Un’enorme piscina era posta per quasi tutta la grandezza del terrazzo, tantissimi ragazzi erano riversati dentro di essa, ridendo, urlando, giocando con l’acqua e ballando, mentre qualcuno stava in piedi sulle sdraio.
Adele sentì il respiro accelerare. Anche Zayn era lì. Il ragazzo per il quale aveva una cotta da quasi sempre, il ragazzo più popolare della sua scuola, il ragazzo di origini Pakistane con il sorriso più bello del mondo. Il ragazzo dagli occhi scuri e la pelle olivastra era proprio al centro della piscina, in costume come tutti gli altri. I suoi muscoli erano in bella mostra, e tre ragazze gli stavano attorno, cercando di abbracciarlo e di prenderlo per sé.
«Andiamo!» gridò Rebekah, togliendosi i vestiti e lanciandosi in acqua, riemergendo pochi istanti dopo. Lucy, Elizabeth, Joannah e Liza fecero lo stesso, spogliandosi e mostrando i loro corpi perfettamente scolpiti e snelli e tuffandosi in acqua.
Adele indietreggiò, stringendo ancora il maglione nero intorno alle sue forme. Già, le sue forme. Quanto aveva sofferto, negli anni, per il suo corpo? Aveva provato tante diete, con il risultato di stare ancora peggio e piangere per il non poter mangiare ciò che voleva. Si era guardata allo specchio e aveva visto tutto quello che non voleva essere. Aveva rotto la bilancia, lanciandola contro il muro, gridando.
Come avrebbe potuto spogliarsi e buttarsi in acqua tranquillamente, senza far esplodere la piscina? Come avrebbe potuto buttarsi senza mettersi il problema degli altri, che avrebbero visto il suo corpo decisamente non magro? E Zayn? Avrebbe riso di lei, dei suoi chili in più.
Si sedette nello sdraio più lontano, sentendo una lacrima calda scivolare lungo la guancia. Non sarebbe dovuta andare a quella festa. Odiava quel tipo di cose.
«Adele! Vieni in acqua, dai!» sentì la voce di Liza chiamarla.
«Adele, forza!» continuò Rebekah, in tono canzonatorio.
Adele si voltò nella loro direzione, incontrando però lo sguardo di Zayn, che la fissava incuriosito dal bordo piscina. La ragazza deviò il suo sguardo, temendo di iniziare a sbavare da un momento all’altro. Si coprì ancora di più, in imbarazzo. Tutti si stavano divertendo; tutti tranne lei.
«Che ci fai qui da sola?»
Sollevò la testa di scatto, e i suoi occhioni verdi si scontrarono con quelli marroni di Zayn Malik. Era in piedi davanti a lei, tutto bagnato e la osservava con sguardo gentile, non canzonatorio.
«Io…»
«Perché non ti butti? Cos’è, non sai nuotare?» sorrise allegramente. «Puoi usarmi come salvagente, se vuoi. Salvagente made in Pakistan. I più sicuri.»
Adele, suo malgrado, ridacchiò nel vedere la sua espressione. «No… E’ che non mi va di mostrare a tutti il mio corpo.» sussurrò debolmente.
Zayn percorse con lo sguardo il corpo di Adele, fissando i fianchi, il suo seno, le braccia, la pancia e le gambe. «Cos’ha il tuo corpo che non va?»
Lei sospirò, divertita. «E me lo chiedi anche?» indicò le ragazze in piscina. «Io non sono senza cellulite o smagliature. Io non sono come loro. Non potrò mai stare a mio agio in costume.»
Zayn si chinò alla sua altezza, facendo cadere qualche gocciolina d’acqua su Adele. «Ehi, è il trentun dicembre. Capodanno. Sai che significa?»
«Che sta per finire un anno e sta per iniziarne un altro?»
Lui sorrise. «Ovvio, certo – schioccò la lingua – ma significa anche che è tempo di lasciare le proprie insicurezze nel 2012, e iniziare il 2013 con una nuova consapevolezza: quella di piacersi e di sentirsi a proprio agio con ciò che si è. E’ capodanno, puoi dimenticare tutta la sofferenza.»
Detto questo, Zayn prese la rincorsa, fece l’occhiolino ad Adele, e si tuffò in piscina, facendo ridacchiare allegramente le ragazze, infastidite della sua assenza.
Adele aveva sempre immaginato Zayn come il tipico stronzo che scopava ragazze, animali, arbusti e oggetti. Il tipico insensibile. Invece era l’esatto opposto.
 
Los Angeles, California.
«Vanessa, ti prego, esci dal bagno.» sussurrò Liam poggiando la fronte contro la parete liscia della porta.
Vanessa, dall’altra parte, non rispose. Si era chiusa a chiave in bagno da almeno due ore; nemmeno l’arrivo del 2013 riusciva a farla uscire da quella maledetta stanza. Era sdraiata per terra, in posizione fetale, con gli occhi chiusi e un peso enorme sul cuore.
La sera prima Liam le aveva dato uno schiaffo in pieno volto, lasciandole l’impronta violacea sulla guancia. Le aveva fatto male, ma non solo fisicamente, emotivamente. Il ragazzo che più amava al mondo, il ragazzo con cui stava da quattro anni, aveva alzato le mani su di lei. Era giusto lasciarlo? Doveva dargli un’altra opportunità e vivere con il terrore che avrebbe rialzato le mani su di lei? Non poteva credere che Liam le avesse dato uno schiaffo. Proprio lo stesso ragazzo che ogni mattina, da quattro anni, le portava la colazione a letto con una rosa rossa. Lo stesso ragazzo che faceva volontariato nelle mense dei poveri. Lo stesso ragazzo che la baciava dolcemente, che la coccolava per ore, la notte, che le cantava canzoni e che stava sveglio con lei quando non riusciva a dormire.
«Vanessa, per favore: esci dal bagno. Parliamone.» disse Liam, ancora.
«Non c’è niente da dire.»
Liam tentò di aprire la porta, poi sospirò. «Ascoltami un attimo. Ci siamo conosciuti quattro anni fa, il ventidue ottobre. Tu eri una ragazza diversa da adesso. Eri a pezzi. Il tuo cuore era a pezzi, e io ti ho promesso che l’avrei riaggiustato. Tuo padre ti picchiava da piccola. Lui abusava di te. Poi è morto e hai passato gran parte dell’adolescenza in orfanotrofio. Ma quel ventidue ottobre io sono entrato nella tua vita. Ho aggiustato, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese, bacio dopo bacio, parola dopo parola e carezza dopo carezza il tuo piccolo cuore. Ieri sera, con una semplice mossa, ho riformato una crepa enorme, che rischia di rompersi completamente, proprio stasera, se tu non uscirai dal bagno. Si romperà irrimediabilmente, e una volta faccia a faccia con me, non riuscirai a perdonarmi. Io ti amo. Amo il tuo essere debole e fragile. Amo il dovermi prendere cura di te e del tuo piccolo cuore a pezzi. Non voglio smettere né adesso e né mai. Apri la porta e lascia che chiuda quella ferita che si sta riaprendo, amore mio.»
Vanessa soppresse un singhiozzo e si mise in piedi. Osservò i suoi capelli corti biondi spettinati, il mascara colato formando un trucco da panda e il livido sul volto, coperto dal fondotinta. Poggiò la mano sulla maniglia della porta, per poi scostarla quasi subito.
 
Miami.
«Ehi, tu, biondina ricca, torna subito qui!» gracchiò una donna, facendo trasalire Taylor, che si stava infilando il suo cappotto Armani.
La ragazza si voltò, lasciando ondeggiare i boccoli dorati. «Cosa c’è?» rispose altrettanto sgarbatamente.
La donna della mensa indicò i poveri in fila per il cibo, e quelli seduti nei tavoli, mentre un coro di ragazzi cantava tipiche canzoni di Natale, che a Capodanno c’entravano proprio poco. «I tuoi genitori mi hanno raccomandato di farti lavorare. Togliti il cappotto, mettiti la retina per i capelli e il camice!»
Taylor pestò un piede per terra. «Non voglio stare qui! Voglio andare alla festa di Capodanno, dai miei amici! E’ il trentun dicembre, cazzo, voglio passarlo a divertirmi, a ubriacarmi e magari a scoparmi Josh, non a servire cibo in una mensa di poveri!» gridò attirando l’attenzione di alcune donne e uomini in fila.
Si girò, incenerendoli con uno sguardo. «Cosa volete, voi? Sapete chi è mio padre? No? Peccato. Se non la finite di fissarmi, ve lo farò conoscere.» sputò fra i denti.
Tutti distolsero lo sguardo, tranne un ragazzo. Portava una cuffietta grigia, consumata, che non copriva del tutto i riccioli castani. Un cappotto consunto, delle scarpe sporche e dei pantaloni non all’ultima moda, marroni. Nelle mani dei guanti a mezze dita, sporchi. I suoi occhi verdi non si staccavano da Taylor. Erano ipnotizzati da lei, e in un certo senso anche quelli azzurri di Taylor erano ipnotizzati da quelli verdi di lui.
La bionda si sfilò il cappotto, interrompendo il contatto visivo. Era un povero. Non era gente per lei.
Il riccio fece lo stesso, sentendo il cuore battere all’impazzata e le guance andare a fuoco. Era terribilmente e immancabilmente ricca. Non avrebbe mai aperto gli occhi per vedere oltre quegli abiti vecchi e sporchi.
Taylor tornò dietro il bancone e iniziò a servire tutte le persone. Si stupì di quanto cibo richiedessero. Non si accontentavano delle porzioni fisse, e ne chiedevano extra, incuranti di non lasciarne così agli altri.
Il ragazzo riccioluto era il penultimo della fila, e dopo di lui c’era un bambino di appena dodici anni. Taylor, evitando il suo sguardo, mise nel vassoio la pasta al sugo e l’insalata. Quando giunse però il turno del bambino dopo di lui, si accorse di aver finito tutta la pasta e di non averne altra. Il bambino, scoraggiato, era già pronto per tornare in strada, a festeggiare malamente quel capodanno, quando il riccio compì un gesto improvviso. Si voltò e mise nelle mani del bambino il suo piatto di pasta. «Tieni piccolino, io non la voglio. Mangiala adesso che è calda.»
Il bambino sorrise, illuminandosi. «Davvero? Grazie mille! Buon anno!»
«Buon anno.» sorrise il ragazzo più grande, mostrando due fossette adorabili.
Rimasti “soli”, Taylor aveva la fronte aggrottata. «Perché?»
«E’ Capodanno. Dimentica i pregiudizi, sii gentile verso il prossimo. Le buone azioni vengono sempre compensate con qualcosa di altrettanto buono e bello.» scrollò le spalle sorridendole gentilmente e prendendo il piatto di insalata. «Buon anno.»
«… buon anno.» mormorò Taylor osservandolo andare a sedersi ad un tavolo.
 
Las Vegas.  
«Ci pensi che tra poco è Capodanno? Avremmo passato un altro anno insieme, amore.» sussurrò Naya all’orecchio di Louis.
I due erano sdraiati sul tetto di un palazzo, con un piumone e le stelle che li circondavano. Il ragazzo sorrise amaramente. «No, amore mio, lo sai che non è così.»
«Sì. Un altro anno insieme. Due anni di noi. Due anni del nostro amore.» insistette lei, stringendolo e dandogli un bacio sulla nuca.
Il moro chiuse gli occhi, scuotendo la testa. «Quando ti deciderai a dimenticarmi, Naya?»
«Non voglio. Non posso. Non lo farò mai.» il suo tono di voce era gelido.
Louis accarezzò il volto di Naya. «Naya, io sono morto. Non ci sono più. La tua mente deve smettere di immaginarmi. Devi andare avanti con la tua vita e viverla pienamente.»
La ragazza scosse la chioma corvina, sentendo una lacrima cadere sulla sua pelle. «Non sei morto. Non sei morto. Il cancro non ha vinto. Tu sei ancora qui con me, Lou.»
Louis afferrò il suo volto e la costrinse a voltarsi nella sua direzione. Ora il ragazzo non aveva più i capelli. La sua testa era liscia, e indossava un camice. Il camice che portò per due mesi, in ospedale. «Amore, no. Io sono morto. Sono un fantasma. Devi lasciarmi andare. Devi smettere di soffrire. Solo quando dimenticherai tutto, io potrò andare in cielo e vegliare su di te come il tuo angelo custode.»
Naya scoppiò a piangere disperatamente. «Ti prego, non andartene, resta con me, Louis, ti prego.» supplicò.
A Louis si spezzò il cuore nel vederla così. «Sono morto da due mesi. Sono due mesi che la tua testa continua a “vedermi”, a immaginarmi. Sono frutto della tua fantasia. Lasciami andare e continua la tua vita. Hai solo ventiquattro anni.»
Naya non rispose, e affondò il volto nel petto del ragazzo, che le accarezzò i capelli con estrema dolcezza. «Hai presente quel ragazzo biondo, con gli occhi azzurri e quell’accento irlandese che trovi incredibilmente adorabile e divertente? Quel ragazzo che porta la collana con il simbolo dell’Irlanda? Il ragazzo che frequenta praticamente tutti i tuoi corsi all’università, solo per vederti?»
«Parli di Niall Horan?» sussurrò con voce roca Naya.
Louis annuì. «Esatto. Ha una cotta per te. E’ pazzo di te. E’ da un mese, almeno, che cerca di starti accanto, ma tu lo mandi sempre via, dicendogli che hai un ragazzo. Ma non è vero, perché io non ci sono.»
«Louis…»
«Lasciami finire, amore – posò un dito sulle sue labbra – Sappiamo entrambi che piace anche a te. Ma hai il terrore di tradirmi, Naya. Non è così, ok? Io sono felice se ti rifai una vita, senza di me. Perché non potrà mai accadere. Io sono sempre al tuo fianco, anche se non mi vedi o non ti ostini ad immaginarmi – fece una pausa – Niall sta per arrivare. Cinque minuti e sarà qui. Ma sono anche cinque minuti alla mezzanotte. Sai cosa vorrei?»
Lei scosse la testa, asciugandosi le lacrime.
«Vorrei che tu lo baciassi. Bacialo, perché lo desideri. Bacialo e io andrò in cielo. Bacialo e la tua nuova vita inizierà. Fallo, perché è il trentun dicembre. Lascia alle spalle il passato, il dolore, la sofferenza. Apri il tuo cuore all’amore, pronto a curare le tue ferite.»
Naya guardò l’ora. 23:55
 
23:58
Adele, rimasta seduta per una buon’ora, si alzò improvvisamente in piedi, vedendo l’orologio segnare due minuti alla mezzanotte. Guardò la piscina. Le sue amiche che si stavano divertendo. I suoi compagni di scuola che ridevano, felici. Incontrò lo sguardo di Zayn, che le regalò il sorriso più bello del mondo.
 
Vanessa aprì il getto dell’acqua e si pulì accuratamente il volto. L’impronta violacea era di nuovo visibile. Asciugò il viso, e si girò verso la porta. Liam era appoggiato ad essa, con la schiena, e piangeva silenziosamente.
 
Taylor finì di limare l’unghia del mignolo, quando qualcuno le picchiettò il dito sulla spalla. Era il bambino di prima. Il bambino al quale il riccio con gli occhi verdi aveva dato il suo piatto di pasta.
«Ehi.» lo salutò.
«Ciao. Posso dirti una cosa?»
Taylor sorrise debolmente. «Certo, tesoruccio.»
Il bambino sorrise e indicò il ragazzo dai capelli ricci. «Lo vedi quel ragazzo? Si chiama Harry. E’ povero, sì. Ma è ricco dentro. Perché ha l’animo più nobile, gentile e generoso che abbia mai visto. Vive per strada. Racimola soldi cantando. L’altro giorno ha guadagnato trenta dollari. Sai che ha fatto? Ha comprato una sciarpa calda e l’ha regalata a una donna incinta, con un sorriso che partiva da un orecchio e arrivava a un altro.»
Taylor abbassò lo sguardo. «Io…»
«Fallo.»
I due si guardarono negli occhi.
 
«Naya?»
Naya si voltò di scatto, vedendo Niall andarle incontro, sul terrazzo. «Ciao, Niall…»
L’irlandese vide le lacrime sul suo volto. «Va tutto bene?» chiese.
La mora scosse la testa e soffocò un singhiozzo. Allora Niall si chinò su di lei, asciugandole le lacrime. «Devo dirti una cosa, a proposito di Louis… Ecco… Lui… E’ morto. Non c’è da due mesi, ma io continuo a imporre alla mia mente di vederlo… E’ così… frustrante… Mi dispiace averti allontanato…» bofonchiò per un minuto buono parole incomprensibili, mentre Niall la guardava con un sorrisetto stampato sul volto.
Niall scosse la testa, accarezzandole una guancia. «Lo sapevo già, Naya. L’ho sempre saputo. Posso farti una domanda?»
Lei annuì.
Louis, dietro di loro, li osservava con un sorriso e gli occhi lucidi.
«Sei pronta a riniziare con me?» pronunciò a voce bassa il biondo.
 

Boom, boom, boom 
Even brighter than the moon, moon, moon 
It's always been inside of you, you, you 
And now it's time to let it through-ough-ough



 
24:00
Adele sorrise a sé stessa. “Cara Adele, è ora di dimenticare i tuoi complessi, le tue insicurezze. Vai e buttati.” Si sfilò il maglione, i jeans e tolse le scarpe, fino a rimanere in costume. Prese la rincorsa, e con un grido di gioia si tuffò in acqua. Riemerse pochi secondi dopo, prendendo fiato e gioendo. Rebekah la raggiunse, stringendola in un abbraccio. «Buon anno, amica mia.»
Adele si voltò, scontrandosi con Zayn. Lei fece per augurargli “buon anno”, ma lui la bloccò, baciandola improvvisamente. Le labbra del ragazzo assaporarono dolcemente quelle di lei. Le mani di Zayn si poggiarono sui fianchi di Adele, stringendo la ragazza a sé e facendola sentire per la prima volta in tutta la sua vita bella e accettata.
 
Vanessa aprì la porta del bagno. Liam alzò il viso di scatto, scoprendo gli occhi rossi e il respiro affannato dal pianto. «Vanessa…» mormorò.
La ragazza si parò davanti a lui, prese la sua mano e la poggiò fino a farla combaciare con l’impronta del livido. Liam fu scosso da un fremito.
«Ti perdono. Ti perdono perché ti amo. Ti perdono perché è Capodanno. Ti perdono perché un singolo schiaffo non può cancellare quello costruito in questi quattro anni. Ti amo, Liam.»
Liam era ancora incredulo, quando Vanessa si sollevò in punta di piedi e circondando il suo collo con le braccia, lo baciò dolcemente.
 
«…dieci…» tutta la gente nella mensa iniziò il conto alla rovescia.
Taylor si alzò dalla sedia e si avviò al tavolo di Harry. Lui era in piedi, e fissava con un sorriso bellissimo le persone intorno a lui. Notandola, deglutì pesantemente. «Ciao.» la salutò.
«… otto…»
«Non mi importa se sei povero.» disse lei.
Harry parve confuso. «Cosa?»
«… sei…»
«Non mi importa se non hai la carta igienica firmata, se non caghi soldi o se non piangi diamanti.»
«Io…» Harry era in imbarazzo. Cosa significavano quelle frasi così… ambigue?
«… tre…»
«Ti piaccio?»
Harry arrossì e annuì velocemente.
Taylor poggiò la mano sul suo volto e si avvicinò a lui. I loro nasi si sfiorarono delicatamente.
«… due…»
Le labbra della ragazza si posarono su quelle screpolate di Harry. Lui ricambiò il bacio, stringendola forte al suo corpo. Taylor sorrise, ringraziando mentalmente quel bambino.
«…uno! Buon anno!» nella mensa esplose il delirio.
 
Naya guardò dritto negli occhi di Niall. Era adorabile. E si sentiva pronta a ricominciare. Ne aveva il diritto, no?
«Sì.» mormorò.
«Cosa?» chiese Niall di scatto.
«Sono pronta, piccolo irlandese del mio cuore.» sorrise Naya avventandosi sulle labbra del ragazzo.
Niall, incredulo di esserci riuscito, le circondò i fianchi, baciandola a sua volta e spettinandole i capelli neri.
Louis fissò la scena per istanti che gli parvero infiniti. Amava Naya più della sua vita stessa. Gli faceva male vederla con un altro ragazzo che non fosse lui, ma lei non lo avrebbe mai saputo. Niall era un tipo a posto, e Tomlinson era convinto che Naya sarebbe stata felice.
Asciugò una lacrima, ma subito altre la rimpiazzarono velocemente. «Stupido, stupido!» sussurrò singhiozzando.
Improvvisamente il suo corpo si staccò da terra, e lentamente lievitò sempre più in alto, verso il cielo stellato, dove tantissimi fuochi d’artificio stavano esplodendo. Era libero. Il suo compito era finito. Era ora di andare via.
 
1 gennaio 2013, capodanno, mezzanotte.
Adele ha vinto il suo più grande nemico: se stessa.
Vanessa è riuscita a perdonare.
Taylor ha capito che la bellezza interiore può battere quella esteriore.
Naya ha ricominciato a vivere.
 
 
AIEEEEAH.
Questa os l’ho scritta due settimane fa, e non vedevo l’ora di postarla djskdjsk
Non tanto perché mi piace, pf, figuriamoci se mi piace qualcosa scritto da me!
Più che altro perché la canzone di  Katy Perry e il video, su cui è basata, ti spronano a vincere le tue paure, a non sentirti più “una busta di plastica nel vento, che aspetta un nuovo inizio”.
Amo quella canzone, amo il video e amo la Perry. La odio un po’ perché vorrei le sue tette, ma…
Ho rovinato il momento serio, gosssssssssssssh °L°
Spero vi sia piaciuta, djskdjsk.
Grazie per esservi fermate a leggere (‘:
Buon Capodanno♥♥♥.
#STAYSTRONG
Facebook – mary domenicadagosto
Twitter – @cucchiaia
   
 
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