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Autore: Vahly    13/07/2007    5 recensioni
Ginny è incinta, ed Harry sta combattendo per la salvezza del mondo magico. Anni dopo, tra problemi all'apparenza insormontabili ed un inizio di crisi matrimoniale, Ron ed Hermione vivono con i due bambini come se fossero loro figli. Ma cosa si nasconde dietro ai flashback ed ai ricordi dei due bimbi? Hermione inizierà una lunga ricerca che la condurrà alla verità, e lungo il percorso si ritroverà faccia a faccia con Draco, l'unico che sembra possa aiutarla...
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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dead letter 01

Note dell’autrice

Questa fanfiction era stata originariamente scritta per la seconda edizione del fixchange (http://community.livejournal.com/hp_ficexchange). Purtroppo però non ce l’ho fatta, ed ho inviato una one-shot alla community (di cui vi inserirò il link).
Le richieste a cui dovevo rispondere erano queste:
Dalle 3 alle 5 cose che vorresti la fanfiction contenesse: lettera da qualcuno, foto di James e Lily, Ron/Hermione, Draco/Hermione e un titolo intrigante

Dalle 3 alle 5 cose che non vorresti la fanfiction contenesse: no happy ending, no Harry/Hermione, no slash, no OOC (Out Of Character), no demenziale

Rating: qualunque tranne NC17
Il pairing principale sarà dunque Draco/Hermione ^_^ assieme a Ron/Hermione, anche se all’inizio può non sembrare.
Il prologo è molto corto, ma gli altri capitoli saranno più lunghi. Ci metterò un po’ ad aggiornare perché i capitoli sono stati scritti a mano in modo confusionario (e non sono nemmeno tutti) per cui devo anche risistemarla,
Buona lettura, e spero che vi piaccia!




Dead Letter – prologo

Il vento soffiava forte tra gli alberi, ed il suo ululato era udibile in tutta la regione.

La battaglia era quasi terminata, e nonostante fosse oramai il tramonto, il ragazzo non aveva intenzione di desistere.

Doveva proteggere sua moglie, i figli che avrebbero avuto… i suoi amici…

Fu un attimo, solo un attimo di distrazione, che gli costò la vittoria.

Quasi non vide neppure il raggio di luce verde che lo colpì di striscio, gettandolo a terra. Non gli fu letale, ma quando lanciò un colpo stordente per difendersi, a malapena trovò la forza per vederlo partire.
Dopodiché le forze vennero meno, e fu tutto buio.



Alcuni giorni sembrava quasi che il tempo non scorresse mai. Nella casa di campagna in cui era costretta a nascondersi raramente riceveva visite, e dopotutto non desiderava realmente vedere nessuno. I suoi fratelli, il suo uomo, i suoi amici: tutti stavano combattendo per far sì che il mondo magico sopravvivesse, e ne uscisse a testa alta.
Ma lei no. Da quando Harry aveva scoperto che sua moglie, Ginny, era incinta, aveva fatto di tutto per convincerla a non prendere parte ai combattimenti. Ed infine, lei aveva ceduto.
Era alla fine ottavo mese, quando le arrivò quel gufo.
Aprì la lettera con le mani tremanti ed il cuore in gola: gli unici gufi che riceveva erano quelli con cui le arrivava la gazzetta del profeta, e quello con cui i suoi genitori, ogni mese, le scrivevano di stare tutti bene e di non preoccuparsi. Ed entrambi erano già arrivati.
Quando srotolò il rotolo di pergamena, si sentì contemporaneamente sollevata e stupita.
Harry.
Erano mesi che non le scriveva più… da quando le aveva chiesto di farlo, per l’esattezza. Probabilmente si sentiva ancora in colpa, perché sapeva che lei era profondamente contraria ad una cosa del genere, ma nonostante tutto l’avrebbe assecondato comunque, così come aveva fatto per la casa.
Ed ora, quando lei era quasi in procinto di partorire, lui si faceva vivo di nuovo.
Si chiese se fosse solo un caso, mentre leggeva quelle prime righe della pergamena.



Cara Ginny (che modo banale di iniziare una lettera)
Spero che tu stia bene, e che la gravidanza non ti stia creando dei problemi.
No, non è solo questo che volevo scrivere. Non so come cominciare.
La verità è che è difficile, vorrei essere lì, al tuo fianco, per proteggere te ed i nostri figli. Per assicurarmi che tutto vada per il verso giusto.
So che anche per te non deve essere facile, data la situazione.
Non sono in grado di farti promesse per il futuro… ma so per certo che resterò vivo, e che tornerò da voi. Aspettami.
Sai, il reale motivo che mi ha spinto a mandarti questo gufo, è stata la foto che ti ho inviato. Quando l’ho vista, non ho potuto fare a meno di pensare ai nostri bambini.
Sai, mi piacerebbe davvero molto che tu li chiamassi Lily e James, ma non sono sicuro che questo non sia davvero chiedere troppo.
La foto ritrae proprio loro, i miei genitori, quando Lily aspettava me.
È strano venirne in possesso proprio ora, quando Lily sta per venire alla luce. Sembra quasi uno scherzo del destino… ed ho cominciato a chiedermi se stiamo facendo la cosa giusta. Se ho fatto la cosa giusta, perché so che è solo una mia responsabilità. Forse è tutta una pazzia, forse andrà tutto storto… c’è una parte di me che continua a ripetermi da quel giorno che sarà così, e che tu mi odierai per questo. Spero che non lo farai davvero.
Ti starai chiedendo che cosa voglio, probabilmente. È moltissimo tempo che non ti scrivo, ed ammetto che non dipenda solo dalla guerra, che comunque mi tiene sospeso su un filo fin da quando abbiamo cominciato gli attacchi.
Beh, a parte mostrarti quella foto, non so davvero cosa voglio. Forse è solo il desiderio di un uomo che teme di morire, anche se ha appena promesso alla sua donna che non lo farà.
Domani sferreremo l’attacco decisivo, e non sono sicuro che sia davvero il momento adatta… ma i mangiamorte sembrano essere ogni giorno più forti, ed aspettare ancora significa condannare a morte troppi innocenti. Troppi.
E anche tu sei fra di loro.
Ti prego, ricordati di me. Ricordati di James e Lily.
Siete l’unica cosa che mi rende felice, e non vedo l’ora di riabbracciarti, di guardare i bambini negli occhi e sapere che va tutto bene.
Ti amo.
Tuo Harry


Ginny scosse la testa, mentre mormorava fra sé e sé qualcosa a proposito sulla follia del suo uomo.
Avrebbe voluto piangere, ma le lacrime non le uscivano, e sapeva che sarebbe stato inutile.
Nessuno l’avrebbe sentita, né consolata. Non c’era scampo, avrebbe dovuto andare avanti da sola, come aveva sempre fatto.
All’improvviso sentì un dolore lacerante, e si sedette sul divano in pelle bianca del salotto, che oramai era quasi logoro.
Spesso trascorreva lì seduta giorni interi, senza sapere neppure lei perché lo facesse.
Ogni tanto leggeva un libro, o cercava di ricamare qualcosa per i suoi bambini, ma quasi sempre si limitava a fissare il vuoto, e a porsi mille domande.
- Stanno per nascere…
Mormorò a sé stessa, sapendo che nessuno l’avrebbe sentita.
No, era troppo presto… non poteva essere già sul punto di partorire. O sì?
Con le poche energie che sentiva di avere in corpo, scrisse due righe su un foglio, e lo legò alla zampina del gufo che era restato sul davanzale, in attesa di una risposta.
Mormorò qualcosa circa la destinazione, e lo lasciò andare.
Poi si accasciò a terra, mentre continuava a ripetere:
- Fai presto…
E presto diventò tutto buio.










   
 
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