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Autore: Ceci Princessofbooks    14/07/2007    6 recensioni
Vegeta, giovane principe senza popolo tormentato dal desiderio di vendetta e dalla solitudine,viene mandato sulla Terra per raccogliere informazioni su dei particolari oggetti dai grandi ed inimmaginabili poteri: il suo scopo è confondersi con i terrestri,nascondendo la sua identità finchè non avrà portato a termine la prima parte di un' enorme e terribile macchinazione...Ma una volta giunto sul pianeta, il guerriero incontrerà una persona :Bulma, ragazzina tutto pepe la cui monotona vita verrà scossa dall'arrivo dell' oscuro ragazzo. E mentre il principe porta avanti la sua recita,qualcosa inizia a cambiare:finalmente conosce una vita senza guerra,senza sangue,senza vendetta ,e con qualcuno che può davvero strapparlo al suo passato:Vegeta,forse, non è più solo. Ma cosa succede quando la missione arriva al suo termine? E se ora il principe non volesse più abbandonare la Terra,e tutto ciò che rappresenta?
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bulma, Vegeta
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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“Certe ferite rimarranno sempre aperte nel mio animo…ci sarà qualcuno che vorrà ancora tentare di chiuderle

Ciao a tutti!Sono Ceci, autrice di questa fanfiction nonché intellettuale completamente dipendente dal mio dolcissimo principe Vegeta…Eccomi dunque qui con questa nuova storia, che era pronta da mesi ma che ho deciso di pubblicare solo oggi per effetto di uno dei miei assurdi attacchi di superstizione…Ma tralasciamo i resoconti sulla mia penosa demenza, perché tengo molto a questa drammatica e dolce storia, e spero piacerà anche a voi, miei carissimi lettori(cosa non si è disposti a fare per delle belle recensioni…)!!!Per ora ho solo il primo capitolo da pubblicare(se non potreste vivere con l’angoscia di un possibile seguito ditemelo mantenendo un minimo di decenza,per favore…),ma sto lavorando come un proverbiale(oddio,proverbiale solo per me)piccolo manovale giapponese per sfornare la continuazione…quindi siate fiduciosi,e magari potrei anche spicciarmi maggiormente se mi lasciaste un commentino…(tentativo di ricatto penoso,lo so).

In ogni caso, domani parto per il mare e le vacanze mi fanno venire sempre delle belle ideuzze…se sarete pazienti, mi ritroverete qui tra due settimane o poco più  con un altro delizioso parto della mia mente malata (invitante prospettiva,vero?...)

A parte le battute, che giuro non ho tratto dal libro delle barzellette di Padre Pio anche se qualcuno potrebbe pensarlo, sarebbe davvero un gran piacere vedere come me la cavo ai vostri occhi con una storia un po’ più seria delle solite;le risposte saranno alla fine dei capitoli(se non mi verrà una battuta sagace per ognuno di voi arrangiatevi!).

Bene,vi lascio finalmente alla fic. ,sperando che vi piaccia,arrivederci al prossimo capitolo,e Ciaociao da Ceci!

PS:D’accordo, forse ho calcato un po’ la mano coi buonismi da telefilm americano,ma che ci posso fare se adoro Vegeta tanto che gli perdono praticamente tutto e continuo a sindacare sul fatto che è solo incompreso anche quando rade al suolo una città o fa uno dei suoi commenti taaanto carini?E  poi,un po’ di romanticismo e buoni sentimenti all’americana non hanno mai fatto male,no?(Come mi sono ridotta,io che brontolo sempre sulla mielosità di praticamente ogni libro vagamente romantico che leggo…)Dopo questa perla di quella che non oso chiamare saggezza la smetto davvero di prendere spazio,e cerco di fare qualcosa di più costruttivo, come terminare la mia nuova one-shot…Un bacione,e ricordatevi di recensire in tanti!

Ciaociao da Ceci , e buone vacanze a tutti!!!

PS: Per colpa del mio vizio di leggere sempre le spiegazioni a metà,ho segnato questa storia come a più mani…in verità NON è così, anche se mi dispiace per quelli di voi che già staranno scrivendo la continuazione,e scusate ancora!

 

 

Capitolo 1

-Principe senza patria-

“Certe ferite rimarranno sempre aperte nel mio animo…ci sarà qualcuno che vorrà ancora tentare di chiuderle?”

 

I passi rapidi e marziali riecheggiarono nel lungo corridoio metallico, semi-illuminato dalla pallida luce azzurra di Nekfös, simile ad un’enorme zaffiro incastonato nel cielo trapuntato di stelle.

Il viso spigoloso e duro del giovane, incorniciato da una massa di capelli corvini tesi verso l’alto era illuminato dai raggi del corpo celeste, che facevano brillare i profondi occhi neri dal cipiglio corrucciato e pensoso.

Il mantello rosso rivelava una corta tunica azzurro polvere, impreziosita da una fascia riccamente decorata che scendeva sino ai calzoni color notte.

Un paio di guanti di un blu delicato e le due lucenti corazze sulle spalle completavano l’abbigliamento del ragazzo.

Un’aura di terrore e riverenza sembrava muoversi insieme a lui.

Le alte porte in ferro si aprirono cigolando sulla sala circolare, lasciando occhieggiare da oltre le possenti ante il trono smaltato e la nutrita schiera di sottili schermi al plasma disposta lungo le pareti d’acciaio.

Comodamente adagiato sul cuscino rosso del sedile, l’alieno increspò le labbra violacee in un sorriso beffardo alla vista del suo ospite.

-Principe Vegeta, finalmente sei arrivato…devo proprio farti i miei complimenti:la “campagna di collaborazione” su Anderon è stata un vero successo!-si congratulò Freezer mellifluo; le pupille, due freddi rubini sanguigni, saettarono sul suo interlocutore.

A quelle parole, lo stomaco del ragazzo si attorcigliò per il disprezzo: “campagne di collaborazione”, così quel tiranno chiamava i brutali genocidi di cui si macchiava costantemente per ottenere il controllo su risorse e paesi, crimini di cui Vegeta, bene o male, si era già macchiato parecchie volte  …aveva appena compiuto sedici anni, ma le sue mani erano già imbrattate di sangue innocente, e  i suoi occhi avevano già conosciuto lo sguardo vuoto dei cadaveri …

-Per cosa mi avete chiamato, Grande Freezer?-sillabò come se ognuna di quelle parole fosse intrisa di veleno:odiava rivolgersi a quel dannato dittatore con dei titoli regali, titoli che dovevano indicare fierezza e coraggio, due doti completamente estranee all’alieno…

-Ho una nuova missione per te- iniziò l’interessato, appoggiando gli avambracci sui braccioli spartanamente decorati del trono e incrociando le dita.

Il saiyan aggrottò le sopracciglia, attendendo altre spiegazioni –Simile all’ultima? –chiese.

Freezer lanciò una risatina gelida –Oh, no davvero, non ha niente a che vedere con il combattimento, almeno per ora…-sfiorò un tasto dell’ampia consolle bianca di fianco a lui, e uno dei maxi schermi sfrigolò azionandosi. Un pianeta azzurro, circondato da fioccose nubi bianche, levitava nello spazio stellato del monitor.

Vegeta si girò verso la parete.

-Vedi- continuò l’alieno –la tua è la prima fase di una grande campagna che sto per intraprendere riguardo a questo pianeta. Il suo nome è Terra, nella galassia del Nord, all’interno del Sistema Solare.

Ora, sembra che, nonostante non sia né molto grande né molto ricco, parecchi  popoli siano interessati a dei particolari oggetti presenti sul pianeta, dagli oscuri ma grandi poteri.

Io voglio questi misteriosi attrezzi. Ma una semplice azione militare non servirebbe.- .

-…perché non sapremmo cosa cercare- ragionò il saiyan, osservando il grande schermo.

-Esattamente. Vedo che sei sveglio, ragazzo.- sussurrò divertito Freezer, scoccando un’occhiata tra il  canzonatorio e l’ammirato al giovane interlocutore.

Vegeta si limitò ad un impercettibile sbuffo.

L’alieno fece finta di niente, tornando a girarsi verso lo schermo e digitando alcuni comandi sulla tastiera. Una moltitudine di grafici si sovrappose al pianeta, oscurandolo quasi completamente.

-Proprio per questo, ho deciso di organizzare un’azione di ricerca segreta, prima di passare, per così dire, all’azione…-continuò abbassando la voce.

-E io cosa centro con tutto questo?-chiese l’altro, cercando di non dar a vedere l’inquietudine che lo aveva inspiegabilmente preso.

Il tiranno riportò lentamente lo sguardo sul giovane principe; gli occhi scarlatti lampeggiarono come fredde lame insanguinate –La tua missione sarà andare sulla Terra e condurre delle ricerche su questo misterioso tesoro così ambito-iniziò –ti fingerai un terrestre,e per un certo periodo vivrai  e ti comporterai come loro. -.

Il cuore di Vegeta parve fermarsi per un istante:andare su quel pianeta!?!Confondersi con gli umani!?!Non era possibile, lui era un guerriero, uno stratega, aveva diretto azioni di guerra, seminato il panico su una moltitudine di pianeti, combattuto contro gli esseri più potenti dell’universo! Era un principe,non un ragazzino! I suoi occhi lampeggiarono di ira e sbigottimento.

-Che cosa!?! Ma grande Freezer, io…-provò a protestare subito dopo.

-…i nostri tecnici hanno studiato la loro civiltà, il loro alfabeto e la loro tecnologia; ti istruiranno per renderti il più possibile simile ad un umano:ti vestirai come loro, parlerai come loro, insomma tenterai di passare inosservato, e intanto cercherai di scoprire più cose possibile su questi misteriosi tesori terrestri- continuò l’alieno, ignorando completamente le lamentele del ragazzo; sfiorò la tastiera del computer,  sul monitor apparve uno strano strumento elettronico, simile ad un paio di cuffie –attraverso questo oggetto, molto comune tra i giovani terrestri, ti terrai in contatto con noi, e riceverai gli ordini relativi alla missione…- .

Il giovane sbottò, livido di collera:avevano calpestato la sua famiglia, il suo popolo…non si sarebbe fatto sottrarre anche il suo orgoglio di guerriero-Non è giusto! Perchè devo occuparmi di una cosa del genere, è una scelta assurda e sconsiderata e…-.

-Ora basta Vegeta!-tuonò l’interlocutore:i suoi occhi abbandonarono per un momento lo scherno, lasciando intravedere la natura feroce e animale che si nascondeva dietro quei mari vermigli –questo è un ordine,  tu devi rispettarlo!Che ti piaccia o no tuo padre è morto, non puoi più comportarti come un principe, non hai più nessuno a cui importi qualcosa di te tranne me, chiaro!?!- quelle parole fecero a Vegeta più male di cento coltellate.

I pugni del giovane si serrarono, tremando vistosamente; con un supremo sforzo, il ragazzo abbassò la testa sul petto, mordendosi il labbro per non riversare sul suo interlocutore tutto quello che pensava di lui e del suo stupido impero…

-Ho capito, Grande Freezer. Farò come mi ha ordinato- sussurrò con voce lievemente strozzata dal disgusto e dall’indignazione.

L’alieno sembrò calmarsi, mentre le sue iridi sanguigne tornavano a nascondere la vera e mostruosa natura di quell’essere abominevole -…I tecnici ti aspettano al Laboratorio Centrale, per darti tutte le istruzioni e gli oggetti utili alla missione…partirai questa sera stessa,chiaro?-terminò, scoccando un’occhiata significativa al principe sull’ultima parola.

-Sarà fatto, signore-decretò con voce ferma e acida l’altro, accennando un inchino e voltandosi per uscire prima che la rabbia gli giocasse brutti scherzi.

-Bravo ragazzo-sussurrò beffardo Freezer, socchiudendo gli occhi e increspando le labbra violacee in un sorriso mellifluo.

 

***

 

Vegeta sentì la colossale porta di metallo chiudersi alle sue spalle, mentre prendeva a percorrere a passo spedito il lungo corridoio della base, nel vano tentativo di calmarsi.

Era agitato. Era indignato. Aveva l’impressione di stare per scoppiare. Il cuore gli martellava furioso nel petto, la mascella era serrata tanto da fargli male:ogni centimetro del suo corpo tremava di rabbia e disperazione. La sorda disperazione della consapevolezza della propria inferiorità, e della propria debolezza…quelle parole rivolte a suo padre e al suo popolo gli avevano fatto molto più male di quello che voleva dare a vedere…e quel che era peggio, è che era tutto maledettamente vero!

Era solo. Un ragazzo di sedici anni cresciuto troppo in fretta, l’unico superstite di degno valore di uno dei più fieri e forti popoli di tutto lo spazio…e che ora era solo polvere fluttuante nell’universo…

Senza rendersene conto si era messo a correre:i passi rapidi e rabbiosi risuonavano nel corridoio metallico, il silenzio della base era rotto solo dal suo respiro lievemente affannato…doveva scaricare la rabbia, scaricare l’emozione, prima che qualcuno lo vedesse…

Aveva imparato sin da piccolo, sin da quando suo padre era morto, a non fidarsi di nessuno. Dopo che gli era stata strappata l’unica persona che, nonostante i modi bruschi, gli voleva bene, aveva iniziato a congelare i propri sentimenti, a soffocare ogni emozione nella ferocia del combattimento…quella vita gli dilaniava l’anima, ma non poteva uscirne…niente e nessuno gli avrebbe ridato il suo destino…niente e nessuno…

 

***

 

La porta automatica scivolò lentamente di lato, rivelando una figura alta e atletica immersa nella semi-oscurità del corridoio.

Dremon si voltò lentamente verso l’uscita, e un lampo di riconoscimento attraversò gli occhi stanchi e incastonati nelle rughe del suo viso bruno da lucertola –Vegeta- esclamò con voce cordiale e leggermente arrochita dall’età –come è andato il colloquio con Freezer?-insieme al dittatore, era l’unico che in privato lo chiamasse semplicemente per nome.

-Non sono affari che ti riguardano- rispose scontroso il ragazzo, lasciandosi pesantemente cadere sul letto spartano della camera.

L’alieno lo scrutò più attentamente, cercando di scrutare negli occhi appositamente rivolti a terra del principe:conosceva più di chiunque altro quel giovane, e dalla sua risposta aveva già capito che era stato un incontro frustrante e doloroso, e che molto probabilmente stava pensando di nuovo a suo padre.

Sospirò:quel ragazzo, dal fisico atletico e l’espressione seria, non aveva avuto una vita facile; solo lui sapeva quanto dolore, quanti sacrifici e abbandoni aveva subito, e come la sua ferocia ed efferatezza fossero un modo per annullare ciò che gli faceva davvero male…Vegeta era un ragazzo intelligente, molto intelligente, e proprio per questo era pieno di ferite che rischiavano sempre di aprirsi…

Era stato il suo tutore e maestro da quando era arrivato alla base di Freezer:organizzava la sua giornata, passava i suoi ordini al laboratorio, e gli impartiva lezioni di strategia, scienze, astronomia, medicina basilare e di alcune delle lingue più usate nella galassia…

Ma soprattutto, era la persona più vicina a lui in tutto l’universo.

Il vecchio alieno si sedette a sua volta sul letto, posando una mano nodosa sulla spalla dell’allievo, resa dura dalla corazza sotto il mantello vermiglio –Sei sicuro che sia andato tutto bene?-chiese, cercando di aggirare pazientemente la sua barriera scontrosa.

-E a te cosa importa!?!-sbottò velenoso il giovane saiyan, alzandosi  di scatto e scrollandosi rabbiosamente di dosso il tutore.

Il vecchio alieno sospirò, rimanendo in silenzio e guardando di sottecchi gli occhi rivolti verso lo spazio oltre l’oblò del tenebroso principe.

Occhi velati da una profonda malinconia.

Occhi di chi non ha ancora dimenticato la persona di cui aveva più bisogno.

-Ascolta Vegeta- iniziò ancora, alzandosi a sua volta e costringendo il guerriero a voltarsi verso di lui:gli occhi stanchi si accesero di determinazione, penetrando nell’animo del giovane –io non sono tuo padre, e non lo sarò mai; ma tengo a te, e sappi che non potrai contare sempre e  solo su te stesso:avere qualcuno vicino di cui ti puoi fidare, che ti consola, ti aiuta, si preoccupa per te è l’unico modo per non perdere la propria anima! -.

Per un attimo,il principe rimase senza fiato, ma subito dopo un’ondata di emozioni contrastanti invase la sua mente: rabbia, tristezza, e rimpianto…sì, rimpianto non per ciò che aveva perso, ma per ciò che avrebbe perduto…

Perché non avrebbe mai potuto legarsi ancora a qualcuno.

Perché non voleva più rischiare di perdere i propri cari.

Perché non voleva soffrire ancora. Non ancora come quella volta…

Vegeta fece improvvisamente scattare il mento dalla parte opposta, come per scacciare quei pensieri –Non posso…-sussurrò, facendo attenzione a non guardare gli occhi tristi e addolorati dell’alieno -…non di nuovo…-.

La porta si chiuse con un clangore metallico alle sue spalle.

 

***

 

La pista di partenza brulicava, come sempre, di una folta massa di creature appartenenti a tutte le galassie e a tutti i popoli dell’universo:guerrieri di Freezer appena tornati da una missione, tecnici che controllavano le navicelle, venditori di schiavi che discutevano animatamente con i compratori mentre sparuti gruppetti di prigionieri aspettavano impauriti il compimento del loro destino, in un continuo turbinio di vita sotto al complesso metallico dell’astroporto.

Vegeta camminava diritto in mezzo alla folla, ricevendo occhiate stupite da chiunque incontrasse:tutta colpa dei terrestri e del loro assurdo modo di vestire! Per una persona riservata e fiera come lui, vestirsi come un pagliaccio era un vero affronto…

Cercando di reprimere la rabbia che sentiva salire, si sforzò di individuare la navicella con la quale sarebbe partito alla volta della Terra:di fianco a lui, la figura tozza di Dremon, fasciata dalla lunga veste bianca dei ricercatori, trotterellava tentando di tenere il passo sostenuto del principe.

Aveva insistito molto per accompagnarlo, e in fondo anche al giovane faceva piacere:odiava dover partire attorniato da quei tecnici, viscidi esseri privi di qualsiasi personalità e per cui lui non era altro che una merce da spedire con il miglior imballaggio. Ma forse, sarebbe stato meglio diventare così…una macchina, un oggetto. Un’arma, capace di pensare e pianificare, ma pur sempre un’arma…

-Eccoli lì Vegeta- esclamò il tutore, riscuotendolo dai suoi pensieri e indicando una delle navicelle allineate lungo la pista riservata alle monoposto:piccole capsule bianche perfettamente ordinate ai due lati del corridoio di vetro trasparente, proteso sul mare infinito dello spazio come un promontorio.

Era da quando aveva sei anni che vedeva quel corridoio:era stato quello l’inizio di tutto, il luogo che l’aveva spedito sul pianeta dove per la prima volta aveva ucciso. Ormai ne conosceva perfettamente le finiture, i colori metallici e freddi, i fischi sempre presenti di una qualche riparazione;e l’onnipresente odore di sangue e bruciato, prove di come le “campagne di collaborazione” tanto amate da Freezer fossero in realtà tutt’altro che pacifiche.

Davanti alla navicella a lui destinata, tre esseri dalla pelle azzurra e fasciati da una lunga tunica argentea sembravano impegnati in una discussione importante, discussione che terminò bruscamente all’arrivo del principe.

Mentre il ragazzo si fermava di fronte a loro, lo sguardo di uno dei tecnici non poté a fare a meno di gravitare sul suo abbigliamento, e uno dei sottili sopraccigli dell’alieno si inarcò visibilmente in un’espressione a dir poco scioccata; espressione che sparì rapidamente una volta incontrati gli occhi scuri e minacciosi del giovane.

-Allora?È pronta?- chiese Vegeta, adottando il tono basso e scocciato che utilizzava con gli inservienti e praticamente con tutti  i suoi sottoposti.

-Certo- rispose prontamente uno degli esseri, chinandosi verso il mezzo di trasporto –le coordinate sono già inserite e…- una mano dalla presa ferrea gli si strinse attorno al collo, sbattendolo contro il muro alla sue spalle –Devi chiamarmi “Sire”, quando mi parli- la voce fredda e tagliente di Vegeta fece rabbrividire il povero tecnico –e guardami negli occhi, chiaro?-.

-Chiaro- sussurrò con voce strozzata il tecnico, raggelato dallo sguardo implacabile del principe.

Quest’ultimo lasciò la presa, facendo scivolare a terra l’alieno, che cercò faticosamente di rimettersi in piedi riunendosi ai compagni, terrorizzati quanto lui.

-Di-dicevo, Sire…-ricominciò l’interpellato, massaggiandosi il collo su cui campeggiavano rossastri i segni delle dita del guerriero -…le coordinate per la terra sono già state inserite, non deve fare altro che azionare la navicella-.

Trasse qualcosa da una tasca della tunica, porgendola poi al ragazzo:era una piccola scatoletta bianca, al cui interno erano conservate delle strane bottiglie etichettate.

-Che cosa sono?-chiese il guerriero, rigirandosi tra le mani i misteriosi oggetti.

-Sono delle speciali capsule, in grado di contenere al loro interno ogni genere di cosa:abbiamo sistemato dentro a questi piccoli marchingegni tutto ciò di cui avrà bisogno durante la missione. Per aprirle e trasformarle nell’oggetto desiderato, basta schiacciare quel bottone, e per farle tornare così basta premerlo di nuovo.- spiegò il tecnico, compiaciuto dallo sguardo curioso del principe –è un manufatto terrestre, così passerà inosservato.- .

Vegeta restò ancora un momento con la capsula tra le mani:chissà perché, ma quegli oggettini apparentemente insignificanti avevano da subito esercitato su di lui uno strano fascino, come se sapesse in qualche modo che le avrebbe ancora usate molte volte, un giorno…

Notando improvvisamente lo sguardo stranito del suo tutore e dei tre alieni, si riscosse, borbottando qualcosa di incomprensibile e infilandosi in tasca l’astuccio bianco.

-Bene, parto- decretò lapidario, non degnando di uno sguardo i presenti e apprestandosi a salire sulla navicella.

-Aspetta ,Vegeta- sussurrò Dremon, fermandolo un attimo prima che entrasse nel velivolo: il ragazzo si girò, incrociando i propri occhi con quelli scuri e infossati tra le rughe del vecchio alieno, mossi dalla stessa determinazione usata neanche un giorno prima nella sua camera.

-…Ricordati  che anche tu hai diritto di essere felice.- .

-Le persone hanno il diritto di essere felici- sussurrò Vegeta saltando nell’abitacolo, e un’ombra di tristezza attraversò i suoi occhi color selce –non le armi.- .

 

   
 
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