Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: hsxnflower    28/12/2012    47 recensioni
Uno sparo nel vuoto è tutto ciò che Haley sente.
E Justin se ne accorge troppo tardi.
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Miley Cyrus
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Used To Tell Me
 
 

 
Capitolo 1
J.


 
Il colpo parte, ma a questo giro non proviene dalla mia pistola. Sussulto io stesso e mi guardo intorno: ero stato chiaro, niente spari.
«Che cosa cazzo state facendo?» Lo dico sottovoce, con la paura che qualcuno possa essersi accorto di qualcosa e nascondo velocemente l'arma sotto la maglietta. È Seth il colpevole e guadagno strada verso di lui, colpendo con la spalla Anthony per scansarlo.
«Avevo detto di non sparare idiota.» Glielo grido quasi in faccia, puntandogli un dito accusatore contro; in risposta mi scosta la mano con un gesto brusco e mi ritrovo a stringere i denti.
«Se avesse portato i soldi, non lo avrei fatto.» Replica lui pizzicandosi il naso, ma indicando con un cenno del capo il ragazzo alle mie spalle.
«Tu devi fare quello che dico io, sono stato chiaro?» Sono furibondo, me ne accorgo dal modo in cui le nocche mi sono sbiancate. «Sparisci dalla mia cazzo di vista e controlla che nessuno si sia accorto della tua cazzata.» Gli do le spalle solo per raggiungere nuovamente il ragazzo accanto ad Anthony: gli sta dicendo qualcosa, ma non capisco. Ha però l'accortezza di tacere una volta che mi vede.
«Presentati domani sera al molo perché è l'ultima possibilità che ti do. E ora sparisci.» Glielo ordino con un semplice cenno del capo; il ragazzo annuisce e raggiunge poi la sua auto a qualche passo di distanza.
Lo osservo mettere in moto e scomparire dalla mia vista mentre mi passo una mano tra i capelli, pieno di frustrazione.
Sento Austin al mio fianco schiarirsi appena la voce, chiudendosi la zip della giacca che indossa.
«Che facciamo adesso?» Me lo domanda con una nota di preoccupazione nella voce e so benissimo il perché; io non sono da meno.
«Ce ne andiamo e pensiamo a cosa fare domani sera in caso non rispettino il patto.» Replico fin troppo brusco. Austin non aggiunge niente, si limita ad annuire e fa un cenno sia verso Seth sia verso Anthony.
Ho lo sguardo basso mentre raggiungiamo le nostre auto, lo alzo solo quando poso una mano sulla portiera della mia macchina. La bocca mi si secca all'istante: c'è una luce accesa ed è esattamente di fronte a dove ci troviamo noi. Lo sparo che ha echeggiato per qualche secondo ha svegliato qualcuno; quella maledetta luce è stata spenta per tutto il tempo, ne sono più che sicuro.
So bene chi sono gli inquilini di quell'abitazione e Seth la pagherà molto cara per quel gesto; penserò a tutto l'indomani mattina.
Il viaggio verso casa di Randy è silenzioso: Austin non ha voglia di parlare, io nemmeno. Parcheggio accanto all'auto di Anthony nel momento in cui sia lui che Seth chiudono le rispettive portiere.
Sono il primo a entrare in casa, lasciando la porta aperta alle mie spalle in modo che possano seguirmi; Randy sta scendendo le scale, Anthony chiude la porta.
«I miei soldi sono nelle tasche di qualcuno di voi, vero?» Soffia via il fumo della sigaretta dalle labbra mentre lo domanda a tutti e a nessuno in particolare; la mia guancia scatta.
«No.» Replico in fretta, passandomi una mano tra capelli. Randy è sull'ultimo gradino e scende in fretta, posizionandosi esattamente di fronte a me.
«Cosa significa "no"?» Non è infuriato e so che questa calma è peggiore. «Avevo espressamente ordinato entro stasera, Bieber.» Me lo ricorda, puntandomi contro un dito accusatore.
«Ho tutto sotto controllo» prendo posto in cucina, intorno al tavolo. «Domani sera mi farò dare quanto ti spetta o se la vedranno direttamente con me.»
«Lo spero per te, voglio i miei soldi.» Ripete, sedendomi di fronte e spegnendo la cicca della sigaretta nel posacenere trasparente. Annuisco a quell'affermazione, poi indico Seth seduto a poca distanza da me.
«Domani sera lui non viene» mormoro a denti stretti, guardandolo con la coda dell'occhio. «Ha sparato un colpo nonostante avessi detto chiaramente di non farlo.» Randy volta il viso verso Seth con una calma che mette i brividi.
«Voglio sperare che nessuno abbia visto o sentito niente» replica freddo Randy. «O questa è la volta buona che ti faccio saltare il culo.» Seth abbassa lo sguardo perché sa di essere stato colto in fallo.
Sono però io a prendere un lungo respiro, passandomi una mano sul volto a massaggiarmi le tempie.
«Qualcuno ha visto.» Lo dico a bassa voce, ma tutti si voltano verso di me; non guardo Randy direttamente negli occhi.
«Che cosa?» È Austin a prendere per primo la parola. «Che diavolo significa, non c'era nessuno.» Accompagna quelle parole con un gesto carico di frustrazione, allargando le braccia. Scuoto nuovamente la testa, restando però in silenzio.
«Justin.» È Randy a chiamare il mio nome e questa volta lo devo guardare negli occhi perché non ho scampo.
«C'era una luce accesa quando siamo venuti via. Qualcuno era alla finestra.» Mormoro a mezza voce; Randy sbatte il pugno sul tavolo, non sono l'unico a sussultare.
«Seth sei un emerito coglione» esclama e lo vedo il guizzo della guancia sul viso di Seth. «Se ci fai arrestare, giuro su Dio-»
«Randy, ci penso io.» Lo interrompo velocemente, tanto che volta il viso dalla mia parte. «Me ne occupo io.» Ripeto, alzando il tono di voce.
«E che cosa avresti intenzione di fare, uccidere questa persona per farla tacere?» Me lo dice quasi divertito.
«No, conosco chi abita in quella casa. Me ne occupo io.» Ripeto, quasi a convincere anche me stesso.
«Justin-»
«Cazzo, ho detto che ci penso io.» Mi alzo dalla sedia in fretta, interrompendo ciò che Austin avrebbe voluto dire. Saluto i ragazzi con appena un cenno del capo, poi esco da casa raggiungendo la mia auto.
La portiera sbatte violentemente mentre mi siedo al posto di guida, con i gomiti appoggiati al volante e le mani a massaggiarmi le tempie. Austin mi raggiunge qualche istante dopo, sedendosi al mio fianco.
«Chi abita lì, Justin?» Me lo domanda a bassa voce, quasi dovesse essere un segreto tra noi due.
«Haley Clark.» Rispondo secco e con la coda dell'occhio vedo Austin annuire perché sa di chi sto parlando.
«Che cos'hai intenzione di fare?» Domanda nuovamente, scompigliandosi i capelli con la mano; io mi stringo nelle spalle.
«Non lo so» replico sincero e Austin annuisce appena. «Ci penserò stanotte, ora voglio solo andare a casa.» Aggiungo poi, più rivolto a me stesso che ad Austin direttamente.
Sento il telefono che vibra nella tasca della giacca e sbuffo perché so già cosa mi aspetta: mia madre. Ci sono un paio di chiamate perse e qualche messaggio dall'aria minatoria.
«Mi dai uno strappo?» Chiede Austin, rompendo il breve silenzio. Annuisco in fretta e lo vedo muoversi verso la cintura di sicurezza, facendola scattare una volta agganciata.
Nessuno dei due ha voglia di parlare, Austin però è nervoso e non so bene perché. Non è lui a dover mettere a posto le cose, ma io.
Fermo la macchina di fronte all'ingresso di casa sua, costeggiando la strada deserta.
«Ci vediamo a scuola.» Mormora semplicemente, aprendo la portiera.
«A domani.» Annuisco, rimettendo in moto e pigiando appena l'acceleratore. Austin però picchietta sul finestrino, che faccio scendere in modo da sentire ciò che ha da dire.
«Non essere così duro con Seth» me lo dice schiettamente perché sa che può farlo. «Sapeva che non doveva sparare.» Aggiunge in fretta, notando il mio repentino cambio di espressione.
«Avrebbe dovuto pensarci prima.» Replico semplicemente; Austin annuisce e fa un passo indietro, le labbra strette in una linea sottile. Tiro su il finestrino solo quando sono già lontano da lui.
Casa mia è completamente buia, solo i lampioni lungo la strada m'illuminano il percorso. Lascio la macchina di fronte ad essa, non volendo creare troppo rumore e mi tasto i jeans alla ricerca delle chiavi di casa. Ci pensa mia madre ad accendere le luci del corridoio, facendomi sobbalzare sul posto.
«Ti rendi conto di che ore sono?» Non è una domanda per la quale aspetta una risposta e comunque io non ho voglia di darne una. «Provo a chiamarti da-»
«Mamma sono stanco» la interrompo bruscamente, chiudendo a chiave la porta alle mie spalle. «Non ho nessuna voglia di starti a sentire.» La sorpasso raggiungendo le scale.
La sento mentre continua a chiamare il mio nome, con la speranza che torni indietro a prendermi la ramanzina, ma ho già chiuso la porta della mia stanza e la sua voce è solo un eco leggero.
Ho sonno, sono stanco, eppure non riesco a prendere sonno. Il soffitto continua ad avere qualcosa d'interessante mentre nella testa ho ben impresso il viso di Haley Clark.


 
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Non siate lettori silenziosi.
(Revisionato)

 


   
 
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