Let it burn
Izumo non aveva mai visto Mikoto bere
alcolici. Proprio per
questo lo stava osservando con attenzione e un sorriso bonario.
Trovava i suoi lineamenti spigolosi ma piacevoli: erano quelli a
renderlo così
rude. Il taglio degli occhi era particolare, specialmente in quel
momento che
erano socchiusi.
Osservò le labbra posarsi sul bicchiere.
“Questo ti riscalderà, Mikoto”, gli
assicurò, dal momento
che anche nel bar chiuso si sentiva un’aria gelida.
Mikoto, però, non sentiva affatto freddo; portava il
giaccone nero con il pellicciotto che lo riscaldava e sotto teneva
sempre la
maglietta bianca a mezze maniche. Izumo pensava spesso che il suo
temperamento
si adattasse perfettamente alla stagione autunnale.
Si strinse più volte nelle spalle quando Mikoto gli chiese
cosa avesse messo dentro quel bicchiere, e gli chiese:
“Non ti piace?”
Il ragazzo con i capelli rossi non rispose. Sorseggiò la
bevanda e fece una smorfia.
Il barista trovava gradevole la sua compagnia, come quella
di tutti i componenti dell'Homra.
Ma Mikoto aveva qualcosa in più: il silenzio. Non diceva mai
una parola di troppo, si comportava da vero re. Un po’ troppo
pigro forse, ma
era per questo che riuscivano a stare insieme così bene:
erano diversi, tanto
che spesso Mikoto si mostrava infastidito dai suoi modi.
A Izumo piaceva tirar fuori lati di Mikoto che nessuno conosceva.
Si avvicinò al bancone mentre quello beveva e
arrossì nel
vedere la sua espressione leggermente confusa. Fece un largo sorriso e
si chinò
sul tavolo di legno:
“Ne vuoi un altro?”
“Uno solo.”
Quello che accadde dopo,
spiazzò totalmente il barista dai
capelli chiari.
Mikoto si alzò e lo
raggiunse dietro al bancone, avvicinandoglisi.
“Puzzi di alcol”, fece una bassa risata Izumo.
“E’ colpa tua”, rispose quello, portando
il viso contro il
suo, a sfiorargli il naso.
Izumo pensò a tutto, meno che a ciò che Mikoto
disse in
seguito:
“Così vicino riesco a vederti bene.”
Evidentemente gli si era annebbiata la vista.
“Allora resta così”, sussurrò
il biondo sulle sue labbra,
quasi per provocarlo.
Ebbe un brivido quando sfiorò la bocca fine
dell’altro, come
se non stesse aspettando altro.
Il ragazzo dai capelli rossi, preso alla sprovvista, non
ebbe il tempo nemmeno di sorprendersi, poiché, poco
razionale e lucido, reagì d’istinto
mordendo avidamente quelle labbra buone, quasi come da esse sgorgasse
acqua
fresca per la sua gola in fiamme.
Ecco un altro lato del re, stavolta celato anche a lui,
oltre che allo stesso Mikoto.
Il bacio infiammò entrambi i corpi, dal momento che Izumo si
spinse contro di lui. Voleva sentirsi bruciare ancora.
Izumo conosceva Mikoto da tanto e da tanto tempo era
affascinato da lui, come un falena attratta dal calore
e dal fuoco.
Il ragazzo coi capelli rossi sentì qualcosa scattare al
contatto con il petto e il bacino dell’altro, e lo spinse
rudemente, senza
pensare, contro le mensole, così da intrappolare Izumo col
proprio corpo.
Mikoto non aveva mai fatto nulla del genere e probabilmente
avrebbe avuto difficoltà da lucido –anzi, non lo
avrebbe fatto di sua iniziativa.
Ma Izumo in quel momento lo guidava.
E quando Mikoto lo fece sbattere ancora contro le mensole e
il legno alle sue spalle, spingendo col cavallo dei pantaloni contro il
suo,
bicchieri e bottiglie caddero dai ripiani e si infransero a terra.
Izumo li seguì con gli occhi, osservando liquidi mischiarsi
e vetri infrangersi a terra.
L’odore delle bevande non lo richiamò, le schegge
non fecero
male alle orecchie.
Continuò a tenere l’altro a sé con le
mani, staccandosi ogni
tanto dalle sue labbra per sospirare.
Il calore che proveniva dai loro corpi in contatto poteva
quasi distruggere completamente l’Homra in cui erano chiusi
entrambi, dal
momento che il turno di lavoro di Izumo era finito da un pezzo.
Ma lui non poteva di certo ignorare il danno davanti ai suoi
occhi:
“Hai di nuovo rovinato il bar. Adesso non dovrai fermarti
nemmeno quando sarai troppo stanco per continuare.”
Fece un sorrisetto con le guance arrossate.
Mikoto si accigliò, gli tolse gli occhiali, e, con un morso
violento al collo, gli intimò di fare silenzio.