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Autore: LemonKing    28/12/2012    1 recensioni
[Mikoto x Izumo]
E quando Mikoto lo fece sbattere ancora contro le mensole e il legno alle sue spalle, spingendo col cavallo dei pantaloni contro il suo, bicchieri e bottiglie caddero dai ripiani e si infransero a terra.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Izumo Kusanagi, Mikoto Suoh
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Let it burn

 



Izumo non aveva mai visto Mikoto bere alcolici. Proprio per questo lo stava osservando con attenzione e un sorriso bonario.
Trovava i suoi lineamenti spigolosi ma piacevoli: erano quelli a renderlo così rude. Il taglio degli occhi era particolare, specialmente in quel momento che erano socchiusi.
Osservò le labbra posarsi sul bicchiere.
“Questo ti riscalderà, Mikoto”, gli assicurò, dal momento che anche nel bar chiuso si sentiva un’aria gelida.
Mikoto, però, non sentiva affatto freddo; portava il giaccone nero con il pellicciotto che lo riscaldava e sotto teneva sempre la maglietta bianca a mezze maniche. Izumo pensava spesso che il suo temperamento si adattasse perfettamente alla stagione autunnale.
Si strinse più volte nelle spalle quando Mikoto gli chiese cosa avesse messo dentro quel bicchiere, e gli chiese:
“Non ti piace?”
Il ragazzo con i capelli rossi non rispose. Sorseggiò la bevanda e fece una smorfia.
Il barista trovava gradevole la sua compagnia, come quella di tutti i componenti dell'Homra.
Ma Mikoto aveva qualcosa in più: il silenzio. Non diceva mai una parola di troppo, si comportava da vero re. Un po’ troppo pigro forse, ma era per questo che riuscivano a stare insieme così bene: erano diversi, tanto che spesso Mikoto si mostrava infastidito dai suoi modi.
A Izumo piaceva tirar fuori lati di Mikoto che nessuno conosceva.
Si avvicinò al bancone mentre quello beveva e arrossì nel vedere la sua espressione leggermente confusa. Fece un largo sorriso e si chinò sul tavolo di legno:
“Ne vuoi un altro?”
“Uno solo.”

Quello che accadde dopo, spiazzò totalmente il barista dai capelli chiari.
Mikoto si alzò e  lo raggiunse dietro al bancone, avvicinandoglisi.
“Puzzi di alcol”, fece una bassa risata Izumo.
“E’ colpa tua”, rispose quello, portando il viso contro il suo, a sfiorargli il naso.
Izumo pensò a tutto, meno che a ciò che Mikoto disse in seguito:
“Così vicino riesco a vederti bene.”
Evidentemente gli si era annebbiata la vista.
“Allora resta così”, sussurrò il biondo sulle sue labbra, quasi per provocarlo.
Ebbe un brivido quando sfiorò la bocca fine dell’altro, come se non stesse aspettando altro.
Il ragazzo dai capelli rossi, preso alla sprovvista, non ebbe il tempo nemmeno di sorprendersi, poiché, poco razionale e lucido, reagì d’istinto mordendo avidamente quelle labbra buone, quasi come da esse sgorgasse acqua fresca per la sua gola in fiamme.
Ecco un altro lato del re, stavolta celato anche a lui, oltre che allo stesso Mikoto.
Il bacio infiammò entrambi i corpi, dal momento che Izumo si spinse contro di lui. Voleva sentirsi bruciare ancora.
Izumo conosceva Mikoto da tanto e da tanto tempo era affascinato da lui, come un falena attratta dal calore e dal  fuoco.
Il ragazzo coi capelli rossi sentì qualcosa scattare al contatto con il petto e il bacino dell’altro, e lo spinse rudemente, senza pensare, contro le mensole, così da intrappolare Izumo col proprio corpo.
Mikoto non aveva mai fatto nulla del genere e probabilmente avrebbe avuto difficoltà da lucido –anzi, non lo avrebbe fatto di sua iniziativa.
Ma Izumo in quel momento lo guidava.
E quando Mikoto lo fece sbattere ancora contro le mensole e il legno alle sue spalle, spingendo col cavallo dei pantaloni contro il suo, bicchieri e bottiglie caddero dai ripiani e si infransero a terra.
Izumo li seguì con gli occhi, osservando liquidi mischiarsi e vetri infrangersi a terra.
L’odore delle bevande non lo richiamò, le schegge non fecero male alle orecchie.
Continuò a tenere l’altro a sé con le mani, staccandosi ogni tanto dalle sue labbra per sospirare.
Il calore che proveniva dai loro corpi in contatto poteva quasi distruggere completamente l’Homra in cui erano chiusi entrambi, dal momento che il turno di lavoro di Izumo era finito da un pezzo.
Ma lui non poteva di certo ignorare il danno davanti ai suoi occhi:
“Hai di nuovo rovinato il bar. Adesso non dovrai fermarti nemmeno quando sarai troppo stanco per continuare.”
Fece un sorrisetto con le guance arrossate.
Mikoto si accigliò, gli tolse gli occhiali, e, con un morso violento al collo, gli intimò di fare silenzio.

  
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