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Autore: Niallpleasehugme    28/12/2012    14 recensioni
"Facevo scorrere la lama del temperatite aul polso pieno di cicatrici, mi appoggiai al lavandino della scuola, misi i polsi pieni di sangue nel lavandino e feci scorrere l'acqua gelida su di essa. Mi guardai allo specchio e pensai: " non abbastanza magra, non abbastanza bella". Si aprì una porta del bagno, e un ragazzo biondo (Niall) disse: CHE COSA STAI FACENDO?"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Era autunno ed io, come al solito, stavo affacciata al balcone a guardarmi intorno, come se stessi aspettando un’illuminazione, qualcosa che cambiasse il corso della giornata.

Sono Rose Cyrus, ho 16 anni, ho dei lunghi capelli castani, gli occhi dello stesso colore, un po’ scura di carnagione, le mie amiche dicono che sono bellissima, io mi trovo… carina, anzi, forse carina è troppo;
soffro di autolesionismo da molto tempo. Tutto incominciò alle medie, quando dei bulli incominciarono a chiamarmi: “Grassa" "brutta "cicciona”, non era bello sentirsi dire queste cose tutti i giorni, ne soffrivo molto e non riuscivo a sopportare tutto questo, quindi trovai un’unica via d’uscita nel tagliarmi.
Vivo a Londra, la città dei sogni. Decisi di entrare nella mia camera e sedermi vicino alla scrivania, lì c’è sempre qualche raggio di sole che mi sfiora la pelle e che mi riscalda, accesi il computer e misi qualche canzone di Justin Bieber uno dei miei tanti cantanti preferiti, la misi così, per dar un po’ vita a quella stanza, quella piccola, ma accogliente stanza.
 
‘DRIIN, DRIIN’.
Fottuta sveglia, che bel buongiorno.
Allungai la mano per spegnerla, erano le 7:00 e dovevo alzarmi per andare a scuola. Ho un rapporto complicato con la scuola, non so neanche a me se piace o no, mi piace perché faccio conoscenze, ma diciamo che non mi piace studiare, come a tutte le persone sane di mente.
Mi alzai, andai a farmi una doccia, mi vestii semplice come al solito, non sono una tipa da ‘gonne’, oh no, sono un maschiaccio. Indossai una maglia a maniche lunghe bianca, una cintura blu elettrico, un pantalone beige e le mie scarpe preferite, le Supra blu. Afferrai lo zaino, salutai mia mamma dandole un bacio e poi mi incamminai per andare a scuola.

Dopo circa 12 minuti di camminata, eccola la mia scuola, non è male, è gigantesca e ci sono tanti bei ragazzi, la stavo guardando quando all’improvviso delle mani coprono i miei occhi: ‘Indovina chi soooono’ disse.

“Ashley, so che sei tu” – Ashley è la mia migliore amica, siamo amiche dalle medie, andiamo alla stessa scuola però lei fa un corso ed io un altro, quindi ci incontriamo nei corridoi e in bagno.
Lei è meravigliosa, occhi verdi, capelli abbastanza lunghi di un colore tra il biondo e il moro, delle guance stupende e delle belle labbra, devo ammetterlo.

“Pronta per un altro giorno di scuola?” – Disse Ashley.

“Ash” – così la chiamavo – “Ti senti bene? Quando mai una persona vorrebbe venire a SCUOLA? Solo il nome mi fa venire i brividi. Ma purtroppo dobbiamo continuare a frequentarla.”  Dissi sbadigliando, avevo sonno.

“Sono passati 2 mesi e mezzo da quando frequentiamo questa scuola e tu continui a sbadigliare, ma non ti abitui mai? Dai, entriamo” – disse tirandomi con il braccio dentro scuola.

“Ash, la mia classe è nell’altro corridoio, quindi, ci vediamo all’uscita, a dopo” dissi  dandole un bacio sulla guancia.

“A dopo Rose!” disse ricambiando il bacio. Sembravamo due fidanzatini sdolcinati.

Ecco la mia classe, prima di aprire la porta la guardai, tirai un sospiro aprii la porta e dissi: “Buongiorno, scusate il ritardo.” – facevo sempre ritardo.

“Stiamo facendo francese, esci e rientra dicendo ‘Bonjour’ “ disse la prof.- Erano le 8.24 e i prof. Già hanno tanta voglia di rompere i coglioni?

Dissi: “Certo, certo, bon jour” arronzandola. Afferrai la mia cartella e la poggiai sul banco, il mio banco era il più bello, terza fila, in fondo, vicino alla finestra e al termosifone, che spettacolo. La prof. Dopo aver fatto l’appello incominciò a blaterare qualcosa, io poggiai la testa sul banco e incominciai a dormire, come al solito.

“Rose, svegliati, Roose!!” –

“Che vuoi Mary?” – Mary era la mia compagna di banco, aveva i capelli rossi, le lentiggini e gli occhi azzurri, uno spettacolo di ragazza.

“Tra poco suona la campanella, svegliati.” –

DRIIIIIIIN. Devono far santa quella ragazza, è dal primo superiore che mi salva il… fondoschiena (?).

Uscimmo dalla classe e mi diressi all’armadietto, l’ora successiva avevo inglese, quindi afferrai il libro di inglese e lo misi nella borsa, presi Mary per il braccetto ed entrammo in un’altra classe. Come al solito, continuai a dormire in tutte le ore, questo facevo a scuola.

“Rose, stiamo alla quinta ora, svegliati e scrivi questa cosa sul diario.” –Disse Mary- “Domani a causa di un’ assemblea d’istituto si uscirà alle ore 10.15 e non alle 13.15”
Scrissi di corsa, mi alzai e finalmente è suonata anche l’ultima campanella.
Io e Mary uscimmo da scuola, stavamo sulle scale aspettando Ash.

“Eccoti finalmente” –dissi. – “Dai, andiamo.”
ci incamminammo tutte e tre verso casa, abitavamo di fronte, nello stesso quartiere, molto vicino forse, anche un po’ troppo.


 
‘DRIIIN, DRIIIN’  Di nuovo la sveglia,la spengo, mi alzo,  apro la finestra e vedo che stamattina c’è un sole a dir poco meraviglioso, lo guardaii per due minuti, mi mise di buon umore non so perché, ma mi venne voglia di andare a scuola, cosa stranissima. Come al solito, andaii a farmi una doccia, mi vestii, diedi un bacio a mia madre, bussai sia Ash che Mary , le aspettai e poi ci incamminammo verso scuola.

C’era la cosiddetta ‘assemblea’, quindi invece di entrare nella classe, le prof. Ci fecero sedere nel giardino facendoci sentire i ragazzi che si volevano candidare  e BLA, BLA, BLA.
Dopo 10 minuti, mi alzaii dalla sedia entrai a scuola, salutai un paio di persone che conoscevo, poi andai dalla mia bidella ‘preferita’, la adoravo, era sempre dolce e gentile con me, ogni tanto ci offrivamo la cioccolata calda. Il mio problema dei tagli lo sapevano solo Ash, Mary e lei, quindi quando i tagli bruciavano molto, lei trovava sempre una scusa ed entrava in infermeria per medicarmi, ogni volta le dicevo ‘non accadrà più, scusa’, ma non sono mai riuscita a mantenere questa promessa, parlammo del più e del meno, quando sentii una voce a dir poco stupenda nei corridoi, salutai la bidella dandole un bacio sulla guancia e ‘seguii’ la voce, entrai in vari corridoi ma niente, entrai in un altro e finalmente indovinai da dove proveniva quella voce.

Trovai un ragazzo biondo, seduto per terra, la carnagione chiara, lui come me indossava le Supra, aveva una chitarra tra le mani e stava cantando ‘Baby’ di Justin Bieber… eccolo: http://www.youtube.com/watch?v=qkdddTS4l50
Aveva una maglia Viola, un jeans largo e delle Supra viola, anche a lui piaceva Justin Bieber. Lo guardaii, passai vicino a lui e incominciaii a canticchiarla, alzò lo sguardo e vidi i suoi stupendi occhi azzurri, devo ammetterlo, sentii dei brividi lungo la schiena, erano meravigliosi, mi fece cenno con la mano di sedermi vicino a lui, feci come disse e poi disse: “Dai, canta”
io: “No, scusa… non sono brava”
si girò verso di me e mi sorrise, aveva un sorriso stupendo, poi poggiò di nuovo le mani sulla sua chitarra, era come se stesse in un altro mondo, lui e la chitarra erano un un’unica cosa, non sarei mai capace di definire bene quel momento, era qualcosa di pazzesco.
Finì di cantare, ci alzammo, si avvicinò a me e mi strinse la mano dicendo: “Piacere, Niall.”

Io, sorridendo con timidezza: “Piacere, Rose”

‘Allungai’ le maniche della maglia sopra le mani, era un mio vizio, e non lo facevo solo per coprire i tagli.
Niall lo notò e disse: “Hey, hai freddo?”

Io: “No, scusa, è che… mi sento protetta quando allungo le maniche” ed era vero –“Scusa, ma ora devo proprio andare, è stato un piacere sentirti… Hai, ehm, una bella voce” - lo salutaii con la mano, e poi tornai in giardino dove si stava ancora svolgendo l’assemblea.  

Trovai Ash e Mary ridere tra di loro, mi sieddi vicino a loro e Ash: “Dove cazzo sei stata?” –con la solita finezza di un elefante.
Io: “Stavo gironzolando per i corridoi”

“Come sempre” – Si intromise Mary.

“Quando vedo ‘sto ragazzo biondo con le Supra che suona la chitarra cantando ‘Baby’, mi ha fatto segno di sedermi vicino a lui, e che dire… è davvero un ragazzo stupendo.”

L’assemblea finalmente finì, presi per la mano Ash e Mary e ci incamminammo verso il parco centrale, ci facemmo un bel giretto quando davanti a noi trovammo le giostre… da quel momento persi le mie migliori amiche, stavano al mio fianco, chiudo gli occhi per un secondo e le trovo gironzolare come farfalle sui fiori da una giostra all’altra, fischietto un po’ e faccio finta di non conoscerle, insomma, io ho la mia dignità e un po’ di buona reputazione.

“Rooooooooooooooose, non far finta di non conoserci” – disse Ash.

“Hey signora, hey, lo sapete, quella ragazza è una mia amica” – disse Mary parlando con una signora sconosciuta indicandomi.

Ah, posso dire che quel poco di reputazione che era rimasta era andata a farsi benedire.

“Ragazze, smettetela di mettermi a figura di merda” – dissi mettendo la mano sulla nuca. Corsi da loro, le tirai fuori da quel maledetto parco giochi e continuammo la nostra bella camminata per poi tornare a casa.

Mamma: “A tavola tesoro.”

Non volevo mangiare, non potevo, ogni volta che mi sedevo a tavola e vedevo il cibo mi veniva da vomitare e passavano tante voci per la testa, tipo “cicciona” “grassa” “non farlo” e quindi non mangiavo.

“Mamma, scusa, le mie amiche mi hanno offerto una fetta di pizza, già ho mangiato”- seh certo.





 
Arrivai a scuola, come al solito in ritardo, entrai in classe e vidi che Mary non c’era, quindi andai al mio posto e cominciai a messaggiare un po’ con lei chiedendole come mai non era venuta.

“Rose” – mi richiamò la prof. di latino, feci finta di non sentirla.

“Rose Cyrus” – Incominciò ad urlare, che gallina.

“Prof. si calmi, sono qui.” – dissi.

“Presti attenzione alla lezione, insomma.”

L’ora finì, andai al mio armadietto e presi il libro di matematica,andai in classe e il mio solito posto era occupato.
“Prof. il mio posto è occupato…” – dissi indicando il mio posto.
“Signorina Cyrus, si sieda lì, al secondo banco.” – non volevo sedermi lì, dietro di me c’era un bulletto delle medie, solo a guardarlo mi veniva voglia di piangere, quello stronzo

"Professore ma..." - cercai di fargli cambiare idea.

"Cyrus faccia come le dico." - disse guardandomi con aria severa.

“Va bene professore” – dissi senza aggiungere altro.

Andai al mio posto, poggiai il libro e il quaderno di matematica sul banco, quando sentii delle voci: “Hey grassona, che ci fai qui?”

“Non vedi, coglione?” – dissi con tono acido. Mi mostravo forte, ma i miei polsi mostravano la verità, mostravano chi ero veramente.

“Grassona inutile del cazzo.” – disse.

Stavo per scoppiare a piangere, quindi presi un temperamatite e lo misi in tasca.

“Prof. posso andare al bagno?”- dissi ‘allungandomi’ le maniche della maglia.

“Cyrus ma siamo alla seconda ora…”- disse il professore.

 “è urgente…” – dissi mentendo

“Va bene, vada.”- disse.
Mi alzai dal banco e sentivo ridere, avevo questo problema che quando sentivo ridere alle mie spalle, pensavo che tutto fosse rivolto a me, e quindi mi sentivo sempre al centro dell’attenzione, purtroppo non in senso positivo.

Corsi in bagno,trattenendo le lacrime, aprii una porta, presi la lama del temperamatite e incominciai a farla scorrere sul mio polso pieno di cicatrici, era il mio unico modo di sfogarmi, in bagno non c’era nessuno quindi non piansi silenziosamente,come facevo di solito. La lama scorreva sul polso, bruciava tantissimo, ma non più di tutte quelle fottute parole che mi ripetevano ogni giorno. Vedevo delle gocce per terra di sangue, ma di quelle me ne sarei occupata dopo, sentii dei passi nel bagno, mi tappai la bocca per non farmi sentire, poi sentii una voce maschile che diceva: “NON VOGLIO.”

Una ragazza: “Ma come, me lo avevi promesso…”

Il ragazzo: “No, ora vai via, che se ti beccano qui con me ti danno una sospensione, muoviti.”

Sentii di nuovo dei passi, asciugai il sangue per terra, aprii la porta, vidi che non c’era nessuno, mi avvicinai al lavandino, vidi la mia immagine riflessa in quel piccolo specchio e pensavo: “Non sei abbastanza bella, non sei abbastanza magra” e guardavo i miei polsi pieni di sangue, li misi nel lavandino e feci scorrere l’acqua sopra, li guardavo e soffrivo tantissimo , bruciavano e molto, appena finito avrei chiamato la bidella e mi sarei fatta aiutare, ancora una volta. Il lavandino era ancora sporco di sangue e anche un po’ i polsi ma non troppo, stavo prendendo la carta igienica per pulirli quando sentii una voce:

“CHE COSA STAI FACENDO?”


 
  
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