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Autore: eian    29/12/2012    2 recensioni
La missione quinquennale è finita e Kirk è ammiraglio, ma non è felice. Troppi se, troppi rimpianti. E Spock è perduto per sempre tra le sabbie del suo pianeta.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Da un sogno di stanotte. Io ero Kirk, giuro. Avreste voluto essere al mio posto? eheheh... peccato svegliarsi!


Aspettando V’ger

 
Dovevamo posare per una fotografia. O qualcosa del genere, non mi era ben chiaro ne’ mi importava.
Sembravamo quei vecchi testimonial di profumi di una volta, oppure di qualche gadget con le nostre sembianze che già le industrie producevano per adolescenti esaltati.
Ero sdraiato prono, con la maglia dorata dal collo a V, un braccio languidamente piegato sotto la testa.
Spock, con la sua uniforme dalla casacca azzurra e i pantaloni neri negli stivali d’ordinanza, stava sdraiato su un fianco con la testa sorretta dal braccio.
Eravamo giovani, incredibilmente giovani.
Guardavamo… beh, chiunque fosse. Non aveva molta importanza.
Quando l’immagine fu presa fummo improvvisamente soli.
Sorrisi con sollievo al mio primo ufficiale nonché migliore amico.
Lui mi restituì lo sguardo, con quella espressione che in tanti anni di avventure assieme tra i meandri dell’universo avevo imparato ad interpretare come ironia. E affetto, ormai ne ero certo.
- Abbiamo finito, Jim. Ti senti sollevato? –
- Dio, sì – risposi con un sospiro esagerato.Come poteva un essere che praticava un totale controllo delle emozioni essere così sensibile a quelle degli altri? Me l’ero spesso chiesto.
All’improvviso il vulcaniano si era chinato su di me; il gesto inaspettato mi aveva congelato, paralizzato.
Era quello che pensavo? Ma come…
Un centimetro dopo l’altro si era avvicinato al mio volto col suo, una lentezza esasperante.
Le sue labbra si erano poggiate sulle mie.
Non me l‘aspettavo proprio. Non sapevo cosa pensare.
Ovviamente, erano più calde delle mie, pensai all’inizio, dato che la sua temperatura corporea era più alta di quella umana.
Per il resto…
Paradisiache.
Perché all’improvviso mi baciava? Non ne avevo la minima idea, ma dopo breve smisi di chiedermene la ragione, perso nella morbidezza di quelle labbra che baciavano le mie come facevano qualunque altra cosa: con efficienza e deliziosa maestria.
****
Mi svegliai.
Nuovamente quel dannato sogno.
Aveva cominciato a perseguitarmi alla fine della missione quinquennale, quando ero stato nominato ammiraglio e bloccato definitivamente sulla Terra, lontano dalle stelle, dalla mia amata Enterprise e da qualunque altra cosa avesse dato un significato alla mia vita.
Lontano dai miei amici.
Lontano da Spock.
Il vulcaniano era tornato al suo pianeta e scelto di intraprendere la via del Kho-lin-har, nel tentativo di sopprimere la sua metà umana ed emotiva, strangolarla sotto la più ferrea logica, rinnegarla definitivamente.
Era stato uno schiaffo per me, per tutti noi.
Un insulto.
Un lutto.
Il dolore era ancora vivido e bruciante. Quello che sarebbe potuto essere tra noi e non era mai stato.
Quel dannato sogno.
Per quel che ne sapevo Spock era ancora chiuso nel suo tempio di sabbia e rocce desolate sul monte Seleya, a praticare la meditazione e chissà che altri dannati rituali dietro gli insegnamenti della reldai vulcaniana.
Che morisse pure disseccato, per quel che gliene importava.
Mi toccai le labbra. Quel dannato sogno…
Lo richiusi nel suo cassetto mentale, con tutti gli  “e se fosse stato…” che riguardavano la mia vita in generale e il mio amico vulcaniano in particolare.
Ex-amico.
Non l’avrei più rivisto, mi sussurrò la vocina dell’autocommiserazione che mi perseguitava, non l’avrei più rivisto, non avremmo più parlato nè litigato su questioni banali o di vitale importanza.
Il sogno sarebbe rimasto per sempre tale, il bastardo con le orecchie a punta vestiva una tunica bianca e mai più la sua uniforme azzurra.
Il comunicatore trillò  e  mi alzai a prendere la chiamata, soffocando il dolore al petto.
Qualche minuto dopo, pallido, sentii la mancanza del mio amico come non mai.
La Terra era sotto attacco, una sonda di immensa potenza distruggeva ogni cosa al suo passaggio e toccava ancora a me e alla mia Enterprise fare la differenza.
Avrei voluto dire addio al mio vulcaniano, ma sapevo che non c’era modo di contattarlo.
Era perduto per sempre.
Gli augurai mentalmente lunga vita e prosperità e indossai la casacca rossa con le spalline bianche da ammiraglio.

Ovviamente Kirk si sbaglia e presto rincontrerà Spock, anche se molto cambiato, il quale cercherà di farsi ammazzare  nel tentativo di contattare una macchina che come lui pensa che il senso della vita sia la mancanza di emozioni. Per fortuna della Terra (e per noi) scopriranno entrambi che non è affatto così.
Spero vi sia piaciuta. A presto!

  
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