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Autore: akira90    15/07/2007    1 recensioni
E se il druido Allanon decidesse di non voler essere l'unico druido per non rimanere solo? Questa fanfic illustra quello che secondo me potrebbe accadere.
Genere: Triste, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allanon, Altro Personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ich möchte nicht allein bleiben /

Non voglio rimanere solo

Nota importante dell’autrice: Il testo è ispirato alla saga di Shannara dello scrittore Terry Brooks. L’episodio seguente è opera di fantasia della sottoscritta ed è da collocarsi fra il preludio “Il primo re d Shannara” e il primo libro “La spada di Shannara”.
L’idea della fan fiction mi è venuta perché mi sono sempre chiesta perché Allanon non si scelto degli amici . Desidero anche spiegare il motivo del titolo: la prima parte è in tedesco, perché vorrei ricordarmi che quando ho iniziato a scriverla erano appena andati via i tedeschi che abbiamo ospitato e la scelta della seconda parte, che è la traduzione italiana della prima, è dovuta al mio unico pensiero quando quella che ritenevo la mia unica amica ha tradito fortemente la mia fiducia.
La dedica di questo testo, pertanto, va alle persone che mi hanno aiutata in quel periodo difficile evitando che io rimanessi sola. Vorrei precisare che la decisione di mettere per iscritto questa mia idea è nata dal fatto che volevo trovare un senso alla mia storia personale: è servita a produrre questo testo che, anche se non è il mio racconto migliore lo considero tuttavia quello che mi rappresenta maggiormente. Sono l’espressione di un grande momento della mia vita e delle mie passioni: la lettura dei fantasy di Terry Brooks e la scrittura.
Il sole stava tramontando, lasciando un riflesso sull’acqua del lago di fronte a lui, che brillava come diamanti che luccicano in una grotta illuminata da una torcia.
Lui fissava il lago con gli occhi lucidi per i ricordi non ancora abbastanza lontani dai suoi pensieri.
Il paesaggio che aveva davanti a sé gli riaffiorava nella memoria uno dei momenti più brutti della sua vita. Gli venne un nodo alla gola e per toglierlo deglutì. Si mise le mani in tasca: erano fredde, nonostante fosse Giugno inoltrato e la temperatura nella norma estiva.

Si sedette sulla riva, prendendosi la testa fra le mani e massaggiandosi le tempie. Doveva rilassarsi; non poteva continuare così, in quello stato non avrebbe concluso nessuno dei compiti che doveva svolgere.

Erano passati esattamente nove anni da quell’episodio ma se lo ricordava perfettamente.

Bremen lo aveva preparato a lungo per quel giorno e quando era arrivato lui credeva di essere abbastanza forte da poter affrontare la realtà senza di lui. Invece doveva ammettere che si sbagliava. Aveva bisogno di lui.

Gli aveva insegnato tanto, molto di quello che sapeva sulla magia; inoltre era il suo padre adottivo, dopo che aveva perso quello vero durante la guerra.

Lo aveva trovato e gli aveva offerto un pezzo di pane e lui, ancora bambino, aveva avuto paura di lui ma allo stesso tempo ne era stato attratto. Non sapeva spiegarne il motivo, probabilmente il destino aveva voluto quell’incontro, per poter dare all’ultimo dei Druidi, Bremen, un erede.

Dopo l’indebolimento dei poteri di Brona, il Signore degli Inganni, per opera di Jerle Shannara, il Druido lo aveva portato con sé, insegnandogli tutto quello che gli era possibile sulla magia.

Ora era lui l’ultimo dei Druidi e il peso di questa responsabilità cominciava a farsi sentire. I Re e i capi di stato delle Quattro Terre lo adulavano e lui, Allanon, faceva finta di non capirlo ma questi capivano che lui era più intelligente di loro, poiché nascondeva i suoi veri pensieri e le verità, rivelandole in parte.

Non gli piaceva dover sopportare queste persone ma era un compito affidatogli che non poteva evitare di svolgere.

Quello che lo faceva maggiormente soffrire era la solitudine. Rivoleva il padre adottivo ma la magia non permette la resurrezione dei morti, anche se dà la possibilità di allontanarla con il Sonno dei Druidi.

Non aveva nessun amico: nessuno voleva stare accanto ad un uomo oscuro come lui, perché incuteva timore e sembrava che fosse avvolto da un mantello di mistero.

In mancanza del padre, avrebbe accettato volentieri la compagnia di altre persone ma non sapeva come fare per accaparrarsi l’amicizia di qualcuno.

Si sentiva troppo stanco, quindi si alzò e si sedette con la schiena appoggiata al tronco di un albero e lì si addormentò.

Ebbe un sonno agitato, durante il quale gli comparve in sogno il padre adottivo che gli ripeteva: “Devi farcela, la solitudine caratterizza noi Druidi…Non puoi mollare proprio ora, ci sei solo tu che puoi tramandare le arti magiche…Resisti!”.
Quando finalmente Allanon si svegliò aveva le idee chiare: non avrebbe seguito per la prima volta in vita sua quello che Bremen gli aveva suggerito ma avrebbe cercato di realizzare un’idea che gli era appena venuta in mente e che sembrava la soluzione a tutti i suoi problemi.
Si incamminò verso Paranor qualche ora prima dell’alba. Amava il buio, gli dava una piccolo momento di serenità, poiché grazie ad esso riusciva a svuotare totalmente la mente. L’aria fresca gli sfiorava il viso facendolo rabbrividire leggermente: non era abituato a sensazioni delicate come sentire il vento soffiare piano contro la sua pelle.
Chiuse gli occhi per circa un minuto, smettendo di camminare e ascoltando con maggiore attenzione i rumori della notte.
Sorrise. Era un sorriso vero, di quelli che raramente si disegnavano sul suo volto, perché di solito accadeva che sogghignasse beffardamente.
Continuò a camminare per un giorno intero, fino a che non scorse l’imponente castello di Paranor.
Entrato da un ingresso nascosto dall’edera, si rese conto che il castello aveva bisogno di essere sistemato.
La maggior parte dei mobili aveva i tarli e i rimanenti erano marci e ricoperti di polvere.
Nella dispensa non c’erano più provviste: solo qualche bottiglia di birra sparse qua e là.
Vide che l’unica stanza rimasta veramente in ordine era la biblioteca segreta, il cui accesso gli era stato insegnato dall’ombra del padre pochi mesi prima.
In quel breve periodo aveva letto metà dei libri e aveva imparato moltissime tecniche combattive e magiche dei Druidi. I restanti libri secondo Bremen non erano molto importanti ma servivano comunque alla sua cultura. Allanon decise che li avrebbe letti dopo aver portato a termine la sua idea.
Richiuse la biblioteca con potenti magie e si diresse verso la sua stanza da letto. Si sdraiò vestito sul letto e si addormentò, nonostante non fosse sua intenzione.
In sogno gli apparve nuovamente l’ombra del padre che gli sussurrava: “Non farlo Allanon, te ne pentirai…non farlo…non farlo…”
Non voleva ascoltarlo ma non riusciva a contrastare i poteri del padre.
Dopo lunghi minuti si svegliò madido di sudore.
Alcuni giorni dopo era già al lavoro. Aveva mandato alcuni messaggeri ai re e ai capi di stato delle Quattro Terre, che, saputo da chi provenivano, ebbero paura di cosa potesse esserci scritto.
Solo il Re degli Elfi, Jerle Shannara, lesse con curiosità e interesse, approvando quello che il druido Allanon aveva in mente.
Radunò i suoi rappresentanti e insieme a loro decise di divulgare il contenuto di quel messaggio al suo popolo.
Gli Elfi, quindi, vennero a sapere che il loro re nel pomeriggio avrebbe tenuto un discorso per informarli di una notizia pervenuta dall’erede di Bremen.
Jerle, affacciatosi al balcone e vedendo la folla che attendeva in trepidazione per ciò che potesse volere l’essere più oscuro del mondo dopo Brona, iniziò il suo discorso: “Miei carissimi, desidererei informarvi di una possibilità che vi viene offerta da un uomo molto generoso. Costui è Allanon, figlio del druido Bremen, il quale mi ha scritto di voler riaprire Paranor.”
La gente si guardava stupita. Non si sarebbero aspettati una cosa simile.
“Pertanto – continuò Jerle – avrebbe bisogno di persone che rendessero possibile quest’occasione. Chi volesse imparare arti magiche e anche la storia che ha caratterizzato la cultura del nostro mondo, lo prego di recarsi alle nove di sabato qui davanti alla porta della città, per recarsi insieme al castello dei druidi. Ringrazio anticipatamente chi decidesse di aderire a questa stupenda iniziativa”.
Anche nelle altre parti del mondo era stato dato l’annuncio di questa possibilità ma non era stata accolta con così grande entusiasmo come dagli Elfi.
Sabato mattina le persone davanti alla porta della città di Arborlon, capitale delle Terre dell’Ovest, dove abitavano i sudditi di Jerle, erano circa cinquecento. Un numero esorbitante per la capienza del castello di Paranor e che aggiunto a quello proveniente dalle restanti parti delle Quattro Terre avrebbe indotto Allanon a compiere una selezione.
Il giorno dopo al cospetto dell’ultimo dei druidi si presentarono all’incirca mille persone. Non si sarebbe mai aspettato un numero così elevato.
“Benvenuti a tutti!” disse il druido. La folla non rispose.
“Spero che abbiate almeno una vaga idea di quello che vi chiederò di fare. Inizieremo dividendovi in gruppi, ai quali nei prossimi giorni compicerò ad impartire le lezioni di magia e di storia. Quando saranno passati sei mesi ognuno di voi dovrà essere sottoposto a degli esami, sia scritti, sia orali e pratici. I migliori trecento potranno rimanere a studiare qui a Paranor. Io avrei finito di spiegarvi, se avete domande potete pormele, altrimenti potete andare a scegliere le vostre camere.”
Un ragazzo alquanto magro alzò una mano e Allanon lo fece parlare.
“Ma ci staremo tutti nel castello?”
“Certo, ma dovrete stare in cinque per camera. Un piccolo sacrificio, non ti pare?” chiese il druido sarcastico.
“Sì piccolo” disse il ragazzo diventando rosso. Non era affatto d’accordo con le parole dell’altro.
Nei giorni seguenti iniziarono le lezioni, gestite dal druido con difficoltà a causa della mancanza di disciplina di alcuni alunni.
Certi si dimostrarono intelligenti e con voglia di imparare, altri erano svogliati, probabilmente obbligati dalle famiglie a venire a diventare maestri nell’arte della magia.
Cominciarono a crearsi delle simpatie e delle antipatie: persino Allanon prediligeva alcuni e tollerava altri.
Un giorno stava insegnando ad uno dei gruppi che gli piaceva di meno, quando una ragazza sulla ventina gli chiese: “Ma lei ha mai avuto altri interessi oltre alla magia?”
“Mi dica cosa centra con la lezione di storia, signorina Sheila!” rispose Allanon calmo.
“Oh, niente…per curiosità!”
“Se non le interessa la lezione è pregata di andarsene dall’aula.”
“Oh no, è molto interessante ma ci chiedevamo se lei per caso avesse anche una vita privata.”
“Non credo che quello che faccio della mia vita siano affari suoi e ora se vuole lasciarmi finire la spiegazione le sarei molto grata.”
Lei si alzò dal suo posto e si avvicinò a lui. Allanon la squadrò da capo a piedi, cercando di capire quali fossero le intenzioni della ragazza.
“La prego di andarsi a sedere.”
Lei fece finta di non sentire. Lo prese per i fianchi e lo baciò. Lui rimase sorpreso dal suo atteggiamento. Quando si staccarono la classe scoppiò a ridere. Sheila gli sorrise. Allanon, eccitato e arrabbiato per quel gesto, decise che non poteva farsi deridere dai suoi alunni, specialmente dalla ragazza. Li avrebbe castigati.
“Bene, siccome ridete tanto per domani dovrete consegnarmi una relazione di venti pagine sulla guerra dei duecento anni (Guerra inesistente, anche nei libri da cui si ispira la fan fiction. È di pura invenzione dell’autrice.). Chi non me la consegnerà o me la darà di con più o meno pagine verrà espulso. Spero di essere stato abbastanza chiaro.”
Alcuni dei ragazzi deglutirono mentre gli altri cercarono di rimanere impassibili. Il druido fece un sorriso beffardo. Aveva avuto la sua piccola vendetta.

Alla sera c’era l’usanza di mangiare nel cortile divisi in tanti tavoli. Sheila si sedette accanto a lui. Allanon mangiò in silenzio, poiché cercava di evitare di parlare con la ragazza.
“Penso proprio che non sarò espulsa…la mia relazione è di venti pagine precise ed è estremamente dettagliata” disse Sheila guardando con la coda dell’occhio il druido. Allanon fece finta di nulla. Lei avvicinò la sedia alla sua, poi gli bisbigliò nell’orecchio: “Ti è piaciuto il nostro bacio?”
“Molto” rispose lui senza nemmeno guardarla.
“Allora potresti darmene uno tu stavolta.”
“Uno basta e avanza.”
“Io credo che tu ne abbia bisogno più di uno.”
“Questo è quello che pensi tu.”
“È quello che pensi anche tu. Dai, lasciati andare…è così semplice!”
Lui non rispose. Aveva capito che non ci sapeva fare con le donne. L’unico campo in cui lui era veramente inesperto.
“Forse ho bisogno di fare qualche esperienza con le donne” si disse Allanon.
“Non devono pensare che io possa avere delle debolezze per una ragazza…non avrei più l’autorità che ho adesso…ma lei è così bella.”
Per un attimo rimase a contemplarla mentre lei aspettava una risposta che non venne mai. Approfittò di quello sguardo per baciarlo di nuovo. Lui corrispose al bacio.
Quando lei si staccò da lui si alzò dal suo posto e si diresse verso la sua camera. Lui la seguì.
“Vorrei capire perché hai questo atteggiamento con me.”
“Che atteggiamento?” chiese lei sorpresa dalla domanda.
Ma non lo lasciò finire. Lo abbracciò sui fianchi e riprese a baciarlo, stavolta con più foga. Lui cominciò ad accarezzarle i capelli castani, morbidi e mossi come quelli di una bambola. Sheila prese Allanon per le mani e lo trascinò sul letto, dove consumarono la loro prima notte insieme.
Passarono i mesi e anche dopo gli esami di selezione il druido e la sua ragazza potevano rimanere ancora insieme. I due ormai erano fidanzati ufficialmente e non erano l’unica coppia che si era formata durante il periodo delle lezioni.
Un giorno, mentre Allanon camminava per il giardino del castello con Sheila, pensò di farle vedere un piccolo passaggio segreto che portava alla sua stanza, così che lei potesse andarlo a trovare senza essere vista da altri. Lui accese tutte le torce con la magia.
“Molto romantico!” disse lei stringendogli la mano. Lui le sorrise.
“Ti piace?” le domandò.
“Sì, è stupendo! Non sapevo che esistessero dei passaggi segreti a Paranor e per lo più così…così…come dire…meravigliosi!”
Lui la prese in braccio e la portò nella sua camera, dove lei cominciò a riempirlo di baci e carezze fino all’alba.
Qualche giorno dopo Allanon andò a dormire tranquillo. Ogni cosa a Paranor era sotto controllo. Due guardie erano come sempre appostate davanti all’ingresso principale e altre quattro su quelli laterali. Nel castello regnava la pace e il silenzio.
Fu svegliato da un leggero scricchiolio, forse di una porta; non seppe bene identificare da dove provenisse il rumore e decise di ritornare a dormire, pensando che probabilmente fosse stato qualcuno che voleva intrufolarsi nella camera del proprio amato.
All’improvviso la porta da cui si entrava dal passaggio segreto si aprì e ne vennero fuori cinque guerrieri completamente armati. Il druido cercò di mantenere la calma. Dal corridoio sentiva gente urlare di terrore: qualcuno li aveva traditi e in cuor suo sapeva già chi era stato. Uccise uno dei guerrieri con un calcio sul viso e altri due li infilzò con una spada che era appesa al muro. Gli ultimi due li finì con il fuoco magico, la sua arma preferita. Si precipitò nel corridoio, perché voleva andare ad aiutare i suoi allievi ad eliminare i guerrieri.
Gli intrusi erano uomini, presumibilmente ingaggiati da qualche loro capo di stato per eliminarli tutti.
“Venite c’è lo stregone ancora in vita!” disse uno di loro indicandolo.
Allanon lo zittì con un pugno sullo stomaco.
Vide che i suoi allievi non se la cavavano male contro gli intrusi, quindi decise che avrebbe cercato Sheila, la traditrice.
Uccisi molti nemici, la trovò impegnata a combattere contro uno dei suoi allievi migliori.
“Oh, eccoti qua!” disse Allanon sfoggiando uno dei suoi sorrisi beffardi.
Lei, distratta, venne ferita alla spalla dal suo avversario; poi si scagliò contro il druido mancandolo per un soffio. Lui la prese per il collo e le inferse sul ventre un colpo della sua spada. Lei ebbe un fremito e poi cadde a terra senza vita.
Quel tradimento era costato la vita a tutti i guerrieri e a molti degli allievi di Allanon. Quelli che erano sopravvissuti avevano paura a rimanere nel castello, pertanto il druido li invitò a ritornarsene nelle loro case.
Era di nuovo solo, ancora più infelice di prima.
Guardò il castello, incapace di credere a quanto era successo. Aveva riposto la sua amicizia, nonché il suo amore, in una donna che aveva già l’intenzione di tradirlo. Si sentiva uno stupido.
“Perché tutto questo è successo a me!” urlò disperato e l’eco del grido si protrasse a lungo fra le montagne.
“Devo proprio rimanere solo?” urlò ancora più forte. Poi si mise a piangere senza riuscire a fermarsi.
La risposta alla sua domanda la sapeva già. Avrebbe dovuto seguire quello che suo padre gli aveva consigliato.
Non riusciva a trovare pace: sia per il fatto di essere stato ingannato, sia perché ora non aveva più nessuno.
Dopo qualche minuto decise che avrebbe seguito quello che il destino voleva. Non aveva altra scelta.
Piccola nota finale: La brevità della trama è voluta proprio per lasciar spazio ai sentimenti iniziali e quelli finali anche se più brevi.
io credo che ognuno abbia la scelta di poter decidere del proprio futuro. Ho fatto credere al protagonista di non averne per adattare la mia storia a quella del libro “La spada di Shannara” dove non esistono altri druidi all’infuori di Allanon e quest’ultimo non aveva amici. Ho deciso questo finale anche perché gli ultimi pensieri del druido sono stati anche i miei per un periodo molto lungo. Ma da un momento brutto ci si può saltar fuori facendo le scelte giuste e dandosi da fare. Questa è la mia esperienza.
   
 
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