Ich möchte
nicht allein bleiben /
Non
voglio rimanere solo
Nota importante
dell’autrice: Il testo è ispirato alla saga di Shannara dello scrittore
Terry Brooks. L’episodio seguente è opera di fantasia della
sottoscritta ed è da collocarsi fra il preludio “Il
primo re d Shannara” e il primo libro “La spada di Shannara”.
L’idea della fan
fiction mi è venuta perché mi sono sempre chiesta perché Allanon
non si scelto degli amici . Desidero anche spiegare il
motivo del titolo: la prima parte è in tedesco, perché vorrei
ricordarmi che quando ho iniziato a scriverla erano appena andati via i
tedeschi che abbiamo ospitato e la scelta della seconda parte, che è la
traduzione italiana della prima, è dovuta al mio unico pensiero quando
quella che ritenevo la mia unica amica ha tradito fortemente la mia
fiducia.
La dedica di
questo testo, pertanto, va alle persone che mi hanno aiutata in quel
periodo difficile evitando che io rimanessi sola. Vorrei
precisare che la decisione di mettere per iscritto questa mia idea è
nata dal fatto che volevo trovare un senso alla mia storia personale: è
servita a produrre questo testo che, anche se non è il mio racconto
migliore lo considero tuttavia quello che mi rappresenta maggiormente.
Sono l’espressione di un grande momento della mia vita e delle mie
passioni: la lettura dei fantasy di Terry Brooks e la scrittura.
Il sole stava tramontando,
lasciando un riflesso sull’acqua del lago di fronte a lui, che brillava
come diamanti che luccicano in una grotta illuminata da una torcia.
Lui fissava il lago con gli occhi
lucidi per i ricordi non ancora abbastanza lontani dai suoi pensieri.
Il paesaggio che aveva davanti a sé gli riaffiorava nella memoria uno dei momenti più brutti della sua vita. Gli venne un nodo alla gola e per toglierlo deglutì. Si mise le mani in tasca: erano fredde, nonostante fosse Giugno inoltrato e la temperatura nella norma estiva.
Si sedette sulla riva, prendendosi la testa fra le mani e massaggiandosi le tempie. Doveva rilassarsi; non poteva continuare così, in quello stato non avrebbe concluso nessuno dei compiti che doveva svolgere.
Erano passati esattamente nove anni da quell’episodio ma se lo ricordava perfettamente.
Bremen lo aveva preparato a lungo per quel giorno e quando era arrivato lui credeva di essere abbastanza forte da poter affrontare la realtà senza di lui. Invece doveva ammettere che si sbagliava. Aveva bisogno di lui.
Gli aveva insegnato tanto, molto di quello che sapeva sulla magia; inoltre era il suo padre adottivo, dopo che aveva perso quello vero durante la guerra.
Lo aveva trovato e gli aveva offerto un pezzo di pane e lui, ancora bambino, aveva avuto paura di lui ma allo stesso tempo ne era stato attratto. Non sapeva spiegarne il motivo, probabilmente il destino aveva voluto quell’incontro, per poter dare all’ultimo dei Druidi, Bremen, un erede.
Dopo l’indebolimento dei poteri di Brona, il Signore degli Inganni, per opera di Jerle Shannara, il Druido lo aveva portato con sé, insegnandogli tutto quello che gli era possibile sulla magia.
Ora era lui l’ultimo dei Druidi e il peso di questa responsabilità cominciava a farsi sentire. I Re e i capi di stato delle Quattro Terre lo adulavano e lui, Allanon, faceva finta di non capirlo ma questi capivano che lui era più intelligente di loro, poiché nascondeva i suoi veri pensieri e le verità, rivelandole in parte.
Non gli piaceva dover sopportare queste persone ma era un compito affidatogli che non poteva evitare di svolgere.
Quello che lo faceva maggiormente soffrire era la solitudine. Rivoleva il padre adottivo ma la magia non permette la resurrezione dei morti, anche se dà la possibilità di allontanarla con il Sonno dei Druidi.
Non aveva nessun amico: nessuno voleva stare accanto ad un uomo oscuro come lui, perché incuteva timore e sembrava che fosse avvolto da un mantello di mistero.
In mancanza del padre, avrebbe accettato volentieri la compagnia di altre persone ma non sapeva come fare per accaparrarsi l’amicizia di qualcuno.
Si sentiva troppo stanco, quindi si alzò e si sedette con la schiena appoggiata al tronco di un albero e lì si addormentò.
Ebbe un sonno agitato, durante il quale gli comparve in sogno il padre adottivo che gli ripeteva: “Devi farcela, la solitudine caratterizza noi Druidi…Non puoi mollare proprio ora, ci sei solo tu che puoi tramandare le arti magiche…Resisti!”.
Il paesaggio che aveva davanti a sé gli riaffiorava nella memoria uno dei momenti più brutti della sua vita. Gli venne un nodo alla gola e per toglierlo deglutì. Si mise le mani in tasca: erano fredde, nonostante fosse Giugno inoltrato e la temperatura nella norma estiva.
Si sedette sulla riva, prendendosi la testa fra le mani e massaggiandosi le tempie. Doveva rilassarsi; non poteva continuare così, in quello stato non avrebbe concluso nessuno dei compiti che doveva svolgere.
Erano passati esattamente nove anni da quell’episodio ma se lo ricordava perfettamente.
Bremen lo aveva preparato a lungo per quel giorno e quando era arrivato lui credeva di essere abbastanza forte da poter affrontare la realtà senza di lui. Invece doveva ammettere che si sbagliava. Aveva bisogno di lui.
Gli aveva insegnato tanto, molto di quello che sapeva sulla magia; inoltre era il suo padre adottivo, dopo che aveva perso quello vero durante la guerra.
Lo aveva trovato e gli aveva offerto un pezzo di pane e lui, ancora bambino, aveva avuto paura di lui ma allo stesso tempo ne era stato attratto. Non sapeva spiegarne il motivo, probabilmente il destino aveva voluto quell’incontro, per poter dare all’ultimo dei Druidi, Bremen, un erede.
Dopo l’indebolimento dei poteri di Brona, il Signore degli Inganni, per opera di Jerle Shannara, il Druido lo aveva portato con sé, insegnandogli tutto quello che gli era possibile sulla magia.
Ora era lui l’ultimo dei Druidi e il peso di questa responsabilità cominciava a farsi sentire. I Re e i capi di stato delle Quattro Terre lo adulavano e lui, Allanon, faceva finta di non capirlo ma questi capivano che lui era più intelligente di loro, poiché nascondeva i suoi veri pensieri e le verità, rivelandole in parte.
Non gli piaceva dover sopportare queste persone ma era un compito affidatogli che non poteva evitare di svolgere.
Quello che lo faceva maggiormente soffrire era la solitudine. Rivoleva il padre adottivo ma la magia non permette la resurrezione dei morti, anche se dà la possibilità di allontanarla con il Sonno dei Druidi.
Non aveva nessun amico: nessuno voleva stare accanto ad un uomo oscuro come lui, perché incuteva timore e sembrava che fosse avvolto da un mantello di mistero.
In mancanza del padre, avrebbe accettato volentieri la compagnia di altre persone ma non sapeva come fare per accaparrarsi l’amicizia di qualcuno.
Si sentiva troppo stanco, quindi si alzò e si sedette con la schiena appoggiata al tronco di un albero e lì si addormentò.
Ebbe un sonno agitato, durante il quale gli comparve in sogno il padre adottivo che gli ripeteva: “Devi farcela, la solitudine caratterizza noi Druidi…Non puoi mollare proprio ora, ci sei solo tu che puoi tramandare le arti magiche…Resisti!”.
Quando finalmente Allanon si
svegliò aveva le idee chiare: non avrebbe seguito per la prima volta in
vita sua quello che Bremen gli aveva suggerito ma avrebbe cercato di
realizzare un’idea che gli era appena venuta in mente e che sembrava la
soluzione a tutti i suoi problemi.
Si incamminò verso Paranor qualche
ora prima dell’alba. Amava il buio, gli dava una piccolo momento di
serenità, poiché grazie ad esso riusciva a svuotare totalmente la
mente. L’aria fresca gli sfiorava il viso facendolo
rabbrividire leggermente: non era abituato a sensazioni delicate come
sentire il vento soffiare piano contro la sua pelle.
Chiuse gli occhi per circa un
minuto, smettendo di camminare e ascoltando con maggiore attenzione i
rumori della notte.
Sorrise. Era un sorriso vero, di
quelli che raramente si disegnavano sul suo volto, perché di solito
accadeva che sogghignasse beffardamente.
Continuò a camminare per un giorno
intero, fino a che non scorse l’imponente castello di Paranor.
Entrato da un ingresso nascosto
dall’edera, si rese conto che il castello aveva bisogno di essere
sistemato.
La maggior parte dei mobili aveva i
tarli e i rimanenti erano marci e ricoperti di polvere.
Nella dispensa non c’erano più
provviste: solo qualche bottiglia di birra sparse qua e là.
Vide che l’unica stanza rimasta
veramente in ordine era la biblioteca segreta, il cui accesso gli era
stato insegnato dall’ombra del padre pochi mesi prima.
In quel breve periodo aveva letto
metà dei libri e aveva imparato moltissime tecniche combattive e
magiche dei Druidi. I restanti libri secondo Bremen non erano molto
importanti ma servivano comunque alla sua cultura. Allanon decise che
li avrebbe letti dopo aver portato a termine la sua idea.
Richiuse la biblioteca con potenti
magie e si diresse verso la sua stanza da letto. Si sdraiò vestito sul
letto e si addormentò, nonostante non fosse sua intenzione.
In sogno gli apparve nuovamente
l’ombra del padre che gli sussurrava: “Non farlo Allanon, te ne
pentirai…non farlo…non farlo…”
Non voleva ascoltarlo ma non
riusciva a contrastare i poteri del padre.
Dopo lunghi minuti si svegliò
madido di sudore.
Solo il Re degli Elfi, Jerle
Shannara, lesse con curiosità e interesse, approvando quello che il
druido Allanon aveva in mente.
Radunò i suoi rappresentanti e
insieme a loro decise di divulgare il contenuto di quel messaggio al
suo popolo.
Gli Elfi, quindi, vennero a sapere
che il loro re nel pomeriggio avrebbe tenuto un discorso per informarli
di una notizia pervenuta dall’erede di Bremen.
Jerle, affacciatosi al balcone e
vedendo la folla che attendeva in trepidazione per ciò che potesse
volere l’essere più oscuro del mondo dopo Brona, iniziò il suo
discorso: “Miei carissimi, desidererei informarvi di una possibilità
che vi viene offerta da un uomo molto generoso. Costui è Allanon,
figlio del druido Bremen, il quale mi ha scritto di voler riaprire
Paranor.”
La gente si guardava stupita. Non
si sarebbero aspettati una cosa simile.
“Pertanto – continuò Jerle –
avrebbe bisogno di persone che rendessero possibile quest’occasione.
Chi volesse imparare arti magiche e anche la storia che ha
caratterizzato la cultura del nostro mondo, lo prego di recarsi alle
nove di sabato qui davanti alla porta della città, per recarsi insieme
al castello dei druidi. Ringrazio anticipatamente chi decidesse di
aderire a questa stupenda iniziativa”.
Anche nelle altre parti del mondo
era stato dato l’annuncio di questa possibilità ma non era stata
accolta con così grande entusiasmo come dagli Elfi.
Sabato mattina le persone davanti
alla porta della città di Arborlon, capitale delle Terre dell’Ovest,
dove abitavano i sudditi di Jerle, erano circa cinquecento. Un numero
esorbitante per la capienza del castello di Paranor e che aggiunto a
quello proveniente dalle restanti parti delle Quattro Terre avrebbe
indotto Allanon a compiere una selezione.
“Benvenuti a tutti!” disse il
druido. La folla non rispose.
“Spero che abbiate almeno una vaga
idea di quello che vi chiederò di fare. Inizieremo dividendovi in
gruppi, ai quali nei prossimi giorni compicerò ad impartire le lezioni
di magia e di storia. Quando saranno passati sei mesi ognuno di voi
dovrà essere sottoposto a degli esami, sia scritti, sia orali e
pratici. I migliori trecento potranno rimanere a studiare qui a
Paranor. Io avrei finito di spiegarvi, se avete domande potete pormele,
altrimenti potete andare a scegliere le vostre camere.”
Un ragazzo alquanto magro alzò una
mano e Allanon lo fece parlare.
“Ma ci staremo tutti nel castello?”
“Certo, ma dovrete stare in cinque
per camera. Un piccolo sacrificio, non ti pare?” chiese il druido
sarcastico.
“Sì piccolo” disse il ragazzo
diventando rosso. Non era affatto d’accordo con le parole dell’altro.
Certi si dimostrarono intelligenti
e con voglia di imparare, altri erano svogliati, probabilmente
obbligati dalle famiglie a venire a diventare maestri nell’arte della
magia.
Cominciarono a crearsi delle
simpatie e delle antipatie: persino Allanon prediligeva alcuni e
tollerava altri.
Un giorno stava insegnando ad uno
dei gruppi che gli piaceva di meno, quando una ragazza sulla ventina
gli chiese: “Ma lei ha mai avuto altri interessi oltre alla magia?”
“Mi dica cosa centra con la lezione
di storia, signorina Sheila!” rispose Allanon calmo.
“Oh, niente…per curiosità!”
“Se non le interessa la lezione è
pregata di andarsene dall’aula.”
“Oh no, è molto interessante ma ci
chiedevamo se lei per caso avesse anche una vita privata.”
“Non credo che quello che faccio
della mia vita siano affari suoi e ora se vuole lasciarmi finire la
spiegazione le sarei molto grata.”
Lei si alzò dal suo posto e si
avvicinò a lui. Allanon la squadrò da capo a piedi, cercando di capire
quali fossero le intenzioni della ragazza.
“La prego di andarsi a sedere.”
Lei fece finta di non sentire. Lo
prese per i fianchi e lo baciò. Lui rimase sorpreso dal suo
atteggiamento. Quando si staccarono la classe scoppiò a ridere. Sheila
gli sorrise. Allanon, eccitato e arrabbiato per quel gesto, decise che
non poteva farsi deridere dai suoi alunni, specialmente dalla ragazza.
Li avrebbe castigati.
“Bene, siccome ridete tanto per
domani dovrete consegnarmi una relazione di venti pagine sulla guerra
dei duecento anni (Guerra
inesistente, anche nei libri da cui si ispira la fan fiction. È di pura
invenzione dell’autrice.). Chi
non me la consegnerà o me la darà di con più o meno pagine verrà
espulso. Spero di essere stato abbastanza chiaro.”
Alcuni dei ragazzi deglutirono
mentre gli altri cercarono di rimanere impassibili. Il druido fece un
sorriso beffardo. Aveva avuto la sua piccola vendetta.
Alla sera c’era l’usanza di mangiare nel cortile divisi in tanti tavoli. Sheila si sedette accanto a lui. Allanon mangiò in silenzio, poiché cercava di evitare di parlare con la ragazza.
Alla sera c’era l’usanza di mangiare nel cortile divisi in tanti tavoli. Sheila si sedette accanto a lui. Allanon mangiò in silenzio, poiché cercava di evitare di parlare con la ragazza.
“Penso proprio che non sarò
espulsa…la mia relazione è di venti pagine precise ed è estremamente
dettagliata” disse Sheila guardando con la coda dell’occhio il druido.
Allanon fece finta di nulla. Lei avvicinò la sedia alla sua, poi gli
bisbigliò nell’orecchio: “Ti è piaciuto il nostro bacio?”
“Molto” rispose lui senza nemmeno
guardarla.
“Allora potresti darmene uno tu
stavolta.”
“Uno basta e avanza.”
“Io credo che tu ne abbia bisogno
più di uno.”
“Questo è quello che pensi tu.”
“È quello che pensi anche tu. Dai,
lasciati andare…è così semplice!”
Lui non rispose. Aveva capito che
non ci sapeva fare con le donne. L’unico campo in cui lui era veramente
inesperto.
“Forse ho bisogno di fare qualche
esperienza con le donne” si disse Allanon.
“Non devono pensare che io possa
avere delle debolezze per una ragazza…non avrei più l’autorità che ho
adesso…ma lei è così bella.”
Per un attimo rimase a contemplarla
mentre lei aspettava una risposta che non venne mai. Approfittò di
quello sguardo per baciarlo di nuovo. Lui corrispose al bacio.
Quando lei si staccò da lui si alzò
dal suo posto e si diresse verso la sua camera. Lui la seguì.
“Vorrei capire perché hai questo
atteggiamento con me.”
“Che atteggiamento?” chiese lei
sorpresa dalla domanda.
Ma non lo lasciò finire. Lo
abbracciò sui fianchi e riprese a baciarlo, stavolta con più foga. Lui
cominciò ad accarezzarle i capelli castani, morbidi e
mossi come quelli di una bambola. Sheila prese Allanon per le mani e lo
trascinò sul letto, dove consumarono la loro prima notte insieme.
Passarono i mesi e anche dopo gli esami di selezione il druido e la sua ragazza potevano rimanere ancora insieme. I due ormai erano fidanzati ufficialmente e non erano l’unica coppia che si era formata durante il periodo delle lezioni.
Passarono i mesi e anche dopo gli esami di selezione il druido e la sua ragazza potevano rimanere ancora insieme. I due ormai erano fidanzati ufficialmente e non erano l’unica coppia che si era formata durante il periodo delle lezioni.
Un giorno, mentre Allanon camminava
per il giardino del castello con Sheila, pensò di farle vedere un
piccolo passaggio segreto che portava alla sua stanza, così che lei
potesse andarlo a trovare senza essere vista da altri. Lui accese tutte
le torce con la magia.
“Molto romantico!” disse lei
stringendogli la mano. Lui le sorrise.
“Ti piace?” le domandò.
“Sì, è stupendo! Non sapevo che
esistessero dei passaggi segreti a Paranor e per lo più così…così…come
dire…meravigliosi!”
Lui la prese in braccio e la portò
nella sua camera, dove lei cominciò a riempirlo di baci e carezze fino
all’alba.
Qualche giorno dopo Allanon andò a dormire tranquillo. Ogni cosa a Paranor era sotto controllo. Due guardie erano come sempre appostate davanti all’ingresso principale e altre quattro su quelli laterali. Nel castello regnava la pace e il silenzio.
Qualche giorno dopo Allanon andò a dormire tranquillo. Ogni cosa a Paranor era sotto controllo. Due guardie erano come sempre appostate davanti all’ingresso principale e altre quattro su quelli laterali. Nel castello regnava la pace e il silenzio.
Fu svegliato da un leggero
scricchiolio, forse di una porta; non seppe bene identificare da dove
provenisse il rumore e decise di ritornare a dormire, pensando che
probabilmente fosse stato qualcuno che voleva intrufolarsi nella camera
del proprio amato.
All’improvviso la porta da cui si
entrava dal passaggio segreto si aprì e ne vennero fuori cinque
guerrieri completamente armati. Il druido cercò di mantenere la calma.
Dal corridoio sentiva gente urlare di terrore: qualcuno li aveva
traditi e in cuor suo sapeva già chi era stato. Uccise uno dei
guerrieri con un calcio sul viso e altri due li infilzò con una spada
che era appesa al muro. Gli ultimi due li finì con il fuoco magico, la
sua arma preferita. Si precipitò nel corridoio, perché voleva andare ad
aiutare i suoi allievi ad eliminare i guerrieri.
Gli intrusi erano uomini,
presumibilmente ingaggiati da qualche loro capo di stato per eliminarli
tutti.
“Venite c’è lo stregone ancora in
vita!” disse uno di loro indicandolo.
Allanon lo zittì con un pugno sullo
stomaco.
Vide che i suoi allievi non se la
cavavano male contro gli intrusi, quindi decise che avrebbe cercato
Sheila, la traditrice.
Uccisi molti nemici, la trovò
impegnata a combattere contro uno dei suoi allievi migliori.
“Oh, eccoti qua!” disse Allanon
sfoggiando uno dei suoi sorrisi beffardi.
Lei, distratta, venne ferita alla
spalla dal suo avversario; poi si scagliò contro il druido mancandolo
per un soffio. Lui la prese per il collo e le inferse sul ventre un
colpo della sua spada. Lei ebbe un fremito e poi cadde a terra senza
vita.
Quel
tradimento era costato la vita a tutti i guerrieri e a molti degli
allievi di Allanon. Quelli che erano sopravvissuti avevano paura a
rimanere nel castello, pertanto il druido li invitò a ritornarsene
nelle loro case.
Era di nuovo solo, ancora più
infelice di prima.
Guardò il castello, incapace di
credere a quanto era successo. Aveva riposto la sua amicizia, nonché il
suo amore, in una donna che aveva già l’intenzione di tradirlo. Si
sentiva uno stupido.
“Perché tutto questo è successo a
me!” urlò disperato e l’eco del grido si protrasse a lungo fra le
montagne.
“Devo proprio rimanere solo?” urlò
ancora più forte. Poi si mise a piangere senza riuscire a fermarsi.
La risposta alla sua domanda la
sapeva già. Avrebbe dovuto seguire quello che suo padre gli aveva
consigliato.
Non riusciva a trovare pace: sia
per il fatto di essere stato ingannato, sia perché ora non aveva più
nessuno.
Dopo qualche minuto decise che
avrebbe seguito quello che il destino voleva. Non aveva altra scelta.
io credo che
ognuno abbia la scelta di poter decidere del proprio futuro. Ho fatto
credere al protagonista di non averne per adattare la mia storia a
quella del libro “La spada di Shannara” dove non esistono altri druidi
all’infuori di Allanon e quest’ultimo non aveva amici. Ho deciso questo
finale anche perché gli ultimi pensieri del druido sono stati anche i
miei per un periodo molto lungo. Ma da un momento brutto ci si può
saltar fuori facendo le scelte giuste e dandosi da fare. Questa è la
mia esperienza.