Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Madapple    16/07/2007    14 recensioni
[ EDIT: pubblicata nel 2007 con il nickname Arcadia_Lovegood ]
[...]Harry sentiva di avere un unico scopo. Trovare Malfoy e ucciderlo.
Non aveva importanza come, o dove. Potevano essere soli o circondati da una folla di studenti.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nuova pagina 1

Questa fanfiction non è stata scritta a scopo di lucro. I personaggi appartengono a JK Rowling che ne detiene i diritti d'autore.

Il rating scelto potrebbe risultare più alto rispetto al contenuto della storia, ma ho preferito attenermi ai suggerimenti nel regolamento del sito ^^

~ Anger, jealousy.

|19 Maggio – Ore 22:04 – Ufficio di Silente |

Ronald Weasley sedeva scomposto su una sedia di legno rivestita di velluto rosso rubino. Davanti a sé il Preside di Hogwarts, Albus Silente, si teneva la testa tra le mani e la scuoteva lentamente, incredulo e scioccato, mentre alla sua sinistra la Professoressa McGranitt tentava di strappare al giovane Grifondoro qualche utile informazione.

- Signor Weasley, te lo chiedo per l’ultima volta, sperando che stavolta ti decida a rispondermi – disse socchiudendo gli occhi e muovendosi nervosamente su e giù per la stanza – Cosa è successo tra il signor Potter e il signor Malfoy, stanotte?

Ron non riusciva a parlare. Aveva ancora le mani imbrattate di sangue e nonostante avesse provato a pulirsele sulla stoffa scura della divisa scolastica, sembrava non voler venire via in alcun modo.

Nella sua mente si riproducevano in sequenza astratta le immagini di ciò che era accaduto.

Terrificante.

Non avrebbe mai immaginato che Harry fosse capace di essere così violento.

Trasalì dai propri pensieri non appena il Professor Silente si sporse verso di lui oltre l’imponente scrivania di marmo.

- Cosa ha scatenato tanta furia? – chiese sconcertato. La sua voce profonda, lo tranquillizzò per un istante.

Forse, se avesse detto tutta la verità, sarebbero stati in grado di aiutare Harry a non finire ad Azkaban.

Fece un respiro profondo e pronunciò le sue prime parole da quando era lì – L’ha fatto per aiutare me – spiegò con un filo di voce e vide gli occhi di Silente spalancarsi, attraverso le lenti vitree.

- Perché? – chiese ancora la McGranitt chinandosi per guardarlo negli occhi.

- L’ha fatto per difendere il mio onore – disse distogliendo lo sguardo da quello della donna – Non credevo arrivasse a tanto, io mi stavo solo sfogando con un amico e lui…

L’immagine di Malfoy, disteso sul pavimento dei sotterranei accanto all’entrata della Sala Comune di Serpeverde e con il cranio completamente fracassato, si impose dinanzi ai suoi occhi impedendogli di continuare.

Il sangue era ovunque.

Un dolore acuto alla bocca dello stomaco gli fece venire la nausea. Impallidì al solo pensiero di avere quello stesso sangue sulla pelle e sui vestiti che portava indosso.

Harry aveva ucciso Draco così brutalmente che era quasi impossibile credere che l’avesse fatto sul serio e Ron si sentiva in parte responsabile dell’accaduto.

Non avrebbe dovuto raccontargli quello che era venuto a sapere sul conto di Malfoy. Era tutta colpa sua.

| Due ore prima – Sotterranei di Hogwarts |

Harry sentiva di avere un unico scopo. Trovare Malfoy e ucciderlo.

Non aveva importanza come, o dove. Potevano essere soli o circondati da una folla di studenti.

L’importante era fargliela pagare perché stavolta Draco aveva davvero superato i limiti.

In testa aveva le parole del suo migliore amico Ron, mentre con gli occhi sofferenti e pieni di rabbia gli aveva raccontato quello che era venuto a sapere.

Come aveva osato, quel bastardo di Serpeverde!

Era venuto il momento di smettere di essere il mite e diplomatico Harry Potter. Anche lui sapeva essere crudele ed ora più che mai, non avrebbe ignorato il comportamento di Malfoy, anzi. Gliel’avrebbe fatta pagare amaramente.

Corse giù per la scala a chiocciola, raggiungendo i sotterranei del castello.

Torbidi corridoi lo accolsero non appena giunse nei pressi della Sala Comune dei Serpeverde.

Qualche studente del primo anno provò a schernire il Grifondoro facendo battutine acide sulla sua cicatrice e su come se la fosse procurata, ma Harry aveva ben altro per la testa.

Finché non lo vide.

Draco Malfoy era seminascosto da una colonna di pietra nera. Una piccola candela illuminava debolmente anche la sagoma di un’altra persona, una ragazza dalla pelle brunita e dai fluenti capelli d’ebano.

Si era sempre chiesto come facessero tutte le ragazze della scuola a voler andare a letto con lui.

Era biondo, aveva gli occhi impenetrabili di ghiaccio e lo sguardo di un potente, ma per quanto potesse personificare l’ideale del bello e maledetto, rimaneva a tutti gli effetti un vigliacco e un incoerente.

Lo sguardo di Harry percorse su e giù le due figure avvinghiate l’una all’altra nello stretto spazio di un angolo tetro.

Era davvero incredibile, e a tratti disgustoso, che Malfoy riuscisse a scoparsi le sue compagne di Casa anche in angusti corridoi dinanzi a chiunque si trovasse lì di passaggio.

Non che la cosa gli importasse più di tanto, ma si chiese se avesse il buon gusto di fare così con tutte o se riservava trattamenti diversi a seconda della femmina di turno.

Quanto avrebbe voluto irrompere durante l’amplesso e rovinare così quel momento tanto soddisfacente per il biondo Serpeverde. Sarebbe stato sicuramente vulnerabile a qualsiasi tipo d’attacco.

Ma Harry conservava ancora un briciolo della propria indole di bravo ragazzo per compiere un atto tanto meschino. Del resto, quella era l’ultima volta che Malfoy avrebbe poggiato le sue labbra sulle parti intime di una donna. Che si godesse quel momento come meglio riteneva opportuno.

Al resto, c’avrebbe pensato più tardi.

Chissà se le sceglieva tutte così, esili e apparentemente fragili. Coi capelli lunghi e gli occhi profondi.

Chissà se aveva baciato il collo di tutte in quel modo così passionale, accarezzando loro la gamba spingendole contro il muro o qualsiasi altra cosa fosse.

E chissà se mentre si univa con loro così lascivamente pensava già alla prossima in lista d’attesa.

Fu un attimo.

Non appena li vide raggiungere insieme il massimo del piacere, un’immagine distorta si sovrappose a quella nella mente di Harry e la rabbia più accecante lo spinse verso Malfoy.

Draco si pulì le labbra prima di infilarsi la camicia nei pantaloni e sistemarsi la divisa, quando improvvisamente si accorse del Grifondoro che avanzava deciso nella sua direzione.

Congedò la brunetta, scostandola per un braccio con poca delicatezza, e inarcò un sopracciglio guardando verso Potter – Chi si vede! – esclamò – Così la feccia è giunta anche nei sotterranei…

- Si parte sempre dal basso – rispose Harry, mentre la sua espressione mutava da uno stato all’altro e con le mani afferrò la testa di Malfoy sbattendola sulla superficie della colonna alla sua destra.

Un colpo deciso e assestato con grande violenza.

Draco cadde a terra, con una ferita alla fronte che bruciava e doleva. Perdeva sangue, molto.

Alcune gocce cremisi gli annebbiarono la vista, mischiandosi alla chiara tonalità dei suoi freddi occhi.

Si portò una mano in prossimità della ferita e provò a rialzarsi, ma Harry riuscì ad afferrarlo in tempo per il colletto della toga e lo trascinò in piedi con la forza.

- Che diavolo ti prende, Potter? – chiese Malfoy in un sussurro. Il dolore lacerante alla testa si faceva sempre più intenso.

Harry gli squadrò il viso per bene prima di rispondere – Regolo un conto in sospeso. So tutto.

Draco fissò a lungo gli occhi smeraldo del Grifondoro prima di riuscire a capire a cosa si stesse riferendo.

Quando tutto gli fu più chiaro, non trattenne una sonora risata.

- Cos’hai da ridere!? – domandò Harry strattonandolo.

Le loro urla avevano richiamato alcuni studenti che si tenevano ben lontani dai due.

Harry Potter e Draco Malfoy che vengono alle mani. Indubbiamente una scena da non interrompere e anche da non lasciarsi sfuggire.

Il Serpeverde smise lentamente di sghignazzare e si liberò dalla presa del rivale – Sei tu che mi fai ridere. Sei qui per vendicarti di qualcosa che neanche ti riguarda.

- Ti sbagli.

- Potter… non ti facevo così protettivo – affermò Malfoy con velato sarcasmo. Il sangue gli colava lungo una guancia solcando la pelle con una sottile scia rosso vivo – Oppure c’è dell’altro che dovrei sapere?

Harry si avvicinò di qualche passo, gli occhi sempre fissi su di lui – Fai silenzio.

- Perché dovrei? Sei qui per picchiarmi, Potter? Per darmi una lezione e sperare che non si ripeta mai più? Illuso.

- Ti ho detto di stare zitto – suggerì nuovamente il Grifondoro.

Più Malfoy si ostinava a parlare, più la rabbia cresceva. L’avrebbe ucciso di sicuro, non c’erano più dubbi.

E Draco continuava a ridere, a parlare e a schernirlo.

- Lenticchia Weasley è un imbranato, un povero stupido. Non sa come placare i desideri di una donna. Se io ci riesco, non posso certo sentirmi in colpa se anche lei…

- Non la nominare! – urlò Harry, scagliandosi verso di lui. Un pugno violento investì il biondo in pieno viso.

Cadde di nuovo, scivolando poco più indietro.

Sulla mano di Harry era schizzato del sangue. Le dita pulsavano dopo l’impatto con la mandibola del biondo.

Anche il pavimento scuro si era macchiato di tonalità purpuree.

Malfoy era disteso a terra, provava a rialzarsi per affrontare ad armi pari il suo avversario.

Ma c’era qualcosa nello sguardo di Potter che il Serpeverde non avrebbe mai avuto nel suo in quel momento.

Qualcosa che lo stava spingendo alla violenza.

A fatica, riuscì a mettersi di nuovo in piedi, poggiando una spalla accanto al muro e massaggiandosi la faccia con una mano.

- Sei impazzito, Potter – gemette ansimando – Tutto per una misera Mezzosangue e il suo amante dai capelli rossi!

Il Grifondoro si scaraventò ancora su di lui.

Lo afferrò nuovamente per la testa, trascinandolo per i capelli, e lo condusse accanto alla colonna dove poco prima l’aveva fatto sbattere con la fronte.

I rilievi in marmo erano sporchi di sangue, le piastrelle scure del pavimento anche.

- Cosa vuoi farmi?! – chiese Malfoy. La voce era tremante.

I presenti temettero che i due non si stessero solo picchiando, anche perché era Potter a condurre quel macabro gioco e Draco sembrava essere l’unico a subirne le conseguenze.

Una ragazzina del primo anno iniziò ad urlare – Fermo! Lo stai ammazzando!

Harry non le prestò attenzione, piuttosto si rivolse a Malfoy – E’ quello che sto facendo? Ti sto ammazzando?

- E’ assurdo! Sei patetico…

- Sei tu quello patetico! – sentenziò a gran voce prima di scagliarlo violentemente con la testa su una sporgenza piuttosto acuminata.

Ripeté lo stesso gesto alcune volte. Malfoy stava per perdere i sensi, ma prima doveva essere sicuro che sapesse perché l’aveva fatto.

Lo afferrò per i capelli e avvicinò la bocca al suo orecchio.

- Misera… hai detto così, vero? Eppure non ti sarà sembrata tanto misera quando te la sei scopata nel bagno del secondo piano, vero? – chiese in un sussurro. Non che volesse una risposta, ovvio.

Draco era lacerato dal dolore. Il sangue caldo gli aveva ricoperto totalmente il viso, imbrattando i capelli e i vestiti. In bocca, poteva avvertirne il gusto metallico e amaro.

Provò a dire qualcosa, ma ne uscirono solo suoni confusi.

Qualcuno si decise a chiamare l’insegnante di Pozioni. Qualcuno andò dritto dal Preside Silente.

Malfoy roteò gli occhi verso quelli di Potter e, nonostante sapesse di scatenare in lui una reazione ancora più impetuosa, gli sorrise beffardo – E’… stato… violento – spiegò con un filo di voce – Sì dimenava come… una posseduta. Non voleva… eppure, ha ceduto… dopo un po’ era lei a condurre il gioco. Capisco perché ti importa tanto.

Furono le ultime parole che riuscì a dire, prima di vedersi nuovamente scaraventato al suolo.

Harry non aveva usato la magia per uccidere Malfoy. Un’Avada Kedavra sarebbe stata una maledizione troppo sbrigativa, poco dolorosa.

E non se ne sarebbe neanche accorto.

Lui voleva vederlo esattamente così: a terra, in un lago di sangue che scivolava nei solchi tra le mattonelle, che gli bagnava le suole delle scarpe.

Vide le proprie mani sporche del sangue di Malfoy e non provò neanche a pulirsele.

Le ammirava, piuttosto.

Alle sue spalle, passi svelti annunciarono l’arrivo di qualcuno dai piani superiori.

Si voltò istintivamente, pronto a presentare il proprio operato a chiunque stesse arrivando.

E vide Ron, con gli occhi sbarrati, mentre lentamente si avvicinava a lui.

Harry gli sorrise, ma non venne ricambiato. Fu come un pugno nello stomaco.

Weasley avanzò verso il corpo senza vita di Malfoy, chinandosi per accertarsi che fosse ancora vivo.

Sperava tanto che lo fosse. Gli alzò la testa fracassata a metà e la avvicinò a sé.

- E’ morto – disse Harry con la massima tranquillità.

Ron si allontanò in tutta fretta dal corpo senza vita di Draco e guardò il suo migliore amico.

- Che cosa hai fatto! – domandò incredulo – L’hai ammazzato! Perché?

- Non volevi che la pagasse per ciò che ha fatto ad Hermione!?

- Harry, io non volevo questo! – gli urlò contro, indicando Malfoy disteso per terra – Ero arrabbiato e volevo che la pagasse, ma non così! La gente tradisce ogni giorno e nessuno è mai morto per questo! Sarebbe passato col tempo, l’odio sarebbe svanito…

- Forse tu saresti stato capace di superare tutto – disse Harry che già vedeva avanzare Piton e Silente nella sua direzione – Non io. Lo volevo morto per davvero.

| Quel tardo pomeriggio, verso le 19:00 – Sala Comune di Grifondoro |

Entrando in Sala Comune, Harry pensava di essere solo.

Si stiracchio rumorosamente allentandosi il nodo della cravatta. Se l’era annodata alla rinfusa quella mattina, dopo la lezione di Divinazione, e ora faceva fatica a scioglierla. Rise, mentre alla mente gli tornava un piacevole ricordo.

- Vorrei poter ridere così anch’io – disse una voce oltre il divano.

Era Ron, nascosto dal sofà, steso sul pavimento con gli occhi fissi sul soffitto.

Harry si avvicinò e si sedette accanto all’amico – Che succede?

- Dimmelo tu – rispose Weasley guardandolo negli occhi – Ormai, lo sanno tutti.

Non disse una parola. Lo stomaco sembrava colpito da una raffica di bolidi scagliati a gran velocità.

- Hermione mi ha tradito – confessò Ronald – Mi ha tradito… è stata a letto con un altro… e le è piaciuto…

- Chi te l’ha detto? – domandò Harry, la gola secca e lo sguardo stupito.

- Mirtilla Malcontenta. È successo intorno alle quattro di questo pomeriggio, nel suo bagno.

- Ron, io…

Ma il rosso si alzò in tutta fretta, andò verso la finestra e in uno scatto d’ira scaraventò l’enorme pila di libri che c’era sulla scrivania antistante, trascinando via anche una lampada e qualche rotolo di pergamena.

Harry lo osservò distrutto – Mi aveva detto che voleva essere lei a dirtelo.

- Quindi lo sapevi!? – chiese Ron incredulo – Naturalmente! Che sciocco, che sono stato… voi due siete così intimi, così uniti. Se lei viene da te e ti confessa di aver tradito il tuo migliore amico, la difendi e le dici che andrà tutto bene!

- Non è esattamente così che stanno le cose. Mi dispiace.

- Dispiace molto di più a me, invece. Perché proprio non riesco a credere che tu non abbia mosso un dito verso quel bastardo, che tu non le abbia detto niente sul fatto che scoparsi Malfoy era un grosso errore!!

Per Harry fu come ricevere un'altra raffica di bolidi in pieno addome.

Draco Malfoy.

Hermione era stata con Draco Malfoy.

- Cosa c’è? Non parli più adesso! – esclamò Ron sedendosi su una sedia e strofinandosi le tempie – Quanto vorrei averlo qui per dargli una lezione.

In quel momento, Harry corse via dalla Sala Comune senza proferire parola.

Qualcosa doveva averlo turbato.

Ron si convinse che forse Hermione, quando gliene aveva parlato, aveva omesso il nome del ragazzo con il quale era stata perché sapeva che se Harry l’avesse saputo sarebbe andato su tutte le furie.

Per un momento, Weasley fu contento che ora lui lo sapesse.

Avrebbe dato a Malfoy una bella lezione ed era sintomo di grande amicizia nei suoi confronti e verso Hermione.

Stava difendendo i suoi migliori amici.

Ron alzò lo sguardo verso il caminetto e non appena vide una foto di loro tre stretti in un abbraccio, scoppiò a piangere silenziosamente.

Sarebbe mai riuscito a perdonarle un tradimento simile?

L’aveva persa. Aveva perso Hermione, sia in amicizia che in amore.

Tutta colpa di Malfoy!

| Quella mattina, ore 10:18 – Torre di Divinazione |

La lezione della professoressa Cooman era appena terminata e gli studenti si avviarono verso l’esterno della Torre, scendendo i gradini della lunga scala a spirale a gruppi di due e tre persone.

Hermione odiava quella materia. La riteneva del tutto inutile.

Sapere di essere libera da quella che per lei era una vera e propria tortura la rincuorò.

Sibilla Cooman aveva anticipato la fine della lezione quella mattina. La Professoressa Sprite la attendeva per un lavoro da svolgere.

Cosa avessero mai da dirsi due professoresse di discipline tanto opposte, nessuno lo sapeva.

Per la Granger, però, l’importante era che l’ora di Divinazione fosse terminata. Poteva dedicarsi completamente a Rune Antiche! Materia di sicuro più congeniale alla saccente Grifondoro.

Ed era proprio alla ricerca del rotolo di pergamena sul quale aveva lavorato l’intera notte, quando si accorse di non averlo più nella sacca di stoffa che portava con sé.

L’aveva dimenticato nell’aula della Cooman. Fu costretta a salire nuovamente le scale.

Infiniti gradini la separavano dall’entrata della stanza.

Quando finalmente riuscì a raggiungerla e a recuperare il rotolo di pergamena, Hermione si concesse qualche minuto di riposo dopo l’estenuante corsa su per la scalinata e si sedette su una poltroncina imbottita e rivestita di un tessuto liscio dalle tonalità arancio.

Era sola. Ecco perché quando la porta dell’aula sbatté violentemente chiudendosi alle sue spalle, la ragazza sussultò.

Voltandosi, Hermione vide che non c’era nessuno alla porta.

I tendaggi alle finestre, però, ondeggiavano lentamente. Qualcuno si stava nascondendo da lei.

Poggiò i libri e la borsa su un tavolino circolare e si alzò in piedi.

Una mano, in automatico, andò alla ricerca della bacchetta nella tasca sinistra della toga.

- Non vorrai mica farmi del male? – chiese una voce, subito seguita da una dolce risata.

Hermione ripose la bacchetta in tasca. Non avrebbe torto neanche un capello ad Harry Potter.

Il ragazzo si avvicinò a lei lentamente, mentre le labbra disegnavano un sorriso luminoso incorniciato in una bocca morbida.

- Qualcosa mi dice che sei stato tu a prendere questo dalla mia borsa e a nasconderlo.

La perspicacia di Hermione. Le bastavano pochi indizi per capire il può contorto dei piani.

Anche se di realmente contorto, quello scherzo, aveva ben poco.

- Te la sei presa? – chiese Harry, ma conosceva bene la risposta – Non ti fa piacere essere qui? Con me.

E conosceva la risposta anche a quella domanda.

La ragazza sorrise chiudendo gli occhi. Quando li riaprì Harry era lì, a pochi centimetri dal suo viso.

Lui respirava il profumo della pelle di lei. E viceversa.

- Nell’Aula di Divinazione!? – domandò Hermione, constatando che non vi era alcun piano d’appoggio abbastanza comodo.

Ma Harry non le rispose. La cinse con le braccia e la trascinò lentamente verso una montagna di cuscini colorati poco lontani, senza distogliere lo sguardo e tenendolo fisso su di lei.

Si distesero leggeri abbandonandosi sulla morbida superficie imbottita adagiata sul pavimento.

Le baciò il collo candido e un formicolio dietro l’orecchio le fece il solletico, facendola ridere.

- Sei sleale – sussurrò lei mentre inclinava la testa all’indietro – Avevi detto che la prossima volta l’avremmo fatto su un letto vero e io ti ho creduto.

Le labbra di lui si muovevano delicatamente su e giù, baciando la pelle del collo, delle mandibole, delle guance.

E non le sfiorava la bocca. Doveva restare in attesa per quello.

- Scusa – disse poi Harry, mentre cercava di liberarsi dalla fastidiosissima toga che aveva indosso – sono occupato al momento. Ne riparliamo un’altra volta.

Hermione rise ancora – Quanto ti odio quando fai così!

Finalmente riuscì a sfilarsi la toga e il maglione. Ora poteva concentrarsi su di lei.

Peccato che la ragazza l’avesse già preceduto. Indossava sola la camicia bianca di cotone e per giunta aveva anche sfilato alcuni bottoni dalle asole.

Non furono necessarie altre parole.

Ognuno dei due sapeva esattamente cosa fare per compiacere l’altro.

Era tutto così perfetto.

Così armonioso.

Non l’aveva ancora baciata, però. Aspettava che fosse lei a trascinarlo verso il suo viso e a implorargli con lo sguardo di possedere le sue labbra. E così fu.

Fece scivolare le mani tra i suoi capelli così morbidi e profumati, lo spinse via dal ventre e lo condusse verso di sé.

I loro occhi si incontrarono in un connubio di colori meravigliosi. Una livrea dalle tonalità verdi e bronzee.

Con lo sguardo sembrò dirgli “Baciami, come mi piace essere baciata”. E lui sapeva che per Hermione non c’era bacio più bello che quello sulle labbra.

L’aveva baciata ovunque, ma quando le loro labbra si univano e le loro bocce danzavano insieme, qualcosa sembrava scoppiare nel cuore di entrambi.

Come al solito, gli occhiali tondi di Harry creavano non pochi problemi.

Hermione glieli sfilava ogni volta gettandoli via senza curarsi di romperli. Glieli avrebbe riparati con il classico incantesimo. Il loro incantesimo. Quello di sempre.

E finalmente, l’attesa dilaniante fu ampiamente ripagata.

La baciò come non aveva mai fatto. Le aveva morso il labbro inferiore e poi l’aveva strofinato accanto al suo per alleviarle il leggero dolore.

Hermione si sporse verso Harry, esercitando una lieve pressione alla base del suo collo per farlo aderire meglio al proprio viso.

Un sapore dolce le invase la lingua. Sapeva che era la stessa cosa anche per lui.

Perfettamente incastonati, come un diamante su un anello di grande valore.

Sagomati l’uno sulla fisicità dell’altra con precisione.

Non c’erano altre labbra più buone delle sue. Hermione voleva solo quelle.

E come sempre, tutto iniziava dal bacio. Quel bacio capace di cancellare qualsiasi ostacolo, di spazzare via anche il più grande dubbio su cosa fosse giusto o sbagliato.

Quel bacio che avevano scoperto una sera, mentre erano da soli in una camera della Tana e Ron era nell’altra stanza ad aiutare la famiglia ad addobbare la casa per Natale.

Hermione stava con Ron da circa un anno.

Eppure baciava Harry e faceva l’amore con lui da più di tre mesi.

Sbagliavano, indubbiamente si stavano comportando male nei confronti dell’amico.

Ma era qualcosa che non riuscivano a trattenere.

Si amavano da tempo, ma tutto sembrava condurre ad un solo finale: che Hermione e Ron formassero una coppia felice.

Lo dicevano tutti che un giorno si sarebbero messi insieme, che Ron avrebbe finalmente trovato il coraggio di dire ad Hermione che la amava e lei, a questa dichiarazione, avrebbe risposto baciandolo davanti a tutti, rivelando dei sentimenti che tentava di tenere nascosti nel profondo del suo cuore.

Durante quegli anni, gli indizi sparsi in giro dai due facevano presupporre che sarebbe andata proprio così.

E a pensarci bene, la realtà non si discostò di molto dalla fantasia.

Con l’unica, piccola ma al tempo stesso grande, differenza che Hermione non amava Ron.

Lei amava Harry ed era questi il suo grande segreto.

L’abitudine di vederla accostata alla figura di Ronald Weasley confuse entrambi.

Come se fosse giusto così.

E invece, per Harry ed Hermione non lo era per niente.

Se ne rendevano conto quando stavano insieme. Quando facevano l’amore e si perdevano l’uno nell’altra.

Quando pensavano che l’unica cosa che avrebbe potuto dividerli era la morte.

E quando si convincevano che neanche lei sarebbe stata capace di farlo.

Hermione era così delicata che Harry aveva sempre paura di farle del male quando iniziava ad impossessarsi della sua anima e del suo corpo, stringendola a sé per non farla scappare.

- Non vado da nessuna parte – gli ripeteva spesso e lo fece anche quella volta – Sono qui – ansimò prendendogli il viso tra le mani.

Harry aveva paura che il fantasma di Ron, la sua presenza all’interno della vita di Hermione, potesse allontanarla da quello che avevano quando stavano insieme.

Quando lui entrava in lei e prendeva posto nel suo cuore, dolcemente. Con amore.

No, non poteva rinunciare a quelle sensazioni, a quelle emozioni. Non poteva rinunciare a lei.

Doveva essere soltanto sua.

Ed Hermione inventava sempre una scusa per non fare l’amore con Ron.

Aveva deciso di dirgli tutto, ma fino a quel momento non poteva ingannarlo anche mentre lui cercava di averla.

Quello non poteva farlo.

Lei non gli apparteneva più. Era di Harry adesso e forse lo era sempre stata.

Hermione lasciò che anche in quell’occasione lui si impadronisse del suo corpo e dei suoi pensieri.

Sfiorava la pelle della sua schiena mentre lo vedeva muoversi delicato su di lei.

Sentivano entrambi di essere diventati un tutt’uno. Lo avvertirono insieme.

E come sempre, Harry scivolava dolcemente al suo fianco riprendendo fiato insieme a lei, aspettando che lei poggiasse il viso sul suo petto per poterle accarezzare i capelli.

Non dormivano mai, dopo.

Parlavano, piuttosto. Si perdevano in grandi discorsi senza capo né coda.

Discorsi che nascevano così, per caso. Senza una logica ben precisa.

La settimana prima ad esempio, guardando un fiore che era sbocciato nei pressi della Foresta Proibita, avevano parlato a lungo del significato delle piante.

Nell’Aula di Divinazione, invece, l’argomento che saltò fuori fu il futuro.

Il loro, naturalmente.

- Mi piacerebbe abitare in una villetta – disse Hermione, mentre intrecciava le proprie dita con quelle del ragazzo – e sul retro, deve esserci un enorme giardino.

- Avrai la villetta e il giardino.

- Mi piacerebbe dedicarmi ai miei studi, mentre mi diletto in cucina a preparare piatti per la prima volta in vita mia.

- Avrai la migliore cucina del mondo. E una splendida libreria per i tuoi pesanti volumi di studio.

Gli sorrise – E poi… mi piacerebbe avere un marito, un bellissimo marito dai capelli corvini e gli occhi verde smeraldo. Un marito che quando mi bacia sa esattamente come farlo, che quando fa l’amore con me riesce ad essere dolce e deciso allo stesso tempo. Un marito che tutte le altre mi invidino e che mi dica ogni giorno che sono l’amore della sua vita.

Ci fu un breve silenzio, stavolta. Harry si chinò verso di lei per guardarla negli occhi.

Le sorrise di rimando e le accarezzò una guancia – E’ presto adesso per pensarci, ma… avrai anche questo, te lo prometto. Sei soltanto mia e di nessun altro. Ucciderei se qualcuno provasse a portarti via da me.

La baciò ancora.

Era qualcosa che non riusciva a controllare.

Se le labbra di Hermione erano abbastanza vicine da poter essere toccate, doveva averle.

- E Ron? – chiese la ragazza poco dopo – Voglio dirgli tutto.

- Sicura che vuoi essere tu a dirglielo?

- Sì, Harry. Sono io che devo farlo. E lo farò oggi.

Il ragazzo non replicò la sua scelta.

Sarebbe stato libero di tenerle la mano davanti a tutti e di baciarla sul capo di Quidditch dopo una vittoria.

Avrebbe potuto stendersi con lei sul divano della Sala Comune e vederla leggere un libro noiosissimo con tanta attenzione, accarezzandole i capelli per farle compagnia.

Se Ron fosse venuto a conoscenza del loro segreto, sarebbero stati liberi.

Lui ne avrebbe sofferto, ma poi sarebbe andato avanti.

Le cose tra lui ed Hermione non stavano andando più bene come una volta. Se mai fossero andate per il verso giusto.

Si rivestirono senza fretta ed Harry avrebbe voluto spogliarla ancora mentre la osservava alle prese con la lampo della gonna.

Stava quasi per farci un pensiero e in quel momento qualcuno provò ad aprire la porta agitando la maniglia su e giù.

Avevano stregato la serratura, ma ci sarebbe voluto poco prima che qualcuno usasse Alohomora.

Dovevano sbrigarsi.

- Forza Hermione! – la incitò Harry, allacciandole le scarpe in tutta fretta.

- Ci sono – disse lei sistemandosi i capelli e raccogliendo le proprie cose – La cravatta, Harry!

Il ragazzo si voltò alle proprie spalle e la raccolse. La avvolse intorno al collo distrattamente e la annodò in un modo che mai si era visto prima.

Proprio in quel momento la porta si aprì e la professoressa Cooman entrò nell’aula.

- Che disordine! – esclamò vedendo cuscini sparsi ovunque e sedie spostate qua e là.

Harry ed Hermione sgattaiolarono fuori uscendo dal loro momentaneo nascondiglio e ridendo della distrazione della professoressa di Divinazione, continuavano a baciarsi scendendo le scale e appoggiandosi al muro circostante.

Arrivati in fondo, si staccarono l’uno dall’altra e tornarono a comportasi come due semplici amici.

Erano tremendamente in ritardo per la lezione di Trasfigurazione.

Il nodo alla cravatta di Harry gli procurava non poco fastidio, ma avrebbe avuto tutto il tempo per rimetterla a posto.

E poi, annodata in quel modo, ricordava al ragazzo perché non avesse provveduto a fare un nodo più decente.

Gli ricordava del perché non avesse avuto abbastanza tempo.

Di conseguenza, gli ricordava Hermione.

Tutto ormai gli procurava una qualche scusa per pensare a lei.

| 19 Maggio – ore 23:15 – Torre di Hogwarts |

Mentre Silente e la McGranitt interrogavano Ron sull’accaduto, Harry Potter attendeva nella propria cella che qualcuno, incaricato dal Ministero della Magia, lo portasse via dalla scuola per condurlo ad Azkaban.

Era un assassino e non riusciva a pentirsi di ciò che aveva fatto.

Come aveva potuto farle questo, quel bastardo!

Aveva osato metterle le mani addosso. Toccarla, entrare in lei contro il suo volere e permettersi di dichiarare a nome suo che le era piaciuto.

Harry sapeva che non poteva essere così.

Non lei. Non la sua Hermione.

Era stata chiaramente costretta. E Draco Malfoy doveva essere punito.

Niente per il Grifondoro fu più indicato della morte.

Così come la prigionia eterna all’interno di Azkaban era la punizione più indicata per lui.

In quel momento riusciva a pensare solo ad una cosa.

La promessa fatta ad Hermione. Non l’avrebbe mantenuta.

Fu per questo che iniziò a piangere.

Non per la paura del bacio dei Dissennatori, non per aver perso la possibilità di vivere una vita normale.

No.

Riusciva solo a pentirsi di non poter essere quel marito di cui Hermione avrebbe tanto voluto vantarsi.

Lei, lei. Sempre e solo lei nella sua testa.

Aveva reagito così perché era accecato dalla gelosia.

Era completamente posseduto dalla rabbia e dalla sete di vendetta.

Aveva sfiorato la pelle della sua amata. Draco Malfoy aveva inquinato le sue labbra baciandole la bocca senza rispetto.

Senza delicatezza. Senza amore.

Hermione non meritava questo.

Meritava solo baci sentiti, baci veri.

Meritava soltanto i suoi baci e quelli di nessun altro.

Si asciugò gli occhi dalle lacrime che copiose gli rigavano il viso.

Voleva vederla. Disperatamente e per l’ultima volta.

- Harry…

La sentiva pronunciare il suo nome. Quel suono così gentile. La sua voce così perfetta.

- Harry…

Ma non era immaginazione quella.

Il ragazzo si alzò in piedi e si voltò verso le sbarre.

Hermione era lì e lo fissava al di fuori della cella.

Si guardarono a lungo. Harry non smetteva di piangere.

I suoi occhi non erano più accecati dalla gelosia. Piuttosto, quello era lo sguardo di un ragazzo innamorato.

E così, lei allungò le braccia verso di lui invitandolo a venirle incontro.

Sperava tanto che glielo chiedesse.

Corse da Hermione e le prese il viso tra le mani, mentre i singhiozzi del pianto che ancora fuoriusciva prepotente dai suoi bellissimi occhi luminosi spezzavano il silenzio di quella notte scura.

Caddero in ginocchio entrambi. Quelle maledette sbarre li tenevano troppo lontani rispetto a quelle che erano le abituali distanze tra i due.

E la sofferenza stava proprio in questo. Tra loro non c’erano mai state distanze.

- Scusami, Harry! – esclamò Hermione, singhiozzando – Non sono riuscita ad evitarlo.

- Tranquilla – sussurrò lui, sfiorandole uno zigomo – Non è colpa tua.

- Perché l’hai ucciso? Harry, io non voglio perderti…

- E non mi perderai mai, ma non dovresti essere qui. Potrebbero vederti e ti metteresti nei guai.

- Non mi importa – disse lei alzandosi e allontanandosi.

Harry allungò una mano oltre le sbarre per mantenere il contatto con la sua mano il più a lungo possibile.

Non voleva che se ne andasse, ma forse per lei era meglio così.

Finché non la vide estrarre la bacchetta e puntarla verso di lui.

- Che vuoi fare!? – chiese il ragazzo confuso.

- Stai indietro – suggerì lei prima di mettersi all’opera – Bombarda Maxima!! – urlò Hermione, disintegrando l’ostacolo che la teneva lontana da Harry.

Il suo Harry.

Un cumulo di polvere e fumo di levò nell’aria.

I due non riuscivano a vedere nulla oltre un centimetro di distanza, finché il vento non portò via tutti i residui polverosi rischiarando l’atmosfera.

Harry fissò a lungo gli occhi di Hermione prima di correre verso di lei.

La sollevò prendendola tra le braccia e la baciò come se non lo facesse da anni.

Hermione affondò le mani tra i capelli di lui, come amava tanto fare e lo strinse forte per fargli sentire che lei era lì.

- Perché l’hai fatto? – gli chiese lui, sorridendole e baciandola.

- Perchè la mia vita non avrebbe senso senza un marito bellissimo di cui vantarmi – spiegò lei tornando con i piedi per terra.

- Ti stai mettendo in grossi guai per me, puoi ancora tornare indietro.

- Non ci penso neanche – disse lei prendendolo per mano.

Con l’altra gli stava indicando qualcosa.

La sua Firebolt era poggiata a terra poco distante.

Harry la guardò negli occhi, sorpreso e felice. Aveva una richiesta da farle – Ti va di scappare via con me?

Hermione annuì e gli sorrise.

Salirono sulla scopa. La ragazza teneva le mani strette intorno alla vita dell’amato.

Non le era mai piaciuto volare, ma in quel momento le importava ben poco di cosa le piacesse o meno.

Sfrecciarono via, nella notte, lasciandosi alle spalle una montagna di ricordi e tanti amici.

Amici che forse non avrebbero più rivisto e che forse un giorno li avrebbero perdonati e abbracciati forte se mai si fossero rivisti.

Sarebbero tornati o forse no.

Ma qualsiasi cosa avrebbero fatto in futuro, Harry ed Hermione l’avrebbero fatta insieme.
Nota dell'autrice:

Ultimamente ho una leggera predisposizione a scrivere One-shot.

Questa è molto diversa da quelle che scrivo di solito. Mi sono voluta mettere alla prova e spero che il risultato sia stato di vostro gradimento.

Lasciate un commento nelle recensioni se vi va, mi farebbe piacere davvero sapere cosa ne pensate.

Un bacio, grazie mille a tutti coloro che hanno letto questa ff. A presto,

Arcadia_lovegood

  
Leggi le 14 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Madapple