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Autore: DeiDeiDei    30/12/2012    0 recensioni
[http://en.wikipedia.org/wiki/Motorcity]
Come Chuck e Mike si sono conosciuti e come sono diventati ciò che sono ora.
Due mesi e una settimana dopo Michael Chilton non era più a capo di nessuna squadra. Non era più un militare. Non era più nemmeno un cittadino di DDeluxe. Era ricercato dalle forze dell’ordine e se ne stava rintanato a Motorcity, la città di sotto, dove Kane mandava a cercarlo i robot praticamente ogni tre giorni. Non era la prima persona che passava ai livelli bassi, ma era il primo militare così giovane e promettente che entrava nel suo ufficio, si strappava di dosso la targhetta e fuggiva lungo i corridoi ed i passaggi per la biancheria fino a sparire dalla circolazione. Il faccione del milionario compariva almeno una volta al giorno su decine e decine di holo-screen in giro per tutte e due le Detroit e annunciava che un certo “M. Chilton” era ricercato per tradimento e che sarebbe stato presto arrestato e consegnato alla giustizia.
Mike/Chuck feels
Genere: Generale, Science-fiction, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Motorcity è una serie d'animazione di venti episodi della DisneyXD, i disegni sono molto simili a quelli dei video dei Gorillaz, i background ed i colori sono spettacolari e i personaggi sono molto ben caratterizzti. Vi consiglio di andarla a guardare!
 


 
HOW THEY MET
 
 
 
 
 






La prima volta che lo aveva incontrato era successo su, nel quartiere scolastico di Deluxe. Lui era in fila, ordinatamente, insieme ad altri dodici bambini scelti dalle diverse scuole della città e una donna vestita della tutina militare li stava controllando. Aveva fatto loro domande sulla famiglia e teneva in mano una cartella contenente tutti i loro voti degli ultimi anni e le valutazioni nelle prove fisiche. Ogni tanto si fermava a leggere qualcosa, li osservava no per uno e domandava qualcosa al prescelto. Prendeva anche appunti, tanti appunti, digitando sulla tastierino della cartella. Mike era rimasto immobile per tutto il tempo, sull’attenti, composto come solo un piccolo futuro militare di DDeluxe sarebbe potuto essere. Quelle selezioni c’erano ogni anno e servivano  decidere quale mestiere ogni individuo avrebbe intrapreso, per mantenere l’ordine e la pace nella città, senza sprecare talenti.
 
Era stato fra una domanda e l’altra dell’esaminatrice che una seconda donna, quasi del tutto identica all’altra se non si consideravano naso e capelli, si era avvicinata a loro ed aveva attirato l’attenzione della prima , mettendosi a parlare con lei.
 
-Alissia, quanti ne hai di validi?-
 
-Questi dodici sono passabili, ma non penso che più di sei potranno essere mai più di un soldato semplice.-
 
-Ah, bhè, non mi stupisco, vedrai che con quelli delle altre selezioni faranno comunque un bel numero.-
 
-Lo fanno sempre.-
 
Ridevano, le due donne, e parlavano tranquillamente ad alta voce di come molti tra di loro non avrebbero mai fatto carriera. Non si preoccupavano che i bambini le sentissero e si offendessero. Un ragazzino dai capelli neri affianco a Mike, per esempio, aveva spalancato occhi e bocca alla loro dichiarazione e altri due, un po’ più in là, si stavano lanciando a vicenda sguardi allarmati. Probabilmente di erano tutti domandati chi tra di loro sarebbe riuscito nella scalata. Tutti tranne lui: sapeva già di aver preso i voti migliori di tutta la scuola nelle prove fisiche e di aver dimostrato ottime capacità psicologiche, perciò non si sentiva troppo bisognoso di preoccupazione.
 
-E i tuoi? Ne hai trovati?-
 
-Oh, ben tre!-
 
-Tre? In una sola cernita? Sei sicura che siano tutti decenti?-
 
-Tutti e tre rientrano nei parametri del signor Kane e uno sembra essere particolarmente portato.-
 
-Davvero?-
 
-Guarda tu stessa i risultati dei test. Ha sviluppato un programma di decrittazione alphanumerica.-
 
-Quanto ci ha messo?-
 
-Quindici.-
 
-Quindici ore per un programma completo?-
 
-No! Quindici minuti! Per un programma totalmente funzionante!-
 
-Mio Dio, ma quanti anni ha?-
 
-I documenti dicono sette. È più piccolo degli altri due e gli ha superati senza problemi.-
 
-Quale è?-
 
-Quello lì, quello biondo, con i capelli davanti agli occhi.-
 
Mike non aveva potuto resistere alla tentazione di girare la testa e seguire con lo sguardo la direzione indicata dalla donna. A qualche metro di distanza dalla loro fila c’era un piccolo gruppetto di tre bambini. Uno era un ragazzino sui dieci anni coi capelli rasati quasi a zero che parlava animatamente con una femminuccia più o meno della sua stessa età, la seconda, la quale sembrava ascoltarlo soltanto in parte, concentrandosi soprattutto sul piccolo holo-screen aperto accanto a se, sul quale scorreva un testo. Il terzo bambino, quello del quale stavano parlando le due responsabili, se ne stava lì accanto, con due schermi ad una decina di centimetri dalla faccia parzialmente coperta dalla frangi bionda. Faceva scorrere senza toccarli due video che, Mike riconobbe con stupore, erano quelli che le telecamere di sicurezza della stanza dovevano star riprendendo in quel momento. Le dita pallide digitavano ad una velocità considerevole su un terzo holo-screen all’altezza della mano destra.
 
-Uh, è magrino, ma sembra piuttosto preso.-
 
-Sì, è smilzo e timidissimo, ma basta che se ne stia chiuso nel suo laboratorio a creare programmi a quella velocità e il signor Kane sarà soddisfatto.-
 
-Vero, ne abbiamo proprio bisogno di programmatori, con quei pazzi che hanno deciso di starsene di sotto.-
 
-Che poi chi glielo fa fare?-
 
-Stare nella miseria e nel pericolo, quando possono invece stare qui? Sono illogici.-
 
 
Le due si erano scambiate un altro paio di commenti sugli abitanti della vecchia Detroit che avevano deciso di non trasferirsi nella nuova versione della città, poi si erano salutate e divise. Quella della quale non sapeva il nome era tornata dai futuri piccoli programmatori e aveva detto loro qualcosa. Mike era troppo lontano e non aveva potuto sentire le parole precise, ma loro avevano fatto sparire i loro schermi ed avevano annuito, chi più e chi meno convinto. Facendo sparire l’ultimo holo-screen, il bambino biondo aveva guardato davanti a se ed aveva incrociato per caso lo sguardo con quello di Mike, distogliendolo subito ed arrossendo fino alla punta del naso. Lui non aveva capito il motivo di una reazione simile ed aveva provato ad aspettare qualche secondo, nel caso l’altro si fosse girato nuovamente  in quella direzione.
 
-Signor Chilton, spero che voglia prestarci nuovamente la sua attenzione.-
 
 
***
 
 
All’accademia militare Mike aveva fatto fin da subito una gran bella figura. Non solo con gli insegnanti, ma anche con i compagni. Il che gli aveva permesso di passare tranquillamente quattro anni di istruzione tranquilla e piacevole. Aveva amici praticamente in ogni classe e in ogni dormitorio, faceva gruppo, stava in mensa con i compagni e frequentava qualche corso pomeridiano facoltativo per essere sicuro di rimanere sempre e comunque tra i migliori del suo anno. Suo padre ci teneva che lui diventasse un buon soldato per la città e di certo non lo avrebbe deluso.
 
Una delle novità più interessanti del suo terzo anno era stata l’inserimento delle missioni nel programma. Ovviamente non venivano spediti chissà dove a combattere veri avversari (avevano dieci anni, dopotutto). Si trattava soprattutto di simulazioni in sale olografiche. Schemi e ostacoli generati da un computer, nemici con statistiche ben precise, cose di quel tipo. Lo facevano una volta a settimana. Un gruppetto di sei alunni alla volta entravano nella stanza e una ragazza di nome Laura, una tecnica di circa ventisei anni, si occupava di attivare un nuovo scenario e di dar loro nuovi obbiettivi da superare, standosene chiusa in un gabbiotto di vetro insieme alla loro insegnante per tutto il tempo e, qualche volta, dando loro delle dritte attraverso le trasmittenti che erano portati ad indossare. 
 
La sedicesima sessione del corso, però, si era dimostrata imprevedibilmente diversa. Quando erano entrati nella sala per la proiezione olografica, infatti, Laura non c’era e, al suo posto, avevano trovato un ragazzino più o meno della loro età, chino sulla tastiera. Non li aveva salutati, non aveva nemmeno alzato lo sguardo, si era limitato a continuare il suo lavoro, facendo apparire e sparire holo-screen attorno a se, quasi ignorando l’enorme schermo a parete del gabbiotto. Uno dei suoi compagni aveva picchiettato sul braccio di Mike, attirando la sua attenzione, e gli aveva chiesto se sapesse cosa stava succedendo. Non lo sapeva, ma grazie al cielo non era lui l’insegnante.
 
-Bene ragazzi, mettetevi pure in posizione, indossate le tute per la simulazione e le ricetrasmittenti.-
 
-Si, Capitano.-
 
L’abbigliamento era sempre del solito colore, bianco ed azzurro chiarissimo, ma era incredibilmente resistente. Le ricetrasmittenti, invece, erano leggermente obsolete, gli scarti di un reggimento di un qualche anno prima. A nessuno piaceva indossarle, ma averle li aiutava moltissimo nel completamento delle missioni, perciò nessuno aveva mai osato togliere la propria per stare un po’ più comodo. Mentre si preparavano, Mike aveva notato lo sguardo del ragazzo nel gabbiotto posarsi su di loro, ma quando aveva alzato la testa per controllare lo aveva trovato concentrato come prima su di una sfilza di numeri a mezz’aria.
 
La missione era iniziata nel giro di un qualche minuto e la differenza da quelle precedenti si era subito fatta sentire. La grafica, tanto per iniziare, era straordinaria: di punto in bianco il salone circolare bianco era diventato un piazzale nebbioso di un quartiere disabitato in rovina con cinque diverse case a circondarlo. Poi avevano notato i rumori, tanti piccoli rumori minuziosi creati per rendere il tutto più realistico e, probabilmente, per distrarli. Non c’era mai stato niente di simile negli scenari delle altre lezioni ed erano ancora a bocca aperta quando era stato loro inviato il piano d’azione. Le tappe e una piccola mappa erano comparsi all’interno dei loro occhiali, in modo che potessero rileggerseli e memorizzare il tutto. La missione in se non era complicata, ma si era prospettata fin da subito lunga, il che non andava propriamente a vantaggio della loro voglia di fare. Inoltre, avevano davvero bisogno di comunicare, visto che si erano divisi in tre piccole squadre da due persone e dovevano trovare delle cariche d’esplosivo ben nascoste. Ma improvvisamente tutte le loro trasmittenti erano collassate, diventando inutilizzabili. Avevano provato a riaccenderle manualmente, a scuoterle, ad urlare, senza risultati (in un tempo di circa quattro secondi e mezzo dallo spegnimento). Poi, a qualche centimetro dai loro nasi era comparso un holo-screen azzurro, uno per ognuno di loro, sul quale un piccolo cubetto nero siglato “P” si era loro presentato.
 
-scusate, sono il programmatore di questa vostra lezione. In questo caso, la guida della missione. Terrò aperte le comunicazioni attraverso questo canale.-
 
-Ma come ti permetti, ragazzino? Cosa stai facendo?-
 
-Mi… mi scusi. Quelle ricetrasmittenti non sarebbero mai servite a nulla in una vera missione nella città di sotto: il campo elettromagnetico che il signor Kane ha rilasciato due settimane fa le avrebbe fatte esplodere subito, perciò ho pensato di rendere la simulazione sensata inserendo un una rete di comunicazione funzionante attraverso la quale siano collegati direttamente sia con ogni proprio compagno, sia con la base operativa.-
 
-…-
 
-Non intendevo sollevare polemiche. Riattivo subito le ricetrasmittenti.-
 
-NO! No, va bene così. Bravo. Buona idea.-
 
-G… grazie.-
 
-Quando hai deciso di fare questo aggiornamento? Dove hai preso i codici per i programmi?-
 
-Bhè, quando il ragazzo con gli occhiali ha iniziato a lamentarsi della qualità del suono ho pensato che sarebbe stato meglio mettere a posto le cose e… e i codici, signore, li ho appena digitati qui davanti a lei, quindi se c’è qualche errore è perché non ho avuto modo di controllare il sistema di inserimento HTML di questa stanza prima d’ora.-
 
Sette minuti. Per farla breve, il ragazzino aveva creato dal nulla un nuovo programma di comunicazione per un’intera squadra di militari in sette minuti. L’insegnante non aveva più parlato, se non per dire loro di continuare con l’esercitazione. I ragazzi si erano tenuti i commenti per se stessi, o perlomeno lo avevano fatto quasi tutti, ma il nuovo software aveva finito per velocizzare notevolmente le ricerche dell’esplosivo, rendendo molto più semplice la missione e migliorando la qualità delle comunicazioni tra di loro. Alla fine della simulazione, dopo circa altri quaranta minuti di realtà virtuale, un ennesimo holo-screen era comparso al centro del piazzale iniziale, comunicando la portata a termine del loro compito e la fine della missione. Gli ologrammi erano spariti uno per uno e gli alunni si erano tolti occhiali e tuta, mettendosi subito a parlare di ciò che era successo e di cosa ne pensassero personalmente. 
 
Mike si era subito diretto al gabbiotto, ma aveva trovato il giovane programmatore intento già  parlare con il loro Capitano. Il ragazzino strisciava un piede a terra e teneva lo sguardo basso, con una mano si grattava il retro del collo e con l’altra torturava la stoffa all’interno della rispettiva tasca della sua tuta. Aveva capelli biondi lunghi fino alle spalle, con lunghi ciuffi che gli ricadevano davanti al viso. Per il cadetto non fu poi così difficile riconoscerlo come il bambino che il suo smistamento era stato presentato come un piccolo genio informatico: non solo aveva appena dimostrato un’abilità straordinaria di programmazione, ma era anche biondo, cosa che a DDeluxe era più unica che rara. Curt gli si avvicinò ghignante.
 
-Hai visto che ha fatto quello?-
 
-Credo che fosse impossibile non vederlo.-
 
-Cioè, guardalo, per essere un topo di laboratorio ha fatto una cosa piuttosto fica!-
 
-Topo di laboratorio?-
 
-Sì, non lo vedi come è ossuto e non guarda in faccia la gente?-
 
-E quindi?-
 
-Probabilmente passa tutto il suo tempo a ticchettare su tastiere chiuso in un laboratorio di ricerca o nella sua stanza.-
 
-E tu come fai a saperlo?-
 
-Un’amica di mia sorella fa la programmatrice da dieci anni.-
 
-Non vedo come questo la tenga chiusa in una stanza.-
 
- Esce quattro volte l’anno dal palazzo nel quale ha casa e lavoro. E’ una sua scelta, come di tanti programmatori.-
 
 
***
 
 
In sei mesi si erano ormai abituati alla sostituzione di Laura completamente. La ragazza tornava solo ogni tanto, una settimana sì e sei no, e perdeva tutte le volte almeno venti minuti all’inizio della lezione per capire come funzionassero i nuovi programmi installati in sua assenza. Il biondo, che si era scoperto chiamarsi Charles, non si era infatti limitato a modificare i sistemi di comunicazione: ogni volta che entrava nella stanza aggiornava qualcosa, cambiava un qualche codice, modificava una chiave d’accesso, creava nuovi scenari e nuove missioni. Ogni lezione, di conseguenza, ai giovani della classe di Mike sembrava di essere sempre più veramente sul campo e non in una stanza bianca piena di ologrammi nel bel mezzo di Delux. Tutti sapevano il nome del giovane programmatore e tutti gli avevano parlato almeno una volta. 
 
Mike gli aveva rivolto la parola alla loro seconda lezione in sua presenza, presentandosi sorridente ed osservando incuriosito l’altro fare un salto dalla sedia ed imbarazzarsi a non finire solo per dirgli come si chiamava. “Chuck”, aveva detto, preso dalla fretta, per poi correggersi subito dicendogli il nome completo e scusandosi. Ma per il cadetto era rimasto Chuck e così si rivolgeva a lui ogni volta che lo salutava prima di uscire o quando entrava nella sala delle simulazioni, anche se quando parlava di lui coi compagni si limitava ad un più educato nome integrale.
 
-Hei, oggi mi ha salutato di sua spontanea volontà. Forse fra due anni riuscirà a parlarmi senza distogliere lo sguardo.-
 
-Scusa cosa?-
 
-AGH! Non mi ascolti mai Mike!-
 
-Scusa, ero distratto, cosa stavi dicendo?-
 
-Che Charles mi ha salutato come una persona quasi normale oggi.-
 
-Dopo sei mesi era l’ora, forse lo spaventavi per la tua stazza.-
 
-Ma che dici, guarda che solo tu ci riesci a parlare.-
 
-Parlare? Ci scambio a malapena due frasi alla settimana!-
 
-E’ molto più di quanto possiamo dire noi altri. E non ridere, bastardo, quel ragazzo è una specie di riccio: si chiude in se stesso e si nasconde dal mondo.-
 
-Eppure è così intelligente.-
 
-Ah, su questo non c’è dubbio! Hai visto il nuovo upgrade della mappa? È una cosa incredibile.-
 
-Eccome! Passare da quelle mappine piatte a ricostruzioni 3d in scala della zona nella quale si svolge la missione, non pensavo nemmeno fosse possibile!-
 
Ed effettivamente nessuno ci aveva seriamente pensato prima. Chuck si era apparentemente infastidito per via delle continue indicazioni che i ragazzi gli chiedevano e, quindi, aveva dato loro una riproduzione fedele della mappa, con palazzi, scale e tutto. Trentasei minuti, cronometrati dal Capitano. Una cosa incredibile, una delle tante, per la quale il giovane programmatore aveva nuovamente attirato su di se l’attenzione di alcuni superiori e l’antipatia di colleghi più anziani, come per esempio la cara vecchia Laura, la quale lo avrebbe sostituito la settimana successiva e si era già lamentata nei corridoi del fatto che nell’aula ci fossero nuovi programmi non autorizzati. Ovviamente erano stati preparati subito i documenti ed un militare li aveva firmati. Per la precisione era stato il loro Capitano, il quale sembrava aver iniziato ad apprezzare sempre più il lavoro del biondo, tanto da aver richiesto ai responsabili della sua istruzione di poterlo addestrare all’autodifesa, considerato quanto si stava dimostrando potenzialmente utile sul campo. Lui si era opposto, dichiarando di essere totalmente negato per le attività fisiche, e la squadra aveva espresso le sue lamentele a gran voce nel bel mezzo di una lezione, essendosi già tutti immaginati la loro guida personale zampettare tra loro durante una vera missione.
 
-Hai sentito dell’Hacker?-
 
-Quello che è entrato nei programmi di difesa interna dell’accademia militare?-
 
-Anche nel computer del signor Kane, da quello che dicono le voci di corridoio.-
 
-impressionante. Chissà se sarà vero. Che io sappia ha un sistema di sicurezza invalicabile.-
 
-Bhè, sembra che questo hacker (o questa, chi siamo noi per dire di no a una pirata donna) sia entrato ed uscito una decina di volte. Sempre solo per qualche secondo.-
 
-E che ci fa con qualche secondo solo di tempo? Sarà un bug, vedrai. Qualche segretaria che ha inserito male un codice di riconoscimento  o un qualche tecnico che ha sbagliato tasto.-
 
-sarà, ma a me fa senso pensare che qualcuno riesca a violare la sicurezza persino del computer madre di Kane.-
 
-Tranquillo, hanno detto che sono già in corso le indagini. Anche qualcosa di interno, ho sentito bisbigliare da Laura l’altra mattina. Sembra che siano sospettati anche i dipendenti di Deluxe.-
 
-Cosa? Ma è impossibile! Al telegiornale hanno detto chiaramente che l’attacco informatico arrivava dalla città di sotto!-
 
-Ovvio che dicono così, mica possono ammettere che c’è un traditore tra di noi, non credi?-
 
-Effettivamente…-
 
-Pensa, per quello che ne sappiamo potrebbe essere pure Laura.-
 
-Oppure…-
 
-Oppure?-
 
-Oppure potrebbe essere Charles. È più credibile, no? È nettamente più bravo di Laura.-
 
-Non la sminuire, poverina! Che ne sai che non ha un talento nascosto per la pirateria informatica?-
 
-Woo, sarebbe eccitante!-
 
-Ah, ma per favore: ha dieci anni in più di noi.-
 
-I gusti sono gusti.-
 
-Bleah!-
 
 
***
 
 
Quando Mike compì i sedici anni, aveva ormai una sua squadra da comandare. Curt era il suo secondo ed il suo assoluto braccio destro. Avevano fatto tutti e due strada in fretta. Avevano passato tutti gli esami con il massimo dei voti (o quasi) e nelle prove pratiche avevano portato a termine ogni missione venisse loro affidata. Erano arrivati ad avere anche numerosi colloqui con Kane in persona. Non un ologramma, non la sua immagine su di uno schermo: erano stati chiamati nel suo ufficio ed avevano discusso con lui delle loro mansioni militari. Perciò, sì, poteva dire di aver fatto carriera.
 
Alcuni dei loro compagni, invece, erano ancora  soldati semplici e due erano rimasti persino cadetti. Il loro vecchio Capitano era salito di grado e Laura, la programmatrice, era diventata una vera e propria insegnante che si occupava dei colleghi più giovani. Ma non di Chuck. Anche lui aveva fatto strada, a modo suo: era diventato il principale programmatore dei computer di Kane e si occupava di programmi militari e di difesa, inserendo qualche codice a tempo libero anche nei robot di Deluxe.
 
Era cresciuto, ma non era cambiato quasi per niente, rimanendo alto e mingherlino, con folti capelli biondi a coprirgli il volto e lentiggini visibili su ogni centimetro libero della pelle. Stava sempre chiuso in casa, come Curt aveva previsto anni prima, ma usciva fortunatamente almeno una volta al giorno e, spesso, era in quelle occasioni che Mike lo incontrava. Si trattava per lo più di saluti semplici e concisi, ma qualche volta, quando aveva tempo e non doveva per forza passare la pausa pranzo con i suoi commilitoni, al giovane piaceva andare a sedersi al suo stesso tavolo e chiedergli come andasse il lavoro, la vita. Non parlavano molto, ma si scambiavano soprattutto informazioni sui due differenti settori nei quali erano coinvolti e notizie sui loro vecchi conoscenti in comune. Quando lo riferiva a Curt, lui scuoteva sempre la testa.
 
-Ma per quanto andrete avanti?-
 
-Ah. Non vedo che c’è di male a chiacchierare a pranzo con qualcuno che conosci.-
 
-Niente, infatti! Intendevo dire per quanto andrete avanti a sperare di incontrarvi per caso e parlare dieci minuti scarsi.-
 
-non ricominciare.-
 
-Eh, no, questa volta non te la schivi! Sembrate due bambini: siete praticamente adulti ormai, datevi un recapito e comunicate come due persone normali.-
 
-Due persone normali che non sanno di che parlare se non delle vecchie lezioni nella sala simulazioni e della continua minaccia dell’Hacker…-
 
-Nhà, se aveste più tempo a disposizione trovereste di sicuro anche altre cose delle quali parlare.-
 
-Curt, vaneggi. Non hai notato che lui non parla MAI?-
 
-Sei un amico terribile! Nemmeno io vorrei parlare se tu mi chiedessi solo “Oh, notizie su qualche nuovo attacco informatico? Oppure hai sviluppato qualche nuovo programma?”-
 
-Io non parlo in quel modo!-
 
-Ma è ciò che gli chiedi, no?-
 
-Bhè, sì, se no non saprei nemmeno come iniziare la conversazione.-
 
-Ma perché Charles è diventato tuo amico? Poteva diventare mio, ho proprio bisogno di un amico intelligente.-
 
-Non penso di potermi chiamare suo amico. Cioè, parliamo pochissimo.-
 
-Eeeee, ecco! Cosa ho appena detto? Chiedigli un dannato recapito e tratta bene quel povero ragazzo. Che ne so, trascinalo fuori di casa, trovagli una ragazza, convincilo ad aiutarci in missione…-
 
-Che intendi dire?-
 
-Intendo dire che fra due settimane dobbiamo scendere a Motorcity e un buon piano d’azione e qualche nuovo protocollo di sicurezza non sarebbe scomodo.-
 
Così Mike ci aveva pensato su, per qualche giorno, ed aveva deciso che tenersi in contatto con una persona così riservata come Chuck sarebbe stato più comodo se fatto senza bisogno di vedersi sempre in faccia. Lo aveva aspettato in pausa pranzo, ma per una serie di sfortunati eventi non era riuscito ad incontrarlo. Aveva quindi chiesto in giro dove fosse il suo ufficio e si era presentato direttamente lì. Il programmatore era quasi caduto dalla sedia, vedendoselo comparire davanti, ma alla fine il militare era riuscito a fargli capire cosa volesse fare, riassumendogli la conversazione con Curt. Così se ne era tornato a casa con un numero, salvato come “Chuckles” solo per dargli fastidio, e con un piano d’azione per la settimana successiva, il che aveva fatto ridere soddisfatto il proprio secondo e fare i salti di gioia al resto della squadra.
 
 
***
 
 
Due mesi e una settimana dopo Michael Chilton non era più a capo di nessuna squadra. Non era più un militare. Non era più nemmeno un cittadino di DDeluxe. Era ricercato dalle forze dell’ordine e se ne stava rintanato a Motorcity, la città di sotto, dove Kane mandava a cercarlo i robot praticamente ogni tre giorni. Non era la prima persona che passava ai livelli bassi, ma era il primo militare così giovane e promettente che entrava nel suo ufficio, si strappava di dosso la targhetta e fuggiva lungo i corridoi ed i passaggi per la biancheria fino a sparire dalla circolazione. Il faccione del milionario compariva almeno una volta al giorno su decine e decine di holo-screen in giro per tutte e due le Detroit e annunciava che un certo “M. Chilton” era ricercato per tradimento e che sarebbe stato presto arrestato e consegnato alla giustizia.
 
Fortunatamente sembrava che nessuno avesse intenzione di denunciarlo: Jacob, un vecchio cuoco iperattivo che un tempo lavorava come socio di Kane, lo aveva subito ospitato, quando era arrivato di sotto trafelato, gli aveva dato vestiti relativamente nuovi e cibo abbondante (per quanto non propriamente commestibile). Poi era arrivato Texas: un ragazzo non particolarmente sveglio ma pieno di voglia di fare e fedele come nessun’altro. Infine era comparsa Julie, scendendo dritta dritta da Deluxe e cercandolo: subito gli era sembrata una persona sospetta, una spia, ma poi lei gli aveva urlato in faccia quanto odiasse, come lui le cose terribili che Kane stava facendo alle due Detroit. Perché, sì, era stato lo scoprire quanto fosse crudele e subdolo il milionario a spingere tutti e quattro ad unirsi nel garage di Jacob.
 
Insieme si occupavano soprattutto di respingere gli attacchi di quel pazzo, i quali ogni giorno diventavano sempre più avventati e pericolosi e che, quel pomeriggio, sembravano averli portati infine alla sconfitta. Erano divisi, a bordo delle loro rispettive macchine, circondati da robot.
 
-Quale è la situazione Julie?-
 
-La mia? Bhè, Mike, penso di non poter più indietreggiare e sono circondata da almeno venti di quei cosi.-
 
-Non puoi più indietreggiare?-
 
-C’è un burrone dietro la mia macchina. Preferisco essere bersagliata da dei robot piuttosto che cercare la morte certa là in fondo.-
 
-Ok, ok… e tu Texas?-
 
-Texas non può più muovere Stronghorn, ma ce la farà lo stesso! TEXAAAAS!-
 
-No, Texas, no! Vogliono me, non li attaccare.-
 
-Ma Texas può farne fuori qualcuno di questi cosini di ferro, no?-
 
-No che non puoi, non cambierebbe niente, ne ho anche io una trentina davanti.-
 
-Scappa e ci pensa Texas a quei pidocchi! WooHa Waaaaha!-
 
-Sono in un vicolo cieco. Julie, perché urli? Che succede? JULIE? JULIE RISPONDI!-
 
-Ci sono! C… ci sono, Mike. È che… è che i robot sono collassati!.-
 
-Cosa?-
 
-Sono… non lo so, hanno iniziato a tremare e poi sono caduti per terra e…Oh, maledizione! Si stanno rialzando! M.. ma cosa? Non mi attaccano? Non mi attaccano! Mike, mi senti? I robot si stanno rivoltando contro il velivolo dei militari…-
 
-I piccoli così di metallo sono morti e risorti! WAAAAHA! E ora scappano dal grande Texas! Sono troppo forte per loro Wooohowa! TEXAS!-
 
-Ma cosa diavolo…-
 
Mike era rimasto letteralmente incantato, quasi non ascoltando ciò che gli altri due gli stavano comunicando, quando i robot cacciatori erano crollati a terra per poi rialzarsi e non degnarlo di uno sguardo. Il loro occhio, notò ammirato, era di un blu luminoso, invece che rosso come al solito. Se ne stavano andando. Non si stavano semplicemente ritirando ma, come aveva detto Julie, si stavano lanciando a capofitto contro il velivolo volante dal quale erano stati fatti scendere poco prima. Il ragazzo non era riuscito nemmeno a muoversi, incredulo, quando quei cubi metallici avevano iniziato a fare fuoco sui militari di Detroit col raggio stordente ed a metterli KO uno dopo l’altro. Si era quasi fatto coinvolgere dall’urlo di trionfo degli altri due, senza nemmeno chiedersi seriamente cosa fosse successo. Poi un altro urlo lo aveva riportato alla realtà.
 
-Chi era?-
 
-non lo so Julie, ma era nel nostro canale di comunicazione. Voi state bene?-
 
-Io sono intera, Texas?-
 
-Texas è pronto a spappolarne altri mille! WAAAHAAAAA!-
 
-Ma allora chi è stato ad urlare in quel modo?-
 
-BzzzBrutto figlio di puttana, se stato tu! Lo so che sei statoBzzzEnsare di passarla liscia. Ti ammazzo! Piccolo bastardo, sei d’accordo con loro, eh? seiBzzQuesto! Crepa! È ciò che ti meBzzzz-
 
-OH MIO DIO! Mi è arrivata una posizione sul radar: è davanti a te Mike! Non so cosa stia succedendo ma chiunque sia vai a prenderlo, lo vogliono ammazzare!-
 
Mike non se lo era fatto ripetere due volte e si era buttato fuori da Mutt come un pazzo, seguendo le direzioni che gli erano state girate da Julie. Aveva aggirato il velivolo caduto a terra e si era avventato senza troppi pensieri sui due militari che stavano picchiando un terzo individuo a terra. Aveva solo lontanamente registrato di stare picchiando Curt ed un altro dei suoi ex commilitoni, perché si era interessato solo a trarre in salvo la loro vittima, alzandola di peso una volta messi fuori gioco gli aguzzini. Aveva invece riconosciuto subito il ragazzo, anche se i capelli biondi erano spettinati e il labbro era spaccato e sanguinante, e aveva anche capito all’istante cosa era successo: Chuck lo aveva salvato. Aveva salvato lui e Julie e Texas. Aveva fatto una delle sue magie strampalate sui suoi holo-screen, probabilmente, e aveva aizzato i robot di Kane contro i loro stessi padroni, finendo col farsi pestare.
 
Charles aveva di nuovo salvato la situazione, come aveva fatto col piano per la missione che l’aveva convinto a lasciare Delux. Mike era felice di vederlo, più di quanto non potesse dimostrare stringendolo tra le braccia, per quanto sapesse che l’altro si trovava a disagio.
 
E così era arrivato Chuck, il quarto, da DDeluxe, il programmatore e l’hacker e lo stratega del gruppo. Ma sempre, semplicemente, il suo timido ragazzo della sala ologrammi.












Angolo dell'autrice: Ehm, salve.
E' imbarazzante pubblicare questa fanfiction perchè con questa ammetto di non seguira davvero per nulla il fandom italiano, in generale. Non so cosa vada di moda scrivere o leggere quì in Italia e suppongo sia colpa del mio leggere praticamente solo fanfiction inglesi e seguire serie e film con le loro date americane, quindi ... bhè, perdonate se non colpisco nel segno...











 
   
 
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