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Autore: BlackLuna    30/12/2012    2 recensioni
''Per cento anni la Principessa dormì, senza avvedersi che gli anni passavano per lei e per il mondo. La Principessa non vide suo padre invecchiare e decedere, né poté salutare per l’ultima volta la sua adorata balia, che per tutto il tempo rimastole vegliò il suo corpo addormentato. Non vide nascere l’odio e l’invidia tra i suoi tre fratelli, non vide la guerra che questo loro odio provocò. Non vide mai il regno del Re bene amato cadere in rovina e sgretolarsi sotto la morsa del tempo, diventando polvere. Non vide la fine della sua casata e del suo castello. Cento anni passarono, e nessuno si ricordò che lassù nella torre una Principessa dormiva...''
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La figlia del Re

 
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'era una volta, in un paese lontano lontano, un Re che viveva in un bellissimo castello, e governava con giustizia e lealtà il proprio popolo. Il re era dalla gente del suo regno molto amato, e mai nessun reame aveva visto in una sola Era tanto splendore e felicità. La pace regnava sovrana, perché nessuno aveva niente da ridire, nessuno aveva di che lamentarsi: il raccolto cresceva rigoglioso anno dopo anno e tutti avevano la propria occupazione. Il reame non conosceva povertà né miseria. E nemmeno la tristezza era nota, in quella zona del mondo nascosta agli occhi dei molti, poiché da ben settecento anni non veniva versata una sola lacrima, se non vogliamo contare quelle dei piccoli bambini appena nati o le lacrime che bagnano gli occhi per l’emozione e la felicità.

Il Re non era di certo meno felice degli altri: aveva una moglie splendida, che poteva essere scambiata per una fata, o per un’elfa dei boschi tanto era la sua bellezza, e aveva dato al Re tre bellissimi bambini, che crescendo si facevano più forti in corporatura e più nobili in statura. Di certo, sarebbero stati degli ottimi governanti come lo era stato il loro genitore, una volta che questi si fosse ricongiunto con i propri Padri. Ma qualcosa di inatteso accadde, qualcosa che portò nel regno un po’ di quella tristezza che da tanto tempo era sconosciuta.

Accadde una notte che la Regina diede alla luce un quarto figlio, una bambina. Poche persone conoscono la storia della figlia del Re, perché quella notte, tenendo tra le braccia la bambina, il Re, la Regina e tutti coloro che avevano visto la creatura giurarono di non parlare mai con nessuno di quello che era successo. Giurarono di dire che la bambina era nata morta, e mai nessuno, per nessuna ragione avrebbe mai parlato ancora della quarta figlia al sovrano. La creaturina che il Re teneva in braccio non era forte, né nobile. Né bella. Anzi, la neonata aveva un aspetto mostruoso, e per questo il Re e la Regina piangevano e si disperavano. Nessuno, nessuno avrebbe mai dovuto sapere, nessuno avrebbe mai più parlato della figlia del Re. La bambina fu affidata a una balia, l’unica che aveva il permesso di guardarla, e fu posta nella torre più alta del castello, lontana da occhi indiscreti.

La sventurata crebbe. Per anni e anni rimase chiusa nella sua torre, con solo la sua balia come compagnia occasionale. A bloccarle la via verso il mondo c’erano una pesante porta di legno da un lato, e una finestrella con le sbarre dall’altro. Nessuno sapeva della sua esistenza. Ma come è facile immaginare, la bambina non era felice. Si sentiva sola, si annoiava e non faceva altro che sbirciare fuori dalla finestrella pensando a cosa il mondo nascondesse dietro quelle alte mura. Guardava il cielo e la sua faccia gialla di giorno, che di notte diventava pallida e illuminava la sua prigione in modo spettrale. Mai la bambina aveva visto il volto del padre, o della madre, o di qualsiasi altro essere umano che non fosse quello rugoso della balia, che dopo lunghi anni passati con la bambina teneva a lei come a una figlia.

Una volta cresciuta, la Principessa cominciò a fare domande sulla sua permanenza della torre. Quando sarebbe potuta uscire? Avrebbe mai visitato il mondo? Chi era lei? E la balia soffriva nel vedere quella giovane piena di speranze che mai avrebbero potuto realizzarsi, e allora per non farla star male rispondeva sempre :- Tu sei la Principessa di questo castello, e presto uscirai dalla torre e visiterai il mondo.-  Ma poi era obbligata a uscire dalla prigione della sua bambina perché era convinta che le si leggesse la bugia negli occhi.  Dal canto suo, più gli anni passavano, più la Principessa si rendeva conto di quello che era il suo destino, e essendo una ragazza sveglia cominciò anche a intuire il perché della sua prigionia. Nei libri che leggeva, le principesse erano sempre delle creature belle ed angeliche, perfette in tutto. E guardandosi allo specchio, la figlia del Re sapeva di non essere come loro, e questo la rattristava perché credeva che non ci sarebbe mai stato nessun principe a salvarla. E la balia sapeva che non si sbagliava affatto, ma le continuava a dire:- Tu sei la Principessa di questo castello, e presto uscirai dalla torre e visiterai il mondo.- 

Quella notte, la Principessa sognò di uscire dalla torre. Sognò di essere una rondine e di volare oltre le mura del castello, e di vedere il mondo. L’aria era calda sulla sua pelle, il Sole la baciava come se fosse stata la più bella delle creature. E guardandosi riflessa in un torrente vide che il Sole aveva ragione: era diventata bella, la più bella del reame, con lucenti capelli biondi e occhi come il cielo estivo. Quando si svegliò e capì che era stato tutto un sogno, la Principessa pianse molte delle sue lacrime. Per molti giorni la Principessa immaginò di potere uscire dalla torre, immaginò di avere una vita oltre le mura, e di notte si ripeteva il sogno fatto in precedenza. Ed era felice prima dell’alba.

La balia la vide più triste ed assente del solito e finalmente una sera le domandò il perché.
-Perché è vero, come tu dici, che io sono Principessa, ma ora so che mai lascerò la torre, né vedrò il mondo. Per questo sono triste. Non sono bella come le principesse dei racconti, balia mia cara, ed è questa la mia colpa.-
-Ai miei occhi, figlia mia, tu sarai comunque e sempre la più bella di ogni reame.- Ma a  poco valsero le parole della balia, perché la tristezza della Principessa era inconsolabile. E avvedendosene, la vecchia donna la prese tra le braccia e la cullò cantandole la sua ninna nanna. –Nulla mi rende più triste che vedere le tue lacrime.- le disse.
-Allora fai in modo che queste cessino per sempre di cadere. Liberami.- la pregò la Principessa.
-Non è per ordine mio che sei rinchiusa qui dentro. Se ti liberassi, il Re, tuo padre, mi punirebbe, e io temo la sua ira, poiché non ne è abituato, e non conosco le sue reazione a una tale disobbedienza.- le rispose la balia.
-Allora libera il mio spirito soltanto, madre. Permettimi di sognare sempre, senza che l’alba interrompa il mio vagare. Cerca qualcuno che possa farmi scivolare in un sonno perenne e incantato. – e vedendo che la balia non sembrava convinta di quello che la Principessa le stava chiedendo, questa aggiunse:- Te ne prego.-

E fu così che la balia decise di aiutare quella povera creatura. E uscita dalla stanza di lei dopo averle dato la buona notte, cominciò a pensare a un modo per renderla felice. Per interi giorni cercò una soluzione al problema, uscì dal castello e interrogò conoscenze, fino a quando non fu indirizzata alla casa di una vecchia che viveva al limitare del bosco, e si vociferava fosse una strega. E per un modesto prezzo la strega acconsentì a darle un filtro che lei stessa aveva preparato. – Un sorso della pozione- le disse – e la Principessa cadrà in un sonno profondo che sarà interrotto solo dal bacio di un Principe venuto a salvarla, altrimenti la ragazza per cento anni dormirà.-

La balia prese il filtro e lo portò in gran segreto nella torre del castello. La Principessa non poteva essere più felice quando scoprì che la sua amata balia era riuscita a trovare il modo per esaudire il suo desiderio. Prima di coricarsi, quella sera, la Principessa la salutò e la baciò come se stesse per partire per un lungo viaggio, e, ingerita la pozione, cadde immediatamente in un sonno profondo e meraviglioso.

Non arrivò mai nessun principe a svegliarla. Per cento anni la Principessa dormì, senza avvedersi che gli anni passavano per lei e per il mondo. La Principessa non vide suo padre invecchiare e decedere, né poté salutare per l’ultima volta la sua adorata balia, che per tutto il tempo rimastole vegliò il suo corpo addormentato. Non vide nascere l’odio e l’invidia tra i suoi tre fratelli, non vide la guerra che questo loro odio provocò. Non vide mai il regno del Re bene amato cadere in rovina e sgretolarsi sotto la morsa del tempo, diventando polvere. Non vide la fine della sua casata e del suo castello. Cento anni passarono, e nessuno si ricordò che lassù nella torre una Principessa dormiva.

Ma per quanto lento , il tempo passò, e allo scadere del centesimo anno, la Principessa aprì gli occhi. Quello che vide dalla finestra era uno scenario che non conosceva e non riconosceva. Erbacce ed edera coprivano le rovine del castello. La sua stanza era ricoperta di ragnatele e da uno spesso strato di polvere. I disegni che decoravano le ingrigite tende e coperte, erano scomparsi, e tutto aveva l’aria spettrale che negli anni della sua gioventù era donata dallo splendere della luna piena. Ma ora non c’era la luna. Il Sole era alto nel cielo, eppure assente nella stanza. La Principessa pulì quello che era stato il suo specchio dalla polvere, e tremante, vide che il suo riflesso era quello di una vecchia, grigia e ossuta come tutto il resto nella stanza. I capelli, che le erano stati intrecciati prima di coricarsi, le erano cresciuti grigi e disordinati lungo i fianchi. Tutto era grigio, tutto era polvere. Lei era polvere.

Disperata, la vecchia Principessa mosse le sue gambe avvizzite verso la porta di legno, e rimase sorpresa quando questa si aprì subito. E allora la Principessa capì. La porta non era mai stata chiusa, e lei non era mai stata una prigioniera nella sua casa. Semplicemente non aveva mai avuto il coraggio di vedere veramente cosa ci fosse fuori dalla torre. Il Re era di certo stato crudele nel volerla mettere nella torre, ma lei non aveva mai cercato di uscirvi. E’ più semplice essere vittima rinchiusa che aspetta di essere salvata, piuttosto che affrontare il mondo da soli. Era stata la codardia a tenerla rinchiusa, non il Re.

La Principessa uscì dalla stanza, e scese le ripide scale della torre. Nessuno a fermarla, perché nessuno rimaneva in quella dimora. Quando arrivò nella sala del trono vide che il portone era aperto. La felicità le riempì il cuore: lei era la principessa del castello, e presto sarebbe uscita e avrebbe visitato il mondo. Ma la vecchiaia le impedì di varcare la soglia del palazzo e di uscire alla luce del giorno. A terra cadde la vecchia Principessa e i suoi occhi guardarono i raggi del sole illuminare il mondo esterno, un braccio teso come e volerlo sfiorare.

Ed ecco che di nuovo si ritrovò ad essere una rondine e a volare oltre le mura del castello, e a vedere il mondo. L’aria era calda sulla sua pelle, il Sole la baciava come se fosse stata la più bella delle creature. E guardandosi riflessa in un torrente vide che il Sole aveva ragione: era diventata bella, la più bella del reame, con lucenti capelli biondi e occhi come il cielo estivo.

Di nuovo la Principessa si era addormentata, ma questa volta non si svegliò più.
  
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