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Autore: _myhappyending    30/12/2012    4 recensioni
Passano 5 anni dalla morte di Artù e uno strano uomo si presenta a Camelot lasciando una strana profezia a Merlino. «Di mito è il suo nome, oro colato i suoi capelli, le onde del mare negli occhi.
Nobile cuore del più valoroso cavaliere le è stato dato, animo coraggioso e puro.
Trovala, Emrys, e ti porterà al tuo completo destino.
Ma attento, la sua persona è la tua gioia e la tua pena. Solo lei, però, può portarti al tuo re, solo lei è la chiave perché il solo e futuro re rinasca. Ascolta le mie parole, Emrys.»
E Merlino lo fa, cerca ovunque quella donna finchè invece non è proprio lei ad andare dal mago, e con lei una dolce sorpresa.
Genere: Malinconico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Gwen, Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Partiamo dal presupposto che non so da dove mi sia venuta in mente, LOL, ma dopo la 5x13 sono davvero caduta in depressione e non ne esco più.
Ecco, qui posso finalmente sfogare la mia frustazione e vi racconto come vedrei io un ritorno di Artù, includendo nel mezzo un nuovo - e a mio parere meraviglioso - personaggio.

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Prologo.

 
Ginevra tossì di nuovo. La sua mano passò sul petto come per placarlo mentre, con tutto il rigore che una regina può avere, teneva la schiena dritta e ascoltava con fare attento l’uomo di fronte a lei. Era un uomo sulla cinquantina, trasandato e sporco, che era stato trovato dalle guardie nel bosco mentre praticava la magia.
«Per favore». Pronunciò l’uomo, con le ginocchia e i palmi premuti per terra. «Ho una famiglia, dei bambini. Non facevo nulla di male se non lasciar crescere del frumento per sfamarci. Vi prego, mia regina, non condannatemi!».
In quel momento – come in ogni istante da quando era morto Artù – Ginevra si voltò automaticamente verso la sedia rossa al suo fianco. La delusione che traspariva dai suoi occhi ogni volta che la vedeva irrimediabilmente vuota fece rabbrividire per un attimo tutti i presenti in sala.
Uno in particolare, sempre al fianco della regina da cinque lunghi anni, abbassò gli occhi verso la muratura del pavimento. Chiunque incontrasse Merlino per i corridoi del castello, raccontava di non aver più visto un sorriso da cinque anni, ovvero dalla morte di Artù. Il suo sguardo da giovane indifeso si era trasformato in uno più maturo e esperto, triste, come se avesse vissuto già dieci vite. Lo sguardo di chi porta sulle spalle il peso di un fardello enorme, dicevano in molti. Eppure è un semplice servo, continuavano altri. È al servizio della regina solo perché era il servo del re, interrompevano alcuni.
E Merlino le udiva tutte, quelle sentenze, ma continuava a camminare per i corridoi con lo sguardo dritto di fronte a sé, spento e vuoto.
 «Merlino?». La regina si voltò verso il ragazzo, desiderosa di un consiglio. Nessuno ancora sapeva l’identità di Merlino, avevano concordato insieme di mantenere il segreto.
«Non è un atto per il quale venir condannati, mia signora. Opterei per l’indulgenza.» Tutti in sala si chiedevano come mai la regina chiedesse ogni volta consiglio a quel povero servitore. In realtà, Ginevra sapeva benissimo che Merlino l’avrebbe consigliata secondo i dettami di Artù. Chiedendo consiglio a Merlino, Ginevra non avrebbe mai sbagliato.
Un altro colpo di tosse interruppe la regina, e Gaius fece istintivamente un passo avanti. Da pochi giorni, le era stata diagnosticata la polmonite.
«Ti diamo una possibilità, buon uomo. La magia a Camelot non è tollerata, ma se le tue condizioni sono così disperate, possiamo garantirti l’indulgenza. Ma, se sarai trovato di nuovo a praticare la magia, verrai giustiziato.»
L’uomo si inchinò più volte, ringraziando ad alta voce la regina. Tutti rimasero a bocca aperta: re Uther l’avrebbe fatto bruciare sul rogo. Ma dopo tutto ciò che aveva fatto Merlino per Camelot, Ginevra non si sentiva in grado di condannare qualsiasi tipo di magia.
Le guardie tirarono su l’uomo e lo trascinarono fuori dalla sala. Merlino li seguì, Ginevra gli aveva dato l’ordine di scoprire se le sue intenzioni fossero buone, se la sua fosse la verità.
«Me ne occupo io» disse ai due uomini, e le due guardie si guardarono come a chiedersi se fosse matto. «Per ordine della regina» e subito lasciarono l’uomo, poco convinti se ne andarono.
Merlino indicò con un cenno della testa la strada da percorrere, ed entrambi cominciarono a camminare per il lungo corridoio che portava all’uscita del castello. «Dove abiti?» domandò Merlino, senza guardarlo. L’uomo non rispose. «Mi hai sentito?» Merlino si fermò e si girò. L’uomo era ancora dietro di lui, ma lo guardava con uno sguardo un po’ divertito, quasi inquietante. «Qual è il tuo nome?»
«Edgar, mio signore» rispose, finalmente.
«Mio signore..?» Merlino lo guardò confuso.
«O dovrei chiamarti Emrys?» a quel punto, lo sguardo dell’uomo divenne serio e spento. Afferrò il braccio di Merlino e se lo spinse addosso, affinché potessero essere faccia a faccia. «La tua vita, Emrys, è una profezia dopo l’altra»
«Che cosa vuoi? Chi sei?» Merlino non si fece intimorire, sorreggeva il suo sguardo esattamente come un mago del suo calibro doveva fare.
«Trovala, Emrys»
«Chi devo trovare?»
«Di mito è il suo nome, oro colato i suoi capelli, le onde del mare negli occhi.
Nobile cuore del più valoroso cavaliere le è stato dato, animo coraggioso e puro.
Trovala, Emrys, e ti porterà al tuo completo destino.
Ma attento, la sua persona è la tua gioia e la tua pena. Solo lei, però, può portarti al tuo re, solo lei è la chiave perché il solo e futuro re rinasca. Ascolta le mie parole, Emrys.»
   
 
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