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Autore: GreedFan    30/12/2012    4 recensioni
«Passa dalla mia parte, Loki. Sei troppo intelligente per mettere le tue abilità al servizio di quell'imbecille di Nick Fury, e lo S.H.I.E.L.D. non ti ricompenserà mai come dovrebbe. Siamo più simili di quanto non credi».
Il Dio della Menzogna increspa le labbra in un ghigno, perché non si aspettava tanta schiettezza da una serpe come Stark. Eppure quello che ha detto è vero, per certi versi anche condivisibile, e quella somiglianza di cui parla Loki la sente sottopelle, che brucia e sfrigola in un'elettricità impossibile tra due creature tanto diverse.

Reverse!AU in cui Loki fa parte dei Vendicatori e Tony è il villain di turno.
{Ironfrost}
{Scritta per il p0rnfest di fanfic_italia}
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Tony Stark/Iron Man
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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No. Non sono e non sarò mai in grado di affrontare il reverse!AU. Non in una oneshot e non per il p0rnfest, soprattutto. *sbatte la testa contro il muro*

La colpa della creazione di questa cazz@!@ è da attribuirsi tutta alla cara Hellstrom, che mi lancia sfide impossibili su cui io sbatto il grugno. E pensare che il fest dovrebbe essere un periodo in cui la parola trama diventa tabù .___.

Comunque, la oneshot (pur essendo stata scritta per il p0rnfest) è molto più dialogico/introspettiva che p0rn. Forse perché le PWP non le so proprio scrivere, mavabbé. Ho utilizzato il prompt "Hero!Loki Laufeyson/Villain!Tony Stark, The road I walk is paved in gold / To glorify my platinum soul / I am the closest thing to God / So worship me and never stop (Dont't Stop by Innerpartysystem)".

Dubito che piacerà a qualcuno, ma se anche siete arrivati a leggere  fin qui vi invito a cliccare sul bannerino a sinistra e immergervi nello sbrilluccicante mondo del p0rnfest, dove Thranduil intrattiene liaisons con quadrupedi dal soffice pelo e festività umanizzate si divertono tutteinsiemeappassionatamente.

See you soon,

Roby













Se questa storia fosse decente la dedicherei a Hellstrom,

ma visto che fa schifo la dedico a tutti gli haters dell'Ironfrost (che spero siano pochi).



The Closest Thing to God


The road I walk is paved in gold,

To glorify my platinum soul

I am the closest thing to God

So worship me and never stop


«Ha fatto saltare in aria un intero grattacielo».

Le parole di Hawkeye si perdono nella polvere, nelle lame di luce dorata che si fanno strada fino alla superficie irregolare di quella che una volta era una strada. Ci sono pezzi di asfalto ovunque, spruzzi d'acqua che provengono da tubature divelte e brandelli di corpi umani; la puzza di gas è sottile, ma in costante aumento, e Loki spera soltanto che qualche condotto fallato non causi l'ennesima detonazione.

«Quanta gente c'era dentro?» Chiede, nessuna sfumatura particolare nel tono di voce. Thor ha la faccia di qualcuno che vorrebbe sfogarsi urlando e piangendo ma non può farlo, un ammasso di dolore cocente ai margini del suo campo visivo. È sempre stato così ridicolmente debole, secondo lui, ma i midgardiani tendono ad apprezzare la sua emotività ben più della freddezza di Loki.

Umani. Fragili, effimeri, si spezzano come steli di un fiore tra le dita di un bambino e tirano avanti nelle loro misere esistenze sotto la spinta di passioni che non sono in grado di dominare. Forse è colpa di quelle stesse passioni, insite nella loro natura, se i Midgardiani sono capaci di simili atrocità guidati dalla superbia, dall'ingordigia, Loki li ha visti ammazzarsi tra loro in innumerevoli guerre, nel corso dei secoli.

«Maledetto Stark». Steve Rogers ha perso l'elmo da qualche parte, e sta in piedi con lo scudo in una mano e una cappello da signora nell'altra. Sulla tesa ci sono tracce di sangue, e il nastro che un tempo lo adornava è quasi del tutto carbonizzato; adora indulgere nel proprio dolore, il soldato dal cuore di bambino, ma non avrebbe dovuto comunque raccoglierlo. Il coinvolgimento personale, in casi come questi, non serve a nulla.

Tony Stark riderebbe di una cosa del genere. Loki l'ha incontrato pochissime volte il bastardo invia quasi sempre armature da guerra corazzate al suo posto, e quando si mostra sul serio è sempre protetto da scudi di energia impenetrabili persino per gli incantesimi più potenti e ricorda occhi scuri e intelligenti, un viso bello per i canoni midgardiani, e una maledetta risata sarcastica, di superiorità, che gli fa ribollire il sangue nelle vene ogni volta che ci pensa. Non è altro che un insetto, un battito di ciglia nelle ere che il Dio degli Inganni ha percorso l'una dopo l'altra, eppure è stato in grado di tenere i Vendicatori in scacco per mesi e ha distrutto innumerevoli vite innocenti senza che potessero fare nulla per fermarlo.

Avrebbero dovuto prevederlo, pensa Loki, ma i Midgardiani sono sciocchi.

Hanno lasciato che Tony Stark, il proprietario della più grande industria bellica del mondo, sviluppasse nuove tecnologie ad altissimo potenziale offensivo e le tenesse per sé. Poi, quand'era ormai troppo tardi, hanno cercato di eliminarlo senza nemmeno tentare una mediazione e l'hanno trasformato in un reietto, in una macchina da guerra piena di risentimento.

La colpa di tutto questo, secondo il Dio della Menzogna, è anche loro.


________


La Stark Tower galleggia tra le nuvole come un castello incantato, priva di peso.

Monolito di metallo lucido come uno specchio, riflette i raggi del sole calante e brilla, più fulgida delle pietre preziose che adornano i portali della reggia di Asgard; Loki, ammirato, contempla quella struttura dalla bellezza perfetta e deve ammettere, punto nell'orgoglio, che si tratta del parto della mente di un genio.

Per trovarla ha seguito i barbagli quasi impercettibili di energia che sono rimasti tra le macerie dell'edificio esploso; Stark probabilmente non lo immagina nemmeno, ma il fatto di utilizzare un reattore unico al mondo lo rende facile preda della magia di Loki, capace di risalire alla fonte di qualsiasi potere con la facilità con cui un bambino percorre all'indietro una pista già battuta. Il Dio, poggiando i piedi su uno dei tanti parapetti che circondano la torre, si chiede come mai la roccaforte di Stark non sia protetta da scudi di energia e sospetta una trappola, ma non può fermarsi: i Vendicatori non si sono mai fidati troppo di lui, visto il suo carattere schivo, e quest'assenza prolungata desterà sicuramente qualche sospetto.

Non è mai stato adatto a far parte di un gruppo, e a quanto pare nemmeno il suo nemico deve apprezzare così tanto la compagnia altrui.

Può percepire la presenza di Stark, unico umano all'interno di un castello abitato da macchine; si è costruito il suo piccolo reame di automi e intelligenze artificiali, il palazzo tra le nuvole che ogni bambino vorrebbe e che, Loki suppone, si sta lentamente trasformando nella sua prigione. Potrebbe forse distruggere questa torre con la sua magia in un battito di ciglia, ma si rende conto in un moto di nervosismo che non vuole.

Desidera appagare la sua curiosità, prima.

Un lampo verde avvolge il suo corpo, e nell'intervallo infinitesimale di un brandello di secondo si ritrova in una sala ampia, quasi interamente circondata da finestre, con il pavimento di acciaio rossastro e l'arredamento di una lussuosa casa midgardiana.

Lui se ne sta in un angolo, semisdraiato su un divano, con un bicchiere colmo di liquore in una mano. Loki coglie un lampo di sorpresa nei suoi occhi, immediatamente sostituito dall'espressione strafottente che Tony Stark non si scolla mai dalla faccia, e sorride con aria melliflua, allargando le braccia.

«Un nido magnifico, umano». La sua voce risuona più alta di come vorrebbe, nel silenzio innaturale. Stark alza il bicchiere verso di lui e sorride a sua volta, e nel suo sguardo non c'è ombra di paura.

«Un'entrata in scena magnifica, dio. Se fossi in te rivedrei l'idea dei lampi verdi, fanno un po' troppo Ghostbusters... ah, ma tu probabilmente non sai nemmeno di cosa sto parlando. Vuoi un drink?»

«Non sei spaventato...» osserva Loki, misurando la stanza a grandi passi «... o sorpreso. Sapevi che sarei arrivato?»

Stark annuisce: «Ho costruito sensori in grado di tracciare la tua magia e anche qualche marchingegno capace di combatterla. I radar ti hanno individuato non appena sei comparso in un raggio di due chilometri dalla torre». Ridacchia, come se trovarsi davanti ad una divinità appartenente alla fazione nemica non lo scomponga minimamente «D'altra parte, se non fosse stato per quei sensori non avrei avuto modo di disattivare gli scudi di energia e tu saresti già fritto, Dio dell'Inganno».

«Assurdo». Sputa Loki «Non mi avresti mai permesso di entrare qui dentro, e non potresti comunque uccidermi con le tue ridicole armi midgardiane».

«Prima affermazione del tutto sbagliata. Per quanto riguarda la seconda potremmo fare qualche tentativo, ma dubito che tu sia qui per combattere. Dove hai lasciato quel delizioso... elmo con le corna?» Ride ancora più forte «Ad Asgard dovete avere un'idea di estetica davvero bizzarra».

Ignorando l'insolenza dell'umano cosa che gli costa una notevole dose di autocontrollo Loki avanza fino a trovarsi davanti al divano su cui è seduto. Osserva il suo corpo, che è notevolmente meno imponente del suo, e la luce candida che filtra attraverso la maglietta; basterebbe allungare una mano e impadronirsi di quella luce per liberare il mondo da una piaga pericolosa e maligna, ma ancora una volta il dio non si muove.

«Allora perché hai lasciato che arrivassi fin qui?»

«Perché volevo parlarti». Stark scola il contenuto del bicchiere in un unico sorso e si tira in piedi con un movimento davvero poco fluido; deve aver bevuto qualcos'altro, e Loki sa di avere davanti un avversario vulnerabile come non lo è mai stato. Eppure, qualcosa nello sguardo scuro dell'umano lo frena.

«E tu ottieni sempre quello che vuoi, non è così?» Nella sua voce c'è una venatura di ironia che non si sforza di nascondere. Umani incontinenti, le loro ridicole pretese travalicano le scarse forze con cui tentano di accontentarle.

«La maggior parte delle volte». Chiosa Stark, avvicinandosi al dio senza nessun timore; è più basso di tutta la testa, ma tracotante quanto basta per guardarlo negli occhi «E di solito preferisco evitare che gli altri abbiano la possibilità di dire no. Quindi»

«E se io me ne andassi adesso, Stark? Non ti darei il tempo di fermarmi».

«Non credo proprio. Questa torre risponde ai miei comandi cerebrali, Loki... ho impiegato mesi per impiantarmi nel cervello i chip necessari, ma adesso mi basta desiderarlo perché gli scudi si riattivino attorno alla fortezza. Non ci si smaterializza all'interno di Hogwarts».

Il sorrisetto che si allarga sul viso di Stark gli fa venire voglia di spezzargli la schiena a mani nude, ma Loki sa perfettamente di trovarsi davanti ad un nemico che non può e non deve sottovalutare cosa che peraltro ha già fatto, anche se il suo istinto gli dice che per ora non c'è nulla da temere. Se l'umano avesse voluto ucciderlo ci avrebbe già provato, lo conosce abbastanza da capirlo.

«Solitamente riveli a tutti i tuoi nemici le tue strategie?»

«Oh, no». Il sorriso divenne ammiccante «Soltanto a te».

C'è qualcosa in questa situazione che non gli piace per niente, a partire dal modo tutt'altro che razionale con cui il suo cervello interpreta il ghigno dell'umano. Di fronte alla sua spavalderia Loki dovrebbe sentirsi offeso, disgustato, e invece c'è un fondo di ammirazione nel marasma di sentimenti e pensieri che ha preso possesso della sua mente. Ha avuto a che fare con molti Midgardiani, ma nessuno la cui intelligenza fosse così acuta da spingerlo ad avviare una comunicazione.

E non è forse per questo che si è spinto fin qui senza dirlo agli altri Vendicatori?

«Cosa vuoi da me, Stark?»

«Voglio farti una proposta». Tony Stark si allontana, avvicinandosi alle vetrate. Guarda il panorama, la distesa di nuvole e spaccati di terra lontana, e nel frattempo giocherella con il bicchiere vuoto.

«Ultimamente mi è capitato di entrare per sbaglio in qualche database protetto dello S.H.I.E.L.D.» continua «uno di quelli dove vengono stipati i fascicoli top-secret sui dipendenti e i loro trascorsi. Volevo qualche informazione sul ridicolo gruppetto di supereroi di cui fai parte non che per me rappresentiate un problema, ma mi piacerebbe capire perché qualcuno dovrebbe andarsene in giro con una calzamaglia a stelle e strisce e ho letto parecchie cose interessanti».

Loki si irrigidisce.

«C'è una cosa che mi ha colpito più delle altre. Tutti i supereroi» dice quella parola come se fosse qualcosa di infantile, o ridicolo «militanti nei Vendicatori hanno un motivo ben preciso per fare quello che fanno. Steve Rogers è un idealista che si sacrificherebbe per salvare la vita di chiunque, Bruce Banner probabilmente vede nel progetto Avengers una possibilità di riscatto per tutti i disastri che Hulk ha provocato, Natasha Romanov e Clint Burton sono mercenari prezzolati dello S.H.I.E.L.D. e Thor ama i Midgardiani... o forse dovrei dire le Midgardiane, vista la relazione pseudo-sentimentale che intrattiene con quella... Jane Foster? Si chiama Jane Foster, vero?»

«Quale sarebbe il nocciolo della questione, umano?» Sussurra Loki, che crede di aver già capito dove l'altro vuole andare a parare.

«Che tu non ce l'hai, un motivo. Da quel poco che ho capito a casa non sei esattamente il beniamino del tuo popolo per via dei tuoi poteri, quindi hai deciso di venire qui sulla Terra in cerca di cosa, esattamente? Gli esseri umani non ti amano, e tu lo sai. Per quanto tu possa aiutarli e combattere per loro, in te vedranno soltanto l'alieno schivo e dotato di poteri magici spaventosi che potrebbe ucciderli tutti schioccando le dita. Non ti sforzi nemmeno di attirarti la loro simpatia, come fa tuo fratello».

Loki potrebbe ribattere molte cose. Che odia Asgard con tutto se stesso, il regno e il popolo di rozzi ignoranti che l'hanno additato da sempre come il figlio di un mostro; che suo padre ha sempre preferito Thor e che lui voleva soltanto dimostrare di essere all'altezza di un fratello tanto perfetto, quando è sceso sulla Terra per affiancarlo nella sua missione di aiuto ai Midgardiani. Ha passato la sua intera esistenza alla ricerca di un posto da riconoscere come proprio, e non è mai riuscito a trovarlo.

Ovunque, ha consumato i propri poteri per il bene comune ricevendo indietro solo disprezzo.

Ma non sono cose da dire al nemico, e Loki si limita ad alzare le spalle come se le affermazioni di Stark non avessero scavato un solco profondissimo nella sua coscienza antica di secoli.

«Quindi? Sentiamo la tua proposta». Non sa nemmeno lui se è genuinamente interessato oppure no. Dev'essere la prima volta in tutta la sua vita che un mortale lo mette tanto in difficoltà.

«Passa dalla mia parte, Loki. Sei troppo intelligente per mettere le tue abilità al servizio di quell'imbecille di Nick Fury, e lo S.H.I.E.L.D. non ti ricompenserà mai come dovrebbe. Siamo più simili di quanto non credi».

Il Dio della Menzogna increspa le labbra in un ghigno, perché non si aspettava tanta schiettezza da una serpe come Stark. Eppure quello che ha detto è vero, per certi versi anche condivisibile, e quella somiglianza di cui parla Loki la sente sottopelle, che brucia e sfrigola in un'elettricità impossibile tra due creature tanto diverse.

Per un attimo è quasi tentato di accettare. Poi, però, il viso severo di suo padre e quello di Thor offuscano il riflesso del Sole sul metallo della Stark Tower, e Loki sa che, in un modo o nell'altro, non riuscirà mai a liberarsi della loro influenza.

Scuote la testa, piano.

«No. Per quanto tu sia un umano decisamente interessante, non tradirò la mia fazione per correre dietro al tuo sciocco ideale di potere».

Stark non sembra particolarmente impensierito dal diniego, perché si avvicina di nuovo anche più giulivo di prima, sembrerebbe e lo guarda dritto negli occhi, sfacciato.

«In questo caso c'è la proposta numero due».

E Loki si aspetterebbe di tutto minacce di morte, tentativi di omicidio, vuote lusinghe tranne quello che effettivamente succede.

Stark lascia la presa sul bicchiere con noncuranza, e il rumore del vetro che si infrange contro l'acciaio è al tempo stesso sgradevole e deliziosamente musicale; poi, l'umano si spinge repentino verso il dio e, senza alcuna esitazione, preme le labbra contro le sue.

Questo è ciò che i Midgardiani chiamano bacio. E Loki, che a stento prova affetto verso la propria famiglia, si trova congelato in uno stato di completa indecisione quando Stark comincia a muoversi ed è davvero un folle, quest'uomo, perché un gesto del genere non si spiega altrimenti.

Dopo qualche istante, il dio si rende conto che effettivamente la sensazione delle labbra di Stark sulle proprie è tutto meno che sgradevole, e che assecondare una cosa del genere non equivarrebbe a tradire i suoi compagni. Ha affermato chiaramente di non volersi alleare con lui, per il resto può prendersi tutte le libertà che vuole.

Dubita che Fury avrebbe mai il coraggio di espellerlo dalla squadra, se anche scoprisse qualcosa.

«Tu sei completamente pazzo, Stark». Mormora, allontanandosi di pochi millimetri, prima di aggredire la bocca dell'umano con una fame che credeva di non aver mai posseduto. Per secoli ha guardato con scherno le passioni alterne di suo fratello per le belle donne di Asgard, senza mai capire cosa fosse quel fuoco di cui Thor amava riempire i propri discorsi, ma adesso, con la lingua che si intreccia a quella di un altra persona e il rimbombo del fragile cuore midgardiano nelle orecchie e sotto le dita che accarezzano la gola di Stark, si sente invaso da una sensazione di calore prepotente e atavica, quasi spaventosa. Dovrebbe sottrarsi a questo stato che ottenebra la mente, ma più lo esplora e più se ne sente risucchiato, e senza alcuna possibilità di scampo.

«Non sono pazzo». Dice Stark, il cui respiro si è fatto improvvisamente più accelerato «Semplicemente, mi sono sempre chiesto come fosse fare sesso con un dio».

«Direi che questa è una richiesta a cui si può trovare una risposta immediata». Loki emette una breve risata priva di allegria, spingendo il nemico verso il divano e lasciando che ci cada sopra «Sempre se la tua etica è tanto debole da permetterti di fare una cosa simile».

«Il bue che dà del cornuto all'asino». Rimbecca l'umano, e all'improvviso non è più il genio capace di progettare bombe dall'enorme potenziale distruttivo, ma solo un Midgardiano come tanti per cui il Dio dell'Inganno, assurdamente, sente di provare empatia.

«Credi di essere il solo a scavare nel passato dei propri nemici?» Sgancia la fibbia che tiene chiusa l'armatura di cuoio, e quella scivola a terra con un tonfo «So perché sei arrivato fin qui. So di quella volta che hai cercato di salvare dei ragazzini idioti che giocavano a fare gli eroi ed è andata distrutta un'intera città».

«Sono stato accusato di omicidio volontario». Stark si sfila la maglietta. Il reattore arc brilla come una stella bianca, e Loki percepisce la potenza della sua energia sotto forma di brividi sottili sulla pelle.

«L'opinione pubblica ti detestava, hanno cercato di catturarti e rinchiuderti in carcere. A quel punto, tu... hai dato loro quello che volevano, no? Hai fornito una motivazione valida per tutte quelle accuse». La sensazione strana è che, se le cose fossero andate in modo diverso, forse ora potrebbe esserci Loki al posto di Stark. Il dio capisce fin troppo bene quanto odio possa generare la consapevolezza di essere invisi al mondo intero, e come possa germogliare facilmente la vendetta in un'anima distrutta dalla paura.

In un attimo i loro vestiti sono a terra, la pelle eburnea e perfetta di Loki contro quella arrossata dell'umano. Con curiosità quasi scientifica l'alieno accarezza quel corpo tanto diverso dal suo, robusto e coriaceo pur nella sua debolezza quasi bambinesca: potrebbe distruggerlo con una parola sussurrata a mezza voce, ma al momento tutto quello che riesce a pensare è che gli occhi di Stark sono insospettabilmente belli sotto lo schermo delle ciglia scure, e che il modo in cui lo morde e affonda le mani nella sua carne è abbastanza sfrontato da divertirlo.

E anche quando il Loki si prende da lui il piacere che gli spetta, affondando nella sua carne senza alcuna delicatezza, l'espressione sul viso di Tony comunica solo la soddisfazione di aver piegato un dio alla propria volontà, anche se poi è stato costretto a pagarne lo scotto.

La fierezza di un martire nel corpo di un assassino.

«Sono la cosa più vicina a Dio». Mormora, nell'istante stesso in cui viene rapito dall'orgasmo.


________


Settimane dopo, in battaglia, Loki respinge a colpi di scettro e incantesimi un'orda di macchine umanoidi che minacciano di distruggere il centro di New York. Guardando quegli automi, costruiti a perfetta imitazione di un organismo umano, il dio sorride e pensa all'Uomo dal Cuore di Ferro, al re solitario che comanda l'esercito di bambole dall'alto della torre volante.

Si chiede quanto tempo occorrerà prima che Tony Stark soccomba al desiderio di autodistruzione.


The road I walk is paved in gold

To glorify my platinum soul

I'll buy my way to talk to god

So he can live with what I'm not


   
 
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