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Autore: IaminlovewithPayne    31/12/2012    0 recensioni
Molto spesso le cose accadono per caso, perchè sono state programmate, perché devono accadere o perché sotto c'è lo zampino del destino. [...] Cosa ne penso io del destino? Semplice, non esiste. [...] In conclusione, io non credo nel destino. E mi impongo di farlo, nonostante alcune volte cedessi e mi lasciassi trasportare dalle dicerie. E ultimamente mi è capitato molto spesso di cedere in tentazione.
Il motivo dei miei dubbi? Liam Payne, il ragazzo che mi ha letteralmente rivoluzionato la vita.
E fra figuracce e crisi delle mie teorie, Liam mi ha fatta innamorare sin dal primo sguardo. [...]
Aprii la porta ritrovandomelo di fronte, con gli occhi lucidi e rossi per il pianto. Non esitai. Lo tirai a me intrappolando le nostre labbra in un dolce e passionale bacio.
«Ti amo Jane. E scusa se ti ho fatta star male» sussurrò sulle mie labbra.
«Non importa» replicai «tu sei qui, è questo l'importante»
«Ringrazio quel benedettissimo giorno che ti ho incontrata, sarei stato niente senza di te»
«No, è tutta colpa del destino!» borbottai.
«Destino o no, sono felice di averti incontrata e di essermi innamorato di te. Lo rifarei altre cento volte»
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Molto spesso le cose accadono per caso, perchè sono state programmate, perché devono accadere o perché sotto c'è lo zampino del destino.
Cosa ne penso io del destino? Semplice, non esiste. Il destino è qualcosa che usiamo per spiegare l'accaduto tragico -come quando una persona muore e tutti dicono 'era destino che dovesse morire così!'- o positivo -quando la gente dice 'la nostra vita è già stata scritta, dobbiamo soltanto abbandonarci al nostro destino e vivere'. Il destino non è niente di concreto, niente che si possa dimostrare e niente di assolutamente vero, punto.
Inutile rimpiangersi addosso. Il destino non esiste, ce lo creiamo noi quando prendiamo le nostre scelte, quando decidiamo di fare qualcosa di sbagliato -non è mica scritto nel destino che una persona si debba drogare-, quando moriamo improvvisamente per incidenti. Ecco, per esempio, la morte. Questa non è scritta da nessuna parte. Arriva e basta, senza ma e senza se. Nessuno è destinato a morire ad una certa età precisa. Si muore e basta quando arriva il momento.
E' la psicologia collettiva che ci induce a pensare queste cose. Ed è brutto, perché è come se qualcuno ci imponesse di pensare, di analizzare le cose in una certa maniera precisa, tutti insieme. Se qualcuno dice che i gay sono da discriminare, allora tutti la pensano così. Se qualcuno fa il bulletto per sentirsi popolare, anche gli altri diventeranno bulletti, assetati di fama e rispetto. Se qualcuno dicesse che chi si butta giù in un pozzo è intelligente, tutti quanti lo farebbero, per dimostrare che anche loro sono intelligenti, quando in realtà sono soltanto delle pecore, degli automi che pensano e fanno le cose alla stessa maniera.
In conclusione, io non credo nel destino. E mi impongo di farlo, nonostante alcune volte cedessi e mi lasciassi trasportare dalle dicerie. E ultimamente mi è capitato molto spesso di cedere in tentazione.
Il motivo dei miei dubbi? Liam Payne, il ragazzo che mi ha letteralmente rivoluzionato la vita.
E fra figuracce e crisi delle mie teorie, Liam mi ha fatta innamorare sin dal primo sguardo.

La prima volta in cui ringraziai il destino fu quel lontano -non tanto lontano- diciassette settembre duemiladodici, quando per la prima volta lo incontrai.
Quella mattina mi svegliai di soprassalto, sentendo la sveglia suonare insistentemente al mio fianco. La spensi con un colpo di mano facendola rotolare a terra. Poco importava, prima o poi l'avrei raccolta. Mi rigirai nel letto stropicciandomi gli occhi ancora incollati e impastati dal sonno. Il primo giorno di scuola era arrivato. La fine dell'estate era arrivata. Scesi malinconica dal letto avvicinandomi alla finestra per trovare un segno che mi mostrasse che fosse soltanto un brutto sogno e che quella mattina non sarei dovuta uscire così presto di casa. Ma niente. Tutto era grigio e la pioggerella leggera mi ricordava che tutto era reale e che per davvero l'estate era finita.
Mi costrinsi a prepararmi con calma, moltissima calma. Munita di zaino, mi recai a scuola. Ogni passo, ogni centimetro che mi avvicinava ad essa era un colpo al cuore. Addio libertà. Addio relax e addio il non fare niente tutto il giorno.
Una mano si posò leggera sulla mia spalla, costringendomi a voltarmi. Quello che vidi mi lasciò senza parole: un ragazzo bellissimo dagli occhi marroni mi fissava perplesso. Sentii un vortice di brividi partire dal mio stomaco mentre mi perdevo in quei bellissimi pozzi castani.
«Scusami, pensavo fossi un'altra» si scusò l'angelo perfetto prima di voltarsi e andare via, lasciandomi lì senza parole.
Sbattei le palpebre confusa, mentre sul mio viso nasceva un sorriso. Non capivo cosa mi stava succedendo: nel mio stomaco, che aveva preso ad attorcigliarsi e contorcersi, avevano preso vita un miliardo di sensazioni. Dapprima un forte colpo, un leggero bruciore, quasi come se qualcuno mi avesse colpita con un pugno, poi una strana sensazione di pelle d'oca che si espanse pian piano a tutto il corpo e alla fine il veloce aumentare del battito del mio cuore, tanto che temevo mi venisse un infarto. Ma che mi prendeva?
«Jane che ci fai ferma in mezzo alla strada con lo sguardo da ebete?» mi domandò la mia migliore amica, Chloe.
Sbattei le palpebre velocemente riprendendomi da quello stato di trance e le rivolsi un'occhiata preoccupata. «Niente, pensavo»
«Eh?»
«Pensavo..a quanto sono contenta di tornare a scuola» dissi sorpassandola e dirigendomi a grandi passi verso la scuola.
Gli occhi di quel misterioso ragazzo mi riapparvero in mente e per la prima volta in tutta la mia vita fui grata al destino per avermelo fatto incontrare.

La seconda volta che ringraziai il destino fu due giorni dopo l'accaduto, quando, al ritorno da scuola, sull'autobus, incrociai per la seconda volta degli occhi marroni, quegli occhi marroni che mi avevano colpita. E di nuovo fui pervasa da quelle strane sensazioni a cui non sapevo dare un nome.
Mi accomodai ad un posto libero, seguita da Chloe, senza però mai perderlo di vista. Era più forte di me, non riuscivo a distogliere lo sguardo.
Quegli occhi erano così..magnetici.
«..che poi non si rende conto che noi non abbiamo solo la sua materia da studiare, ma altre centordici mila che a loro volta ci caricano di compiti! Jane! Jane, mi stai ascoltando?»
Mi voltai verso Chloe, a mio malincuore, perdendo il contatto visivo con quel ragazzo.
«No, scusami. Non ti stavo ascoltando. Di che stavi parlando?» domandai spostando una ciocca di capelli, che mi ricadeva sul viso, dietro l'orecchio.
«Ma che ti prende? Ogni tanto ti incanti e ti perdi nel tuo mondo..» osservò preoccupata «che hai?»
Risi istericamente «Chi, io? Ma no tranquilla, sono solo un po’ sovrappensiero. Cosa ti fa pensare che io abbia qualcosa? Ammesso che io cel'abbia eh! Perché non è detto, a volte le apparenze ingann..»
«Questo me lo fa pensare!» mi interruppe «il fatto che straparli! Non hai mai avuto problemi di parlantina!»
Ed aveva ragione. Io non ero mai stata una tipa molto loquace, tranne in alcuni casi, e quando lo diventavo voleva dire che nascondevo qualcosa.
«Allora?» incalzò lei.
Le porte dell'autobus si aprirono e io riconobbi la fermata.
«Devo scendere» annunciai salutandola e scendendo dal bus.
Lo osservai ripartire e fui attratta da due occhi, di nuovo. Senza smettere di guardarli mi incamminai, ma inciampai sul marciapiede, traballando e ritrovando l'equilibrio. Mi voltai ad osservare il bellissimo ragazzo di prima e potei giurare di averlo visto sorridere mentre girava l'angolo della strada opposta a quella che dovevo compiere io.
Dio che sorriso!

Pioveva, ma dovevo uscire per forza per riportare quel libro a Chloe, senza il quale non poteva studiare. Misi su un sorriso forzato guardandomi allo specchio e indossai il mio impermeabile col cappuccio.
«Mamma io esco un attimo» urlai prima di chiudermi la porta d'ingresso alle spalle e inoltrarmi nella pioggia fitta.
Feci partire 'give me love' di Ed Sheeran e mi incamminai verso la casa della mia migliore amica. Con le note di quella canzone, che canticchiavo mentalmente, non mi accorsi di essere già arrivata a destinazione. Sollevai lo sguardo da terra ritrovandomi la casa di Chloe davanti.

La pioggia incessante batteva sul mio impermeabile mentre suonavo il campanello e attendevo che qualcuno aprisse. Una donna sui quarant'anni mi invitò ad entrare.
«Jane che piacere rivederti! Come sei cresciuta e diventata bella!» esclamò Ross, la madre di Chloe.
Arrossii, non ero abituata a ricevere complimenti di quel genere. «G..grazie. Io cercavo Chloe» aggiunsi poi sventolando il libro di filosofia che avevo in mano.
«Certo tesoro, è di sopra, vai pure. Tanto la strada la conosci» disse con un sorriso a trecentosessanta gradi.
Salii le scale in imbarazzo. E se con Chloe ci fosse stato suo cugino? Si, il cugino della mia migliore amica era quel misterioso ragazzo per il quale avevo una cotta. L'avevo scoperto la settimana precedente quando mi aveva salutata perché costretto da sua cugina durante una videochiamata che stavano facendo per studiare matematica. Lui era passato per salutare Chloe e lei l'aveva costretto ad avvicinarsi alla webcam per salutarmi. Liam, così si chiamava. Mi era quasi venuto un infarto.
Mi avvicinai alla porta della camera di Chloe e sentii la sua voce all'interno, probabilmente stava parlando al telefono con qualcuno. Sorrisi, non c'era Liam.
«Indovina? Non volevo venire a portarti il libro pensando che fossi con tuo cugin..» dissi sorridendo, aprendo la porta e ritrovandomi Liam davanti.
«Ciao» soffiò sul mio viso sorridendo.
«Ehm ciao» replicai perdendomi nei suoi occhi e nel suo sorriso mozzafiato «io cercavo Chloe..devo..il libro» balbettai poi avvampando, consapevole di aver già fatto due figuracce con Liam Payne nel giro di pochi secondi.
«Sta facendo una doccia..»
«Liam? Ci sei?» trillò Chloe dal bagno «perché non rispondi?»
Senza staccare lo sguardo dal mio sorrise indicando col pollice la porta del bagno da cui proveniva la voce di Chloe. Sorrisi.
«Puoi dirle che sono passata a lasciarle il libro?» domandai poi distogliendo lo sguardo occhi. Non avrei retto altro, gli sarei soltanto saltata addosso, e non mi sembrava il caso.
«Certo..Jane?»
Annuii e arrossii. Non aveva mai pronunciato il mio nome e ora lo aveva detto in una maniera sensuale, come solo lui riusciva a parlare.
«I..io vado..» dissi chiudendomi la porta alle spalle.
Per la terza volta in vita mia mi ritrovai a ringraziare il destino o chiunque ci fosse lassù che mi aveva fatto conoscere quell'angelo bellissimo di nome Liam. Si, forse mi sarei convertita presto al destino.

La quarta volta che dissi 'grazie' osservando il cielo e che mi ritrovai con le farfalle nello stomaco fu due giorni dopo quel pomeriggio piovoso, quando per la prima volta mi ero ritrovata a fare un 'discorso' con Liam.
Io e Chloe ci trovavamo nei corridoi della nostra scuola e stavamo parlando animatamente di quel pomeriggio.
«Uffa e io perché non ho sentito nulla?» si lamentò.
«Eri sotto la doccia forse?»
«Non sei simpatica Parker» mi rimproverò «mi sono persa la prima volta in cui vi siete parlati! Volevo vedere la tua espressione mentre parlavi col ragazzo che ti piace!»
Sgranai gli occhi. E lei come lo sapeva? «Tuo cugino non mi piace!» quasi urlai «e poi è già tanto che conosce il mio nome!»
«Oh lo conosce, gliel'ho detto io» intervenne sorridente.

«Lo so, infatti mi ha salutata con un 'certo..Jane?'» dissi imitando la sua voce profonda e più bassa rispetto al mio tono.
Chloe scoppiò a ridere «Ti prego, rifallo. Imitalo di nuovo»
Scoppiai a ridere anche io e ripeterei la stessa frase di prima, imitando Liam. Il libro di storia mi cadde per terra, così mi chinai a raccoglierlo guardando dietro..e lo vidi.
Stava camminando dietro di noi con alcuni amici e rideva. Mi passò di fianco facendomi l'occhiolino.
Che avesse sentito tutto? Arrossii accasciandomi sul pavimento e poggiando la schiena al muro freddo del corridoio. Avevo appena fatto un'altra delle mie figuracce con Liam. Sentii andare la mia pelle ancora di più a fuoco, tanto che iniziai a sudare.
La campanella di inizio lezione trillò, così mi alzai da terra percorrendo ancora incredula il percorso per arrivare in classe.
Dannazione, dov'era Chloe? Come minimo mi sarei nascosta sotto terra, non avrei potuto reggere un altro sguardo con Liam. Mi vergognavo troppo. Ma perché sempre a me?
Sbuffai prendendo posto e ascoltando la lezione che era appena iniziata.

La quinta volta che mi ritrovai in una situazione imbarazzante con Liam sonotantofigoetihofattainnamorare Payne fu una settimana dopo.
Eravamo in palestra e assieme alla mia classe c'era anche la quinta D, ovvero la classe di Liam. Ovviamente la mia attenzione per la lezione della professoressa Mancini -una anziana professoressa di educazione fisica- era così alta che mi ritrovai nel bel mezzo di una partita di pallavolo senza saperlo.
Ero troppo concentrata a osservare il mio angelo che giocava a calcio con una grazia e una bravura tale che mi chiesi se esistesse realmente o se ci fosse qualcosa che non sapesse fare bene e alla perfezione.
«Va bene ragazzi potete andare negli spogliatoi» annunciò la professoressa.
Finalmente, non aspettavo altro.
«Parker! Venga subito qui!» mi richiamò poi e io annoiata misi su un finto sorriso e mi avvicinai.
«Si professoressa, mi ha chiamata?»
«Oggi l'ho vista parecchio assente..sta bene? E' successo qualcosa?» domandò preoccupata e premurosa.
«Si, si, tutto a posto. Ero solo sovrappensiero..»
«Va bene, ora puoi andare»
Corsi negli spogliatoi che avevano iniziato a svuotarsi. Mi sedetti su una panca cominciando a levarmi i pantaloni della tuta e infilai i miei adorati jeans. Cambiai velocemente anche la maglia, infilandone una pulita e le scarpe. Raccolsi tutta la mia roba e mi avviai fuori dagli spogliatoi per poter andare in classe.
Ormai erano vuoti e c'ero soltanto io, sicuramente sarei arrivata in ritardo per la lezione. Feci per aprire la porta per uscire quando mi sentii chiamare.
«Jane! Jane!»
Il cuore iniziò a batermi velocemente quando riconobbi quella voce. Mi voltai ritrovandomi a pochi centimetri dal viso Liam. Okay me lo sentivo, stavo per morire, sarei svenuta da un momento all'altro.
«Liam..» sussurrai ormai in iperventilazione, vedendolo senza maglia e con i suoi pettorali scolpiti 'al vento'.
Dio Mio quanto è bello!
La sua mano destra percorse il mio braccio sinistro dalla spalla fino al polso che sollevò sfilandomi di mano una maglia bianca. Io rimasi paralizzata, non potevo reagire, a momenti mi sarebbe venuto un infarto.
«Questa è mia..» sussurrò dolcemente al mio orecchio schioccandomi un veloce bacio sulla guancia e mostrandomi la maglia.
Forse distrattamente l'avevo presa, pensando fosse roba mia.
«Ciao Jane» disse poi facendomi l'occhiolino con un sorriso in volto, e andando via, lasciandomi da sola ancora shoccata.
«Cristo..» dissi passandomi una mano tra i capelli e reggendomi la testa come se mi stesse per scoppiare.
Possibile che quel ragazzo mi facesse quell effetto? Ogni volta che mi si avvicinava mi toglieva il fiato e tutte le forze. Eppure sapevo per certo una cosa che per quanto esplicita fosse non riuscivo ad accettare completamente: io lo amavo.
Ma dovevo togliermelo dalla testa altrimenti avrei solo sofferto..Liam era praticamente inarrivabile.

La prima e ultima volta che Liam Payne mi spezzò il cuore arrivò il giorno dopo.
Arrivai a scuola come tutti i giorni e anzi, quel giorno ero anche in anticipo di un quarto d'ora, e mi recai al mio armadietto, passando, come mio solito, dall'aula di musica. La porta era aperta perciò vidi benissimo ciò che stava accadendo all'interno. Liam era con una ragazza. Liam stava baciando quella ragazza che riconobbi essere Stacy Robinson, la troia della scuola.
Il libro di chimica che avevo in mano mi cadde creando un rumore assordante nei corridoi della scuola e gli occhi mi si appannarono. I due si accorsero della mia presenza e mi osservarono chi nervoso, Stacy, e chi triste, Liam. Cominciai a correre rifugiandomi nel bagno delle ragazze.
Dannazione, perchè piango? Lui non è mio, non lo è e non lo sarà mai. Non stiamo neanche assieme, quindi perchè devo fare tutta questa sceneggiata?
Eppure le lacrime continuavano a scendere veloci sul mio viso, sbavando tutto il trucco che quella mattina avevo deciso di mettere.
«Jane apri» disse Liam dall'altro lato della porta.
«Vai via» replicai fredda.
«Per favore Jane, fammi spiegare! Non è come pensi! Non ci stavamo baciando!»
«No certo, vi stavate guardando bene negli occhi» dissi sarcastica asciugandomi il viso con le dita.
«..o almeno io non la stavo baciando! E' lei che mi è letteralmente saltata addosso! Non è di lei che mi sono innamorato!»
Non è di lei che mi sono innamorato!
Non è di lei che mi sono innamorato!
Non è di lei che mi sono innamorato!
Quella parole mi fecero ancora più male. Era come se qualcuno mi avesse inflitto una coltellata nello stomaco e adesso stesse girando il coltello nella ferita, facendovi uscire ancora più sangue. Ripresi a singhiozzare più forte. Liam amava qualcun'altra che non eravamo nè io e nè Stacy. L'avevo comunque perso.
«Per favore, vai via e non farti vedere mai più..» urlai.
«No Jane, no..io..sei tu quella ragazza della quale sono innamorato, Jane» disse.
Tutto in quel momento si fermò. Personi le mie lacrime smisero di scendere.
«Si Jane, mi sono innamorato di te, dei tuoi sorrisi, della tua voce, della tua risata..ti amo, ti amo con tutto me stesso e anche se ho provato a non esserlo non ci riesco. Sei nella mia testa ventiquattro ore su ventiquattro!»
Mi avvicinai alla porta poggiando una mano sulla maniglia, pronta ad aprirla, quando lo sentii cantare.
«Truly, madly, deeply I am, foolishly, completely falling, and somehow you kicked all my walls in, so baby say you'll always keep me. Truly, madly, crazy, deeply in love with you. In love with you»
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Liam mi amava, me lo aveva appena dimostrato. Aveva detto delle cose dolcissime che mai nessuno aveva mai osato dirmi. Mi sentivo al settimo cielo: il ragazzo per il quale avevo una cotta stratosferica -e del quale ero totalmente innamorata- mi aveva dichiarato il suo amore per me.
E lo aveva fatto cantando. Che altro potevo chiedere? Niente, era questa la risposta. Non potevo chiedere nient altro, perchè Liam era il mio tutto.
Aprii la porta ritrovandomelo di fronte, con gli occhi lucidi e rossi per il pianto. Non esitai. Lo tirai a me intrappolando le nostre labbra in un dolce e passionale bacio.

«Ti amo Jane. E scusa se ti ho fatta star male» sussurrà sulle mie labbra.
«Non importa» replicai «tu sei qui, è questo l'importante»
«Ringrazio quel benedettissimo giorno che ti ho incontrata, sarei stato niente senza di te»
«No, è tutta colpa del destino!» borbottai.
«Destino o no, sono felice di averti incontrata e di essermi innamorato di te. Lo rifarei altre cento volte»
Gli presi il volto tra le mani guardandolo bene neglio occhi, quegli occhi che mi avevano fatto battere il cuore sin dall'inizio. 
«Payne, sei la cosa più bella che mi sia capitata, ti amo»
Le nostre labbra si incontrarono di nuovo per non lasciarsi più. E fu da quella volta che iniziai a credere fermamente nel destino, in quel destino che aveva deciso di far incontrare le nostre strade.



BUON NATALE (passato) E BUON ANNO NUOVO!
Mado non so che dire ç____ç AHAHAHAHAH
Finalmente sono riuscita a completare questa os che mi porto avanti da un bel pò, da settembre se non mi sbaglio :3 
Spero davvero che vi piaccia, è un pò lunga, ma spero che non vi annoi! 
Fatemi sapere in qualche recensione che cosa ne pensate, ci tengo, davvero :)
Tanto sapete che rispondo sempre a tutte, quindi..recensite u.u ahahah
Ah quasi dimenticavo: il banner è stato realizzato da questa geniaccia qua 
http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=153100 (more_)
Uhm che altro dire? Aaaah si, passate a dare uno sguardo anche alla long che sto scrivendo e di cui presto pubblicherò il nuovo capitolo (l'ho già pronto, devo solo trascriverlo ç__ç). 
Qui sotto trovate il banner.
Ancora tanti auguri a tutte <3
Baci, Elena <3

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