Anime & Manga > Lupin III
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Autore: MadAme_MadNess    31/12/2012    5 recensioni
"Questa è la mia banda, ora però, dicci chi sei tu!''. La ragazza era in piedi, davanti ad un tavolo di legno massello rotondo e davanti a lei aveva tre emeriti sconosciuti (...) La giovane deglutì e poi parlò:" Io... io... mi chiamo Maria... Maria Bienbella.''
Maria Bienbella, un nome che risuonerà spesso nella mia storia, un nome che incrocerà più destini e che si legherà profondamente con la banda del giovane ladro Lupin terzo, travolgendolo in una nuova avventura in compagnia dei suoi fidati amici (e nemici) di sempre.
Una fanfic incentrata sull'azione, l'umorismo ed i sentimenti, spero vi intrattenga piacevolmente (e dato che è la mia prima fanfic critiche e commenti sono ben accetti!). Buona lettura!
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Goemon Ishikawa XIII, Jigen Daisuke, Lupin III, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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-"Viaggiando e mirando le meraviglie del mondo solo così scoprir potrò... ". Erano le sue memorie? La sua testa era quella che favellava senza una ragione e una logica, insensata e confusa. -"Ok, forse sono ubriaca... hic!"-. 
 
La ragazza, alta e slanciata, camminava sola per quel buio viale di New York, la notte del 20 dicembre, 1981.
-"Chissà che ore sono... è abbastanza buio da farmi pensare che... sì, forse sono le nove... nove e mezza al massimo!". Camminò fino in fondo al viale e sbucò in una grande piazza. La prima cosa che la colpì fu la gigantesca gioielleria che si ergeva possente su tutti gli altri negozi della piazzetta. "Bijoux et Vie"... "Che nome orribile per un negozio di gioielli!" rifletté la giovane.
 
Vide una panchina vuota, proprio davanti all'immenso ingresso della gioielleria e si sedette, poggiando vicino a sé lo zainetto semi vuoto.
Nonostante l’orario tardivo, erano numerose le limousine che si fermavano davanti allo sfarzoso negozio, e da esse ne uscivano ricche signore impellicciate con i rispettivi mariti. -"Odio le donne che amano i gioielli... che se ne faranno mai, poi? Dopo che hai speso un milione di dollari per una collana o un bracciale sei così stupida che per vantartene vai in giro e li sfoggi a destra e a manca... e dietro l'angolo c'è già il primo ladro che te li frega! Poi hanno pure il coraggio di lamentarsi…''.
 
Davanti alle lussuose macchine cominciarono a rincorrersi due bambini, forse due fratelli, chiamati da lontano dai genitori perché non si allontanassero da loro.
E per un secondo la ragazza abbandonò i pensieri di disprezzo per la società ricca e sfarzosa della Grande Mela e... si ricordò di quando era piccola, quando giocava con le macchinine di suo fratello e litigavano nello scegliere i ruoli a "Guardia e Ladri".
 
Giovanni, detto Johnny, voleva fare sempre il buono, il commissario che arrestava il malvivente, nel loro caso "la ladra'' e la piccola non era mai d'accordo ma, alla fine, lo accontentava sempre. Johnny portava sempre con sé le manette-giocattolo di latta, costruite dal nonno, nella tasca posteriore dei suoi pantaloncini preferiti,  perché lui era '' il grande eroe che avrebbe salvato la società dalla malavita e dalla criminalità''.

La giovane si strinse nel cappotto di lana e si sistemò meglio la sciarpa che aveva al collo: cominciava a sentire freddo. Ma, per quanto cercasse di non pensarci, si soffermava sempre su quegli episodi, ancora così nitidi nella sua memoria, nonostante fossero passati già 22 anni. Johnny cresceva forte e nel pieno delle sue convinzioni: sarebbe diventato un grande poliziotto, un giorno. La sorella, invece, non voleva altro che essere quello che sarebbe stata.
Ogni volta che un parente in famiglia domandava "Tu cosa vuoi fare da grande?" lei rispondeva: “Voglio essere grande!''. Nessuno aveva mai capito le sue parole.
 
La piccola aveva tante passioni: sapeva cantare, sapeva cucire e ricamare, voleva imparare a cucinare per essere una brava cuoca, una brava donna di casa. Nonostante fosse la maggiore, tutte le attenzioni in famiglia erano rivolte al piccolo ometto, di solo un anno di differenza.
"Johnny di quà... Johnny di là... " e nessuno mai che parlava di lei, additata come "quell'altra!".

Pensava fosse solo un periodo di tempo, concentrato esclusivamente per il più piccolo che, si sa,  ha sempre le migliori attenzioni. Invece gli anni scorrevano, ininterrotti, e senza un cambiamento: a 6 anni aveva già imparato a parlare in inglese, la sua lingua preferita, studiando da sola col solo aiuto della radio, ma a nessuno importava perché in quel momento Johnny aveva vinto il campionato regionale di nuoto libero. A 12 riusciva a cucinare piatti tradizionali e fantasiosi, avendo studiato tutte le sere fino a tardi le ricette dei libri di cucina della Zia Barbara ma, naturalmente, Johnny era diventato il ragazzo più popolare del paese giacché aveva seguito i primi corsi all'accademia militare ed era lo studente più brillante e più carino di tutti.
 
 A 17 anni la giovane decise di smettere di vivere nell'ombra. Una notte, dopo una lunga litigata con i parenti che sostenevano il matrimonio combinato della ragazza con un donnaiolo più grande di lei di 10 anni, solo per questioni finanziare, così Johnny avrebbe potuto studiare in America ed essere diventato "un pezzo grosso", decise di scappare e... andare lei in America!
La terra che aveva sempre sognato, dove le ragazze erano libere di scegliere l'uomo che amavano, di fare quello che volevano e, anche loro, di intraprendere una carriera prestigiosa e redditizia!
 
Rubò i soldi destinati agli studi di Johnny dalla tasca interna della giacca dello Zio e, la stessa notte, salì sull' autobus che la condusse al porto e da lì, s’imbarcò con il primo carico di pasta che salpava per l'America, destinazione New York!

Si ricordò ancora di come salutò per l'ultima volta la sua patria: quando fu a bordo del cargo, dopo che la nave fece tuonare il suo fischiò di partenza, si girò di scatto e sputò verso le colline, verso quel sole che stava sorgendo e verso quei giorni che non avrebbe mai più vissuto come una serva per un fratello viziato e una famiglia che ignorava quasi la sua presenza, o forse, la disprezzava pure! Si sentì fiera del gesto che aveva compiuto.
 
-"Sono passati quasi 7 anni da quando sono scappata dal paese e, come volevasi dimostrare, nessuno mi è mai venuto a cercare! Certo, non immagineranno mai dove mi trovo ora, in questo istante! IO sono in America, e non il loro Johnny! IO!''. La ragazza si sentì ribollire il sangue nelle vene dall'emozione: per una volta era lei ad aver vinto una sfida contro quella famiglia che non l'aveva mai amata, per la prima volta si era riscattata dopo tutti i soprusi psicologici che aveva sofferto...

Ma in un istante, si sovvenne di un paio occhi ambrati e screziati di verde, che la fissarono all'interno dell'anima. Erano i suoi stessi occhi, erano gli occhi di Johnny. Pensò a lui... pensò che, nella sua testolina geniale, si fosse domandato il perché la sua sorellona se ne fosse andata via, senza una spiegazione. Litigavano spesso, questo è vero, ma quando Johnny la chiamava e le chiedeva aiuto per qualsiasi cosa... lei c'era sempre.

Mentre era persa nelle iridi del fratellino, un rumore assordante e continuo la fece sobbalzare! Si guardò intorno spaesata, poi realizzò: era scattato l'allarme della gioielleria.


  
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