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Autore: cardcaptorvincy    31/12/2012    6 recensioni
Ai si chiuse la porta del bagno alle spalle, girando la chiave nella serratura, così da essere sicura di non essere disturbata.
Si guardò allo specchio e sorrise amaramente ricordando gli avvenimenti degli ultimi giorni.
Si voltò verso lo specchietto dei medicinali, prese i sonniferi che il professore usava quando non riusciva a dormire, e ne calcolò la dose necessaria, aggiungendo poi altre pillole in numero abbondante
Giusto per essere sicuri pensò malinconicamente….
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Happy End

Ai si chiuse la porta del bagno alle spalle, girando la chiave nella serratura, così da essere sicura di non essere disturbata.
Si guardò allo specchio e sorrise amaramente ricordando gli avvenimenti degli ultimi giorni.
Si voltò verso lo specchietto dei medicinali, prese i sonniferi che il professore usava quando non riusciva a dormire, e ne calcolò la dose necessaria, aggiungendo poi altre pillole in numero abbondante
Giusto per essere sicuri pensò malinconicamente….

Qualche ora prima

Conan ed Ai erano seduti su una panchina del parco di Beika, il dottor Agasa li aveva lasciati lì sotto loro richiesta, avevano bisogno di parlare, ed entrambi sapevano di cosa.
“Allora, come va?” chiese Conan volgendo lo sguardo verso Ai
“A me piuttosto bene, te?” sorrise divertita la bambina
“Non fare la finta tonta, sai bene a cosa mi riferisco…” disse serio Conan
Ai sospirò “Ho fatto dei passi avanti, ma mi manca ancora un po’ perché la formula sia completa…” volse lo sguardo al cielo inspirando l’aria fresca di quel pomeriggio, come se fosse il suo ultimo respiro.
“Dannazione, Ai!” l’imprecazione di Conan l’aveva spinta a volgere il suo sguardo verso il detective per la prima volta dall’inizio della conversazione “Quanto tempo hai ancora intenzione di farmi aspettare?!” chiese duro il detective
“Non c’è bisogno che ti arrabbi Edo-kun” rispose Ai rimarcando il modo in cui lo aveva chiamato “Sai bene che ho dovuto riprogettare l’intero veleno, dopo che l’incendio ha distrutto tutti i dati che c’erano nella sede dell’organizzazione, e non è una cosa semplice fare ciò che due generazioni di scienziati hanno fatto, soprattutto con tutta la pressione che ho addosso…” fece tagliente Ai
“Tu hai pressione addosso?!!” urlò Conan a metà tra il furibondo e l’indignato “Non sei tu che per colpa di una scienziata pazza vive in un corpo rimpicciolito con la ragazza che ama, che piange ogni singolo dannato giorno, perché lui torni, e pur essendo alla porta affianco lui non può dire una parola, tutto questo perché? perché un pazzo, che è ancora in libertà, e che ha un’organizzazione criminale più potente della metà dei governi mondiali ai suoi ordini , potrebbe ucciderla insieme a tutti i suoi cari, e per di più mi vedo costretto a stare insieme ad una delle persone più responsabili di questa situazione per poter trovare una cura, che è “molto complicato trovare” Chiaro?!!. Quindi non venirmi a dire che tu hai pressione addosso, perché io sto soffrendo in un modo indicibile da due anni a questa parte chiaro?!!” Disse Conan con disprezzo, saltando giù dalla panchina.
“Credi che non lo sappia?...” rispose Ai con voce tremante a causa del pianto “Credi forse che non sappia quanto tu abbia e stia tuttora soffrendo per ciò che io ho fatto!?” volse ancora una volta lo sguardo verso il detective
“Sai bene che non volevo dire questo Ai…” cercò di giustificarsi Conan
“Ah no?!! E allora cosa volevi dire?” chiese Ai tornando fredda come il ghiaccio.
Conan non seppe rispondere, così non poté far altro che guardarla allontanarsi verso l’uscita del parco, pensando che quello appena compiuto fosse il gesto più stupido che potesse fare…



“Conan, Ai si è chiusa nel bagno e dopo la conversazione che avete avuto ho paura che potrebbe fare qualche pazzia, ti prego vieni immediatamente qui!” Disse Agasa telefonando al cellulare del ragazzo che era già spedito verso la casa di Agasa.
Non appena arrivò si fiondò immediatamente verso la porta del bagno colpendo ripetutamente il legno di cui era fatta e urlando a più riprese il nome di Ai, ma non ebbe risposta.
“Dannazione!” Conan gonfiò un pallone e lo calciò verso la porta che si spalancò facilmente rivelando uno spettacolo che fece ammutolire sia Conan che Agasa.
Ai giaceva sul pavimento, il contenitore dei sonniferi era caduto al suo fianco quasi vuoto.
“Dottore, presto, chiami un’ambulanza!” disse sbrigativo Conan, il dottore si limitò ad annuire e corse al telefono.
Perché l’hai fatto Ai? Che sia colpa mia?... forse non sarei dovuto essere così duro con lei pensò gravemente Conan cercando di sentire il suo battito cardiaco prendendole il polso, tirò un piccolo sospiro di sollievo quando sentì il battito del cuore di Ai, anche se debole.
L’ambulanza arrivò poco dopo e lasciarono che Conan salisse insieme ad Ai.
Per tutta la durata del viaggio i sensi di colpa non fecero a Conan il favore di attenuarsi, il finto bambino non faceva che continuare a darsi la colpa tenendo lo sguardo basso e continuando a stringere la mano di Ai tra le sue.
Non appena fu ricoverata in ospedale Conan attese nella sala apposita sotto ordine del dottore.
Il ragazzo guardava un punto fisso davanti a se sperando con tutto se stesso che le condizioni di Ai migliorassero al più presto.
Il dottor Agasa entrò nell’ospedale e si sedette al fianco di Conan poco dopo senza proferire parola, dal suo canto il finto bambino non sembrava essersi accorto della presenza del dottore.
Dopo qualche minuto un giovane medico che si presentò come il dottor Michael Smith si avvicinò a loro e disse: “E’ salva, per fortuna, ma le sue condizioni erano piuttosto gravi, per ora è in coma, tutto ciò che possiamo fare è aspettare e sperare che si ristabilisca…” Conan emise un sospiro di sollievo quando seppe che era salva, ma il fatto che fosse in Coma lo aveva fatto ammutolire praticamente subito dopo “tuttavia mi chiedo” riprese il medico “come può una bambina aver fatto un gesto del genere, quali motivazioni avrebbe potuto avere alla sua età?” Conan sorrise malinconicamente
La ragione sono proprio io…. Pensò triste.
“Possiamo vederla?” si decise a chiedere il professore
“Sì, ma non potete restare troppo a lungo” annuì il medico
Agasa e Conan si diressero verso la stanza indicata loro ed entrarono, Ai era stesa sul lettino con gli occhi chiusi e la bocca semiaperta, la luce della luna che filtrava dalla finestra andava ad illuminare il suo volto.
Dopo essere stati ad osservarla per diversi minuti in silenzio Conan chiese ad Agasa: “Può lasciarci soli? Vorrei dirle una cosa”
Agasa osservò il ragazzo chinare il capo e annuì in silenzio uscendo dalla stanza.
“Mi dispiace Ai” sussurrò Conan all’orecchio della bambina stesa sul lettino di fronte a lui “non volevo che succedesse questo, sai questa è la prima cosa che mi sono detto, ma poi ho pensato, perché non volevo che succedesse?” continuò malinconico il finto bambino “Perché tengo a lei? Oppure perché non voglio che tutte le mie possibilità di ritornare adulto vadano in fumo a causa della sua morte?” sorrise a se stesso “Me lo sono chiesto più volte fino a che non ho capito, che non era solo perché voglio ritornare adulto, io ti voglio bene Ai, magari non lo dimostro spesso, ma non ho mai voluto che tu arrivassi al tentato suicidio perché io ti tratto in quel modo, non sai quanto mi dispiace, ovviamente niente può giustificarmi, sono stato impulsivo e stupido nel fare ciò che ho fatto, e niente potrà farmi tornare indietro, non so se puoi sentirmi, ma lo spero tanto, perché non so se sarò in grado di ripetertelo ancora, Ai, anzi Shiho, io ci tengo a te e non voglio perderti! Per nessuna ragione” Le lacrime cominciarono a bagnargli gli occhi e le guance fino a cadere sul pavimento rompendosi.
Conan uscì dalla stanza e si diresse dal dottor Agasa dopo essersi sciacquato la faccia “Dottore?”
“Sì?” chiese Agasa sforzandosi di sorridere nonostante la tristezza che gli attanagliava il cuore.
In fondo si era affezionato ad Ai come se fosse sua figlia, una figlia che non aveva mai avuto, una figlia da amare e da adorare, una figlia che però Agasa sentiva di non aver mai conosciuto realmente, ma di cui aveva solo intravisto i contorni come in una radiografia, senza intravederne i particolari, solo ora Agasa capiva che avrebbero potuto continuare a giocare alla famigliola felice fin quando avrebbero voluto, ma che, finché avessero continuato, Shiho non sarebbe mai stata felice.
“Potrei restare a dormire da lei stanotte? Non mi va affatto di tornare a casa e parlare di tutto questo, mi basta averlo vissuto in prima persona oltre che esserne la causa…” il finto bambino portò lo sguardo verso terra affranto
“Non è colpa tua Shinichi, non pensarlo nemmeno, lei non vorrebbe che tu lo dicessi sai?” disse il dottore nel tentativo di consolarlo.
Un’altra cosa che non era ancora riuscito a comprendere era il tipo di rapporto che c’era tra quei due, Amicizia? Amore? No era qualcosa di diverso, era come una sorta di alchimia perfetta, loro erano due elementi che si completavano a vicenda costruendo un’ambiente perfetto per la loro vita, certo Shinichi poteva anche essere innamorato di Ran, ma era Ai la sua anima gemella e ben presto, Agasa ne era convinto, lo avrebbe finalmente capito.

Un Giorno prima

Il fuoco che bruciava la villa illuminava a giorno quella stradina di campagna su cui erano radunati i sopravvissuti a quell’incendio che si era portato via l’organizzazione criminale più potente al mondo.

Una ragazza dai capelli ramati sorrideva alla luce del fuoco che si rispecchiava nei suoi occhi, era tutto finito, i demoni del suo passato non avrebbero mai più intralciato la sua vita, ora poteva, finalmente, vivere come si confaceva ad una ragazza della sua età, l’unico problema era che ora i dati dell’ APTX 4869, il veleno che aveva trasformato lei, e il ragazzo che le stava affianco in quel momento in bambini, erano andati completamente perdute, avrebbe dovuto riprogettare a memoria l’intero veleno e, anche se era già a buon punto, sapeva che ci sarebbe voluto ancora un bel po’ prima di riuscire a completarlo…
“Non preoccuparti, aspetterò” disse il ragazzo al suo fianco, come leggendole nel pensiero.
“Ma Kudo, ci potrebbero volere mesi se non anni per completare il veleno…”disse guardandolo negli occhi e arrossendo leggermente, sia per la sensazione d’impotenza che provava, sia perché Kudo sarebbe rimasto al suo fianco ancora per un po’, per quanto questo pensiero fosse egoistico lei sapeva benissimo che una volta tornato adulto lui sarebbe tornato dalla persona a cui apparteneva di diritto, Ran…
“Non preoccuparti” le sorrise “Ah e un’ultima cosa” disse spostando lo sguardo da lei alla casa in fiamme e poi di nuovo a lei “Chiamai Shinichi, se ti va…” le sorrise
“Va bene…” arrossì sorridendo Shiho “Ma tu chiamami Shiho allora, che ne dici?”
“Mi sembra uno scambio equo” rise Shinichi portando con se le risa di Shiho


“Va bene allora, mi raccomando stia attento a Conan, ultimamente mi sembra un po’ giù” disse Ran alla fine della telefonata con Agasa che l’aveva avvertita del fatto che Conan sarebbe rimasto a dormire lì.
“Già, hai ragione, anche a me sembra diverso ultimamente…” disse Agasa reprimendo l’istinto di raccontare ogni cosa accaduta in quegli ultimi due anni a Ran
“Bene allora, arrivederci professore, e dia la buona notte a Conan da parte mia” Ran sorrise all’altro capo del telefono
“Ciao Ran” disse il professore cercando di mantenere un tono neutro mentre attaccava il telefono tuttavia non poté trattenersi dal fare un sospiro di preoccupazione per tutto ciò che stava succedendo.
“Forza professore, venga a dormire…” disse Conan trascinando il professore nella sua stanza
“Va bene, domani andremo a trovare Ai d’accordo?” disse il professore malinconico
Conan si limitò ad annuire tristemente e si diresse verso il laboratorio di Ai, voleva dare un’occhiata alla sua stanza.
Si sedette sul letto di Ai e si guardò intorno notando lo schermo del computer spento decise di accendere l’apparecchio, per controllare lo stato del lavoro di Ai.
Aprì il file riguardante L’APTX e osservò che l’ultima modifica era stata fatta alle 3 di quella mattina
Non può essere pensò Conan Ha lavorato fino alle tre di stamattina, solo per trovare un antidoto a me… E io che l’ho trattata in quel modo, non posso crederci… Conan spense il computer e si addormentò sul letto di Ai, sperando che lei si svegliasse prima di lui
“Chissà cosa vede ora…” si disse Conan prima di chiudere gli occhi.
Shiho aprì gli occhi trovandosi nella più totale oscurità.
“Dove sono?” disse cercando risposta
“Questo luogo non ha un nome…” una voce estremamente familiare la fece voltare, i suoi occhi si riempirono di lacrime invisibili che andarono a bagnarle il volto
“A-Akemi…” barcollò lentamente verso la figura della sorella che gli stava di fronte
“Shiho” sorrise Akemi abbracciando la sorella
“M-ma com’è possibile, s-sono morta?” chiese Shiho tra le lacrime
“No, ma ci sei andata molto vicino…” sussurrò Akemi con una nota di tristezza nella voce “Non provarci mai più chiaro?” disse allontanando la sorella
“Non voglio che la vita che tanti hanno faticato a darti sia ora gettata via così senza motivo!”
“Ma, lui….” Disse Shiho reprimendo le lacrime “Lui, mi odia…” abbassò il viso e lo nascose tra le mani
“Non dire stupidaggini!” replicò Akemi avvicinandosi ancora
“Ma, lui mi ha…” cominciò Shiho prima di venire interrotta
“Mi dispiace Ai” una voce aveva cominciato a risuonare nell’oscurità, una voce che Shiho conosceva fin troppo bene “non volevo che succedesse questo, sai questa è la prima cosa che mi sono detto, ma poi ho pensato, perché non volevo che succedesse?” continuò malinconico il proprietario della voce “Perché tengo a lei? Oppure perché non voglio che tutte le mie possibilità di ritornare adulto vadano in fumo a causa della sua morte?” Shiho si strinse il petto, pensando di sapere la risposta a quella domanda fin troppo bene, a lui infondo interessava soltanto quel farmaco, lei non era trai suoi pensieri “Me lo sono chiesto più volte fino a che non ho capito, che non era solo perché voglio ritornare adulto, io ti voglio bene Ai, magari non lo dimostro spesso, ma non ho mai voluto che tu arrivassi al tentato suicidio perché io ti tratto in quel modo, non sai quanto mi dispiace, ovviamente niente può giustificarmi, sono stato impulsivo e stupido nel fare ciò che ho fatto, e niente potrà farmi tornare indietro, non so se puoi sentirmi, ma lo spero tanto, perché non so se sarò in grado di ripetertelo ancora, Ai, anzi Shiho, io ci tengo a te e non voglio perderti! Per nessuna ragione” Shiho ebbe un sussulto e comincio a piangere copiosamente mettendosi in ginocchio, mai avrebbe pensato che Shinichi provasse questo per lei, solo ora capiva che era stata una stupida a tentare il suicidio, non avrebbe mai dovuto farlo.
Akemi la guardò sorridendo tristemente “D’ora in poi spetta solo a te….” Disse mettendo una mano sulla spalla della sorella
“La tua volontà qui è tutto ciò che conta, potresti vivere un sogno bellissimo plasmando questo mondo come vuoi, vivresti la vita che hai sempre voluto. Oppure…” continuò Akemi
“Oppure?” chiese Shiho asciugandosi le lacrime e tornando a guardare la sorella che la aiutò a rimettersi in piedi
“Oppure puoi lottare con tutte le tue forze per uscirne e tornare alla dura realtà, in questo momento questo è un sogno senza fine e solo tu puoi decidere cosa fare, allora? Vuoi svegliarti e tornare ad un’odiosa realtà? oppure vuoi rimanere qui a vivere in una dolce illusione?”
“I-io…” disse Shiho guardandosi intorno immaginando di tornare a vivere una vita felice insieme a sua sorella e i suoi genitori, poi un lampo le attraversò la mente: certo lì avrebbe potuto avere tutto ciò che voleva, ma non poteva lasciare che il desiderio di sfuggire ad una realtà fin troppo dura la consumasse, no sarebbe uscita di lì ed avrebbe affrontato le difficoltà che la vita le poneva con coraggio, e con il sorriso sulle labbra.
“Io voglio uscire di qui!” urlò con tutto il fiato che aveva in gola Shiho.
In un secondo l’oscurità che la circondava si diradò ed una forte luce prese il suo posto accecando Shiho
“Ero sicura che avresti preso la decisione giusta… Ci vediamo, sorellina…” Akemi scomparve man mano nella luce.

Ai si svegliò di soprassalto respirando profondamente, come se non inalasse aria da anni, cercando disperatamente di aggrapparsi a quella fredda della mattina.
Si guardò attorno la stanza era buia, rischiarata soltanto dai primi raggi del sole ad Ai parve una stanza d’ospedale, si guardò intorno in cerca dell’interruttore della luce, ma prima che potesse trovarlo la porta si aprì lentamente.
Dall’esterno la luce fredda del corridoio inondò la stanza, tanto che Ai fu costretta a strizzare gli occhi, dalla luce si intravedeva la sagoma di un bambino fermo sulla porta.
“Ai…” disse Conan bloccandosi improvvisamente
“Shinichi…” disse Ai cercando di alzarsi ma non riuscendovi
“No, non ti alzare aspetta…” disse Conan chiudendo la porta e avvicinandosi a lei
“Devo dirti una cosa” dissero all’unisono
“Prima tu…” sorrise Conan
“No vai pure…” sorrise a sua volta Ai
“Mi dispiace… Sono stato uno stupido, non avrei mai dovuto trattarti in quel modo, ti prego perdonami…” le lacrime cominciarono ad addentrarsi negli occhi di Conan
“No, sei tu a dovermi perdonare, io… io non avrei dovuto fare quello che ho fatto, non avrei mai dovuto provare a togliermi la vita, non dopo tutto ciò che hai fatto per me, e non solo tu…. Sono io che ti chiedo di perdonarmi…”
I due si abbracciarono mentre le lacrime imponevano la propria presenza.
Il professore entrò in quel momento e sorrise cominciando a piangere “AI!” urlò il professore gettandosi in quell’abbraccio

“Incredibile!” proferì il dottor Smith “Non ho mai visto una ripresa così veloce… Non so come definirlo se non… Miracolo!” esclamò “E tu, piccolina” disse rivolgendosi ad Ai “che ti è preso?”
“Mi scusi…” disse Ai “E’ solo che ho pensato che scappare dai problemi fosse più semplice che affrontarli, ma ora ho capito che non è così” sorrise all’uomo che aveva di fronte che le sorrise di rimando
“Bene, ma comunque preferirei che la teneste d’occhio…” disse rivolgendosi al Professore “chiaro?”
“Chiarissimo” annuì Agasa

“Sono contento che tu stia bene…” disse Conan sorridendo ad Ai sul sedile posteriore del maggiolino del professore, stavano infatti tornando a casa dove un’inaspettata sorpresa li attendeva
“Dov’eravate?!?” chiese Ayumi a Conan ed Ai che stavano in quel momento scendendo dalla macchina “Siamo venuti a trovarvi, ma non c’eravate, così abbiamo deciso di aspettare qui, ma ci avete messo una vita!”
“Scusa Ayumi-chan” sorrise Ai “Ma eravamo andati a comprare una cosa, che però non abbiamo più trovato”
“E va bene…” sospirò Ayumi “Ma ora vogliamo entrare? Ci stiamo annoiando qui fuori…”
“Già!” concordò Mitsuiko
“E io ho fame!!” annunciò Genta
“E quando non ce l’avresti?” lo rimbeccò Mitsuiko
“Mai, e ne vado fiero” rispose Genta per le rime
I 5 bambini cominciarono a ridere, e il professore si unì a loro.
“che ne dite di entrare? Ho un nuovo videogioco che sono sicuro vi piacerà” sorrise il professore
“No, io passo, Ran mi aspetta a casa, sarà furiosa per il fatto che abbia fatto tardi” si scusò Conan “Io vado” sorrise cominciando a correre verso l’agenzia investigativa Mouri
Che male… pensò Ai tenendosi il cuore Se ne va di nuovo, da lei…
Ayumi intuì i pensieri dell’amica infatti la prese sottobraccio e col sorriso sulle labbra la portò di forza dentro casa.

“Si può sapere dov’eri?!?” esclamò Ran dopo che Conan ebbe varcato l’ingresso dell’agenzia
“Si, scusa, ma gli altri sono venuti a trovare Ai e siccome c’ero anche io siamo rimasti lì a giocare, ed ho perso la cognizione del tempo…” si scusò Conan
Ancora menzogne, scusami Ran, ma te ne dovrò Dire ancora… per un po’ pensò Conan sedendosi a tavola per mangiare il pranzo preparatogli da Ran.

Qualche ora dopo Ran fece per uscire dall’agenzia investigativa
“Dove vai?” chiese Conan vedendola uscire
“Ad un appuntamento con Sonoko” sorrise affabile Ran
“Mhh ok…” disse Conan con un attimo di esitazione, per chi l’aveva preso? Quando usciva con Sonoko non si vestiva mai in quel modo, ne si metteva quel profumo, tanto meno si truccava in quel modo!
Che cosa gli stava nascondendo?
Ran uscì e Conan prese una decisione fulminea, spinto dalla gelosia arraffò il proprio cappotto e seguì Ran.
Conan arrivò al parco e intravide Ran seduta su una panchina di fronte alla fontana, si guardò intorno cercando di capire chi stesse aspettando, fu allora che lo intravide, un ragazzo sui 24-25 anni con i capelli biondi e gli occhi azzurri, si stava dirigendo verso di lei, Conan cercò di consolarsi pensando che magari altro non era che uno dei soliti spasimanti di Ran, tuttavia aveva l’impressione che non fosse così, e in un certo senso lo sapeva, ma quando notò che il ragazzo la stava baciando e che lei non si lamentava ebbe un tuffo al cuore, gli sembrò di sprofondare in un abisso senza fine, tutto ciò che voleva fare ora era mettersi a correre, poi come un lampo lo attraversò l’idea che aveva già visto quell’uomo prima di allora, cerco di ricordarsi provando a reprimere il turbine di sentimenti che lo aveva in pugno, poi ricordò improvvisamente: le luci bianche dell’ospedale, un medico giovane il dottor Michael Smith, ecco chi era…
Conan gli era stato grato per aver salvato Ai, ma in quel momento non poté provare che rabbia e disprezzo nei suoi confronti.
Si voltò e cominciò a correre diretto verso una meta indefinita con le lacrime agli occhi, tutto ciò a cui riusciva a pensare era che Ran lo aveva tradito, lo aveva tradito perché lui non c’era, per un secondo, un millesimo di secondo pesò che la colpa fosse sua, che non avrebbe mai dovuto seguire quegli uomini in nero al luna park, quel giorno, poi la sua rabbia si diresse tutta verso Ai, era stata lei ad inventare quel veleno, era colpa sua se si era rimpicciolito e non era semplicemente morto, era colpa sua se Ran adesso si stava facendo una vita alle sue spalle, se fosse morto allora in quel momento non si sarebbe sentito così.
Si diresse verso casa del dottor Agasa, incurante del fatto che stesse cominciando a piovere, i suoi occhi sembravano spiritati, provava una rabbia incontrollabile, niente avrebbe potuto fermarlo in quel momento.
Arrivò davanti casa di Agasa e bussò in preda alla foga più assoluta, per sua sfortuna fu Ai ad aprire la porta, quando lo vide in quello stato, ansimante, non sapeva se per la rabbia o se perché aveva corso e con quello sguardo ebbe l’impressione che l’avrebbe uccisa sul posto, ma Conan vedendola in quello stato si disse che non poteva farlo, qualcosa infine lo aveva fermato, anche se non sapeva cosa fosse…
Fece un respiro profondo e si calmò.
“Scusami, Ai ti ho spaventata non volevo, e solo che….” Disse Conan una volta entrato in casa
“No… non preoccuparti, ma dimmi cosa è successo? Non ti ho mai visto in quello stato…” Ai gli porse l’asciugamano che aveva preso per fargli asciugare i capelli
“N-non voglio…” Conan sentiva che stava per piangere, ma non poteva farlo, non davanti a lei, lui era il suo punto forte non poteva mostrarsi debole, ma ripetersi queste parole non lo aiutò, soprattutto quando fu Ai a prendere l’iniziativa e ad abbracciarlo dolcemente, a quel punto Conan non poté nulla per reprimere le lacrime
“M-Mi h-ha t-tradito….” Singhiozzò Conan “R-Ran, C-Con il d-dottor S-Smith.” Cercò di spiegare Conan mentre Ai stava a sentire cercando di rimanere impassibile.
In quel momento Ai si sentiva divisa fra emozioni contrastanti, da un lato si sentiva felice per il fatto che Ran avesse rinunciato a Shinichi, ma dall’altro si sentiva indignata, arrabbiata e frustrata, per il fatto che Ran avesse tradito Shinichi, non si sarebbe mai dovuta permettere…
“S-Secondo te cosa dovrei f-fare?” chiese Conan cercando di calmarsi
In quel momento Ai mancò un battito, le stava chiedendo un consiglio sulla sua situazione sentimentale, avrebbe benissimo potuto dire che doveva dimenticarla, così lo avrebbe avuto tutto per se, ma sapeva che quello non era il consiglio giusto, eppure… eppure Niente… si disse Ai devo fare la cosa giusta, per quanto difficile sia… concluse Ai “dovresti.. dovresti riprendertela, o almeno provarci, anzi devi andare da lei e dichiararti” dire quelle parole costò ad Ai un dolore ed uno sforzo incredibile, ma lei sapeva che quella era la cosa giusta… “Ecco, dovrebbe essermi rimasto un antidoto temporaneo, durerà 5 giorni come l’altro, per cui usalo saggiamente…” disse Ai andando a prendere una pillola dalla tasca del camice da laboratorio e lanciandogliela.
Conan la prese al volo e guardò Ai con gli occhi ancora lucidi “Grazie…” sussurrò abbracciandola e schizzando fuori dalla porta.
Guardandolo andar via, ad Ai venne da piangere, ricordando la promessa fatta alla sorella Non preoccuparti Akemi… pensò parlando alla sorella affronterò tutto con il sorriso sulle labbra… si forzò di sorridere e ricacciò indietro le lacrime tornando nel laboratorio per continuare i suoi studi.

“Michael! Non dovevi…” Esclamò Ran guardando il regalo che le aveva fatto: un braccialetto d’argento con un cuore d’oro bianco al centro “Chissà quanto avrai speso…” disse Ran sorridendo
“Te l’ho già detto, io non bado a spese per la mia fidanzata” sorrise lui cingendole la vita con un braccio
“Grazie…” sorrise Ran mentre lo baciava
“Comunque non mi hai ancora dato una risposta…” disse Michael alludendo alla domanda che le aveva fatto giorni prima
“Lo so, ma… ho ancora paura della reazione di Shinichi, io gli voglio bene, e forse lo amavo, ma non so cosa possa dire se mi fidanzassi ufficialmente con te…” disse Ran abbassando la testa
Poi, d’improvviso, il telefono di Ran cominciò a suonare
“Chi può essere?” si chiese Ran prendendo il telefono, quando lesse il nome sul display si pietrificò e le sue mani cominciarono a tremare
“Scusa, devo andare, è importante” Michael annuì e lei si allontanò rispondendo al telefono
“Ran, ci sei?” chiese Shinichi all’altro capo del telefono
“Shinichi, come mai mi stai chiamando?” chiese Ran cercando di sembrare il più naturale possibile
“C’è qualcosa che non va?” chiese Shinichi, cercando a sua volta di rimanere il più calmo possibile
“No niente…” mentì Ran
“Non mentirmi, sono un detective, sai bene che capisco come stai dal tono della tua voce…” disse Shinichi cercando di farsi confessare tutto
“niente, non preoccuparti, comunque mi farebbe piacere incontrarti devo dirti una cosa…” disse Ran
“Anche io, al più presto possibile…” Shinichi si toccò convulsamente la tasca dove nascondeva un cofanetto in pelle
“Bene, allora che ne dici di oggi stesso? Alle 20 fuori casa mia ci stai?” chiese Ran timorosa quanto ansiosa di incontrare Shinichi
“Bene allora a dopo…” disse Shinichi
“Sì” sorrise sollevata, almeno in parte, Ran

“Allora chi era?” chiese Michael una volta che Ran fu tornata da lui
“Era mio padre, ha detto che devo essere a casa per le 20 perché ha un appuntamento di lavoro e farà tardi ed io non ho le chiavi” sorrise Ran cercando di sembrare imbarazzata
“Bene allora ti accompagno…” si offrì Michael
“No, non preoccuparti vado da sola…” sorrise Ran mettendogli le mani sui fianchi “Grazie ancora, per il regalo intendo, e per questa giornata stupenda” disse prima di baciarlo
“Ti amo…” disse il dottor Smith dopo che si furono separati
“Anch’io” affermò Ran cominciando a correre verso casa sua.

Arrivò prima che arrivasse Shinichi, quindi ne approfittò per salire in casa, sciacquarsi la faccia cercando di eliminare più trucco possibile e afferrò un cappotto, dato che cominciava a fare freddo e scese cercando di darsi una calmata, troppa ansia l’avrebbe tradita, soprattutto davanti al suo occhio attento.
Scese le scale che portavano di fuori e se lo ritrovò di faccia, tanto che per poco non gli andava a sbattere contro, fu Shinichi a doverla prendere prima che cadesse a terra
“Sempre la solita imbranata…” esclamò Shinichi con dolcezza prima di tirarla su
“Stupido” disse Ran cercando di colpirlo con un calcio, calcio che Shinichi evitò magistralmente
“Comunque, tornando seri…” disse Shinichi assumendo un’espressione tremendamente ansiosa “devo chiederti una cosa…”
“Anche io” lo interruppe Ran
“Sì, ma preferisco cominciare io prima di perdere il coraggio…” disse Shinichi facendo ammutolire Ran, lui che perdeva il coraggio, che cosa voleva mai dirle?
“Ran…” cominciò Shinichi prendendo il cofanetto dalla sua tasca e inginocchiandosi davanti a lei “Vuoi sposarmi?” domandò aprendo il cofanetto e rivelando un anello d’oro con un diamante incastonato al centro
“…” Ran rimase ammutolita a guardare l’anello e poi Shinichi, cosa avrebbe dovuto dire? mi dispiace ma sono già fidanzata? Ran non ne aveva idea, così non poté fare altro che rimanere in silenzio attendendo un miracolo che difficilmente sarebbe arrivato
“Allora?” chiese Shinichi cominciando a pentirsi di ciò che aveva fatto
“Io…” cominciò Ran “Io non lo so Shin… non so se sono pronta…” cercò di tirarsi fuori da quella situazione nel modo meno doloroso possibile per entrambi
“Ma, la Ran che conosco, o meglio, che conoscevo non avrebbe rifiutato mai una proposta del genere!” esclamò Shinichi alzandosi in piedi e prendendola per le braccia
“Beh, le persone cambiano Shinichi Kudo, Sai?!? Non tutto può venire controllato dalla tua razionale e spassionata logica!” Esclamò, quasi urlando, Ran
“C-c’è qualcun altro?” chiese Shinichi, sapeva che quel momento sarebbe arrivato, e conosceva anche la verità, ma parlarne lo stava distruggendo
“…” Ran abbassò lo sguardo lasciando che i capelli le nascondessero gli occhi
“Non lo hai negato…” disse Shinichi sorridendo amaramente “Io ti sono stato fedele, e lo sono tutt’ora, Ran io ti amo, e questo implica che io voglio che tu sia felice, se hai una risposta alla domanda che ti ho posto dammela entro 5 giorni, poi dovrò andarmene dai miei genitori, ma voglio che la tua scelta sia guidata dal cuore…” disse Shinichi ricacciando le lacrime
“Ecco, vedi è questo il punto!” esclamò Ran facendo sobbalzare il detective “Sono due anni che questo calvario continua! Te ne vai, poi ritorni, poi te ne vai! E anche ora! Ora che mi hai chiesto di sposarti te ne vai, e chissà quando ritornerai. Sarò chiara con te Shinichi solo se ritornerai senza dovertene più andare avrai la risposta alla tua domanda, e non prima, nel frattempo decidi ciò che vuoi fare, perché io non rimarrò ad aspettarti in eterno chiaro?!?” Ran si voltò e salì di corsa le scale per poi chiudersi la porta dietro sbattendola con forza.

Intanto Ai osservava lo schermo del suo computer sconsolata e fiera di se stessa, lo aveva trovato, aveva completato la formula, dopo un certo punto tutto le era venuto naturale, adesso al massimo ci avrebbe messo 5 ore a creare l’antidoto, ma ora che l’aveva trovato, e lei sapeva di non voler tornare adulta, lui l’avrebbe lasciata… questa volta per sempre, cosa avrebbe dovuto fare darglielo oppure no? E se non gliel’avesse dato e lui l’avesse scoperta? E se dandoglielo lui l’avesse dimenticata, Ai non sapeva decidersi.
Per il resto della giornata non vide Shinichi in nessuna delle sue forme così poté completare l’antidoto senza intoppi, prese la pillola e la chiuse in un cofanetto di metallo, riponendolo in un cassetto che chiuse poi a chiave, si stese sul materasso, cominciando a piangere in modo incontrollabile, piangeva sì, ma per cosa?
Perché Shinichi sene sarebbe andato allontanandosi da lei, oppure perché aveva paura di come avrebbe reagito se lei glielo avesse tenuto nascosto?
No, basta! Si disse cercando di ridarsi un contegno Non piangerò più, l’ho promesso a lei. E io mantengo le promesse…
Sentì suonare il campanello, il dottore non sarebbe andato ad aprire, secondo i suoi calcoli era già a letto, solo allora si accorse che stava cominciando a piovere, e un brivido lungo la schiena le confermò che la persona dall’altro lato della porta, era chi meno desiderava di vedere.
Aprì la porta di casa, pronta ad affrontare uno sguardo che non era pronta ad affrontare, sicura della sua insicurezza, dignitosa in quella che per lei non era altro che una parvenza di dignità, pronta per porre fine al suo sogno…
“A-Ai” Shinichi spalancò la porta entrando di botto e lasciando che fosse Ai a chiuderla
“Shinichi, che ci fai qui?” chiese Ai pronta a incominciare un discorso, ma Shinichi la sorprese con tutt’altro argomento
“R-Ran…” disse cercando di darsi un contegno “Ran, ha detto che, se non ritorno per sempre, non risponderà alla mia domanda…”
“Q-Quale domanda?” chiese ai quasi al limite della sopportazione, non aveva mica..? no, non era possibile, Shinichi Kudo che chiede ad una donna di sposarlo, è pazzia pura, ma comunque la donna era Ran, forse aveva in mente quella proposta da molto più tempo di quanto credesse, forse…
“Le ho chiesto di sposarmi…” il flusso dei suoi pensieri fu fermato da quelle semplici 5 parole, tutto il mondo sembrò crollarle addosso, avrebbe voluto scomparire, correre via, ma il delirio di tristezza di cui era vittima glielo impediva, non poteva farlo, non perché non lo volesse, ma perché non ci riusciva, effettivamente non riusciva a muovere un muscolo, tutto le stava sfuggendo tra le dita.
Sorrise amaramente, cercando di mascherare quella smorfia con un sorriso malandrino “Beh, forse ho la soluzione…” disse cercando di sembrare felice, riuscendovi a malapena, ma il detective era troppo impegnato a meravigliarsi di quella risposta per capirlo
“V-Vuoi dire che?” disse senza curarsi minimamente dell’espressione assunta dalla scienziatina
“Sì” disse nascondendo un sorriso triste “Eccoti la pillola” lanciò qualcosa a Shinichi e approfittando della sua distrazione sgattaiolò nel suo laboratorio e si stese sul letto cercando di non pensare a ciò che era appena successo.

Ran dal canto suo non aveva affatto pensato di dire ciò, lo aveva fatto principalmente per trovare una via di fuga da una situazione che non le piaceva affatto, il suo telefono trillò, segnale che le era arrivato un messaggio, era di Michael:
-Shinichi Kudo, fuori casa tua, in ginocchio davanti a te, con un cofanetto stretto tra le mani. Qualcosa da dire?-
Ran sbiancò improvvisamente, come faceva a saperlo, l’aveva vista questo era ovvio, ma non sarebbe dovuto essere lì…
Ran non sapeva cosa rispondere, così dopo un paio di minuti le arrivò un altro messaggio da parte di Michael –Credo sia arrivato il momento della tua scelta, vorrei saperlo entro 5 giorni da adesso, anche perché dopo dovrò scegliere se tornare in America o rimanere qui, e senza di te preferisco tornare in America-
Ran questa volta rispose praticamente subito: -No! Non andartene ti prego, I-Io sono confusa, non so cosa scegliere…-
-Allora dovrai deciderti molto in fretta…-
Ran strinse a se il cellulare sperando con tutto il cuore che quello fosse solo un brutto sogno, ma non lo era così decise di rifugiarsi nel sonno e si addormentò con un espressione contrita in volto, senza nemmeno accorgersi che Conan non c’era.

Shinichi guardava ancora la pillola che Ai gli aveva appena dato Non è possibile pensò sorridendo Posso tornare da lei, è tutto finito Alzò lo sguardo accorgendosi che Ai non era più lì di fronte a lui
“Ai, perché sei fuggita via?” chiese Shinichi entrando nel laboratorio e sedendosi affianco a lei sul letto
“Non so di cosa stai parlando” si difese lei “Sono solo venuta di qua a dormire”
“Tu vuoi che io prenda l’antidoto?” Shinichi lo disse direttamente, senza pesare troppo a quelle parole, niente sembrava avere importanza in quel momento, niente tranne il fatto che la piccola scienziatina era lì stesa al suo fianco voltata dall’altro lato e sembrava estremamente triste
No, non voglio, resta con me, per sempre… pensò per un solo momento di dire tutto ciò che pensava “E’ la cosa giusta…” ma alla fine non lo fece
“Ma non è quello che vuoi…” Shinichi prese la mano della bambina lasciando che la pillola cadesse nel suo palmo Non sapeva cosa lo stesse guidando sembrava quasi che il suo subconscio stesse facendo tutto da solo, eppure sapeva di non volerlo, sapeva di voler tornare da Ran a tutti i costi Ma non al costo di perdere Ai… si ritrovò a pensare cose che non credeva di poter pensare… Forse… mi sono cercò di bloccare questo pensiero, così da evitare di realizzarlo davvero, ma non ci riuscì, le parole scivolarono veloci insinuandosi nella sua mente Innamorato di lei? No, non era possibile, eppure ciò che stava facendo in quel momento non si poteva ignorare.
Avvicinò la sua mano alla spalla si Ai facendola voltare, si accorse solo ora che le lacrime erano trattenute a malapena, era come un addio, e nessuno dei due sembrava volerlo.
Le accarezzò la guancia sorridendole e cancellando le lacrime che sfuggivano al suo controllo “non piangere ti prego…” sussurrò avvicinandosi al suo viso, appoggiò la sua fronte su quella della bambina fissandola negli occhi “Non mi piace quando la gente a cui tengo piange…” le sfiorò il naso con il suo e unì le loro labbra in un caldo e affettuoso bacio, che sembrava voler durare in eterno…

Michael Smith guardava lo schermo del cellulare sorridendo amaramente, Shinichi Kudo era tornato e Ran era divorata dai dubbi, certo poteva capirla, insomma l’amore della sua vita era appena tornato e lei doveva scegliere se restare con il medico appena conosciuto, o con il detective amico d’infanzia, la scelta sembrava ovvia, eppure non riusciva a non appendersi a quella sottile speranza che Ran scegliesse lui e non Shinichi, non riusciva a non pensare che, forse, da qualche parte nel cuore di Ran, c’era posto anche per lui Shinichi Kudo, stai pur certo che non ti lascerò Ran senza combattere

Ai si accorse solo dopo un paio di secondi di ciò che stava succedendo, Shinichi la stava baciando ma perché?
Si ritrasse istintivamente rimanendo a guardare il volto del detective, sentire le labbra di lui sulle sue l’aveva resa felice per il tempo in cui il bacio era durato, ma non era così che doveva andare
“N-Non è giusto…” Disse Ai cercando di trattenersi dal piangere “Tu appartieni a Ran… non a me…”
“No, non è vero” sì lo aveva capito, era innamorato di Ai, e di nessun’altra, non di Ran, ma di Ai, Non della sua amica d’infanzia, ma della scienziatina che ora si trovava praticamente distesa sotto di lui “Ran mi ha lasciato, io ora appartengo solo a te”
Quelle parole sembrarono trapassare il petto di Ai come una lancia gelida “Quindi è questo che sono…” disse facendo capire a Shinichi che aveva sbagliato completamente le parole “Una sua sostituta…”
“NO!” la interruppe Shinichi di botto “No, non lo sei affatto” disse addolcendo il tono “Io ti amo, e non lo dico solo perché non voglio rimanere solo, o perché Ran mi ha lasciato, lo dico perché voglio te e nessun’altra, se Ran accettasse la mia proposta io le direi di no, le direi di aver capito una cosa…” guardò la bambina ancora stesa sul letto “Forse troppo tardi…” aggiunse infine
“Allora dammi delle prove!” disse Ai “Dimostrami che non sono solo la sostituta di Ran, dimostrami che ami me!” sbottò all’improvviso “Ho già scelto di non vivere in un’illusione e non ho intenzione di cambiare la mia decisione, solo quando sarò sicura che ami me e non Ran accetterò di prendere il suo posto nel tuo cuore, ma fino ad allora sono e rimango Ai Haibara, la tua migliore amica” detto questo prese la porta e se ne andò

Ran non riusciva a dormire il suo sonno era continuamente disturbato dall’ansia che la percorreva, niente sembrava avere importanza se non la scelta che doveva fare: Michael o Shinichi?
Aveva 5 giorni, ma sapeva che la scelta sarebbe avvenuta quella notte stessa, salvo imprevisti.

Shinichi guardava ancora la porta che Ai si era chiusa alle spalle… dimostrare che lei non era una sostituta di Ran… come avrebbe dovuto fare?
Abbassò lo sguardo sul punto in cui prima era stesa Ai, e intravide la pillola blu e bianca dell’antidoto, la prese tra le mani e se la infilo in tasca, se era questo che voleva Ai lo avrebbe avuto.
Uscì dal laboratorio e cercò Ai in lungo e in largo senza trovarla, cominciò a preoccuparsi, poi vide un biglietto sul tappetto vicino alla porta : Se vuole rivedere viva sua figlia porti un milione di yen a questo indirizzo entro una settimana, altrimenti le manderemo la bambina pezzo per pezzo… Shinichi sbiancò una volta lette quelle poche righe, Ai era in pericolo mortale, ancora una volta, e per colpa sua, per giunta Se non l’avessi baciata, lei non sarebbe uscita e non sarebbero riusciti a rapirla, Accidenti a me! Pensò sconsolato sedendosi sul divano, poi un pensiero attraversò la sua mente, no non poteva ne doveva succedere, lui non si sarebbe mai arreso, l’avrebbe salvata!

“S-Shinichi…” sussurrò Ai riprendendo i sensi
“Ehi, capo, si è svegliata” disse una voce di cui Ai non vedeva il proprietario
“Bene, bene…” Questa volta la voce era chiara alle orecchie di Ai che entrò in panico “Ben svegliata Sherry…” sorrise Gin mostrandosi ai suoi occhi
“G-Gin…” cercò di dire Ai, ma venne colpita da un ceffone in pieno volto che le fece voltare la testa e le provocò una fitta di dolore immensa
“Silenzio, qui sono io che parlo…” disse Gin avvicinando il suo viso a quello della scienziata “Credo proprio che sia ora di divertirmi un po’…” caricò un pugno che colpì lo stomaco della scienziata, il fiato sembrò morirle in gola, cos’era successo? Com’era sopravvissuto Gin? Lei gli aveva sparato ne era certa…
“Sono sicuro che ti chiederai come faccio ad essere ancora vivo vero?” sorrise sadicamente Gin
“Ebbene, una pallottola fa male, ma ciò che non ti uccide ti fortifica, devo ammettere di aver avuto fortuna a sopravvivere, ma ora sono qui, e non ti piacerà affatto ciò che voglio farti…”

“Che significa che Miyano è stata rapita?!?” urlò Akai dall’altro lato del telefono
“Che è stata rapita e probabilmente da Gin, alcuni testimoni che ho interrogato di persona dicono di aver visto un uomo alla guida di un furgone bianco molto somigliante ad un ambulanza, l’uomo aveva i capelli biondi è decisamente Gin, oltretutto non ho idea di dove possano essere andati, ora scusami, ma ho delle indagini da svolgere.” Detto questo chiuse la comunicazione e si avviò a casa di Ran, aveva ancora una questione da chiudere prima di andare a salvare Ai dalle mani di quello psicopatico.

“Ran!” la chiamò una volta arrivato fuori l’agenzia Mouri
“Shin…” salutò Ran
“Devo dirti una cosa!” dissero all’unisono
“Prima tu” disse Shinichi
“E-ecco.. io…” cercò di prendere fiato Ran
“Ami un altro?” sorrise serenamente Shinichi
“C-Come…?” si sorprese Ran
“Sono un detective, capisco come stai dal tono della voce e poi… ti ho vista, con lui, Michael Smith, non preoccuparti, non ti stavo spiando è stato un puro caso..” mentì il detective “Ma anche io devo dirti una cosa” tornò serio e guardò Ran negli occhi “Ran, io sono…”
“Conan?” lo interruppe lei “L’ho sempre saputo, solo che credo di non averlo mai voluto accettare davvero… insomma era impossibile che tu fossi ritornato bambino…”
“Già è una lunga storia…” disse spiccio Shinichi “Ma soprattutto io sono innamorato di Ai” queste parole pronunciate dal detective chiusero Ran come una morsa, era gelosa, ma sapeva che era quella la cosa giusta
“Sono felice per te” sorrise sinceramente la ragazza
“Ma ho bisogno del tuo aiuto…” disse Shinichi scatenando la curiosità della ragazza “O meglio dell’aiuto di Michael, potrebbe essermi utile la sua conoscenza dell’ospedale di Beika…”
“Per cosa?” chiese Ran
“Ai è stata rapita…” queste poche parole bastarono a scatenare le forze dell’ inferno

“E ora Sherry, mi divertirò un po’ con te, lascia che ti mostri i modi in cui ti torturerò” sorrise sadico Gin
“Comincerò col farti bere acqua salata per un’oretta circa, questo…”
“Simulerà i morsi della sete” concluse la scienziata al suo posta
“Non interrompermi!” disse Gin colpendola con un manrovescio che le fece sputare sangue
“Ah, questo non basta di certo” continuo sprezzante del pericolo Ai, se l’avesse fatto arrabbiare l’avrebbe finita subito, e Shinichi avrebbe avuto una possibilità di salvarsi.
Gin le tirò un diretto allo stomaco che le smorzò il fiato “Questo direi che è abbastanza…” disse tirandosi su e prendendo una piccola lama da un tavolo lì vicino, sembra un bisturi… pensò Ai prima di distogliere lo sguardo da ciò che Gin stava per farle

“Tu devi essere Shinichi Kudo, non ho mai avuto il piacere di incontrarti, io sono…”
“Sì, lo so chi sei, potrà sembrarti strano, ma ho un disperato bisogno del tuo aiuto” lo fermò Shinichi, Michael guardò Ran che fece cenno come a dire “Ti spiego dopo” e tornò a Shinichi
“Dimmi pure…” chiese curioso Michael
“Ho bisogno di sapere se c’è un Ospedale abbandonato a Beika e dintorni…”
“Beh il più vicino è a circa 20 kilometri da qui, ma a cosa ti serve?”
“Sapresti portarmici?” disse Shinichi preda dell’emozione
“Sì, certo, ma gradirei sapere cosa sta succedendo…” Cominciò Michael venendo interrotto da Shinichi che lo tirava verso la macchina del padre di Ran
“Ehi non correte, vengo anche io!” si intromise Ran di botto
“Non pensarci nemmeno!” la interruppe Shinichi “E’ pericoloso, questo qui non è uno dei soliti criminali, non ha scrupoli e potrebbe benissimo sparare a vista, non ho tempo di discutere, ogni secondo che passa Ai è sempre più in pericolo di vita…”
“Aspetta hai detto Ai?!” chiese spazientito Michael “Ai Haibara? Che c’entra quella bambina in tutto questo?” la domanda era troppo diretta per poterla evitare
“E va bene ti dirò tutto, ma nel frattempo muoviamoci, l’hai salvata una volta, aiutami a salvarla ancora….”
“T-tu Sei…!”
“Sì, ma ora in fretta portami all’ospedale!”
“Va bene…”

Ai fissava inorridita il sangue che le gocciolava dal braccio, l’incisione era sta rapida e precisa, la pelle aveva ceduto subito sotto l’acutezza della lama, il sangue ora le aveva sporcato tutto il braccio e il dolore non accennava ad andarsene, tuttavia non aveva emesso un suono, si era concentrata su altro, su lui…
“Sherry… se non urli è meno divertente” sorrise sadico Gin
“…”
“Cosa c’è ora non parli?” sorrise ancora l’uomo
Ai lo fissò negli occhi mentre il suo sguardo gelido la percorreva con desiderio sempre crescente
“Vuol dire che ti farò urlare io…” prese la sigaretta accesa dalla propria bocca e la avvicino alla ferita di Ai

“Dannazione!” imprecò Michael dopo aver sentito tutta la storia “Tutto questo è incredibile…”
“Sì, lo so, ma è la pura verità, Ora la conoscete entrambi…” Shinichi si voltò verso Ran che lo guardava con occhi sgranati dal sedile posteriore aveva corso parecchi pericoli per tenerla al sicuro, e lei intanto lo malediceva perché non era con lei…
“Shin io…” cercò di scusarsi lei, più con se stessa che con il detective che ora guardava con un misto di tristezza e ansia la strada
“non c’è bisogno che parli…” disse Shinichi osservandola dallo specchietto retrovisore
“Ma…”
“Eccolo è quello!” esclamò Michael non appena l’ospedale fu visibile
“Quanto ci vuole per arrivarci?” chiese Shinichi
“2, massimo 3, minuti” disse Michael “Se rispettiamo i limiti…”
“Non ce ne sarà bisogno ho un amico che ci permetterà di non pagare nessuna multa” sorrise Shinichi permettendo a Michael di premere sull’acceleratore

Ai urlò con tutto il fiato che aveva in gola pur di farlo smettere, la ferita bruciava terribilmente, non riusciva a sopportare il dolore
“Vedo che abbiamo ancora la lingua…” disse Gin senza fermarsi “ma qui abbiamo appena iniziato…”

“Non c’è tempo da perdere!” esclamò il detective estraendo la pistola dai pantaloni e dirigendosi verso l’entrata dell’ospedale, mentre Michael e Ran lo seguivano da vicino sotto suo stesso ordine
Sentirono l’urlo non appena entrarono, un urlo che fece loro accapponare la pelle.
“Q-Questa è…” balbettò Ran stringendosi a Michael
“La voce di Ai…” concluse Shinichi preoccupato.

“Questo sì che era un urlo!” sorrise Gin allontanandosi dalla bambina ancora ansimante
“E questa tu la chiami tortura?” sorrise fredda Ai “Ho subito di peggio”
“Per esempio il fatto che tu abbia….” Un rumore improvviso interruppe il killer che voltandosi si trovò faccia a faccia con Shinichi che lo puntava con una pistola.
“Vuoi davvero uccidermi?” chiese spavaldo
“Prima dimmi una cosa, pensavi davvero che non sarei riuscito a capire che guidavi un’ambulanza camuffata? O che magari avresti scelto un posto del genere? O che c’è il nostro caro Bourbon a puntarmi una pistola addosso?” fece ancor più spavaldo Shinichi
“E allora perché venire qui se sapevi che saresti morto?” sorrise freddo Gin mentre ai guardava sconsolata il tutto
“Non Dovevi veni-“ cominciò Ai
“Ah, sta zitta una volta tanto!” la bloccò il detective facendola sussultare “Credevi davvero che ti avrei lasciata qui?!?!” esclamò tenendo gli occhi fissi su Gin
“Ma così tu…” fece per dire Ai senza però riuscire a completare la frase
“Non preoccuparti” le sorrise Shinichi “Non si è mai soli, anche quando chiudi gli occhi per sempre, o quando cambi completamente vita, non sarai mai sola…” In quel momento Ai comprese due cose, Shinichi l’amava davvero ed ora stava rischiando la vita solo per lei e, infine, che Shinichi, come al solito, aveva un asso nella manica, un asso che sferra calci così forti da crepare i muri…
Sorrise, impercettibilmente, ma abbastanza da far sorridere anche il detective che tornò a guardare Gin
“Scusate se interrompo…” disse l’uomo in nero “Ma le scene romantiche mi fanno venire il vomito, Bourbon liberati di quest’idiota… Bourbon? BOURBON DOVE CAZZO SEI?!?” urlò Gin mentre Shinichi continuava a sorridere
“Direi che la mia karateka ha picchiato parecchio forte il tuo killer” si spostò rivelando alle sue spalle un Bourbon steso a terra e una Ran trionfante che era ancora in posa da combattimento
“Tsk, ti ho sottovalutato di nuovo, giovane detective…”

Circa una settimana prima

“Bene, bene il ragazzino è arrivato!” esultò trionfante Gin.
Tutto in quel momento sembrò zittirsi, le fiamme che ardevano attorno a lui e Shinichi sembrarono raggelarsi in un istante, l’unica cosa che esisteva in quel momento era Shinichi, che proteggeva Shiho, e Gin che, con quel suo orribile e freddo ghigno, puntava verso di loro una pistola che sembrava avere tutta l’intenzione di usare
“Credevi davvero di poter venire qui e rovinare tutto?!?” esclamò con impeto Gin “Beh, lascia che ti dica una cosa… La tua avventura finisce qui” fece per premere il grilletto ma un proiettile gli trapassò la spalla facendolo finire a terra
“Miyano-san, ma dove hai preso la pistola?!?” esclamò sorpreso Shinichi
“Il cadavere di Vodka…” disse fredda lasciandola cadere nelle mani del detective
“Uccidimi, avanti, falla finita, chiudi questo incubo con la morte del cattivo ed il trionfo del buono!” sorrise ironico Gin
“Se pensi che ti ucciderò, ti sbagli…” disse Shinichi guardandolo, per la prima volta, dall’alto verso il basso “E’ questo che mi rende migliore di te Gin…” disse fissando i suoi occhi azzurri in quelli grigi di Gin “Io sono umano…” se ne andò Lasciando Gin mentre gli urlava di ucciderlo steso nel fuoco



“Già direi che è proprio un tuo vizio, ma questa volta le cose andranno diversamente…” Shinichi puntò l’arma su Gin
“Hai intenzione di uccidermi?” chiese sorridendo
“Ovviamente no” disse Shinichi guardandolo trionfante “Gin, alias…”
“No, non dirlo, il mio nome ora è Gin, e come tale voglio che tu mi consideri…” lo guardò freddamente poi Shinichi riprese a parlare
“Bene allora. Gin ti dichiaro in arresto, per conto dell’F.B.I., con l’accusa di omicidio multiplo e premeditato, potrei leggerti i tuoi diritti, ma un animale come te non ha nemmeno il diritto di ascoltarli”
In quel momento Shuichi Akai seguito dagli agenti dell’F.B.I fece irruzione nell’edificio e prese Gin e Bourbon sotto custodia
“Ottimo lavoro, ragazzino, come al solito aggiungerei”
“Hai rischiato, sei uno stupido!” esclamò Ai appoggiando la testa sul suo petto, mentre tutto attorno gli agenti dell’F.B.I. raccoglievano prove
“Stupida sarai te, ora mi credi?” disse sorridendo
“Non so, forse devi convincermi ancora un po’…” disse sorridendo
“Vediamo se questo ti basta…” la baciò velocemente di modo che nessuno potesse vederli, ma quel bacio sembrò durare in eterno ad Ai
“Sì forse per ora può bastarmi…” disse Ai senza smettere di sorridere “Ma con il tuo corpo, come farai?”
“Ora che ci penso l’effetto dovrebbe sparire tra poco, meglio che io vada in un posto meno affollato… Ci vediamo dopo” Shinichi si alzò e prese la porta uscendo dalla stanza
“Sì… ci vediamo dopo…” Ai sorrise Serena e alzò lo sguardo al celo immaginando sua sorella che sorrideva, aveva scelto bene quella volta, perché per quanto la realtà possa essere dura, per quanto la dolcezza della fantasia sia molto più attraente, è la realtà che va affrontata, perché è quella che aiuta a crescere…
  
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