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Autore: Barby_Ettelenie_91    31/12/2012    9 recensioni
Eldarion e Lanthir, un amore tormentato tra il giovane principe di Gondor e un Guardiano del Bosco di Foglieverdi. La malinconia dell'anno trascorso lascerà infine una speranza per il futuro nella notte che segna l'inizio del nuovo anno.
Buona lettura!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Eldarion
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il personaggio originale di Lanthir e la caratterizzazione di Eldarion si rifanno alle storie della bravissima Enedhil che fanno parte della serie “Dall’Oscurità alla Luce” (che vi consiglio assolutamente di leggere!), entrambi sono stati utilizzati con il consenso dell’autrice.

One shot nata all’improvviso al 31 dicembre per festeggiare l’inizio dell’anno nuovo… dedicata in particolare alle mie amate Wicked Girls, amiche speciali, nonché mie fedeli lettrici :)

Buona lettura e buon 2013 a tutti!

 

 

 

 

 

Gondor, 31 dicembre 2012

 

Capodanno. Da piccolo mi piaceva questa festa. Il banchetto, le danze, le strade gremite di gente che aspetta con impazienza la mezzanotte, ma soprattutto adoravo il discorso che teneva mio padre tutti gli anni. Mi dava speranza, mi faceva credere che davvero l’anno nuovo sarebbe stato migliore di quello passato.

Però adesso sono grande abbastanza per non credere più a quelle stupide parole. L’anno nuovo sarà migliore, ma quante stupidaggini!

Durante questo lungo anno sono successe tante cose… e di certo un cambio di data non le potrà migliorare! 

 

Tutte le mie “disgrazie” si possono riassumere in un solo nome: Lanthir. Un elfo guardiano arrogante, altezzoso e terribilmente irritante. Ma anche maledettamente sensuale. E lui sa benissimo di esserlo. Come sa benissimo che l’ho desiderato dal primo momento in cui il mio sguardo si è posato su di lui.

Per questo motivo mi ha sempre provocato, senza però mai superare il limite che trasforma la malizia in sfrenata lussuria.

Quante notti insonni ho passato per colpa sua, con la gelosia cocente che mi serrava il cuore in una morsa solo al pensiero che fosse tra le braccia di un altro, con il desiderio che bruciava il mio corpo solo all’idea di poter sfiorare la sua pelle candida e perfetta! E ogni volta che tutto ciò succedeva io ero solo. Questo sentimento che sentivo crescere sempre più forte era proibito. C’era il regno e la dinastia che venivano prima di tutto, per cui prima o poi avrei dovuto sposare una gentile donzella e rinunciare per sempre a tutti i miei sogni e ai miei desideri. Che vita ingiusta!

Il mio tormento raggiunse l’apice il giorno in cui per caso trovai Lanthir appartato nel bosco fuori le mura in compagnia di un giovane scudiero, inginocchiato ai suoi piedi, che gli stava dando piacere. Scappai immediatamente da quella dolorosa visione, ma sono più che certo che lui mi abbia visto e abbia cercato di provocarmi per l’ennesima volta, nel modo più brutale che potesse conoscere.

Quella sera non tornai a casa. Riuscii a sfuggire a tutti i domestici che mi vennero a cercare nei giardini del palazzo e raggiunsi la locanda in città, dove ovviamente incontrai i miei amici. Con la scusa di essere in compagnia nascosi la mia disperazione e cominciai a bere, cosa che facevamo sempre il sabato sera. Ma quella sera era diverso, bevevo per dimenticare. Così una birra tirava l’altra, e quando la finimmo iniziammo con l’idromele, che in breve cominciò a scorrere a fiumi nel mio bicchiere.

Quando l’ora cominciò ad essere tarda i miei amici poco per volta andarono via dal locale , lasciandomi solo con il mio idromele e i pensieri sempre più annebbiati.

Decisi di uscire nel cortile della locanda per prendere un po’ d’aria, anche perché riuscivo a malapena a stare in piedi e di certo non potevo rientrare a palazzo in quelle condizioni. Feci qualche passo malfermo e andai a sbattere contro l’ultima persona che mi sarei aspettato di incontrare in quel posto. Anche se aveva il cappuccio calato sul viso per celare la sua identità ai mortali, avrei riconosciuto quegli occhi scintillanti tra mille. 

“Lanthir! Che cavolo ci fai tu qui?”

“Dovrei farla io a te questa domanda semmai, stupido ragazzino!”

“Non sono affari tuoi, della mia vita io faccio quello che voglio! Tornatene dal tuo amichetto invece di scocciarmi!”

“Principino, non sarai mica geloso?”

Prima che potessi ribattere un capogiro improvviso mi fece piegare le ginocchia e mi ritrovai con le braccia avvinghiate alle sue spalle per non cadere.

“Sei ubriaco fradicio… forse è meglio che ti riaccompagno a casa!”

Fossi stato sobrio non avrei mai fatto una cosa del genere, ma di quello che l’alcol mi fece fare non me ne pento affatto.

“No, non voglio tornare a palazzo… resta con me stanotte!”

Lo spinsi contro il muro poco distante e cercai di baciarlo. Due braccia forti mi presero per le spalle e mi allontanarono con decisione dal suo viso, così tremendamente vicino al mio.

“Ragazzino non te l’ha mai insegnato nessuno che se non si ha il permesso si può guardare ma non toccare?”

Il suo sarcasmo mi irritava, ma allo stesso tempo mi faceva eccitare da morire. Giuro, stavo per impazzire! Ma cosa potevo fare?

“Bene, visto che non gradisci la mia compagnia io me ne vado!”

Mi divincolai dalla sua salda presa e mi avviai con passo alquanto malfermo verso la locanda.

“Ma dove credi di andare?”

Lanthir mi afferrò per un braccio e mi bloccò contro il muro. I nostri visi erano vicinissimi, e per un attimo mi persi in quegli occhi blu che parevano un mare in tempesta. Non ebbi però tempo di indugiare oltre, perché le sue labbra si appoggiarono con forza sulle mie, diventando il preludio di un bacio appassionato e di una notte indimenticabile. Ormai la mia mente già confusa dall’alcol e dal desiderio non ragionava più mentre il mio corpo si strusciava contro il suo, alla ricerca di quel piacere proibito da troppo tempo agognato. Ricordo solo che Lanthir mi fece entrare alla locanda e mi portò in una camera al piano di sopra. Tutto il resto fu pura lussuria, gemiti appassionati, il sangue che ribolliva nelle vene mentre i nostri corpi si univano alla ricerca del piacere più sfrenato.

 

Quella fu la nostra notte. La mia gioia selvaggia ma anche la mia più grande sofferenza. Perché al mattino quando mi svegliai stordito e mi guardai attorno lui non c’era. Il letto era vuoto e non c’erano segni del suo passaggio. Se non fosse stato per le lenzuola disfatte probabilmente avrei pensato fosse stato solo un sogno.

Da quel lontano giorno d’estate non l’ho più rivisto. Qualche tempo dopo sentendo Legolas parlare con mio padre scoprii che era partito per tornare a casa al Bosco di Foglieverdi. Sono più che convinto che quella sua partenza improvvisa fosse dovuta a quello che era successo tra di noi e non riuscivo a darmi pace.

Dovrei odiarlo per aver giocato con i miei sentimenti e avermi ridotto in questo stato, ma cavolo a me non ci riesco!

 

*

 

Eldarion posò la penna sulla scrivania sospirando. A malincuore lasciò la sua stanza e raggiunse il salone dove si teneva la grande festa per la fine dell’anno.

Appena lo vide la sua amica Sedrin gli corse incontro. 

“Dai, Eldarion, vieni a divertirti!” e lo trascinò in mezzo alla pista da ballo dove c’erano già i loro amici ad aspettarli.

Il tempo in compagnia passa in fretta, e senza quasi che se ne accorgessero arrivarono alle 23.30.

Re Elessar prese la moglie per mano e con un cenno invitò la gente presente ad uscire nel cortile davanti all’Albero Bianco per tenere il tradizionale discorso di buon anno.

Le sue parole di gioia e speranza rimbombarono nel cortile diventato improvvisamente silenzioso e carico di aspettative. Appena ebbe finito di parlare, gli invitati esplosero in un reverente applauso.

Eldarion non diede peso alle parole di suo padre e guardò il cielo stellato con malinconia. All’improvviso una folata di vento staccò una piccola foglia dall’Albero Bianco che finì ai suoi piedi.

“Eldarion, sei proprio fortunato! Si dice che quando una foglia dell’Albero Bianco cade ai piedi di una persona, un suo grande desiderio si avvera!” esclamò Sedrin eccitata.

Il giovane principe guardò l’amica sorridendo, quando un pensiero balenò all’improvviso nella sua mente e cominciò a correre verso l’uscita delle mura sotto lo sguardo allibito della gente circostante.

“Ma dove vai?”

“A vedere se il mio desiderio si fosse esaudito!”

Eldarion corse a perdifiato, uscì dal palazzo, scese al livello sottostante della città e poi sempre più giù fino fuori le mura. Raggiunto il ponte che attraversava il fiume e portava alla cittadella di Osgiliath si fermò di colpo. Si guardò intorno finché non vide la persona che sperava di incontrare. Il suo cuore cominciò a battere all’impazzata quando incontrò i suoi occhi colore della tempesta.

“Speravo di trovarti qui!”

“Ma tutta questa convinzione da dove arriva, principino?”

“Me l’ha sussurrato il vento che accarezzava l’Albero Bianco che ti avrei incontrato!” esclamò sorridendo.

“Sei sempre il solito ragazzino!” fu la risposta che ricevette prima che un bacio appassionato mettesse a tacere ogni altra inutile parola.

In quel preciso momento scoccò la mezzanotte e il cielo fu illuminato a giorno dai fuochi artificiali mentre il giovane principe di Gondor e il guardiano del Bosco di Foglieverdi erano ancora stretti l’uno nelle braccia dell’altro.

“Questo sarà un anno speciale, ne sono certo!” fu l’ultimo pensiero che attraversò la mente di Eldarion prima di ricominciare a baciare con passione Lanthir.

   
 
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