August, the 19th
Harry
Potter quella mattina guardava assorto il calendario tra un cucchiaio di cereali
e l’altro.
Una
visione del tutto pietosa a detta di Draco che, notando l’espressione più
inebetita del solito del suo coinquilino, aveva deciso di prepararsi un caffè e
non degnarlo di uno sguardo in più.
Intanto
rivoli di latte colavano sul mento del moro, mentre tra sbuffi e ringhi aveva
fatto sussultare Draco più di una volta.
“Mpf…”,
sbuffò desolato, rimestando i cereali, facendoli diventare una poltiglia
disomogenea.
“Potter,
che schifo…pulisciti il muso!”, disse Draco leggermente disgustato di fronte a
quell’oscena visione.
Harry
tastò il tavolo alla ricerca di un tovagliolo che non trovò. Decise così di
accontentarsi di un lembo della tovaglia.
Draco,
disgustato come non mai – ma allo stesso modo con cui risultava disgustato da
tutto ciò che riguardasse Potter – afferrò la tovaglia e, con una maestria degna
del più grande giocoliere, la tirò senza far cadere neanche una goccia di latte
fuori dalla brocca. Si diresse verso il camino e con estrema nonchalance la
gettò al suo interno dando vita alle fiamme.
“Ma
che cavolo fai, Malfoy?”, chiese sconvolto Ron che passava da quelle parti,
“Siamo in estate e tu accendi il camino?”.
“Dovresti
solo ringraziarmi e venerarmi. Ti ho salvato da un contagio
mortale!”.
Ron
si gettò a peso morto sul divano mormorando un mah e prese tra le mani il telecomando
che solo da pochi giorni aveva imparato ad usare, Merlino solo sa con quale
forza di volontà.
Cominciò
a scorrere i canali alla ricerca di un programma che potesse interessargli, ma
il Quidditch non veniva trasmesso all’interno di quella scatola
babbana.
Draco
spense le fiamme, e della tovaglia azzurra a fiorellini rosa – comprata dallo
stesso Harry – non rimase che un misero mucchio di cenere. Si sedette sulla sua
poltrona di pelle nera aprendosi la Gazzetta del Profeta.
Stava
per terminare l’articolo sul misterioso furto alla Gringott – a causa del quale
buona parte di soldi erano andati persi, in particolar modo quelli di Harry
Potter – quando un urlo sovraumano proveniente dalla cucina lo fece distogliere
dalla sua interessante lettura, mentre Ron sobbalzava sul
divano.
Che
sia venuto a conoscenza del furto dei suo Galeoni?,
pensò Draco, Non credevo che Potter
possedesse capacità precognitive.
Ron
e Draco si alzarono di malavoglia e si diressero in cucina, dove Harry era
issato in piedi con le mani tra i capelli in disordine, in un gesto che voleva
rappresentare la disperazione. Lentamente le mani scesero sulla faccia e la
bocca assunse la forma di una O, in
un gesto che voleva rappresentare la brutta copia dell’Urlo di
Munch.
“Che
problemi hai, Potter?”, domandò Draco, ovviamente non perché avesse a cuore
l’incolumità del suo coinquilino.
“Ragazzi…”,
mormorò Harry, “…domani è il compleanno di Hermione! Dobbiamo assolutamente
organizzarle una festa a sorpresa!”.
“Potter
devo dire che ogni tanto il cervello ti gira per il verso
giusto”.
“Ma
dov’è adesso Hermione?”, chiese Ron.
“E’
uscita. Quindi possiamo progettare qualcosa prima che lei
torni”.
Draco,
per un ignoto motivo, si guardò in torno, squadrando ogni singolo oggetto che
rientrasse nel suo campo visivo e terminando con la poltrona giallo canarino che
si intravedeva dal salone.
“Potter”,
lo chiamò Draco, “Se dobbiamo davvero organizzare la festa, tu dovrai stare lontano dalle
decorazioni e dall’arredamento”.
“E
come mai, di grazia?”.
“Perché
persino un Dissennatore ha più gusto di te in fatto di arredamento! Non riuscirò
mai a capire con quale coraggio hai comprato la cucina con gli sportelli a
strisce rosse e verdi che neanche si possono guardare senza restare ciechi per
un quarto d’ora e che, oltremodo, risultano fastidiosi per i daltonici. Per non
parlare delle piastrelle gialle e marroni del bagno che non sono per niente
stimolanti!”.
“Draco
non ha tutti i torti”, disse Ron, appoggiando il biondo.
“Cos’è,
una coalizione contro il sottoscritto? Non c’eravate anche voi quando ho
arredato questa casa?”, Harry si portò sulla difensiva.
“Si,
ma guarda caso ti sceglievi i giorni in cui io e Lenticchia eravamo impegnati!”.
Harry
li volle ignorare e andò a prendere un block-notes con la copertina stellata a
sfondo blu e una penna recante all’estremità una fatina con la bacchetta
sprizzante scintille luminose.
“Annoteremo
ciò che ci serve. Si accettano suggerimenti”, disse, guardando gli altri due da
sopra le lenti degli occhiali in una perfetta imitazione della
McGranitt.
Draco
fece scattare l’elastico del suoi boxer – immancabilmente made in Lord Voldemort
– in un originale tentativo di attirare l’attenzione.
“Si?”,
chiese Harry.
Draco
non rispose. Si limitò a togliere dalle mani di Harry il block-notes fashion e a
strapparglielo senza pietà davanti agli occhi. Poi afferrò Harry per le spalle e
lo fece sedere a forza sulla sedia.
“Resta
lì immobile. Io e Ron penseremo a tutto”, disse Draco, puntandogli un dito
contro.
“Da
quando lo chiami Ron???”, gli fece
notare Harry, “Prima non eravate Malferret e Lenticchia? Cos’è tutta questa
confidenza?”.
Draco
passò un braccio attorno alle spalle di Ron: “Vedi, Potter, ho capito che il più
demente del trio sei tu!”.
Harry
rimase a bocca aperta e seguì Draco con lo sguardo, che si andava a versare del
caffè nella sua personalissima tazza su cui era rappresentato il teschio del
Marchio Nero che faceva l’occhiolino.
***
“Lenticchia,
adesso mi spieghi perché hai insistito tanto sul portarci appresso
quest’imbecille”, disse Draco, indicando Harry che, dietro di lui, sfoggiava un
paio d’occhi tempestati di stelline e faceva piccoli saltelli a destra e a
sinistra dopo aver visto una mega torta al cioccolato.
“In
fondo l’idea di organizzare il compleanno è stata sua”, rispose
Ron.
“Ma
ti rendi conto che portarci al supermercato questo qui è una gran
tragedia?”.
“Purtroppo
si…ma mi faceva pietà…”.
Draco
si ritrovò a ghignare soddisfatto: Ronald Weasley cominciava a pensarla come lui
su quell’idiota dagli occhialini tondi, totalmente fuori moda, e potevano
benissimo dare vita ad una squadra di distruzione che avrebbe reso la convivenza
molto più interessante.
“Iniziamo
con le decorazioni?”, chiese Harry indicando Happy Anniversaire, uno stupidissimo
negozietto babbano il cui unico cliente era Harry, per
l’appunto.
Draco
prese quella domanda come uno strano vociare nella sua testa e continuò a
camminare imperterrito lasciando a Harry la voglia matta di perdersi tra mille
decorazioni dai colori più disparati.
“Stiamo
andando per il dolce, Sfregiato!”.
Harry
si rabbuiò e, mesto, continuò a camminare finché non implose in un boato di
gioia nel vedere milioni di dolci appetitosi e dagli odori
invitanti.
“Potter,
evita di annusare il tutto e dimmi qual è il dolce preferito da
Hermione…”.
A
quella richiesta da parte del furetto, Harry rimase immobile, incapace di
formulare pensieri che andassero oltre tre stupidissime
domande:
-
Qual’era
il dolce preferito di Hermione?
-
Ma
Hermione mangiava dolci?
-
Perché
quel compito ingrato spettava solo a lui se anche Ron era suo
amico?
Si
guardò intorno alla ricerca del suo amico, ma l’unica cosa rossa che aveva
intravisto erano le unghie placcate in rosso vermiglio di una vecchia
centenaria.
“Ebbene?”,
domandò Draco spazientito.
“Malfoy,
devi sapere che Hermione ha gusti piuttosto strani”, doveva perdere tempo e
aspettare pazientemente che Ron riapparisse e lo salvasse da quella disgrazia in
jeans e camicia nera, estremamente affascinante.
“Potter,
esprimiti con parole tue… non cercare parole forbite per poter interagire con
me!”.
Harry
annuì. Stava facendosi prendere per i fondelli da quell’idiota ma, per salvarsi
dal fare una figura di cacca di drago, avrebbe fatto quello ed
altro.
“Ok.
Hermione ama le torte all’albicocca e al tartufo, con glassa di cioccolato e
menta e una spolverata di granuli di cocco”.
Sì,
era soddisfatto della sua risposta, e il vedere quel faccino disgustato fu la
sua vittoria personale.
Draco
sospirò pesantemente: “Potter, stiamo parlando dei gusti di Hermione, non dei
tuoi”, precisò acido.
“Come
fai a dire che questi sono i miei gusti? Non ti sei mai preso nemmeno la briga
di chiedermi cosa mangio a colazione”, ribatté Harry
irato.
Draco
ghignò: “Non serve perdere tempo a chiederti cosa mangi a colazione e, per
quanto riguarda il dolce per Hermione, sappi che solo uno con i gusti di merda
che ti ritrovi tu poteva partorire una schifezza simile!”, glielo ruggì in
faccia e, solo quando rivide Ron rientrare a grandi falcate, Draco si decise a
lasciarlo in pace e chiedere al ragazzo dai capelli rossi utili informazioni,
che non rasentassero il sovrannaturale.
“Torta
al cioccolato con decorazioni fatte di panna e fragoline di bosco”, disse Ron, e
Harry si colpì alla fronte con una mano con un po’ troppa violenza e nonostante
tutto il dolore che si era provocato, visto un anello incastonato nell’anulare,
continuava a maledirsi per l’orribile figura fatta con
Draco.
Erano
trascorsi venti minuti da quando avevano abbandonato La bottega dei dolci e Draco non aveva
ancora rivoltogli la parola nemmeno per sbeffeggiarlo
pesantemente.
“…
per i regali direi di pensarci più tardi, no, Draco?”.
“Sì,
adesso ci dedichiamo ai preparativi della festa e ad avvisare un paio di
persone, immagino che la tua prosperosa famiglia voglia festeggiarla,
no?”.
Quel
discorso pieno di no? stava inducendo
Harry a volerli uccidere, magari gettandoli sotto un treno in
corsa.
“Pensavo
a delle decorazioni veramente chic ed originali…”, esclamò Harry per cercare di
farsi prendere in considerazione da quei due trogloditi e soprattutto da quello
che diceva di essere il suo migliore amico, “…avevo pensato a delle nostre foto
affisse per tutta la casa con sotto scritto qualcosa di
irresistibilmente…”.
“…idiota”,
concluse Draco accendendosi una Volds
con un accendino coordinato.
Harry
si rabbuiò nuovamente e fu come se mille fiammelle mortuarie gli danzassero
intorno.
Ma
alla fine si riprese pensando al fatto che se quella festa stava prendendo vita
era merito suo perché, se fosse stato per quei due, Hermione si sarebbe
ritrovata a deprimersi davanti ad un film strappalacrime per il giorno del suo
21° compleanno, indi per cui, anche se Draco lo stava omettendo dai preparativi
e Ron mostrava un interesse particolare per quello stronzo, lui doveva
continuare a sentirsi parte integrante di quel gioco.
Poco
male se aveva dato prova a Malferret di non conoscere i gusti di
Hermione.
Harry
si diresse verso il suo negozio di addobbi preferito, lasciando perdere sia
Draco che Ron. Tanto non si sarebbero accorti della sua
assenza.
“Senti,
Lenticchiola, io non conosco bene la Granger, per cui non ho la benché minima
idea su cosa regalarle. Tu hai qualcosa da proporre?”.
Ron
si soffermò un attimo a pensare al suo nuovo nomignolo, Lenticchiola per l’appunto, poi si
decise a rispondere: “Lei ama i libri”.
“Perfetto.
Le regaleremo tutta la collana di J.R.R. Tolkien”, propose Draco, perfettamente
a conoscenza di scrittori babbani.
Il
problema regalo a Hermione era stato brillantemente
risolto.
Mancavano
solo addobbi e rinfresco.
“Dobbiamo
andare al supermercato”, avvertì Draco, “Attacca Potter al
guinzaglio”.
Ron
si girò, ma dietro di lui non figurava la presenza di Harry.
“Ehm,
Malfoy…Harry è sparito”, disse Ron con un velo di
preoccupazione.
“Tanto
meglio!”, esultò Draco, convintissimo di essersi levato dalle scatole quel
deficiente.
“Eccomi
qua!”.
Harry
sbucò improvvisamente da dietro le spalle di Ron facendogli prendere un
accidente, mentre ogni prospettiva di Draco di godersi il resto della vita senza
la sua inutile presenza andò in fumo.
“Niente,
ho sognato…”, borbottò Draco sconsolato, vedendo Harry infilare una monetina nel
carrello e correre verso di loro tutto pimpante.
“Vi
pregherei di non comprare patatine e robe del genere…l’ultima volta sono finito
al San Mungo”, disse Ron, rievocando uno spiacevole incidente che lo aveva visto
protagonista.
Ma
non fece neanche in tempo a finire la frase che vide Harry rovesciare nel
carrello una quantità abominevole di patatine di ogni genere. Ma più Harry le
metteva nel carrello, più Draco le rimetteva a posto in maniera sgarbata e alla
rinfusa.
“Potter,
se non la pianti immediatamente ti condannerò a divorare patatine finché non mi
supplicherai di smettere. Ma a quel punto rincarerò la dose e tu
creperai!!!”.
“Beh,
qualche pacco possiamo anche prenderlo”, disse Ron, mettendo nel carrello un
paio di pacchi di patatine.
Ron
e Draco si diressero verso il banco salumi.
“Lenticchia,
prendi il numero”, ordinò Draco.
“L’ha
già preso Harry”.
A
quel punto Draco strappò bigliettini per l’equivalente di mezzo metro dalla
macchinetta, sotto gli occhi sconvolti di Ron e del
salumiere.
“Non
mi fido di Potter”.
Harry
Potter, intanto, gironzolava allegro e spensierato per il reparto caramelle,
mettendo nel carrello quanta più roba possibile nonostante Draco lo avesse
minacciato di morte.
A
lui, però, non importava. Era riuscito a realizzare il suo sogno di miglior
arredatore lasciando Draco e Ron all’oscuro di tutto.
Tornò
al banco salumi, dove Draco stava avendo un’animata conversazione con il
salumiere.
“Io
penso che con il vino che avete scelto starebbe benissimo un formaggio più
piccante…”, spiegò l’uomo.
“Senta,
lei”, Draco si rivolse all’uomo, avvicinandosi a lui.
“Si,
mi dica”, l’uomo sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi, credendo fosse riuscito
a convincere il biondino di fronte a sé.
“Lei
è stato invitato alla festa?”.
“Ehm…veramente
no”.
“Allora
si faccia i cazzi suoi!”.
Sia
il salumiere che Ron rimasero scioccati da quella frase pronunciata con tanta
tranquillità.
Ma
che cavolo ne vuol sapere lui di cucina???, si
limitò a pensare Ron anziché dirglielo direttamente, per evitare che la furia
tempestosa di Draco Malfoy si abbattesse su di lui.
“Mi
faccia un etto di prosciutto crudo”, disse Draco rivolto all’uomo oltre il
bancone.
“E’
terminato”.
“Speck?”.
“Terminato”.
“Bresaola?”.
“Terminata”.
“Mi
sa che il suo cervello è terminato!”.
Draco
girò i tacchi, seguito da un saltellante Harry, mentre Ron preferì restare al
bancone a porgere dovute scuse al salumiere e comprare ciò che era necessario
comprare.
Intanto
alla cassa Harry stava approfittando di un annebbiamento al cervello di Draco,
per far passare sul rullo della cassa tutte quelle schifezze superflue che aveva
acquistato per la festa di Hermione e che Draco aveva categoricamente bandito da
salutista convinto qual era.
Draco
imprecava contro l’idiozia del salumiere e l’idiozia dei babbani in
generale.
“Stupidi
babbani di merda…”.
“Hai
perfettamente ragione!”, diceva Harry per incoraggiarlo a continuare affinché
non si accorgesse di tutto il materiale illegale.
“…i
babbani non servono a niente!”.
“Proprio
così!”.
“Perché
non ho continuato a seguire l’opera di sterminio di
Voldemort?”.
“Già,
perché? Avresti potuto godere ancora dei suoi gadgets!”.
La
commessa lo guardava interrogativa e Harry l’aveva zittita con una specie di
occhiata da catalogare come Non si
preoccupi, è affetto da una strana malattia!.
Per
tutto il tragitto Draco aveva imprecato, Harry guidato e Ron guardato perplesso
il panorama sperando di non dover sentire quei due anche durante la
notte.
***
Giunti
a casa e dopo aver sistemato la spesa secondo le direttive di Draco, erano
riusciti a dedicarsi a qualcos’altro che non richiedesse la presenza tirannica
del biondino.
Ron
stanco e spossato si era gettato a peso morto sul divano verde pisello e stava
concentrando le sue ultime energie in uno stupido quiz.
Draco
era scappato in bagno a farsi una doccia rilassante per cercare di far scivolare
anche tutti i germi che aveva contratto nella Londra babbana, e Harry stava
dedicando anima e corpo nel fare un castello di carta nella più completa
solitudine, come se fosse un emarginato sociale.
Nessuno
dei tre dunque aveva fatto caso al rientro in casa di Hermione che, aprendo il
frigorifero arancione – ovviamente scelto da Harry – in netto contrasto con il
resto dell’arredamento della cucina, per servirsi di un qualcosa di ghiacciato,
si illuminò di fronte a tutto quel ben di Merlino.
Così,
posseduta dalla fame, si preparò un sandwich di dimensioni esagerate spazzolando
una gran percentuale degli affettati comprati da Ron, da far invidia agli
spuntini di Polifemo.
Entrando
nel soggiorno vide i suoi tre coinquilini interessarsi a cose completamente
differenti, ma che insieme avevano fatto la spesa sapendo quanto lei era stanca
dopo una giornata lavorativa come quella appena trascorsa.
Ron
stava tracannando la terza birra e cercava di dare un senso alle domande di quel
quiz; Draco, fasciato in un accappatoio grigio con il ricamo del Marchio Nero
all’altezza del cuore, stava frizionandosi i capelli e Harry, con la lingua di
fuori, stava portando a termine la sua opera d’arte.
“Ragazzi,
siete stati assolutamente adorabili, non so davvero come
sdebitarmi…”.
La
voce di Hermione echeggiò in tutta la stanza facendo credere a quei tre che
fosse venuta a conoscenza della festa a sorpresa.
“Hermione,
per te questo ed altro…”, proferì Draco, abbandonando la tovaglia sul corrimano
della scala e avvicinandosi di più a lei; ma con il frusciare del suo
accappatoio aveva distrutto il mega castello di Harry giunto al momento clou,
ossia al momento di sistemare l’ultima carta e rimanere abbagliati dal proprio
lavoro.
Un
urlo di disperazione si innalzò, ma Ron, invaso dalla sua solita sensibilità
pari a quella di un cucchiaino da tè, aveva ammutolito il migliore amico
tirandogli la lattina di birra vuota e aumentando il volume della televisione
solo per sapere la risposta di qualcosa che lui non conosceva
affatto.
“Avete
fatto la spesa, io vi adoro!”.
Ron,
Draco e Harry si guardarono negli occhi deglutendo rumorosamente, finché Draco,
con le sue ciabattine da bagno di Lord Voldemort, era corso in cucina a
controllare il frigorifero e ciò che vide – a parte l’elettrodomestico in sé –
non gli piacque per niente: Hermione s’era spazzolata mezza spesa facendola
entrare in un misero sandwich.
Draco
scosse la testa e tornò nel soggiorno un po’ troppo
sorridente.
***
Erano
solo le 5 del mattino quando Draco e Ron avevano ultimato di addobbare il
soggiorno. Avevano appurato che la famiglia Weasley non voleva partecipare visto
il mancato ritorno di Errol e avevano riempito Harry di sonniferi per non
permettere che mettesse le sue luride zampacce sulle
decorazioni.
“Ok,
abbiamo finito! ‘Notte!”, borbottò Draco e, con un gesto secco della mano, aveva
liquidato Ron.
Mancavano
solo due ore al risveglio di Hermione, e Draco e Ron non immaginavano di certo
che una catastrofe si stava per abbattere sulle loro deliziose
decorazioni.
Harry
James Potter aveva ingannato Draco facendogli credere di aver bevuto la tisana
che gli aveva preparato con un po’ troppa enfasi e voglia che la mandasse giù, e
si aggirava furtivo per il soggiorno con le sue personali decorazioni con le
quali avrebbe addobbato a dovere tutta la casa.
Un
ghigno malfoyano si dipinse sulle sue labbra potteriane.
Dopo
aver raso al suolo tutto ciò che avevano preparato Draco e Ron, Harry ingrandì
le sue decorazioni, che erano state rimpicciolite e messe in tasca per non
destare sospetti.
Una
volta sistemato tutto, contemplò la sua mirabolante opera, dopodiché tornò nel
suo caldo lettino.
***
Mancavano
cinque minuti alle sette del mattino, e Draco si recò nella camera in cui
russavano beati Ron e Harry.
Provò
un moto di disgusto quando vide Harry dormire con la bocca aperta con un rivolo
di bava che colava giù. Ebbe la geniale idea di inserirgli tra le labbra una
delle sue potentissime Volds e di
accenderla.
Harry,
russando, tirò involontariamente fino a quando il fumo invase la sua trachea e
lo fece tossire come un pazzo.
Il
tossire di Harry e le risate isteriche di Draco fecero svegliare
Ron.
“Ma
cha cavolo…?”, esordì il rosso, sfoggiando una chioma alla Elvis
Priestley.
“Alzate
le chiappe dal letto e corriamo in cucina. Tra pochi minuti Hermione si
sveglierà!”.
Una
volta entrati in cucina, però, videro che Hermione era già sveglia e si guardava
intorno con aria divertita.
I
tre sbiancarono.
Harry
perché aveva visto Hermione già in piedi. Draco e Ron perché avevano visto le
loro deliziose decorazioni sostituite da quelle baggiane di Harry.
“Cosa
si festeggia?”, chiese ingenuamente Hermione.
“Porca
mandragola, quel coglione ha cambiato tutto!!!”, imprecò Draco sottovoce,
“Potter, fai almeno qualcosa di utile”, disse poi rivolto a Harry, “Vai a
prenderla”.
“Ma
cosa?”, chiese Harry, perplesso.
“La
torta, gran
cretino!!!”.
Harry
si precipitò a prendere il dolce.
“Buon
compleanno, Hermione!”, esclamarono Harry e Ron in coro.
Draco
si limitò a rivolgerle un sorriso.
“Ragazzi…”,
cominciò Hermione.
“Non
dire nulla. Spegni prima le candeline”.
“Ma
veramente…”, Hermione però si ritrovò la torta davanti al
naso.
“Esprimi
un desiderio”.
Hermione
chiuse gli occhi e poco dopo spense le candeline. Ron e Harry batterono le mani
divertiti, mentre Draco andava a servirsi di un bicchiere di vino di prima
mattina per dimenticare le orribili decorazioni.
Trascorsero
la mattina a mangiare, bere e ridere, e ogni tanto Draco, senza farsi notare,
strappava via qualche addobbo.
Si
ritrovarono seduti sul divano verde pisello. Hermione era spalmata sopra Draco e
Ron, date le piccole dimensione del divano.
“Vi
ringrazio di tutto questo, ragazzi”, disse Hermione, “I libri di Tolkien li
desideravo da tempo…”.
Stampò
loro tre bacetti sulla guancia per ringraziarli
ulteriormente.
“Grazie
davvero”, ripeté.
“Non
c’è bisogno che ci ringrazi più, Hermione”, disse Ron.
“Invece
devo, perché avete organizzato tutto questo per me nonostante oggi non sia il
mio compleanno”.
Draco
e Ron impallidirono, mentre Harry, guardando il display del suo cellulare, ebbe
la più grande rivelazione del secolo.
“Come
mai il mio cellulare dice che oggi è il 19 Agosto?”.
Draco
si voltò verso Hermione: “Granger, quando compi gli
anni?”.
“Il
19 settembre”.
In
men che non si dica, Draco afferrò la testa di Harry e gliela sbatté sul
tavolino, con l’intento di procurargli un’altra cicatrice.
Harry
cercò di divincolarsi, tentando di graffiare Draco con le mani, ma Ron gli
afferrò le braccia urlando un sadico Continua, fallo
fuori!.
Hermione
se la rise di gusto non muovendo nemmeno un dito per salvare il suo, ehm,
migliore amico.
In
fin dei conti aveva espresso il desiderio che quei tre facessero qualcosa
insieme!
The
End
Continuano
le cronache di quei tre poveri pazzi in mezzo ai quali vive anche Hermione. Il
bello è che neanche noi abbiamo la più pallida idea di come siano finiti a
vivere insieme…XDXD
Speriamo
di essere riuscite a farvi tendere le labbra in un piccolissimo
sorrisino^^
Ciao
a tutti e buone vacanze
gemellina
e redRon