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Autore: gemellina e redRon    19/07/2007    8 recensioni
“Potter”, lo chiamò Draco, “Se dobbiamo davvero organizzare la festa, tu dovrai stare lontano dalle decorazioni e dall’arredamento”.
“E come mai, di grazia?”.
“Perché persino un Dissennatore ha più gusto di te in fatto di arredamento! Non riuscirò mai a capire con quale coraggio hai comprato la cucina con gli sportelli a strisce rosse e verdi che neanche si possono guardare senza restare ciechi per un quarto d’ora e che, oltremodo, risultano fastidiosi per i daltonici. Per non parlare delle piastrelle gialle e marroni del bagno che non sono per niente stimolanti!”.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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19 agosto

August, the 19th

Harry Potter quella mattina guardava assorto il calendario tra un cucchiaio di cereali e l’altro.

Una visione del tutto pietosa a detta di Draco che, notando l’espressione più inebetita del solito del suo coinquilino, aveva deciso di prepararsi un caffè e non degnarlo di uno sguardo in più.

Intanto rivoli di latte colavano sul mento del moro, mentre tra sbuffi e ringhi aveva fatto sussultare Draco più di una volta.

“Mpf…”, sbuffò desolato, rimestando i cereali, facendoli diventare una poltiglia disomogenea.

“Potter, che schifo…pulisciti il muso!”, disse Draco leggermente disgustato di fronte a quell’oscena visione.

Harry tastò il tavolo alla ricerca di un tovagliolo che non trovò. Decise così di accontentarsi di un lembo della tovaglia.

Draco, disgustato come non mai – ma allo stesso modo con cui risultava disgustato da tutto ciò che riguardasse Potter – afferrò la tovaglia e, con una maestria degna del più grande giocoliere, la tirò senza far cadere neanche una goccia di latte fuori dalla brocca. Si diresse verso il camino e con estrema nonchalance la gettò al suo interno dando vita alle fiamme.

“Ma che cavolo fai, Malfoy?”, chiese sconvolto Ron che passava da quelle parti, “Siamo in estate e tu accendi il camino?”.

“Dovresti solo ringraziarmi e venerarmi. Ti ho salvato da un contagio mortale!”.

Ron si gettò a peso morto sul divano mormorando un mah e prese tra le mani il telecomando che solo da pochi giorni aveva imparato ad usare, Merlino solo sa con quale forza di volontà.

Cominciò a scorrere i canali alla ricerca di un programma che potesse interessargli, ma il Quidditch non veniva trasmesso all’interno di quella scatola babbana.

Draco spense le fiamme, e della tovaglia azzurra a fiorellini rosa – comprata dallo stesso Harry – non rimase che un misero mucchio di cenere. Si sedette sulla sua poltrona di pelle nera aprendosi la Gazzetta del Profeta.

Stava per terminare l’articolo sul misterioso furto alla Gringott – a causa del quale buona parte di soldi erano andati persi, in particolar modo quelli di Harry Potter – quando un urlo sovraumano proveniente dalla cucina lo fece distogliere dalla sua interessante lettura, mentre Ron sobbalzava sul divano.

Che sia venuto a conoscenza del furto dei suo Galeoni?, pensò Draco, Non credevo che Potter possedesse capacità precognitive.

Ron e Draco si alzarono di malavoglia e si diressero in cucina, dove Harry era issato in piedi con le mani tra i capelli in disordine, in un gesto che voleva rappresentare la disperazione. Lentamente le mani scesero sulla faccia e la bocca assunse la forma di una O, in un gesto che voleva rappresentare la brutta copia dell’Urlo di Munch.

“Che problemi hai, Potter?”, domandò Draco, ovviamente non perché avesse a cuore l’incolumità del suo coinquilino.

“Ragazzi…”, mormorò Harry, “…domani è il compleanno di Hermione! Dobbiamo assolutamente organizzarle una festa a sorpresa!”.

“Potter devo dire che ogni tanto il cervello ti gira per il verso giusto”.

“Ma dov’è adesso Hermione?”, chiese Ron.

“E’ uscita. Quindi possiamo progettare qualcosa prima che lei torni”.

Draco, per un ignoto motivo, si guardò in torno, squadrando ogni singolo oggetto che rientrasse nel suo campo visivo e terminando con la poltrona giallo canarino che si intravedeva dal salone.

“Potter”, lo chiamò Draco, “Se dobbiamo davvero organizzare la festa, tu dovrai stare lontano dalle decorazioni e dall’arredamento”.

“E come mai, di grazia?”.

“Perché persino un Dissennatore ha più gusto di te in fatto di arredamento! Non riuscirò mai a capire con quale coraggio hai comprato la cucina con gli sportelli a strisce rosse e verdi che neanche si possono guardare senza restare ciechi per un quarto d’ora e che, oltremodo, risultano fastidiosi per i daltonici. Per non parlare delle piastrelle gialle e marroni del bagno che non sono per niente stimolanti!”.

“Draco non ha tutti i torti”, disse Ron, appoggiando il biondo.

“Cos’è, una coalizione contro il sottoscritto? Non c’eravate anche voi quando ho arredato questa casa?”, Harry si portò sulla difensiva.

“Si, ma guarda caso ti sceglievi i giorni in cui io e Lenticchia eravamo impegnati!”.

Harry li volle ignorare e andò a prendere un block-notes con la copertina stellata a sfondo blu e una penna recante all’estremità una fatina con la bacchetta sprizzante scintille luminose.

“Annoteremo ciò che ci serve. Si accettano suggerimenti”, disse, guardando gli altri due da sopra le lenti degli occhiali in una perfetta imitazione della McGranitt.

Draco fece scattare l’elastico del suoi boxer – immancabilmente made in Lord Voldemort – in un originale tentativo di attirare l’attenzione.

“Si?”, chiese Harry.

Draco non rispose. Si limitò a togliere dalle mani di Harry il block-notes fashion e a strapparglielo senza pietà davanti agli occhi. Poi afferrò Harry per le spalle e lo fece sedere a forza sulla sedia.

“Resta lì immobile. Io e Ron penseremo a tutto”, disse Draco, puntandogli un dito contro.

“Da quando lo chiami Ron???”, gli fece notare Harry, “Prima non eravate Malferret e Lenticchia? Cos’è tutta questa confidenza?”.

Draco passò un braccio attorno alle spalle di Ron: “Vedi, Potter, ho capito che il più demente del trio sei tu!”.

Harry rimase a bocca aperta e seguì Draco con lo sguardo, che si andava a versare del caffè nella sua personalissima tazza su cui era rappresentato il teschio del Marchio Nero che faceva l’occhiolino.

***

“Lenticchia, adesso mi spieghi perché hai insistito tanto sul portarci appresso quest’imbecille”, disse Draco, indicando Harry che, dietro di lui, sfoggiava un paio d’occhi tempestati di stelline e faceva piccoli saltelli a destra e a sinistra dopo aver visto una mega torta al cioccolato.

“In fondo l’idea di organizzare il compleanno è stata sua”, rispose Ron.

“Ma ti rendi conto che portarci al supermercato questo qui è una gran tragedia?”.

“Purtroppo si…ma mi faceva pietà…”.

Draco si ritrovò a ghignare soddisfatto: Ronald Weasley cominciava a pensarla come lui su quell’idiota dagli occhialini tondi, totalmente fuori moda, e potevano benissimo dare vita ad una squadra di distruzione che avrebbe reso la convivenza molto più interessante.

“Iniziamo con le decorazioni?”, chiese Harry indicando Happy Anniversaire, uno stupidissimo negozietto babbano il cui unico cliente era Harry, per l’appunto.

Draco prese quella domanda come uno strano vociare nella sua testa e continuò a camminare imperterrito lasciando a Harry la voglia matta di perdersi tra mille decorazioni dai colori più disparati.

“Stiamo andando per il dolce, Sfregiato!”.

Harry si rabbuiò e, mesto, continuò a camminare finché non implose in un boato di gioia nel vedere milioni di dolci appetitosi e dagli odori invitanti.

“Potter, evita di annusare il tutto e dimmi qual è il dolce preferito da Hermione…”.

A quella richiesta da parte del furetto, Harry rimase immobile, incapace di formulare pensieri che andassero oltre tre stupidissime domande:

- Qual’era il dolce preferito di Hermione?

- Ma Hermione mangiava dolci?

- Perché quel compito ingrato spettava solo a lui se anche Ron era suo amico?

Si guardò intorno alla ricerca del suo amico, ma l’unica cosa rossa che aveva intravisto erano le unghie placcate in rosso vermiglio di una vecchia centenaria.

“Ebbene?”, domandò Draco spazientito.

“Malfoy, devi sapere che Hermione ha gusti piuttosto strani”, doveva perdere tempo e aspettare pazientemente che Ron riapparisse e lo salvasse da quella disgrazia in jeans e camicia nera, estremamente affascinante.

“Potter, esprimiti con parole tue… non cercare parole forbite per poter interagire con me!”.

Harry annuì. Stava facendosi prendere per i fondelli da quell’idiota ma, per salvarsi dal fare una figura di cacca di drago, avrebbe fatto quello ed altro.

“Ok. Hermione ama le torte all’albicocca e al tartufo, con glassa di cioccolato e menta e una spolverata di granuli di cocco”.

Sì, era soddisfatto della sua risposta, e il vedere quel faccino disgustato fu la sua vittoria personale.

Draco sospirò pesantemente: “Potter, stiamo parlando dei gusti di Hermione, non dei tuoi”, precisò acido.

“Come fai a dire che questi sono i miei gusti? Non ti sei mai preso nemmeno la briga di chiedermi cosa mangio a colazione”, ribatté Harry irato.

Draco ghignò: “Non serve perdere tempo a chiederti cosa mangi a colazione e, per quanto riguarda il dolce per Hermione, sappi che solo uno con i gusti di merda che ti ritrovi tu poteva partorire una schifezza simile!”, glielo ruggì in faccia e, solo quando rivide Ron rientrare a grandi falcate, Draco si decise a lasciarlo in pace e chiedere al ragazzo dai capelli rossi utili informazioni, che non rasentassero il sovrannaturale.

“Torta al cioccolato con decorazioni fatte di panna e fragoline di bosco”, disse Ron, e Harry si colpì alla fronte con una mano con un po’ troppa violenza e nonostante tutto il dolore che si era provocato, visto un anello incastonato nell’anulare, continuava a maledirsi per l’orribile figura fatta con Draco.

Erano trascorsi venti minuti da quando avevano abbandonato La bottega dei dolci e Draco non aveva ancora rivoltogli la parola nemmeno per sbeffeggiarlo pesantemente.

“… per i regali direi di pensarci più tardi, no, Draco?”.

“Sì, adesso ci dedichiamo ai preparativi della festa e ad avvisare un paio di persone, immagino che la tua prosperosa famiglia voglia festeggiarla, no?”.

Quel discorso pieno di no? stava inducendo Harry a volerli uccidere, magari gettandoli sotto un treno in corsa.

“Pensavo a delle decorazioni veramente chic ed originali…”, esclamò Harry per cercare di farsi prendere in considerazione da quei due trogloditi e soprattutto da quello che diceva di essere il suo migliore amico, “…avevo pensato a delle nostre foto affisse per tutta la casa con sotto scritto qualcosa di irresistibilmente…”.

“…idiota”, concluse Draco accendendosi una Volds con un accendino coordinato.

Harry si rabbuiò nuovamente e fu come se mille fiammelle mortuarie gli danzassero intorno.

Ma alla fine si riprese pensando al fatto che se quella festa stava prendendo vita era merito suo perché, se fosse stato per quei due, Hermione si sarebbe ritrovata a deprimersi davanti ad un film strappalacrime per il giorno del suo 21° compleanno, indi per cui, anche se Draco lo stava omettendo dai preparativi e Ron mostrava un interesse particolare per quello stronzo, lui doveva continuare a sentirsi parte integrante di quel gioco.

Poco male se aveva dato prova a Malferret di non conoscere i gusti di Hermione.

Harry si diresse verso il suo negozio di addobbi preferito, lasciando perdere sia Draco che Ron. Tanto non si sarebbero accorti della sua assenza.

“Senti, Lenticchiola, io non conosco bene la Granger, per cui non ho la benché minima idea su cosa regalarle. Tu hai qualcosa da proporre?”.

Ron si soffermò un attimo a pensare al suo nuovo nomignolo, Lenticchiola per l’appunto, poi si decise a rispondere: “Lei ama i libri”.

“Perfetto. Le regaleremo tutta la collana di J.R.R. Tolkien”, propose Draco, perfettamente a conoscenza di scrittori babbani.

Il problema regalo a Hermione era stato brillantemente risolto.

Mancavano solo addobbi e rinfresco.

“Dobbiamo andare al supermercato”, avvertì Draco, “Attacca Potter al guinzaglio”.

Ron si girò, ma dietro di lui non figurava la presenza di Harry.

“Ehm, Malfoy…Harry è sparito”, disse Ron con un velo di preoccupazione.

“Tanto meglio!”, esultò Draco, convintissimo di essersi levato dalle scatole quel deficiente.

“Eccomi qua!”.

Harry sbucò improvvisamente da dietro le spalle di Ron facendogli prendere un accidente, mentre ogni prospettiva di Draco di godersi il resto della vita senza la sua inutile presenza andò in fumo.

“Niente, ho sognato…”, borbottò Draco sconsolato, vedendo Harry infilare una monetina nel carrello e correre verso di loro tutto pimpante.

“Vi pregherei di non comprare patatine e robe del genere…l’ultima volta sono finito al San Mungo”, disse Ron, rievocando uno spiacevole incidente che lo aveva visto protagonista.

Ma non fece neanche in tempo a finire la frase che vide Harry rovesciare nel carrello una quantità abominevole di patatine di ogni genere. Ma più Harry le metteva nel carrello, più Draco le rimetteva a posto in maniera sgarbata e alla rinfusa.

“Potter, se non la pianti immediatamente ti condannerò a divorare patatine finché non mi supplicherai di smettere. Ma a quel punto rincarerò la dose e tu creperai!!!”.

“Beh, qualche pacco possiamo anche prenderlo”, disse Ron, mettendo nel carrello un paio di pacchi di patatine.

Ron e Draco si diressero verso il banco salumi.

“Lenticchia, prendi il numero”, ordinò Draco.

“L’ha già preso Harry”.

A quel punto Draco strappò bigliettini per l’equivalente di mezzo metro dalla macchinetta, sotto gli occhi sconvolti di Ron e del salumiere.

“Non mi fido di Potter”.

Harry Potter, intanto, gironzolava allegro e spensierato per il reparto caramelle, mettendo nel carrello quanta più roba possibile nonostante Draco lo avesse minacciato di morte.

A lui, però, non importava. Era riuscito a realizzare il suo sogno di miglior arredatore lasciando Draco e Ron all’oscuro di tutto.

Tornò al banco salumi, dove Draco stava avendo un’animata conversazione con il salumiere.

“Io penso che con il vino che avete scelto starebbe benissimo un formaggio più piccante…”, spiegò l’uomo.

“Senta, lei”, Draco si rivolse all’uomo, avvicinandosi a lui.

“Si, mi dica”, l’uomo sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi, credendo fosse riuscito a convincere il biondino di fronte a sé.

“Lei è stato invitato alla festa?”.

“Ehm…veramente no”.

“Allora si faccia i cazzi suoi!”.

Sia il salumiere che Ron rimasero scioccati da quella frase pronunciata con tanta tranquillità.

Ma che cavolo ne vuol sapere lui di cucina???, si limitò a pensare Ron anziché dirglielo direttamente, per evitare che la furia tempestosa di Draco Malfoy si abbattesse su di lui.

“Mi faccia un etto di prosciutto crudo”, disse Draco rivolto all’uomo oltre il bancone.

“E’ terminato”.

“Speck?”.

“Terminato”.

“Bresaola?”.

“Terminata”.

“Mi sa che il suo cervello è terminato!”.

Draco girò i tacchi, seguito da un saltellante Harry, mentre Ron preferì restare al bancone a porgere dovute scuse al salumiere e comprare ciò che era necessario comprare.

Intanto alla cassa Harry stava approfittando di un annebbiamento al cervello di Draco, per far passare sul rullo della cassa tutte quelle schifezze superflue che aveva acquistato per la festa di Hermione e che Draco aveva categoricamente bandito da salutista convinto qual era.

Draco imprecava contro l’idiozia del salumiere e l’idiozia dei babbani in generale.

“Stupidi babbani di merda…”.

“Hai perfettamente ragione!”, diceva Harry per incoraggiarlo a continuare affinché non si accorgesse di tutto il materiale illegale.

“…i babbani non servono a niente!”.

“Proprio così!”.

“Perché non ho continuato a seguire l’opera di sterminio di Voldemort?”.

“Già, perché? Avresti potuto godere ancora dei suoi gadgets!”.

La commessa lo guardava interrogativa e Harry l’aveva zittita con una specie di occhiata da catalogare come Non si preoccupi, è affetto da una strana malattia!.

Per tutto il tragitto Draco aveva imprecato, Harry guidato e Ron guardato perplesso il panorama sperando di non dover sentire quei due anche durante la notte.

***

Giunti a casa e dopo aver sistemato la spesa secondo le direttive di Draco, erano riusciti a dedicarsi a qualcos’altro che non richiedesse la presenza tirannica del biondino.

Ron stanco e spossato si era gettato a peso morto sul divano verde pisello e stava concentrando le sue ultime energie in uno stupido quiz.

Draco era scappato in bagno a farsi una doccia rilassante per cercare di far scivolare anche tutti i germi che aveva contratto nella Londra babbana, e Harry stava dedicando anima e corpo nel fare un castello di carta nella più completa solitudine, come se fosse un emarginato sociale.

Nessuno dei tre dunque aveva fatto caso al rientro in casa di Hermione che, aprendo il frigorifero arancione – ovviamente scelto da Harry – in netto contrasto con il resto dell’arredamento della cucina, per servirsi di un qualcosa di ghiacciato, si illuminò di fronte a tutto quel ben di Merlino.

Così, posseduta dalla fame, si preparò un sandwich di dimensioni esagerate spazzolando una gran percentuale degli affettati comprati da Ron, da far invidia agli spuntini di Polifemo.

Entrando nel soggiorno vide i suoi tre coinquilini interessarsi a cose completamente differenti, ma che insieme avevano fatto la spesa sapendo quanto lei era stanca dopo una giornata lavorativa come quella appena trascorsa.

Ron stava tracannando la terza birra e cercava di dare un senso alle domande di quel quiz; Draco, fasciato in un accappatoio grigio con il ricamo del Marchio Nero all’altezza del cuore, stava frizionandosi i capelli e Harry, con la lingua di fuori, stava portando a termine la sua opera d’arte.

“Ragazzi, siete stati assolutamente adorabili, non so davvero come sdebitarmi…”.

La voce di Hermione echeggiò in tutta la stanza facendo credere a quei tre che fosse venuta a conoscenza della festa a sorpresa.

“Hermione, per te questo ed altro…”, proferì Draco, abbandonando la tovaglia sul corrimano della scala e avvicinandosi di più a lei; ma con il frusciare del suo accappatoio aveva distrutto il mega castello di Harry giunto al momento clou, ossia al momento di sistemare l’ultima carta e rimanere abbagliati dal proprio lavoro.

Un urlo di disperazione si innalzò, ma Ron, invaso dalla sua solita sensibilità pari a quella di un cucchiaino da tè, aveva ammutolito il migliore amico tirandogli la lattina di birra vuota e aumentando il volume della televisione solo per sapere la risposta di qualcosa che lui non conosceva affatto.

“Avete fatto la spesa, io vi adoro!”.

Ron, Draco e Harry si guardarono negli occhi deglutendo rumorosamente, finché Draco, con le sue ciabattine da bagno di Lord Voldemort, era corso in cucina a controllare il frigorifero e ciò che vide – a parte l’elettrodomestico in sé – non gli piacque per niente: Hermione s’era spazzolata mezza spesa facendola entrare in un misero sandwich.

Draco scosse la testa e tornò nel soggiorno un po’ troppo sorridente.

***

Erano solo le 5 del mattino quando Draco e Ron avevano ultimato di addobbare il soggiorno. Avevano appurato che la famiglia Weasley non voleva partecipare visto il mancato ritorno di Errol e avevano riempito Harry di sonniferi per non permettere che mettesse le sue luride zampacce sulle decorazioni.

“Ok, abbiamo finito! ‘Notte!”, borbottò Draco e, con un gesto secco della mano, aveva liquidato Ron.

Mancavano solo due ore al risveglio di Hermione, e Draco e Ron non immaginavano di certo che una catastrofe si stava per abbattere sulle loro deliziose decorazioni.

Harry James Potter aveva ingannato Draco facendogli credere di aver bevuto la tisana che gli aveva preparato con un po’ troppa enfasi e voglia che la mandasse giù, e si aggirava furtivo per il soggiorno con le sue personali decorazioni con le quali avrebbe addobbato a dovere tutta la casa.

Un ghigno malfoyano si dipinse sulle sue labbra potteriane.

Dopo aver raso al suolo tutto ciò che avevano preparato Draco e Ron, Harry ingrandì le sue decorazioni, che erano state rimpicciolite e messe in tasca per non destare sospetti.

Una volta sistemato tutto, contemplò la sua mirabolante opera, dopodiché tornò nel suo caldo lettino.

***

Mancavano cinque minuti alle sette del mattino, e Draco si recò nella camera in cui russavano beati Ron e Harry.

Provò un moto di disgusto quando vide Harry dormire con la bocca aperta con un rivolo di bava che colava giù. Ebbe la geniale idea di inserirgli tra le labbra una delle sue potentissime Volds e di accenderla.

Harry, russando, tirò involontariamente fino a quando il fumo invase la sua trachea e lo fece tossire come un pazzo.

Il tossire di Harry e le risate isteriche di Draco fecero svegliare Ron.

“Ma cha cavolo…?”, esordì il rosso, sfoggiando una chioma alla Elvis Priestley.

“Alzate le chiappe dal letto e corriamo in cucina. Tra pochi minuti Hermione si sveglierà!”.

Una volta entrati in cucina, però, videro che Hermione era già sveglia e si guardava intorno con aria divertita.

I tre sbiancarono.

Harry perché aveva visto Hermione già in piedi. Draco e Ron perché avevano visto le loro deliziose decorazioni sostituite da quelle baggiane di Harry.

“Cosa si festeggia?”, chiese ingenuamente Hermione.

“Porca mandragola, quel coglione ha cambiato tutto!!!”, imprecò Draco sottovoce, “Potter, fai almeno qualcosa di utile”, disse poi rivolto a Harry, “Vai a prenderla”.

“Ma cosa?”, chiese Harry, perplesso.

“La torta, gran cretino!!!”.

Harry si precipitò a prendere il dolce.

“Buon compleanno, Hermione!”, esclamarono Harry e Ron in coro.

Draco si limitò a rivolgerle un sorriso.

“Ragazzi…”, cominciò Hermione.

“Non dire nulla. Spegni prima le candeline”.

“Ma veramente…”, Hermione però si ritrovò la torta davanti al naso.

“Esprimi un desiderio”.

Hermione chiuse gli occhi e poco dopo spense le candeline. Ron e Harry batterono le mani divertiti, mentre Draco andava a servirsi di un bicchiere di vino di prima mattina per dimenticare le orribili decorazioni.

Trascorsero la mattina a mangiare, bere e ridere, e ogni tanto Draco, senza farsi notare, strappava via qualche addobbo.

Si ritrovarono seduti sul divano verde pisello. Hermione era spalmata sopra Draco e Ron, date le piccole dimensione del divano.

“Vi ringrazio di tutto questo, ragazzi”, disse Hermione, “I libri di Tolkien li desideravo da tempo…”.

Stampò loro tre bacetti sulla guancia per ringraziarli ulteriormente.

“Grazie davvero”, ripeté.

“Non c’è bisogno che ci ringrazi più, Hermione”, disse Ron.

“Invece devo, perché avete organizzato tutto questo per me nonostante oggi non sia il mio compleanno”.

Draco e Ron impallidirono, mentre Harry, guardando il display del suo cellulare, ebbe la più grande rivelazione del secolo.

“Come mai il mio cellulare dice che oggi è il 19 Agosto?”.

Draco si voltò verso Hermione: “Granger, quando compi gli anni?”.

“Il 19 settembre”.

In men che non si dica, Draco afferrò la testa di Harry e gliela sbatté sul tavolino, con l’intento di procurargli un’altra cicatrice.

Harry cercò di divincolarsi, tentando di graffiare Draco con le mani, ma Ron gli afferrò le braccia urlando un sadico Continua, fallo fuori!.

Hermione se la rise di gusto non muovendo nemmeno un dito per salvare il suo, ehm, migliore amico.

In fin dei conti aveva espresso il desiderio che quei tre facessero qualcosa insieme!

The End

Continuano le cronache di quei tre poveri pazzi in mezzo ai quali vive anche Hermione. Il bello è che neanche noi abbiamo la più pallida idea di come siano finiti a vivere insieme…XDXD

Speriamo di essere riuscite a farvi tendere le labbra in un piccolissimo sorrisino^^

Ciao a tutti e buone vacanze

gemellina e redRon

  
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