Libri > Classici greci e latini
Ricorda la storia  |      
Autore: Romanova    01/01/2013    3 recensioni
Gli oracoli sono soli quanto i geni.
E si sa che oracoli e geni sono soli tanto a Delfi quanto ad Atene

Atena e Apollo si incontrano casualmente presso un corso d'acqua e riflettono sulle loro condizioni, perchè nessun Dio è sordo alle preghiere dei suoi eletti.
[Apollo/Atena] ❤
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lei è una dea, che ha giurato per sempre di essere vergine e pura.
Ha giurato sullo Stige di non cercare mai la compagnia di un uomo.
Eppure gli errori li commettono anche le persone più responsabili, gli uomini più retti e qualche volta gli dei.
Ricorda ancora con dolore quel giorno.
Sta camminando sulle sponde di un fiume, uno qualsiasi: quello che sta visitando è un posto pulito e pieno di sole, immerso nel verde dei suoi amati ulivi.
Ode dei passi e attenta si blocca in mezzo al prato, scrutando il paesaggio.
“Non ti rilassi mai? Un po’ di musica ti gioverebbe”.
Un giovane uomo biondo, alto e dagli occhi scuri la studia, sorridendo.
“Ero qui per rilassarmi, prima che qualcuno si prendesse la briga di disturbarmi” fa notare la dea.
Il musicante si avvicina al greto del corso d’acqua con passo leggero e immerge i piedi, rinfrescandosi.
Chiude gli occhi e reclina il capo all’indietro, lasciando che qualche ciuffo biondo finisca a coprirgli parzialmente il viso.
“Sei...” accenna mordicchiandosi il labbro inferiore. Quella creatura così rigorosa, precisa e metodica è l’unica capace di fargli perdere la parola, chissà come e chissà perché.
“Sei sempre così...guardinga?”domanda.
“E tu sei sempre così frivolo e vanesio?Non lo sei un po’ troppo per essere l’opposto di Dioniso?”si sente dire.
Tipica risposta della divinità dagli occhi azzurri: apparentemente sicura e indifferente a qualcosa che lui sa bene colpire indifferentemente uomini e deità, una malattia che nemmeno lui può curare.
“Tu non lo sei per nulla. Ad esempio, non ti ho mai sentita ridere” fa notare il biondo:” Ribadisco, dovresti davvero provare a rilassarti, a concederti qualcosa.”
“Chi è saggio non agisce in maniera egoista” afferma la mora, studiando le condizioni degli alberi a lei sacri mentre discute con quell’irritante divinità.
Apollo sbuffa.
Sa benissimo che da quella capricciosa di Atena sono state insegnate molte cose per approfondire le discipline a lui consacrate: il più grande dono alle arti che ella ha fatto è la matematica, cosa basilare sia in musica, sia in medicina.
Quando la Glaucopide passa vicino al figlio di Latona, questi la tira in acqua, senza troppe cerimonie poi scoppia in una risata argentina.
“Non senti mai la solitudine di coloro a cui offri i tuoi doni?”
Una domanda diretta per la dea della sapienza, che si ritrova occhi negli occhi col dio della medicina, della musica e della profezia.
“Si”.
“E quanti hanno sentito il peso della solitudine che comporta il giuramento che hai fatto per dedicarti unicamente alla scienza?”
Brutta, bruttissima questione, si sente l’aumento dell’elettricità nell’aria.
Sono troppi secoli che la comunione coi mortali non basta più, sono troppi i momenti in cui capisce che almeno un poco, anche una volta ogni secolo, vorrebbe qualcuno che dimostrasse la sua stessa cura nella coltivazione del sapere, il suo stesso interessamento per il progresso dell’umanità, il suo amore per gli individui curiosi e creativi.
Il rispetto della solitudine e del sacrificio lo hanno in pochi fra gli dei, figurarsi fra i mortali.
Sente che la capisce, recepisce nettamente quanto sono affini.
Gli oracoli sono soli quanto i geni.
I geni e i profeti sono soli a Delfi quanto ad Atene.
Un’energia semplice e potente fluisce fra i due quando Apollo le passa le mani sulle spalle senza staccarle gli occhi di dosso.
Si avvicina sempre di più al dio, finendo inevitabilmente contro il suo petto.
Il biondo s’abbassa, consentendo alla collega di lambire con le labbra il suo collo niveo.
In quel momento sanno entrambi che ci sono cose che non dovrebbero succedere e tutti i gesti che compiono rientrano perfettamente nell’idea di ‘errore’.
Avrebbe voluto fermarsi, ma persino il figlio di Latona soffre la reclusione dei suoi protetti, dei suoi oracoli, per quanto frutto di una scelta volontaria e consapevole – le labbra di Atena sono fresche e lasciano piccoli baci sulla pelle, e il piacere è amplificato dall’astinenza- e non lo nega, per cui ogni tanto si concede l’opportunità di sbagliare, di cambiare il passato e cancellare promesse antiche di millenni, visto che del presente e del futuro è spettatore passivo.
La mora lascia andare la testa contro il suo petto, si lascia sfuggire una lacrima dai grandi occhi chiari.
Ha fatto un sacrificio importante, ha un senso del dovere troppo grande per non sentirsi sporca nel semplice cercare qualcosa che lenisca il prezzo delle sue scelte.
Il dio le alza il viso con due dita e le divora le labbra.
Lei è esitante, ma non si scosta, le sue mani finiscono ad accarezzare il volto del biondo e poi scivolano con una lentezza esasperante a slacciargli la veste.
Sospiri.
Il piacere non si può negare, mai.
E’ bella, fradicia e soprattutto straordinariamente differente rispetto alle altre divinità.
Gli piace quando sorride, quando piange lui sta male e quando soffre lui la consolerà, mostrandogli che a volte, la solitudine, l’isolamento coi suoi opprimenti pesi, può essere condiviso.
Atena chiude gli occhi, con quella marea ribollente di pensieri a turbarle l’animo.
Sa benissimo che non s’è pentita di nulla.
Sa ancora meglio, senza bisogno di profezie, che quel giorno si sarebbe ripetuto all’infinito a ogni incontro fra di loro.
E soprattutto sa che se anche gli dei commettono errori, sono solo più bravi a cancellarne i segni degli esseri umani, per questo vengono a galla meno spesso.
Ma del resto, il suo non è un errore, quindi non c’è nulla da coprire, nulla di cui aver vergogna né da cancellare.
E se non lo sa la dea della sapienza, per Zeus, chi dovrebbe saperlo?

 
 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Classici greci e latini / Vai alla pagina dell'autore: Romanova