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Autore: evenstar    01/01/2013    3 recensioni
Per il primo Natale come coppia Pepper e Tony avevano fatto molti progetti. Tutti mandati in fumo da una chiamata improvvisa dallo S.H.I.E.L.D.
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Era il 24 dicembre, il sole splendeva in un cielo assolutamente azzurro e la temperatura non avrebbe potuto essere più mite a Malibu. Pepper digitò il codice d’ingresso e aprì la porta di casa, salutata dalla voce elettronica dal perfetto accento inglese di Jarvis - Bentornata signorina Potts.
- Grazie Jarvis. Tony è in casa?
- E’ in cucina al momento.
Pepper sospirò, se Tony era in cucina poteva significare solo una cosa: aveva qualcosa da dirle o peggio, da farsi perdonare. Posò la valigetta strapiena di documenti sul tavolino del salotto, eletto da sempre a succursale del suo ufficio, e si diresse verso la cucina. Si fermò sulla porta della stanza osservando Tony che, con uno strofinaccio distrattamente posato sulla spalla, era alle prese con i fornelli. Si concesse qualche istante per osservarlo colpita da quanto, sebbene in una semplice tenuta casalinga con maglietta e jeans neri, le sembrasse estremamente provocante. Avevano vissuto praticamente insieme tutti quegli anni e mai una volta si era concessa il lusso di guardarlo, oh si l’aveva visto molte volte, ma si era sempre detta che, se si fosse fermata ad osservarlo veramente, per lei sarebbe stata la fine. Sorrise e fece un  passo avanti, sbirciando nella stanza: da un lato giaceva una pentola mezza rovesciata da cui spuntava quello che era stato un cucchiaio e che adesso era ricoperto da una sostanza ambrata.
- Bentornata, signorina Potts – le disse Tony senza girarsi, continuando a spadellare.
- Non credevo che mi avessi sentita – rispose lei avvicinandosi alla pentola rovesciata e sbirciandoci dentro. – Che cosa stai combinando? – chiese sollevando il cucchiaio e osservandolo perplessa.
- Ti preparo un’omelette – rispose lui girandosi e dandole un rapido bacio. – Perché non si vede? – chiese ridendo.
- E questo? – chiese lei mostrandogli quello che era stato il cucchiaio cristallizzato dentro un guscio ambrato duro come una pietra.
- Un esperimento fallito, uhm… caramello.
- Oh – Pepper si sedette sul piano della cucina ed assaggiò l’esperimento, rendendosi conto che era decisamente buono, sebbene molto poco convenzionale nell’aspetto. L’unico modo per mangiarlo però era fare finta che fosse un lecca lecca e aspettare che lo zucchero le si sciogliesse in bocca. Tony vedendola muoversi si volse a guardarla e rimase bloccato con una spatola per omelette a mezz’aria: una massa di capelli rossi le incorniciava il viso la cui espressione era completamente assorta in quello che stava facendo e, nella sua assoluta semplicità e innocenza, per Tony era uno spettacolo assolutamente sensuale e irresistibile. Si avvicinò a lei cingendole la vita. – Se fai così finisce che brucio anche l’omelette – le sussurrò all’orecchio cominciando a baciarle il collo.
Pepper sospirò al contatto con le labbra di lui, fece uno sforzo e si allontanò per guardalo negli occhi. – Allora, signor Stark. Che cosa si deve fare perdonare questa volta? – chiese con voce roca, ricominciando a magiare il caramello.
- Perché, ci deve essere per forza qualcosa da farsi perdonare quando ti preparo qualcosa? – rispose con tono innocente allontanandosi di poco.
Pepper alzò un sopracciglio. – Fammi pensare… la prima volta quasi ti facevi ammazzare a Montecarlo, la seconda, che poi in realtà mi hai solo promesso, dovevi dirmi che stavi per morire – cominciò ad enumerare sulle dita.
- Ok, d’accordo, hai ragione – si arrese lui allontanandosi e girellando inquieto per la stanza.
- Tony, - gli disse saltando giù dal piano e andandogli incontro. – Che succede? – chiese tornando seria.
- Fury.
Pepper posò il cucchiaio e si appoggiò al tavolo. La magia di quel momento andata in fumo mentre una cappa di preoccupazione le calava addosso. – Quando?
- Adesso – sospirò lui.
Pepper capiva che quel discorso pesava a lui tanto quanto a lei ma non potè fare a meno di sentirsi arrabbiata, anche se la sensazione durò solo una frazione di secondo.
- Senti, gli ho detto che prima volevo parlarne con te, dimmi una sola cosa e lo chiamo e gli dico che non vado!
Per un momento Pepper penso davvero di dirgli di non andare. Al diavolo Fury, lo S.H.I.E.L.D e al diavolo la sicurezza nazionale. Poi il suo buon senso ebbe il sopravvento, come sempre. - Tony – gli disse andando ad abbracciarlo. – Lo sai che non puoi.
- Si che posso, al diavolo tutta questa storia, Pep. E’ Natale. Il nostro primo Natale!
- Non ti avrebbe chiamato se non fosse stato necessario, lo sai.
- Questa è la mia vita, la mia armatura. Decido io quando e come.
Pepper sorrise. – Senti, mi fa piacere sapere che saresti pronto a mollare tutto solo per stare con me a Natale ma poi, lo sai… Ci sentiremmo in colpa tutti i due. Devi andare.
- Sei sicura?
“No” pensò la ragazza ma poi sospirò. – Si, - rispose. - Dove? – chiese.
- Non… non te lo voglio dire. Sei già anche troppo esposta così – le rispose Tony stringendola a sé.
- Va bene. C’è qualche possibilità che tu riesca a tornare in tempo per Natale?
- Lo spero ma… non voglio farti promesse.
- D’accordo.
- Vado a preparami, - disse posandole un bacio tra i capelli. – Mangia la tua omelette – mormorò uscendo dalla stanza in un silenzio opprimente.
Pepper prese il piatto e lo fissò senza appetito ma sapeva che, se non l’avesse almeno assaggiata, Tony ci sarebbe rimasto male e quindi iniziò a sbocconcellare l’omelette diretta verso il divano. Il salotto della casa era stato addobbato con quelle poche cose di Natale trovate nelle rispettive soffitte. Nessuno dei due negli anni precedenti aveva mai avuto la voglia e il tempo di comprare alberi e ghirlande ma quell’anno sarebbe dovuto essere diverso. Era uno dei programmi che avevano fatto per quel pomeriggio, l’altro era di passare il loro primo Natale come una coppia normale, lasciando per un giorno da parte il lavoro, gli impegni mondani e Iron Man.
Si sedette sul divano osservando il caos sul tavolino, tra pile di fogli e documenti scorse una sfera di vetro, quelle con dentro la neve, e la prese. Era molto dettagliata, di ottima fattura, all’interno vi erano una serie di figurine intente a pattinare sul ghiaccio all’ombra di un enorme albero di Natale, girando la sfera un’intensa nevicata scendeva a imbiancare tutto e tutti.
- A che pensi? – le chiese Tony arrivandole sferragliando alle spalle. Aveva indossato l’armatura, tranne il casco.
- Mi piacerebbe che nevicasse per Natale.
- A Malibu?
Pepper si girò a guardarlo e vide che stava sorridendo. Gli rispose facendogli la linguaccia.
Lui rise. - Devo andare. Torno appena possibile.
- Stai attento, Tony. Non fare cose stupide.
- Tipo agganciarmi ad un missile nucleare? – chiese ridendo.
- Tipo quello, esatto. Torna da me… tutto intero.
- Non ti preoccupare, starò bene. Ehi, sono Iron Man, no?
- E’ quello che mi preoccupa! Fammi pensare com’era? “Se io fossi Iron Man avrei una fidanzata che avrebbe sempre un esaurimento nervoso a furia di temere la mia morte” così hai detto.
- L’ho detto, ma non dimenticarti l’ultima parte… sarebbe fiera di me.
Pepper sospirò. - Sono fiera… e mi sta venendo un esaurimento nervoso – rispose ridendo, cercando di allentare la tensione. – Tutto come programma, quindi.
- Stai tranquilla, non mi succederà nulla – le disse stringendola a sè e dandole un bacio.
- Quando tornerai…sarò qui ad aspettarti – gli rispose guardandolo andare via.
Pepper tornò ad accoccolarsi sul divano stringendo la sfera e continuando a fissare la scena che vi si svolgeva all’interno.
 
Il giorno di Natale venne e passò senza che lei avesse notizie di Tony; il 26 dicembre, quando ormai aveva scaricato metà della batteria del cellulare a furia di controllare la presenza di eventuali chiamate perse, fu riscossa dal suono del telefono. Per alcuni secondi la speranza che potessero essere notizie di Tony la invase, accompagnata da un uguale terrore al pensiero che qualcosa fosse andato male ma poi, fissando il display, si rese conto che la stavano chiamando dalla sede di New York della compagnia. Rispose con voce piatta, parlando a monosillabi.
- … e quindi sarebbe necessaria la presenza del signor Stark per una firma – disse la voce all’altro capo del telefono.
- Mi dispiace, ma il signor Stark al momento non può proprio occuparsi di questa situazione – si sentì rispondere.
- Potrebbe venire lei?
- Io?
- Si, per avvallare il progetto. Sempre che non sia impegnata per le feste.
Pepper ci pensò un attimo. Tony non aveva dato notizie e lei a quel punto non si aspettava un rientro imminente. Poteva restare a deprimersi sul divano, con i nervi a fior di pelle e gli occhi costantemente arrossati dalle lacrime di preoccupazione e di rabbia, oppure poteva approfittarne per cambiare aria per qualche giorno, lavorare era sempre stato un ottimo rimedio. - No, no non sono impegnata – rispose. – Sarà da voi per domani mattina.
- Perfetto allora, le lascio tutto pronto per l’approvazione. Grazie
- Di niente, a domani – Pepper riattaccò e si alzò dal divano per prepararsi per il viaggio. Si sentiva un po’ in colpa, aveva promesso a Tony che lo avrebbe aspettato a casa ma lui d’altra parte per lui non sarebbe cambiato nulla. Si sentiva malinconica, avevano fatto un sacco di progetti: dovevano essere giorni normali, passati come una coppia normale tra tacchino al forno e regali sotto l’albero, dovevano essere i giorni in cui dimenticare di essere un supereroe e capo di un’azienda multimiliardaria per essere semplicemente… Tony. Per entrambi il Natale era sempre stato un giorno come un altro, se non si ha una famiglia viene normale dimenticare il vero spirito della festa, ma quell’anno poteva essere diverso. Per lei. Per lui. Per loro.
Pepper sospirò, non avrebbe voluto essere arrabbiata, gli aveva detto di andare e di sicuro sapeva che non era colpa di Tony se non era stato con lei, ma non poteva farci niente. L’agitazione si era  mescolata alla paura e aveva formato un cocktail di rabbia e depressione che minacciava di farla soccombere.
I giorni successivi passarono senza grosse novità, ad un certo punto ci fu un breve messaggio di Tony che le faceva sapere che stava bene ma poi più nessuna notizia e, senza quasi rendersene conto, era arrivato capodanno. Pepper aveva deciso di fermarsi a New York anche dopo aver finito i suoi compiti alloggiando nell’appartamento di Tony a Manhattan e quel 31 dicembre, quando si era resa conto che stava nevicando, aveva deciso di fare un giro a Central Park. Arrivò alla pista di pattinaggio e si sedette su una panchina ghiacciata a guardare le altre persone divertirsi, sorrise vedendo un papà che cercava di far alzare una bimbetta imbottita di rosa che sembrava troppo piccola addirittura per camminare ma che, una volta rimessa in piedi, schizzò via in mezzo alla pista ridendo contenta. Vide un ragazzo lanciarsi contro un gruppo di amici, facendo finire tutti per terra e una coppia di giovani che si tenevano per mano. Vide persone normali fare cose normali e si sentì sola.
Le ore passarono e la pista si svuotò progressivamente, solo gli ultimi ritardatari facevano a gara a fare il giro più rapido prima che il guardiano li facesse uscire per chiudere e tornarsene finalmente a casa a festeggiare. La neve aveva continuato a scendere per tutto il pomeriggio e la temperatura si era decisamente abbassata tanto che Pepper, nonostante il giaccone imbottito, la sciarpa, i guanti e il cappello era gelata fin nel midollo. Si alzò e si appoggiò alla balaustra della pista, ormai vuota e silenziosa. Si guardò intorno e, visto che non si vedeva più nessuno in giro, decise di entrare. Il ghiaccio era sommerso da uno strato di neve fresca a quindi riusciva a camminarci sopra senza rischiare di cadere. Si diresse al centro della pista e alzò gli occhi al cielo ormai scuro, godendosi la sensazione dei fiocchi che le cadevano sul volto. Quando tornò a guardare davanti a sè per poco non cadde dallo spavento.
Di fronte a lei, il volto pallido e con qualche graffio, ma decisamente tutto intero, c’era Tony Stark; Pepper non si mosse, sorpresa da una sensazione di deja vu: era come se il freddo e la neve fossero scomparsi sostituiti da un caldo sole californiano e da una lieve brezza marina: erano di nuovo all’aeroporto di Malibu, quel giorno in cui lui era sceso dall’aereo che lo aveva riportato a casa dall’Afganistan.
- Stai bene? – gli chiese, tanto per essere sicura che quello che aveva davanti fosse proprio lui in carne ed ossa.
- Bene, qualche graffio, niente di irreparabile – rispose inclinando la testa e fissandola negli occhi. – Ti ho mandato un messaggio.
- Tre giorni fa, poi più niente. Non sapevo se eri… – rispose lei scuotendo la testa.
- Sono stato… impegnato, Pepper.
Lei annuì ma entrambi rimasero fermi, distanti.
- Pensavo di trovarti a casa.
- Mi hanno chiamato un paio di giorni fa, c’erano dei moduli da firmare, progetti da avvallare…
- Lavoro?
Pepper annuì rimanendo per il resto immobile, sommersa da una miriade di sensazioni diverse.
E poi successe.
In un attimo non le importava più che lui fosse andato via, che il Natale fosse passato, di aver passato notti intere sveglia a preoccuparsi; la rabbia si sciolse come la neve a contatto con la sua pelle, la tristezza svanì e quello che rimase fu solo sollievo. Lui era tornato sano e salvo. E tutto il resto, a quel punto, non le importava più.
Si rese conto che non aveva mai importato.
Pepper si mosse, prima lentamente ma poi letteralmente gli volò tra le braccia, stringendolo a sé con forza, quasi a impedirgli di svanire nel nulla. Tony inizialmente ne fu sorpreso, si stava preparando a qualche rimbrotto, diavolo ci aveva anche quasi fatto affidamento perché, in fondo, lui adorava le sue sfuriate. Era sempre stata l’unica in grado di tenergli testa e quando si arrabbiava gli occhi le si scurivano diventando lucidi, il volto si arrossava e le si formava una piccola ruga sulla fronte che lui trovava assolutamente irresistibile. Quello slancio e la forza con cui lo stava stringendo gli fecero capire quanto doveva essere stato difficile per lei questa volta, gli fecero capire che non era più solo il gioco del supereroe, ormai non c’era più solo la sua vita, ma la loro.
La strinse a sé affondando il volto tra i suoi capelli umidi di neve. – Dio, mi dispiace così tanto – mormorò alla fine. – Non mi ero reso conto….
- Sei qui adesso, ed è questo che conta – gli rispose in un sussurro soffocato.
- Sono qui, e ti prometto che ci sarò sempre.
Pepper scosse la testa contro il suo petto. - Non fare promesse, Tony – gli disse girando la testa verso l’alto e guardandolo negli occhi prima di tornare a nascondere il volto contro di lui.
- No. Pepper, guardami – le disse tornando ad alzarle il volto verso il suo. – Nella mia vita ho fatto un sacco di sbagli e non ho mai avuto certezze ma adesso sono sicuro di una cosa.
- Di cosa?
Tony le sorrise. - Di te. E ti prometto che per te ci sarò, sempre. Magari sarò un po’ in ritardo… - Pepper emise un gemito a metà tra un singhiozzo e una risata. Anche Tony sorrise, un bel sorriso sincero, che non aveva niente a che fare con quelli che riservava alla stampa. - … ma ci sarò.

  
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