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Autore: SmartieMiz    02/01/2013    2 recensioni
Spoiler! Character
E se le New Directions avessero denunciato Sebastian Smythe con la prova della cassetta nella quale ammette di aver corretto la granita con del salgemma?
E se per questo Sebastian fosse finito in riformatorio?
I mesi di Sebastian al riformatorio tra lacrime, guai, messaggi, telefonate, amori e vecchi compagni della Dalton.
Personalità che lo cambieranno per sempre, che lo feriranno dentro e fuori.
E altre, invece, che impareranno ad amarlo. O che già lo amano da tempo.
Post 3x11. Hope you enjoy it!
" Aveva sempre saputo recitare, e anche molto bene, ma questa volta proprio non riusciva a fingere che andasse tutto bene.
Trattenne le lacrime: non pianse e non avrebbe pianto perché lui non piangeva mai.
Strinse a sé le coperte con forza, come se volesse spezzarle.
Non riusciva a credere come uno stupido, pericoloso scherzo andato totalmente fuori controllo fosse stato capace di portarlo fin lì, in quello che era un riformatorio a tutti gli effetti.
Sarebbe rimasto tranquillamente alla Dalton se solo avesse fatto poco l’imbecille.
Era stato incosciente e quello era il prezzo che doveva pagare. "
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Hunter Clarington, Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Blaine/Kurt, Nick/Jeff, Sebastian/Thad
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Non-con, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Titolo: Will you love me even with my dark side?
Rating: arancione
Genere: angst/romantico
Spoiler: è presente il personaggio di Hunter Clarington.



Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della Fox; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.



Will you love me even with my dark side?





~

 

A new place

 

Era soltanto un pessimo scherzo.
O un bruttissimo incubo.
Qualunque cosa fosse, doveva fingere che andasse tutto bene.
«Questa è la tua camera», una signorina dal sorriso genuino gli mostrò una stanza.
Il ragazzo non badò alle sue parole; si limitò ad annuire distrattamente, assorto nei suoi pensieri.
«Questo è il tuo orario delle lezioni», continuò la giovane porgendogli una cartellina: «Qui c’è tutto ciò che ti serve».
Il ragazzo prese meccanicamente la cartellina tra le mani e, senza nemmeno ringraziare la signorina, entrò in quella che a quanto pare era la sua nuova stanza e vi si chiuse dentro. Sbatté la cartellina a terra e si buttò su uno dei letti che erano presenti nella camera.
Aveva sempre saputo recitare, e anche molto bene, ma questa volta proprio non riusciva a fingere che andasse tutto bene.
Trattenne le lacrime: non pianse e non avrebbe pianto perché lui non piangeva mai.
Strinse a sé le coperte con forza, come se volesse spezzarle.
Non riusciva a credere come uno stupido, pericoloso scherzo andato totalmente fuori controllo fosse stato capace di portarlo fin lì, in quello che era un riformatorio a tutti gli effetti.
Sarebbe rimasto tranquillamente alla Dalton se solo avesse fatto poco l’imbecille.
Era stato incosciente e quello era il prezzo che doveva pagare.
Il ragazzo, per darsi forza, cercò di scovare gli aspetti positivi della situazione (sempre se ce ne fossero): stare in un riformatorio poteva essere un modo per dimostrare agli altri quanto fosse perspicace e autoritario; non c’erano stupidi Warblers tra i piedi e lì di sicuro avrebbero apprezzato la sua sagacia e il suo intelletto. E, perché no, avrebbero di certo apprezzato anche il suo fascino.
Bip-bip.
Il ragazzo si mosse leggermente; estrasse il cellulare dalle tasche dei jeans e imprecò ad alta voce quando lesse gli emittenti dei diversi messaggi che aveva appena ricevuto: un sms di Trent, uno di Richard, uno di Nick e Jeff e uno di Thad.
Si trattenne dal lanciare il cellulare a terra; lo sbatté contro un comodino lì vicino e si distese di nuovo sul letto, con il volto completamente affondato nel cuscino.
Senza versare una lacrima, ovviamente.
«Ma chi è? E che sta facendo?».
«Mai visto prima: sarà un novellino».
Il ragazzo si voltò di scatto e si alzò dal letto: di fronte a lui c’erano due ragazzi alti, forse i suoi nuovi compagni di stanza.
«Io…».
Il ragazzo biascicò qualcosa: dov’era finita tutta la sua socievolezza e intraprendenza?
«Sono Sebastian Smythe, piacere di conoscervi», si presentò il ragazzo con voce sicura porgendo loro la mano.
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo d’intesa.
«Robert Collins», si presentò il ragazzo che aveva capelli rossi e occhi verdi.
«Xavier Hill. Il piacere è tutto mio, Sebastian», rispose l’altro malizioso stringendogli la mano.
«Sei nuovo, vero?», volle accertarsi Robert.
«Esattamente», rispose Sebastian.
«Bene, allora dobbiamo presentarti ad Hunter», disse Xavier con un sorriso sghembo.
«Hunter? Un vostro amico?», chiese il ragazzo incuriosito.
Robert ridacchiò: «Un amico, sì. Ti darà il benvenuto».
Sebastian trovò diversi significati a quelle parole, ma in cuor suo sperava che nessuno di essi corrispondesse alla verità.
Robert e Xavier gli fecero cenno di seguirli. Lo portarono in una stanza gremita di ragazzi.
Collins e Hill si unirono alla folla di ragazzi che subito accerchiò Sebastian: improvvisamente l’ex Warbler si sentì a disagio e decisamente fuori luogo.
«Hey», lo salutò un ragazzo facendosi spazio tra gli altri. Era alto, aveva corti capelli biondo scuro e occhi chiari; la canotta nera lasciava intravedere le sue braccia muscolose: doveva essere stato per forza uno sportivo o un militare perché aveva un corpo davvero tonico. Aveva lineamenti duri e un naso un po’ grande. Era immancabilmente bello ed attraente.
«Lascia che mi presenti: sono Hunter Clarington e non sono neanche remotamente bi-curioso», asserì il bel ragazzo.
«Sebastian Smythe, piacere di conoscerti», rispose Sebastian cercando di mantenere un tono deciso e tendendogli la mano.
Hunter si voltò verso i compagni. Incominciarono tutti a sghignazzare e Sebastian si domandò come osassero prendersi beffe di lui.
«Da dove vieni?», chiese Hunter impassibile.
«Sono nato e vissuto a lungo a Parigi, ma abit…», rispose pronto il ragazzo con un lieve sorriso.
«Intende da quale scuola vieni, imbecille», spiegò un ragazzo tra la folla.
Sebastian lo fulminò con lo sguardo: «Dalton Academy».
Qualcuno, compresi Hunter e Robert, risero fragorosamente.
«Ah, la Dalton, quella scuola di finocchi», sibilò Robert.
Per un momento Sebastian sentì il proprio stomaco attorcigliarsi: alla Dalton avevano accettato senza problemi la sua sessualità, ma lì? Avrebbe dovuto fingersi etero?
Non sapeva come funzionava lì.
«Poi verificheremo se è vero», tagliò corto Hunter con un sorriso che non prometteva nulla di buono, poi con un tono di voce mellifluo gli disse: «Bene, caro Sebastian, sembri un bravo ragazzo e hai un faccino così bellino e pulito. Dunque, cosa hai fatto di tanto orribile per essere qui?».
«Ho quasi accecato un ragazzo correggendo una granita con del salgemma».
Tutti scoppiarono a ridere.
«Cioè, tu sei andato a finire in un riformatorio per aver corretto una granita? Sei proprio pessimo!», rise Collins.
«Gli ho fatto del male…», biascicò Sebastian con una timidezza che non aveva mai avuto prima d’ora.
«Con una granita, sì», ridacchiò Clarington.
«Vi ho detto che l’ho corretta con del salgemma», sottolineò Sebastian freddo.
«Noi abbiamo fatto cose molto più gravi per essere qui, quindi penso che resterai qui per poco tempo», spiegò Hunter, poi si rivolse ai compagni con un sorriso quasi sadico: «ma ovviamente non possiamo impedirgli un sereno alloggiamento, vero, ragazzi?».
«Vero», risposero loro sghignazzando.
«Benvenuto, Sebastian. Spero ti troverai bene qui», disse Hunter ridacchiando.
Sebastian non ne poteva più di tutte quelle risate fuori luogo: si stavano sicuramente prendendo gioco di lui. Non lo avrebbe mai ammesso, ma quei tipi erano decisamente inquietanti e lo stavano spaventando ancora di più.
«Io… io vado a prendermi una boccata d’aria», si congedò Sebastian.
«… sì, nei corridoi», rispose Hunter sarcastico: «Ci vediamo, Sebastian, tanto non puoi sfuggirci».
Era chiaro: quella frase era una minaccia e Sebastian rimpianse immediatamente i suoi vecchi compagni della Dalton.
Il francese camminò nervosamente e velocemente per i corridoi e raggiunse la sua stanza; non si accorse che Collins e Hill l’avevano seguito.
«Sembri spaventato», mormorò Xavier con un sorriso quasi dolce: «Sono fatti così, lasciali perdere…».
«Chi è questo Hunter? Perché mi avete presentato a lui?», chiese Sebastian confuso ignorando completamente le parole di Xavier.
«Beh, diciamo che lui è la nostra guida», spiegò Robert: «È un esempio per tutti noi».
Sebastian annuì leggermente senza commentare.
Il cellulare del ragazzo di nuovo vibrò.
«Chi sarà? La fidanzatina?», chiese Robert con un finto sorriso: «Ah, ammesso che tu sia fidanzato, o meglio, ammesso che tu sia etero».
«No, niente, saranno quei rompiscatole dei miei vecchi compagni», tagliò corto Sebastian, e quando pronunciò le parole vecchi compagni gli venne una specie di fitta all’altezza dell’addome.
«Dai, facci vedere», insistette Collins.
Sebastian, quasi intimorito dall’autorità che aveva utilizzato Robert nelle sue parole, prese il cellulare dalle tasche dei pantaloni e aprì per la prima volta i messaggi vecchi più quello nuovo:

Sebastian, mi dispiace per quel che è successo! Ma allora è vero? – Nixon
Ho saputo che ora sei ad un riformatorio. È vero? Se sì mi dispiace – James
Sono vere le voci che stanno circolando? In caso di una risposta negativa, ci dispiace davvero tanto – Duval e Sterling
Oggi non eri a scuola e ci sono strane voci in giro. Sono vere? Mi sto preoccupando, fammi sapere. – Harwood

L’ultimo messaggio, quello appena arrivato, era una chiamata persa di Thad.
«Questo Harwood è piuttosto in pensiero per te per arrivare addirittura a chiamarti», commentò Xavier: «è forse un amico speciale?».
«Era semplicemente il mio irritante compagno di stanza», rispose Sebastian scocciato.
«Okay, io e Xavier dobbiamo andare a lezione. Che palle», sbuffò Robert, poi disse con sarcasmo: «Sarebbe meglio se tu controllassi il tuo nuovo entusiasmante orario delle lezioni: non vorrai perderne neanche una!».
Robert e Xavier gli fecero un cenno di saluto per poi uscire dalla stanza.
Il cellulare di Sebastian vibrò di nuovo e il ragazzo, adirato, finalmente rispose:
«Mi spieghi cosa diavolo vuoi?!».
«Seb… ciao», mormorò la timida voce dall’altra parte del telefono: «Io… io ho saputo che…».
«Sì, sto in riformatorio. Soddisfatto ora?!», lo fermò Sebastian furibondo.
«No, Seb, io… io volevo dirti che mi dispiace tanto e che…».
«Me ne infischio della tua compassione, Harwood!», lo interruppe il francese furioso: «Non ho bisogno di nessuno che mi consoli o che mi rassicuri. Sto bene, davvero. E ora sparisci e non farti sentire mai più. Chiaro?!».
Sebastian staccò la chiamata, senza nemmeno ascoltare un’eventuale risposta di Thad.
Avrebbe finto che stesse andando tutto a meraviglia.
Avrebbe mentito, spudoratamente.
Come sempre.



Angolo Autrice

Buona giornata a tutti! :)
Avrei tantissime long da continuare, lo so, ma quando mi viene un'idea, beh, ecco... non riesco a trattenerla! D: u.u
L'altra volta ho visto per l'ennesima volta la 3x11 - Michael che è senz'altro uno dei miei episodi preferiti di Glee.
Ho visto la scena di Santana con la cassetta e ho pensato... e se le New Directions avessero davvero denunciato Sebastian? Se Sebastian fosse andato in riformatorio? Ho quindi deciso di scrivere una mia versione di ciò. :)
Sebastian diventerà molto OOC nel corso della storia. Nella ff è presente anche il personaggio di Hunter Clarington, nonostante non faccia parte della terza stagione di Glee.
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno! Al prossimo capitolo :)

   
 
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