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Autore: Jessy87g    20/07/2007    3 recensioni


''La stirpe dei Ravenswood si estinguerà,
quando l'ultimo erede una morta in moglie chiederà''


Sciocchezze,superstizioni..ecco cosa era quella profezia per Sesshomaru.
Ma quella cantilena,che non smetteva di ripetersi nella sua mente, cominciava ad assumere sempre di più i tristi rintocchi di un requiem.

Liberamente tratta dall'omonimo romanzo di Walter Scott.
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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“Sconto col sangue mio
L'amor che posi in te.”




Il signore di Ravenswood alzò trepidante gli occhi.
L’imponente muro si stagliava, altissimo e impenetrabile, davanti ai suoi occhi.
Strinse rabbioso i pugni.
Quei maledetti Asthon si erano dati molto da fare, una volta scacciata la sua famiglia, per rinsaldare le fortificazioni di quell’antichissimo castello. Dovevano davvero essere terrorizzati al pensiero della possibile vendetta che si sarebbe abbattuta sulle loro teste.
Un ringhio rabbioso gli uscì dalla gola: Rin, la sua Rin, si trovava nei piani più alti e non riusciva a farsi venire un’idea su come arrivare a lei.
Le pupille guardavano disperatamente a destra e a sinistra, alla ricerca di un passaggio, si una porta, di un corridoio dove potesse entrare indisturbato.
Niente.
Fece un profondo sospiro, nel tentativo di calmarsi; ma ormai la sua mente, completamente avvolta nell’angoscia e dalla disperazione, non riusciva a formulare più pensieri lucidi come un tempo.
Maledizione…maledizione…
Non c’era tempo e non poteva permettersi il lusso di perdere dell’altro.
La voleva vedere…la doveva vedere!
Voleva avere dalle sue labbra un’ultima, flebile parola di perdono e poi…e poi chissà…
Si voltò di scatto verso il grande portone che svettava proprio al centro dell’alto muro di pietra e socchiuse appena gli occhi.
Sei…sei soldati erano fuori a guardia dell’entrata e dentro ce ne sarebbero stati molti, molti di più.
Sguainò, freddo, la spada e scattò fulmineo verso l’unica via che l’avrebbe portato verso l’ultima speranza di placare il dilaniante senso di colpa che gli stava lacerando l’anima.
Che importanza aveva?
Il ferro scintillò al sole, già ebbro del sangue di cui si sarebbe nutrito.
Cos’altro aveva da perdere?

*********************************

La fanciulla ansimava con sempre minor frequenza; mentre le mani continuavano, convulsamente, a contrarsi ed a rilassarsi.
Il viso, pallido, imperlato di sudore, si muoveva incosciamente senza sosta, come per cercare di far entrare, attraverso la bocca socchiusa, quell’aria che non riusciva mai a riempirle i polmoni.
Mr Asthon, seduto accanto al sontuoso letto dalle coperte di raso e seta color avorio, osservava la figlia contorcersi con lo sguardo incredulo. Dagli occhi velati dal pianto traboccava un dolore così profondo che tutti i servi, nel vederlo così distrutto, si erano allontanati rispettosamente dalla camera.
Lady Asthon, invece, spostava lo sguardo alternativamente dal marito alla fanciulla, in silenzio.
Nessuno avrebbe potuto intuire cosa esprimesse quel freddo sguardo indecifrabile. Forse qualcuno avrebbe potuto intravedere oltre quegli specchi azzurri un flebile anelito di rimorso, oppure altri avrebbero visto solamente un’insensibile indignazione e rabbia per il suo piano andato in fumo. Ma se, in effetti, Lady Asthon fosse davvero pentita delle sue azioni nessuno lo seppe mai ed essa, dal canto suo, si guardò bene dal palesarlo.

Due pugni che si infransero, agitati, contro la spessa porta di legno ruppero quel silenzio irreale e richiamarono su di sé l’attenzione dei due sposi.
“Avanti.” Ordinò subito la donna, senza neanche attendere che il marito parlasse per primo.
“Mia signora…siamo attaccati!” Ansimò il servo, terrorizzato, chiudendo la porta alle sue spalle.
“Che sciocchezze vai dicendo?” esclamò esasperata Lady Asthon.
“E’ la verità!”
“Ma se questo posto è pieno di guardie!”
“Sì…ma non riescono a opporsi!”
“E quanti sono questi intrusi per riuscire a entrare indisturbati nel mio castello?”
Il ragazzo spostò lo sguardo verso Lord Asthon, che non accennava a staccare gli occhi dalla figlia e poi si volse nuovamente verso la donna e, dopo un attimo di smarrimento, balbettò intimorito:
“Uno solo.”

****************************

Sangue
Sangue
Sangue
Sangue dappertutto.
Sangue sulle pareti, sulle scale, sulle vesti.
Il demone non riusciva a fermarsi. Quel sapore, quell’odore lo attirava, lo inebriava, gli faceva perdere il controllo.
Afferrò per il collo un uomo che gli stava venendo incontro con la spada snudata e lo sbatté alla parete, mentre con l’altra gli squarciò il petto.
Il liquido scuro scivolò sul pavimento insieme al cadavere. L’assassino si pulì con un lembo della manica delle gocce di sangue che gli erano schizzate sul volto pallido.

Ti piace uccidere, demone, vero?
Taci!

Un soldato gli afferrò un braccio per fermare la sua corsa, ma, prima che potesse premere il grilletto della pistola, un rapido colpo di spada fece rotolare la sua testa dalle scale.

Pensa, demone, tu stai compiendo questo massacro per arrivare alla tua donna.
Sì…e allora? E’ inevitabile…
E quanti di questi poveretti non vedranno mai più le loro donne perché tu li hai uccisi?
Ti ho detto di tacere!
E’ inutile che tu ringhi contro di me, demone. Io non potrò mai tacere. Perché in cuor tuo, sebbene tu non lo voglia ammettere, pensi esattamente la stessa cosa.
Un soldato cadde a terra trafitto.
Un altro si accasciò lentamente, mentre tentava inutilmente di tergere con la mano la profonda ferita.

Ma tanto cosa cambia? Non vorrei e non potrei fermarmi.
E perché?
Perché ormai non ho più nulla da perdere.

Il signore di Ravenswood udì uno scoppio e poi del fumo bianco invase lo stretto passaggio.
Per qualche secondo fu il nulla. Poi un dolore lancinante all’altezza della spalla sinistra lo costrinse ad appoggiarsi al muro per non cadere.
Una pallottola di grosso calibro gli si era conficcata nel muscolo ed ora non riusciva a muovere quasi per niente il braccio.
Fu un attimo.
Cinque o sei guardie gli si lanciarono addosso.
Sentì conficcarsi le loro lame nel corpo, desiderose di stillargli fino all’ultima goccia di sangue.

Sei un pazzo, demone.
Perché dici così?
Lo sai benissimo a cosa mi riferisco.
Allora spiegati.
Lo sapevi…sapevi tutto fin dall’inizio…forse prima ancora di innamorarti. Eppure no ti sei fermato.
Avrei dovuto?
Non saresti andato incontro alla morte, almeno. Stupido. Nessuno può evitare che proprio destino si compia, nemmeno io!...E poi…
…E poi, cosa?
Nessuno potrà mai accusarmi di viltà.

Si liberò con un solo gesto dai suoi assalitori e si sbrigò a togliersi dal petto, una per una, tutte le lance che gli provocavano delle fitte di dolore insopportabili, riuscendo a strappare al bel viso impassibile delle piccole smorfie di dolore.
Sangue
Sangue
Sangue
Sangue ovunque.
Sangue sulle pareti, sulle scale, sulle vesti.
Ma questa volta il sangue era suo.
Volò rapido quei maledetti, ultimi gradini che le separavano da lei. Non combatteva nemmeno più. Non c’era tempo. Evitava i suoi assalitori con mosse agili e veloci, mentre il sangue continuava a sgorgare senza sosta dalle numerose, profonde ferite.
Sentiva che le forze lo stavano, a mano a mano, abbandonarlo.
Non poteva cadere, non ora che era così vicino.

Stai morendo, demone.
Lo so…ma non ha importanza. L’unica cosa che voglio è vederla per l’ultima volta.
L’ami così tanto?
Non puoi nemmeno immaginare quanto.
Eppure tu l’hai uccisa.
Non è vero!
Oh…lo sai benissimo, demone, che è vero.
Lei mi perdonerà. Lo sa che l’ho fatto perché ero accecato dalla gelosia.
Allora è solo questo che vuoi?...egoista da parte tua.
Cosa ne sai tu?
Puoi ingannare tutti, anche te stesso, demone. Ma non puoi ingannare me. Vuoi solo che lei ti perdoni per poter morire in pace…per avere la coscienza pulita...Davvero onorevole.
Smettila! Non è così!
Oseresti negarlo?
Si…è anche per quello che voglio vederla…ma non solo… Che altro c’è?
Voglio morire…voglio morire accanto a lei. E’ l’ultimo mio desiderio…lasciami in pace.
I rimorsi ti lacerano?
Lascia perdere le critiche...ormai nulla ha più importanza.
Sto morendo…lasciami in pace. Lei sta morendo…lasciami arrivare da lei. Io l’ho uccisa…fa che mi perdoni!


“T’aveva il ciel per l’amor creata, ed io t’uccido per averti amata.”

***************************************

“Uno solo? Stai scherzando?!” Gridò esterrefatta Lady Asthon.
“Eppure è così, mia signora.”
Lord Asthon stava osservando in silenzio la scena, ma il dolore che provava era talmente forte da non permettergli di provare altre emozioni. Così, sospirando, tornò a seguire, con angoscia, l’irregolare respiro della figlia.
“E chi sarebbe questo portento della natura?” domandò la donna, fulminando il giovano con lo sguardo.
“Ho paura…” iniziò il servo, intimorito, dopo un attimo di pausa. “…che lo conosciate molto bene.” Dopodichè si voltò verso Rin Asthon, distesa sul letto, come per dire che non aveva la minima intenzione di pronunciare davanti a lei quel nome.
“Oh, mio Dio!” Esclamò la donna, dandosi mentalmente della stupida per non averci pensato prima. “Come osa quel maledetto…”
Ma le parole le morirono in gola quando la porta della camera venne aperta con violenza e una voce imperiosa ordinò:
“Fuori di qui...tutti!”

***************************************

Rin spalancò improvvisamente gli occhi, guardandosi intorno, smarrita. Quella voce era riuscita a compiere l’impresa che decine di persone, per tutto l’arco di quella lunghissima giornata, avevano fallito: riportarla per un ultimo, tragico istante alla realtà.
Spostò lo sguardo verso il demone e lo fissò per un lungo istante, incredula, riuscendo a fatica tenere gli occhi aperti. Sorrise appena, mentre le forze l’abbandonarono di colpo e ricadde sul cuscino.
“Siete venuto” Riuscì solo a sussurrare tra le lacrime. “Sono qui solamente per voi.”
“Ma…a quale prezzo…”

Lord Asthon, osservato il signore di Ravenswood per un lungo istante, si alzò in silenzio dalla sedia e si diresse verso l’uscita, facendo cenno alla propria consorte di seguirlo, per una volta, senza fare obbiezioni.
Giunto al fianco del giovane si soffermò per un attimo, voltandosi mestamente verso di lui per costatare meglio la gravità delle ferite, dalle quali il denso sangue scuro non la smetteva di sgorgare copioso.
Sospirò sconsolato.
“Grazie.” Riuscì solo a mormorare, prima di varcare la soglia con passo lento e pesante.
Dal canto suo Lady Asthon, per un motivo apparentemente inspiegabile, quella volta non si oppose; ma seguì in silenzio il marito, non prima di aver lanciato una rapida occhiata ai tagli sul petto del nemico per assicurarsi che da quella stanza sarebbe uscito solamente dentro una robusta cassa di pino.
La porta si richiuse finalmente dietro di loro, lasciando i due giovani nella solitudine che avevano sempre desiderato.
Sesshomaru, finalmente liberato da ogni tensione, si accasciò in ginocchio ad un lato del letto dove era distesa la sua amata e cercò, per quanto gli permettessero le esigue forze rimastegli, di stringere la mano di lei nella sua.
“Cosa vi hanno fatto?” Domandò Rin, non riuscendo, nel pronunciare quelle parole, a mascherare l’evidente sofferenza.
“Lasciate perdere, è tutta colpa mia…in fondo me lo sono meritato.”
“A questo punto…” lo interruppe, sforzandosi di sorridere “potremmo lasciare da parte i formalismi. Ormai non hanno più importanza.”
“Certo Rin…niente ha più importanza.” Le fece eco Sesshomaru, accarezzandole con dolcezza i folti capelli sparsi sul cuscino.

Cosa stai aspettando, demone?
Aspettando cosa?
Diglielo.
Dirle cosa?
Il vero motivo per cui sei qui.
Non ancora…non ancora…
Muoviti, demone, prima che sia troppo tardi!
Lasciami in pace…voglio continuare ad accarezzarle i capelli.
Muoviti, demone. Devi sempre essere assolto dai tuoi peccati!
Lasciami in pace…voglio continuare a baciare il suo volto. Muoviti, demone. Il sangue sta tingendo il pavimento e tu tra poco morirai.
Lasciami in pace…voglio esalare il mio ultimo respiro su un corpo che non è mai stato mio, ma ho sempre posseduto.

“Dimmi che non morirai.”
Il pungente odore delle lacrime lo riportò alla realtà.
Sesshomaru contemplò per un lungo istante il volto sofferente dell’amata: gli occhi erano sbarrati in un’angosciante apprensione.
“Vale la pena aver vissuto, solo per morire accanto a te.”
Rin socchiuse gli occhi, sopraffatta dal dolore, stringendo con maggiore forza la mano dell’amato.
“Ascoltami, ti prego.” Continuò, deciso, il demone “Prima di morire, c’è una cosa che vorrei sentir uscire dalle tue labbra.”
“E cioè?”
“Dimmi che mi perdoni e non avrò nessun rimpianto.”
“Sesshomaru.” Rispose stanca, ma con dolcezza, Miss Asthon “Perché perdonare una persona che non ha colpe?”
“Io ne ho…e tante.” La contraddisse il signore di Ravenswood, con quel poco di voce che riusciva a emettere dalla gola; mentre nei suoi limpidi occhi dorati la morte iniziava a calare, lentamente, il suo velo.
“Tutti noi abbiamo errato più volte nella nostra vita. E’normale…anzi, è inevitabile. Ma da parte tua, amore, non ho subito alcun torto.”
“Ti amo.” Sussurrò Sesshomaru, osservandola con gli occhi traboccanti di gratitudine. Poi, con enorme sforzo, si sporse per baciare un’ultima volta quelle labbra.
Dio, com’erano fredde!
“Il fantasma…” Mormorò Rin, muovendo impercettibilmente le labbra, come se quel contatto l’avesse fatta improvvisamente sprofondare di nuovo nella spirale della propria follia.
“Che fantasma?” Domandò il demone, spaventato da quell’improvviso delirio.
“La donna…alla fontana della sirena…mi voleva avvertire…” “Rin, calmati…ti prego…calmati..”
“…ma io non l’ho ascoltata…certo…anche se muoio per te non posso non amarti…anche se mi avessi ucciso con le tue stesse mai…avrei continuato ad amarti…”
Il signore di Ravenswood fissava esterrefatto l’amata,cercando di comprendere il senso di quelle strane parole sconnesse…a patto che ce l’avessero.
Cercò disperatamente di frenare i movimenti convulsi del piccolo corpo consumato dalla malattia; ma la fanciulla riusciva a liberarsi dalla sua presa che si faceva a mano a mano più debole, con una forza della quale Sesshomaru non riusciva a comprendere l’origine.
Il respiro si faceva sempre più affannoso.
Rin fermati…ti prego.
Il sudore iniziava a scendere a piccole gocce dalla fronte pallida.
Guardami…ti scongiuro…guardami! Apri gli occhi e guardami.
Il gracile corpo venne scosso da un tremore innaturale.
Non morire...Rin…non morire!

Finalmente, dopo pochi secondi, sembrò che si stesse calmando. Persino il respiro parve regolarizzarsi, mentre il viso si distendeva lentamente.
Sesshomaru sospirò, rincuorato e continuò ad accarezzarle con dolcezza i bei lineamenti, che la malattia aveva solo in minima parte privato della loro bellezza.
Magari ce l’avrebbe fatta…si sarebbe salvata e avrebbe continuato a vivere per tutti e due.
Avrebbe dato tutto perché accadesse, anche la speranza dell’eternità.

Ma fu una breve, fallace speranza.
La mano che stringeva spasmodicamente quelle del demone ricadde, inerme, sul letto.

Infine ha trovato pace.
Non è vero…non è morta!
Neghi l’evidenza, demone? Eppure non sei più un bambino…non vedi? Il suo petto non si alza e s’abbassa più come prima.
E’ solo un’illusione, un sogno. Ora riaprirà gli occhi di nuovo e mi sorriderà con la stessa dolcezza di sempre…
No, demone, stavolta non lo farà.
…Allora spero che la morte non tardi…
Forse dovresti preoccuparti più per te che per lei.
Che vuoi dire?
Lei avrà dei funerali splendidi e festosi…pieni di commoventi attori listati a lutto che vengono pagati per piangere e lamentarsi. Ma può darsi che molti di loro proveranno davvero compassione per una ragazzina così bella e giovane.
L’unico tuo requiem, ultimo discendente della famiglia della famiglia Ravenswood, sarà l’eterno oblio della tomba.

Gli uomini vengono ricordati per cosa hanno fatto da vivi e non per i loro funerali.
E tu cosa hai fatto per essere ricordato?
Non mi sono mai piegato; né innanzi a Dio né innanzi agli uomini.
Ne è valsa la pena?
Ne vale sempre la pena.
Ed ora lasciami in pace. Voglio morire in silenzio accanto a lei.
Allora guardala bene finché puoi e imprimiti il suo volto nella mente.
Perché?
Perché non la rivedrai mai più.
Non è vero…ci rincontreremo in un’altra vita e potremo stare insieme per sempre.
Sai bene che non è vero.
Per me lo è.
Sono solo stupide credenze umane!
Per una volta ci voglio credere anche io.
Perché ti inganni?

Perché, per una volta, per un’ultima volta, voglio essere ingannato.


“Ah se l’ira dei mortali
Fece a noi sì lunga guerra,
Se divisi fummo in terra,
Ne congiunga il Nume in ciel.”




FINE


-----------------------

Finalmente siamo arrivati alla fine della storia.
Ringrazio di cuore tutte coloro che mi hanno seguito con costanza e mi hanno sostenuta per tutto questo tempo.
Probabilmente questa non sarà la mia ultima fict; ma tornerò fra qualche tempo con un'altra AU.
Grazie ancora.
Jessy


  
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